Netflix propone dal 17 gennaio il film Infinite Storm, che ha per protagonista l’attrice Naomi Watts nei panni di un’esperta scalatrice, Pam Bales. Mentre sale sul Monte Washington, Pam torna indietro prima di raggiungere la vetta a causa di una bufera di neve. Tuttavia, mentre scende, Pam si imbatte in un sconosciuto, rimasto bloccato, e decide di portarlo con sé e aiutarlo a scendere la montagna prima che arrivi la notte e soccombano alla tempesta.
Basato su una storia vera, il film Netflix Infinite Storm è il primo film che la premiata regista polacca Malgorzata Szumowska realizza negli Stati Uniti. È ambientato sullo sfondo mozzafiato e agghiacciante di una delle catene montuose più pericolose del mondo, un luogo dove i venti raggiungono anche i 300 km/h e il tempo cambia costantemente. Il film ha al centro temi di natura tra loro molto diversa: la perdita, il rischio e il coraggio che serve per uscir fuori anche dai momenti peggiori che la vita può presentare.
La trama del film
Il film Netflix Infinite Storm ha al suo centro Pam Bales (Naomi Watts), un’infermiera che non è di certo un’escursionista improvvisata. Lo capiamo sin da subito quando, una mattina (in una ricorrenza per lei molto particolare), prepara la sua attrezzatura per una scalata. L’obiettivo è la cima del Monte Washington e nemmeno le sconfortanti notizie meteo o la neve riescono a farla desistere: Pam è preparata per qualsiasi emergenza. La scalata è per lei un rito personalissimo, un modo per affrontare i ricordi traumatici che si porta dietro.
Tuttavia, è proprio nel giorno in cui si sente più debole che è chiamata a mostrare la sua più grande forza: qualcuno morirà se lei non lo aiuterà, in gioco c’è la vita stessa. Questo qualcuno è John (Billy Howle), un giovane sconosciuto che, vestito in maniera inappropriata, incontra sulla montagna. Lo trova mezzo congelato e semicosciente: come sia arrivato fin lì è un mistero ma, in ogni caso, deve essere riportato a terra prima che arrivi la notte e la temperatura cali ulteriormente.
Pam e John hanno davanti a loro solo poche ore per mettersi al salvo. Ore durante le quali Pam mostrerà tutta la sua forza lottando contro le avversità di una natura ostile e selvaggia e di un uomo da salvare dal comportamento a prima vista irrazionale.
La vera storia di Pam Bales
Infinite Storm, il film proposto da Netflix, ci porta nel bel mezzo di una tempesta di elementi ed emozioni estreme. Ci ricorda che la bellezza e l’orrore a volte sono intrinsecamente legati e che le crisi della vita sono inevitabili tanto quanto i cambiamenti climatici. La commovente storia di Pam Bales ci insegna che dobbiamo affrontare le avversità e non mollare mai e ci invita a riflettere sul rapporto dell’uomo con la natura.
“Infinite Storm offre una vicenda piena di coraggio”, ha raccontato la regista Malgorzata Szumowska. “E si ispira alla vera storia di Pam Bales, una donna straordinaria che ha attirato la mia attenzione con il coraggio che ha dimostrato nell’affrontare una situazione che nessuno di noi vivrà mai. Il mio non è un film sull’alpinismo ma una riflessione sulla speranza e sulla sofferenza ma anche sul come affrontare perdite devastanti, qualcosa di universale e molto forte”.
A raccontare la storia della vera Pam Bales, sceneggiata da Josh Rollins per il film Netflix Infinite Storm, è stato per la prima volta da Ty Gagne per il Reader’s Digest con un articolo dal titolo High Places: Footprints in the Snow Lead to an Emotional Rescue. Gagne ha descritto nei minimi particolari il viaggio rischioso ed emozionale affrontato da Pam, un’infermiera che ha salvato uno sconosciuto. A rivelare la vicenda non è stata Pam ma l’uomo salvato, che ha scritto una lettera anonima per ringraziarla pubblicamente e chiedere di mantenere segreta la sua identità (John è un nome di fantasia).
“Domenica 17 ottobre avevo intrapreso la mia scalata per suicidarmi”, ha scritto l’uomo nel raccontare come Pam lo abbia incontrato. “Ma mi hanno salvato. Per tutto il tempo, è stata con me ed è stata capace di mostrarsi compassionevole, autoritaria ed empatica: si stava preoccupando per me. Con tutte le cose che erano andate storte nella mia vita, non mi prendevo più cura di me stesso ma lei lo stava facendo. Probabilmente pensava che fossi il più stupido escursionista incontrato in vita sua ma non mi ha mai sminuito o deriso, è stata sempre gentile. Forse non ero ancora destinato a morire: in qualche modo, la mia vita contava ancora qualcosa”.
Pam Bales quella mattina era partita da casa sua per un’escursione di sei ore sul Monte Washington, nel New Hampshire. Con il suo zaino, era pronta a qualsiasi evenienza e intendeva salire sulla vetta da sola, avendo tracciato nel dettaglio il percorso da seguire. Sarebbe tornata giù prima che arrivasse il maltempo previsto e, come sempre, aveva lasciato il suo itinerario in macchina: in caso di pericolo, i soccorritori avrebbero saputo così dove rintracciarla. In più, avendo studiato le previsioni, aveva previsto anche due piani di emergenza e si era vestita in maniera adeguata.
Dopo due ore di escursione, le condizioni climatiche diventate più impervie l’avevano spinta a demordere dal proposito di raggiungere la cima: forse era meglio anche per lei tornare indietro. Tuttavia, qualcosa attirò la sua attenzione: una serie di impronte sulla neve lasciate da un paio di scarpe da ginnastica. Chi era così avventato da portarle sulla neve e a quell’altezza? Le sue domande trovarono presto una risposta quando si è ritrovata di fronte un uomo seduto, immobile, con indosso le scarpe da tennis, pantaloncini, una giacca leggera e guanti senza dita. In quel momento, Pam smise di essere una scalatrice per trasformarsi in soccorritrice.