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Io Capitano, il film candidato all’Oscar, arriva su Sky: Genesi di un moderno e necessario capolavoro

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Sky Cinema propone in prima visione tv Io Capitano, il film di Matteo Garrone candidato all’Oscar. Complice l’uscita nei cinema francesi, torniamo sull’opera con un nuovo approfondimento sulla sua genesi.
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Io Capitano, il film di Matteo Garrone, in corsa per l’Oscar per il Miglior Film Internazionale arriva su Sky Cinema la sera del 29 gennaio (e su Now) in prima visione tv. Già vincitore del Leone d’Argento per la Miglior Regia e del Premio Mastroianni al protagonista Seydou Sarr a Venezia 80, l’intensa opera di Garrone, interpretata da Seydou Sarr e Moustapha Fall, è il racconto di un’odissea contemporanea che segue i passi di due giovani migranti senegalesi, Seydou e Moussa, che attraversano l’Africa con tutti i suoi pericoli per inseguire un sogno chiamato Europa.

Io Capitano è un film scritto da Matteo Garrone, Massimo Ceccherini, Massimo Gaudioso e Andrea Tagliaferri.

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La trama del film

Io Capitano, il film di Matteo Garrone che arriva su Sky a pochi giorni di distanza dalla sua candidatura agli Oscar, racconta il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa, due ragazzi come tanti altri che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa e inseguire i loro sogni. Non scappano da guerre o da situazioni di emergenza: come tanti nostri fratelli, sognano semplicemente un domani migliore rispetto a quello che la vita in Africa può offrir loro.

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Tuttavia, quella che è una semplice ambizione per tutti i giovani del mondo si trasforma per loro in un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare, tra realismo magico e crudeltà tangibile. Uscito nelle nostre sale il 7 settembre 2023, Io Capitano a fine anno aveva incassato 4,5 milioni di euro, richiamando in sala oltre 795 mila spettatori: il suo arrivo su Sky lo qualifica a tutti gli effetti a film evento.

Il poster del film Io Capitano.
Il poster del film Io Capitano.

Le parole di Matteo Garrone

Oltre che arrivare su Sky, il film Io Capitano ha avuto di recente la sua release in Francia. L’occasione ha permesso a Matteo Garrone di tornare a raccontare e ad arricchire il racconto sulla genesi del suo lavoro.

Io Capitano è nato dall'intreccio di diversi racconti di giovani che hanno affrontato la traversata dall'Africa all'Europa. Ascoltandoli, ho preso coscienza che le loro storie costituivano probabilmente l'unico epico racconto contemporaneo possibile”, ha spiegato Garrone. “Prima di realizzare questo film, conoscevo, attraverso il prisma dei media, le vicissitudini e le atrocità subite dai migranti durante i loro lunghi viaggi. Tuttavia, quelle immagini riguardavano quasi esclusivamente l'ultima parte del viaggio: barche capovolte in mezzo al mare, cadaveri galleggianti, migranti disperati che implorano aiuto, il consueto conteggio dei morti e dei sopravvissuti. Mi ero tristemente abituato a vederli solo come numeri, e non più come esseri umani”.

“Durante una visita a un centro di accoglienza per minori a Catania, ho ascoltato il racconto straordinario di un giovane africano di quindici anni che aveva condotto una barca fino alle coste italiane, salvando così la vita di tutti i passeggeri”.

“Ho voluto che la mia telecamera filmasse nella direzione radicalmente opposta rispetto a quella dei media: abbracciare la prospettiva e il punto di vista di quelle persone per narrare il loro viaggio epico, fatto di vita e di morte. Per poter raccontare dall'interno questa avventura piena di pericoli, era necessario che mi immergessi nel loro mondo, così lontano dal mio. Per questo è stato necessario costruire una relazione di collaborazione costante con tutti quei giovani, ragazze e ragazzi, che hanno vissuto l'orrore e che mi hanno accompagnato nella realizzazione del film”.

(…) “Di fronte a un argomento così delicato e drammatico, ho cercato di creare una messa in scena sobria e essenziale, per evitare ogni compiacimento stilistico o vana curiosità. Tutti i capi reparto hanno dovuto seguire la stessa linea guida: fornire un lavoro estremamente preciso nei minimi dettagli, ma che non si veda. La sfida consisteva nel rendere il nostro lavoro invisibile, come se la storia si raccontasse da sola”.

“È stato necessario un lungo lavoro di casting, tra l'Europa e l'Africa. Alla fine, la scelta più pertinente ed efficace è stata quella di giovani attori senegalesi che non erano mai usciti dal loro Paese, ma che, come la maggior parte della loro generazione, sognavano altrove. Così ho trovato un perfetto Seydou nella tenerezza di Seydou Sarr. È importante per me che gli attori siano all'altezza dei miei personaggi”.

Seydou Sarr, Matteo Garrone, Moustapha Fall e Mamadou Kouassi al Marrakech Film Festival.
Seydou Sarr, Matteo Garrone, Moustapha Fall e Mamadou Kouassi al Marrakech Film Festival.

L’esperienza di Mamadou Kouassi

Il ragazzo a cui la storia del film Io Capitano, il 29 gennaio su Sky, si ispira è Mamadou Kouassi, che ha fatto da consulente alla sceneggiatura. Ecco come Kouassi ricorda la sua esperienza.

“Nel 2019, ho incontrato Matteo Garrone attraverso una giornalista che mi aveva invitato a partecipare a un tavolo rotondo sulle condizioni di lavoro degli immigrati nel sud Italia, nelle aziende agricole. Anch'io ho lavorato nel sud del paese al mio arrivo, a Caserta, dove sono rimasto a vivere. Durante questo incontro con la giornalista, le ho parlato del mio viaggio migratorio verso l'Italia. È stato in quel momento che mi ha messo in contatto con Matteo, che aveva in programma di realizzare un film il più vicino possibile alla realtà”.

“A partire dal mio racconto, Matteo e altri due sceneggiatori hanno iniziato a trascrivere la preparazione del mio viaggio con mio cugino. Ero appassionato di calcio, lui voleva andare in Canada per continuare i suoi studi. È questo "prima" che manca in molti film che Matteo voleva catturare. Mi hanno ascoltato durante tutto il processo di scrittura e mi hanno fatto molte domande durante le riprese per capire questo viaggio infernale. La nostra comune esigenza era di avere un vero senso del dettaglio fino a spiegare i codici linguistici che potevamo avere durante la traversata, affinché il film fosse il più "grezzo", il più realistico possibile”.

“Il cinema mi ha permesso così di raccontare la nostra storia, la nostra sofferenza, la nostra vita, le nostre tradizioni, le nostre culture. Permette di condividerle con le generazioni attuali e future, di raccontare questo sogno di un'Europa che immaginiamo come una terra di libertà assoluta. Il cinema diventa così la voce di coloro che non hanno voce. Quel viaggio mi ha lasciato cicatrici vere e proprie: la traversata del deserto, le prigioni libiche, ma soprattutto la disumanizzazione degli uomini, capaci del peggio. Oggi, il film mi permette di raccontare la mia sofferenza ma anche quella di altre persone morte nel deserto libico e durante la traversata del Mar Mediterraneo. È anche e soprattutto un modo per sensibilizzare le coscienze a livello internazionale e forse generare un cambiamento”.

Io Capitano: Le foto del film

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