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Jeanne du Barry: La storia della favorita del re Luigi XV in apertura al Festival di Cannes

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Cannes 2023 viene aperto da Jeanne du Barry, film di Maïwen in arrivo anche nelle sale italiane. Racconta la storia di una delle cortigiane più discusse di Versailles, una storia che va oltre la biografia per diventare un forte esempio di emancipazione femminile.

Il Festival di Cannes 2023 si apre fuori concorso il prossimo 16 maggio con la proiezione in anteprima internazionale del film Jeanne du Barry, firmato da Maïwenn (Le Besco) e interpretato dalla stessa con Johnny Depp. In Italia, il film arriverà grazie a Notorious Pictures che, seppur non avendo comunicato ancora una data certa, ha diffuso un primo trailer italiano.

Già dal titolo, è comprensibile come il film ruoti intorno a Jeanne du Barry, la dama alla corte di Francia che molti di noi ricordano nei primi episodi dell’anime Lady Oscar come la “favorita” del re Luigi XV e come tale malvista dalla giovanissima regina Maria Antonietta. Tuttavia, la storia raccontata dal film Jeanne du Barry salta a qualche anno indietro, ripercorrendo la storia di come Jeanne, giovane popolana, è diventata contessa e di come è stata la sua relazione con il re.

La trama del film

Il film Jeanne du Barry ci porta nella Parigi di re Luigi XV (Johnny Depp). Qui, vive Jeanne Vaubernier (Maïwen) una giovane popolana che desidera più di ogni altra cosa lasciarsi alle spalle le sue umili origini ed elevarsi socialmente. E per farlo non esita a usare la sua bellezza e il suo fascino. Ben presto, il suo amante, il conte du Barry (Melvil Poupaud), un uomo che sta diventando sempre più ricco in parte grazie alla lucrosa presenza di Jeanne, desidera presentarla al re.

L’incontro tanto agognato si trasforma in realtà grazie alla conoscenza con l’influente Duca di Richelieu (Pierre Richard). E va oltre ogni più rosea aspettativa: tra Jeanne e re Luigi XV è amore a prima vista. Grazie alla cortigiana, il sovrano ritrova il gusto per la vita fino al punto di non poter più fare a meno di lei e di farne la sua favorita ufficiale. Ma l’arrivo di Jeanne a corte semina scandalo e disgusto: nessuno vuole una ragazza di strada tra le stanze di Versailles.

“Il desiderio di raccontare la storia di Jeanne du Barry è nato in me già nel 2006”, ha raccontato Maïwen. “Ero andata al cinema a vedere Marie Antoinette ed ero rimasta affascinata dall’interpretazione di Jeanne fatta da Asia Argento: ho sentito una totale empatia nei suoi confronti al punto che m’è mancata quando non l’ho vista più in scena. Tuttavia, non ho avuto il coraggio di affrontare subito la sua storia per una specie di complesso di inferiorità: nonostante le ricerche e le letture, non ero pronta. Sono serviti oltre dieci anni per convincermi, dopo le riprese di Mon roi, che potevo farcela”.

“Non ho però voluto farne una biografia in senso classico”, ha proseguito la regista e attrice. “Mi sono concentrata sulla storia tra Jeanne e Luigi XV e sul perché sia sempre stata etichettata come la “puttana del re”: per questa ragione, accenno brevemente alla sua infanzia, alla sua giovinezza e a quello che succede dopo la morte del sovrano. Quello che Jeanne ha sofferto, attaccata sia dagli uomini sia dalle donne, ha echi diretti con la nostra epoca”.

Tra le location del film, c’è anche la reggia di Versailles. “Abbiamo potuto girare solo di lunedì, giorno di chiusura al pubblico, e in luoghi ben precisi: gli esterni, la Chapelle Royale, la Galerie des Glaces e il salone Hercule”, ha aggiunto Maïwen.

Jeanne du Barry: I poster del film

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La vera storia di Jeanne du Barry

La figura di Jeanne du Barry, su cui si incentra il film di Maïwenn girato in 35 mm, è una delle più chiacchierate della storia reale di Francia per via della sua vertiginosa ascesa sociale: mai una donna che vendeva il suo corpo, facendosi pagare a caro prezzo, era arrivata così in alto. Nata da una madre cuoca (che probabilmente nel tempo libero si prostituiva, come molte donne del popolo della sua epoca) e da un padre monaco (non si hanno notizie certe sul suo abito o sulla possibilità che avesse lasciato il clero), Jeanne era cresciuta in ambiente che definire modesto è quasi un complimento.

Attorno a Jeanne sin da giovanissima ruotavano magnaccia, libertini (ricchissimi) e furfanti di ogni genere. Eppure, da donna, riusciva a farsi valere in contesti in cui le donne non avevano alcuna voce: il loro posto era a casa, a occuparsi di faccende domestiche e non di “affari” più o meno pubblici. In poche parole, a lei era riuscito quello che a molte altre non riusciva: affermare la sua esistenza in una società maschilista e patriarcale a dispetto di ogni turpitudine, malevolenza e diceria. In un mondo in cui le donne non avevano nessun diritto politico, artistico e umano di esprimersi come volevano, lei, una prostituta, rappresentava un’anomalia, un mostro che anche le altre donne si sentivano in dovere di attaccare.

Agli occhi della regista, Jeanne du Barry non è solo la donna al centro dello scandalo di corte, colei che travolge e sottomette al suo giogo il re, ma diventa il simbolo di tutte coloro che per far sentire la propria voce devono fare appello costantemente alla forza di volontà, al coraggio e all’ambizione. In un secolo in cui le donne non posso ottenere politicamente nulla, il letto dei re diventa per Jeanne l’unico mezzo di passaggio obbligato per elevarsi socialmente, rafforzarsi ed essere libera. E già prima di lei Madame de Pompadour avevano capito come per sopravvivere a Versailles non si trattava solo una questione di corpo ma anche di cervello, di tattiche e strategie da mettere in atto.

E per allenare il cervello Jeanne sin da bambina sapeva che doveva puntare sulla cultura. I libri erano i suoi compagni di gioco e grazie a essi aveva affinato passione e gusto per la scultura, lo stile e l’eleganza. Ogni suo abito dettava moda e ogni suo gioiello generava invidia. Ne era consapevole, così come lo era del fatto che un suo passo falso avrebbe potuto farle perdere tutto e che il re la amava sinceramente, tanto da proteggerla, difenderla e imporla a tutti, comprese le sue figlie mai andate in sposa (interpretate da India Hair, Suzanne de Baecque e Capucine Valmary) e la giovane Maria Antonietta (Pauline Pollman).

L’epilogo della storia di Jeanne non fu dei più felici. La sua epopea trovava infatti fine nel maggio del 1774 quando Luigi XV si ammalò di vaiolo. Cedendo alle pressioni degli ecclesiastici e della corte, il re la cacciò via per vivere le sue ultime ore da sovrano cattolico, chiedendo formalmente perdono ai suoi sudditi per la sua condotta immorale per timore di finire all’inferno. Nessuno però dimenticherà la “donnaccia”: vent’anni dopo, in piena rivoluzione, Jeanne sarà arrestata, imprigionata, processata, condannata e ghigliottinata. Come per una strega di Salem la sua fine sarà un modo per rimarcare come ogni donna doveva rimanere al suo posto.

Jeanne du Barry: Le foto del film

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