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Il truffatore di Tinder: Le insidie delle app on line raccontate in un film Netflix

Swipe, swipe, swipe… La norvegese Cecilie Fjellhoy non smetteva di scorrere le foto profilo che le apparivano su Tinder, la più nota e usata app di incontri on line. Era alla ricerca del vero amore, quello che le avrebbe fatto girare la testa e che sperava fosse per tutta la vita. Comincia così il suo racconto nel film Netflix Il truffatore di Tinder.

Un bel giorno del 2019, Cecilie non credeva ai suoi occhi quando si è imbattuta in Simon Leviev. Affascinante, bello, prestante, aitante, rampollo di una dinastia israeliana che si occupava di diamanti. Cosa volere di più? Quando hai ventinove anni e sei stata sradicata dal tuo mondo, dalla tua Lillestrøm, per vivere a Londra, cerchi qualcuno che possa spazzarti con la forza dei sentimenti.

E Simon aveva tutto quello che una ragazza come lei poteva desiderare. Si definiva il principe dei diamanti e nulla poteva mettere in dubbio le sue parole. Con la sua aria da playboy, aveva persino mandato un aereo privato a prelevarla a Londra per portarla in Bulgaria.

L’intesa è stata immediata. Ma cosa nascondeva la realtà? Come Cecilie si è fatta abbindolare dal truffatore di Tinder? Come si è fatta raggirare per 200 mila dollari? A quali pericoli è andata incontro?
Il truffatore di Tinder, il film che Netflix propone dal 2 febbraio, lascia a Cecilie il compito di raccontare quali insidie nasconda la rete. Soprattutto, quando si parla di sentimenti e vulnerabilità.

Il principe dei diamanti, Simon Leviev, è stato definitivo dalla stampa senza pietà come “il truffatore di Tinder”. Netflix con il suo film ne ripercorre la storia svelando la sua vera identità.
Il vero nome di Simon Leviev era in realtà Shimon Hayut. E il gioco che ha portato avanti non si è concluso nel migliore dei modi. È stato condannato a tre anni da scontare in una prigione finlandese. La colpa? Ha frodato diverse donne per finanziare il suo sontuoso stile di vita.

Il modo di fare di Simon era sempre lo stesso. Contattava le donne su Tinder. Le abbagliava con primi appuntamenti da sogno e regali da favola. Era il principe azzurro che tutte le malcapitate sognavano. Peccato, però, che usasse per ogni nuovo incontro i soldi che aveva spillato alle precedenti “dolci metà”. Ci riusciva ricorrendo a un inganno ben oleato. A tutte raccontava di aver bisogno di denaro per proteggere la sua identità da milionario e di essere in pericolo di vita.

Simon è stato arrestato in Grecia nel 2019. Era ovviamente in fuga e in possesso di un passaporto falso. Le indagini hanno poi rivelato come fosse ricercato dalla polizia israeliana dal 2011 per frode, furto e contraffazione di documenti. Hayut si era girato mezza Europa, approfittandosi dei risparmi delle poverette che credevano alle sue parole. Già condannato una volta, era in grado di rigenerarsi in continuazione. Come un’araba fenice, rinasceva di Paese in Paese.

“Mi ha raccontato di essere il figlio di Lev Leviev, un magnate dei diamanti russo-israeliano”, ricorda Cecilie Fjellhoy in Il truffatore di Tinder, il film Netflix disponibile dal 2 febbraio.
Le fandonie imbastite da Simon erano credibili. Il lestofante non esitava a circondarsi di falsi assistenti, di soci in affari e persino di una guardia del corpo. Dopo aver adescato Cecilie su Tinder, l’ha incontrata al Four Seasons di Londra e subito l’ha invitata ad accompagnarlo in Bulgaria su un jet privato.

È nata così una relazione a distanza andata avanti per molto tempo. Messaggini quotidiani, video e audio su WhatsApp alimentavano il fuoco di un amore che il truffatore di Tinder spacciava per sincero. Cecilie era letteralmente cotta. L’uomo della sua vita non solo la ricopriva di attenzioni ma guidava anche Ferrari e indossava al polso orologi da capogiro. “Ti amo, mia futura moglie”, le scriveva.

Come ben racconta Il truffatore di Tinder, il film Netflix, non è passato molto tempo prima che Simon spargesse i primi fili della sua ragnatela. Aveva raccontato a Cecilie di essere minacciato da individui enigmatici e le aveva persino mandato una foto in cui si trovava in ospedale, dopo un presunto attacco.

Dopo appena quattro settimane, Cecilie si è vista arrivare una richiesta insolita. Simon le chiedeva dei soldi per la sua incolumità, una cifra che le avrebbe restituito. La invitava allora a chiedere una Platinum Card dell’American Express con un plafond di 200 mila dollari. E Cecilie c’è cascata.

In soli 54 giorni, Simon ha speso qualcosa come 224 mila dollari da Louboutins a Bangkok, da Gucci a Barcellona, ​​al Ritz Carlton di Berlino e al Conservatory di Amsterdam. La truffa era riuscita. Nel frattempo, paventava falsi bonifici da 500 mila dollari che sarebbero arrivati presto a Cecilie.


Tre mesi dopo, sulla loro relazione è arrivata la parola fine. E Cecilie ha finalmente aperto gli occhi. “È stato uno shock scoprire di essere stata truffata. Mi veniva da vomitare”, ha dichiarato in un’intervista all’ABC. “L’uomo che amavo non era reale. Era tutta una grossa bugia”.

Cecilie ha allora messo in atto quello che sembrerebbe un piano di vendetta. Ha cercato le altre donne finite nel mirino di Simon. Unendo le loro forze, le donne hanno smesso di essere vittime e hanno restituito pan per focaccia al truffatore di Tinder.