Arriva nei nostri cinema, distribuito da 01 Distribution, il 26 settembre Il tempo che ci vuole, il nuovo film della regista Francesca Comencini interpretato da Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano. Presentato con successo fuori concorso al Festival di Venezia 2024, racconta la storia di un padre e di una figlia, uniti da cinema e vita.
“Questo film è il racconto molto personale di momenti con mio padre emersi dai ricordi e rimasti vividi e intatti nella mia mente”, ha commentato la regista Francesca Comencini, figlia del grande maestro italiano Luigi. “Un racconto personale che credo però trovi la giusta distanza nel fatto che in mezzo al padre e alla figlia c’è sempre il cinema come passione, scelta di vita, modo di stare al mondo. Intorno gli anni delle stragi, delle rivoluzioni sociali, della comparsa delle droghe, che stravolsero la vita di una intera generazione».
Il film Il tempo che ci vuole è una produzione Kavac Film con Rai Cinema, Les Films du Worso, IBC Movie e One Art, prodotto da Simone Gattoni, Marco Bellocchio, Beppe Caschetto, Bruno Benetti, con il sostegno del Mic e con il contributo della Lazio Film Commission.
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Un padre e una figlia
Il tempo che ci vuole è un film autobiografico di Francesca Comencini, una regista affermata nel panorama del cinema italiano e internazionale, la cui carriera spazia tra lungometraggi di finzione, documentari e serie TV. Questo lavoro rappresenta un ritorno alle origini per Comencini, poiché il suo primo film, Pianoforte (1984), era anch’esso autobiografico, ispirato alla sua lotta con la tossicodipendenza durante l'adolescenza. Nel suo nuovo progetto, Il tempo che ci vuole, la regista riflette sulla sua complessa relazione con il padre, Luigi Comencini, uno dei più celebri registi del dopoguerra italiano.
Il film è ambientato tra Roma e Parigi e si sviluppa principalmente attorno al rapporto tra Francesca e il padre Luigi. Quest’ultimo, noto per aver praticamente inventato il genere della commedia all’italiana con il film Pane, amore e fantasia (1953), è interpretato da Fabrizio Gifuni, mentre la giovane Francesca è impersonata da Romana Maggiora Vergano. La narrazione tocca diversi momenti chiave della vita familiare dei Comencini, tra cui la celebre mini-serie televisiva Le avventure di Pinocchio (1972), che diventa una sorta di leitmotiv all'interno del film, riflettendo il rapporto tra la giovane Francesca e il padre severo ma affettuoso.
La struttura narrativa si divide in due fasi principali: la prima si concentra sull'infanzia di Francesca negli anni ’70, mentre la seconda esplora il periodo tardo-adolescenziale, dove i rapporti tra padre e figlia diventano più tesi e complessi. Un momento cruciale si verifica quando, a un certo punto, il film salta nel tempo per mostrarci una Francesca ormai matura che si confronta con la malattia del padre, segnato dal Parkinson e da una crescente disillusione verso il mondo esterno.
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Il tempo che ci vuole: Le foto del film
1 / 11La clip in anteprima
Al centro del film Il tempo che ci vuole c'è la relazione tra Francesca e Luigi. Il loro rapporto, intricato e carico di tensioni, viene esplorato con sensibilità, evitando toni melodrammatici eccessivi. Luigi, rappresentato come un uomo dal carattere rigido ma premuroso, diventa una figura chiave nel processo di crescita e maturazione della figlia.
Il film riflette anche la dualità della percezione di Luigi riguardo al cinema autobiografico. Pur disapprovando questo genere di narrazioni, Comencini non può sfuggire alla realtà della sua stessa vita, che diventa inevitabilmente parte integrante della sua arte. Il cinema diventa così non solo un mezzo per raccontare una storia personale, ma anche per esplorare temi universali come il passaggio all’età adulta, la perdita e la riconciliazione.
Ambientato negli anni di piombo, Il tempo che ci vuole offre uno spaccato dell’Italia di quegli anni, segnati da violenza politica e terrorismo. Le preoccupazioni di Luigi per i disordini sociali si intrecciano con le dinamiche familiari, arricchendo il film di un contesto storico e culturale che aggiunge complessità alla narrazione.
Un altro tema ricorrente è il legame tra cinema e memoria. Nel film vengono utilizzate sequenze tratte dai film muti che Luigi Comencini aveva contribuito a restaurare negli anni ’30. Queste immagini del passato creano un contrasto con la storia principale, evocando il potere del cinema nel preservare il tempo e i ricordi, pur non fondendosi perfettamente con la trama padre-figlia.
TheWom.it vi mostra oggi una clip in anteprima del film Il tempo che ci vuole, una testimonianza preziosa della capacità del cinema di raccontare storie intime e universali allo stesso tempo.