Io Capitano è il nuovo film del regista Matteo Garrone, uno degli autori italiani più bravi a raccontare gli incubi, anche sociali e civili, anziché i sogni. Ed è un incubo a tutti gli effetti quello che porta a Venezia 80 con Io capitano, un film molto complesso che mostra le difficoltà, i rischi e i pericoli, dei migranti che lasciano l’Africa a bordo di barconi improvvisati per raggiungere l’Europa e con essa la speranza di una vita nuova.
Prodotto da Archimede con Rai Cinema, Tarantula e Pathé Films, Io Capitano è stato interamente girato in wolof e francese, fra Senegal, Marocco e Sicilia. Secondo una leggenda quasi metropolitana, Io Capitano ha avuto il rifiuto del Festival di Cannes proprio perché lanciava un messaggio fin troppo duro sulla crisi dei migranti nel Mediterraneo (come se la realtà potesse avere una connotazione oggettiva), ragione per cui approda ora al Festival di Venezia durante gli ultimi giorni della rassegna, quelli che solitamente sono riservati alle opere destinate a lasciare un segno (anche nel palmarès).
L'Odissea di due giovani migranti
Con una sceneggiatura firmata dallo stesso Garrone con Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini (sì, il comico toscano) e Andrea Tagliaferri, Io Capitano dopo Venezia 80 parteciperà anche al Festival di San Sébastian in Spagna, altro paese europeo che con la crisi dei migranti (per via dello stretto di Gibilterra) fa i conti tutti i giorni. Con al montaggio il fedele Marco Spoletini, Garrone in Io Capitano racconta il viaggio avventuroso di Seydou e Moussa, due giovani che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa. La loro sarà però un’odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto del Sahara, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli, non meno orribili, del mare.
“Io Capitano nasce dall’idea di raccontare il viaggio epico di due giovani migranti senegalesi che attraversano l’Africa, con tutti i suoi pericoli, per inseguire un sogno chiamato Europa”, ha spiegato Matteo Garrone prima di presentare il film a Venezia. “Per realizzarlo, siamo partiti dalle testimonianze vere di chi ha vissuto questo inferno e abbiamo deciso di mettere la macchina da presa dalla loro angolazione per raccontare questa odissea contemporanea dal loro punto di vista, in una sorta di controcampo rispetto alle immagini che siamo abituati a vedere dalla nostra angolazione occidentale, nel tentativo di dar voce, finalmente, a chi di solito non ce l’ha”.
Il ruolo dei due protagonisti di Io Capitano, Seydou e Moussa, è ricoperto da due giovanissimi attori senegalesi, Seydou Sarr e Moustapha Fall. “Per trovare i protagonisti di Io Capitano abbiamo effettuato un lungo lavoro di casting, sia in Europa che in Africa”, ha chiarito il regista. “Alla fine, ci siamo resi conto che la scelta più giusta ed efficace era quella di prendere due giovanissimi attori senegalesi, mai usciti dal loro Paese, ma che - come la maggior parte dei loro coetanei - subissero il fascino dell'Occidente e avessero il desiderio di andare alla scoperta del mondo”.
Il film, come ha specificato Garrone, “nasce dall'intreccio dei racconti di ragazzi che hanno vissuto l'esperienza del viaggio attraverso l'Africa e verso l’Europa. Le loro storie, oggi, costituiscono forse l'unico racconto epico contemporaneo possibile”. Tra le storie vere a cui si è ispirato ci sarebbero quelle di Kouassi Pli Adama Mamadou, Arnaud Zohin, Amara Fofana, Brhane Tareke e Siaka Doumbia, tutti giovani che hanno affrontato il viaggio attraverso la morte per trovare vita.
Nelle sale italiane dal 7 settembre grazie a 01 Distribution, Io Capitano deve il suo titolo alle prime parole pronunciate da uno dei tanti adolescenti che, portati in salvo sulla costa siciliana, avrebbe spiegato con il suo italiano stentatissimo di essere il capitano dell’imbarcazione. Anche se, qualcuno nota una certa nota critica nei confronti di un noto politico verde. A noi piace pensare che sia dedicato a tutte quelle anime che giacciono in quel gran cimitero che è il Mediterraneo.