Jenny De Nucci compirà 23 anni il prossimo 27 maggio e, quasi come per augurarle buon compleanno, Prime Video rilascia in esclusiva il 26 Prima di andare via, il primo film di cui è protagonista. Nel lungometraggio diretto da Massimo Cappelli, Jenny De Nucci interpreta Giulia, una ventenne che, reduce da un tumore al cervello, incontra il coetaneo Luca (Riccardo Maria Manera), a cui è stato appena diagnosticato un glioblastoma, e gli insegna il giusto valore delle cose della vita.
Cancer movie molto diverso da quelli a cui siamo abituati, Prima di andare via ha un twist nella trama che per non rovinarvi la sorpresa non possiamo svelarvi ma che permette a Jenny De Nucci di mostrare le mille sfumature delle sue capacità attoriali. E di sfumature Jenny De Nucci ne conosce più di cinquanta dal momento che da Gemelli con ascendente in Gemelli ammette candidamente di avere infinite personalità con cui nel tempo ha imparato a convivere.
Millennial che sui social conta oltre un milione e trecentomila follower, Jenny De Nucci prima di essere un’attrice è una ventenne come tanti altri, cresciuta molto negli ultimi due anni. La spaventa molto ad esempio vedere quanto è cambiata da quando ha girato Prima di andare via: “Può sembrare banale ma dai venti ai ventitré anni sono cresciuta molto, ho maturato esperienze e ho fatto pace con i momenti down”, ammette candidamente. Così come la spaventa essere assurta a ruolo di esempio per coloro che la seguono, rivendicando il diritto di sbagliare e di non vedersi additata per ogni suo comportamento perché, dopotutto, “educare i figli è compito dei genitori”.
Cresciuta nella provincia milanese in una famiglia che l’ha sempre sostenuta, Jenny De Nucci si apre nel corso di un’intervista in esclusiva in cui, oltre a parlare di Prima di andare via, non si nega a nessuna delle domande. In nome della gentilezza, chiediamo sempre agli intervistati se ci sono argomenti che non amano trattare. Lo facciamo per una questione di rispetto e perché il clickbait non è la nostra massima aspirazione. Niente tabù nel caso di Jenny De Nucci, che dalla sua esperienza nel reality Il Collegio alle sue relazioni amorose parla con serenità e con cognizione di causa. Così come della psicoterapia di cui ha avuto bisogno per riprendere in mano la sua vita e non lasciare che altri la travolgessero.
Intervista esclusiva a Jenny De Nucci
“Va tutto bene, a parte oggi: c’è tutta Roma bloccata ancora da settimane”, mi risponde Jenny De Nucci quando le chiedo come sta. “Tra gli internazionali e i concerti, non c’è un taxi in giro e, quindi, ho dovuto farmi 45 minuti a piedi per tornare a casa, dopo un’ora e mezzo di allenamento: mi sembra giustissimo”.
Esce venerdì su Prime Video il film Prima di andare via, in cui interpreti la protagonista Giulia. Chi è Giulia?
Giulia è una ragazza giovanissima, un vulcano di energia che, incontrando Luca, gli racconta di come lei abbia superato il tumore al cervello. La sua carica è qualcosa che accomuna tantissime persone che hanno combattuto la malattia. Prima delle riprese mi sono informata molto ma avevo con me anche il ricordo delle esperienze con la malattia delle persone che avevo conosciuto quand’ero piccola, come qualche mamma di qualche amica: chi ha sviluppato un tumore, tende ad avere un senso di rivalsa maggiore su tutto e ha una percezione diversa del mondo circostante. Chi ha rischiato la vita sa che non esiste cosa più importante della vita stessa.
Giulia, quindi, mette energia ed entusiasmo in tutto quello che fa, dal conquistare Luca allo spiegargli quali sono le conseguenze a cui il glioblastoma lo farà andare incontro. In poche parole, dà a Luca un sacco di dritte sulla malattia. Ma Giulia è anche per indole una ragazza che si dedica molto alla gente, come a chi frequenta il suo stesso gruppo di ascolto.
Il gruppo di ascolto sottolinea quanto oggi sia fondamentale aprirsi e parlare dei propri problemi, ricercando l’appoggio e il sostegno degli altri. Un bel messaggio in un momento in cui tutti, anche attraverso i social, vogliono apparire vincenti e performanti.
C’è questa credenza popolare per cui bisogna non farsi vedere debole o non mostrare che si sta vivendo o si è vissuto un periodo difficile: si fa la gara a chi è più forte degli altri, a chi è più impegnato o a che sta meglio. Così facendo, si trasmette un concetto di positività tossica che non ho mai sopportato. Sono cresciuta sui social e, fortunatamente, mi rendo conto che sulla salute psicologica è in atto un grande cambiamento: sono molto contenta perché vedo sempre più ragazzi andare in terapia e parlare dei propri problemi. È un cambiamento legato anche al post Covid e allo stress psicologico che abbiamo subito in pandemia.
Ho sempre pensato che la salute mentale fosse importante: se ripenso a dove stavo l’anno scorso e a quanto stavo malissimo, sono fiera di tutto il lavoro che ho fatto su di me. Ne sono molto contenta e, ovviamente, non starei così bene oggi se non ne avessi parlato con qualcuno. Lo ripeto sempre: bisogna farsi aiutare, non è da deboli chiedere aiuto. Anzi, si è ancora più forti perché si riconosce di avere un problema da affrontare.
Che lo ripeta tu che hai oltre 1,3 milioni di follower solo su Instagram è ancora più importante. Si ha sempre bisogno di qualcuno in cui rispecchiarsi: questo qualcuno un tempo erano i genitori, ora sono i coetanei.
L’età però è solo una questione mentale. Mio padre, a 73 anni, ad esempio è ancora un figo che lavora nel suo centro fitness: l’età è semplicemente un mero che ci viene attribuito dalla carta d’identità! Molto spesso capita che i genitori dicano a noi che sui social abbiamo grande seguito di essere dei modelli per i loro figli. Ciò comporta una grossa responsabilità sulle spalle: non abbiamo più il diritto di sbagliare solo perché siamo personaggi pubblici. Ma io ho solo 23 anni e a 23 anni si sbaglia.
Una volta ho pubblicato una foto con un bicchiere di vino vicino e mi ha scritto una mamma sostenendo che non avrei dovuto perché in quel modo incoraggiavo la figlia all’alcol. Ma non è il mio lavoro quello di dire ai ragazzi come vivere: posso fare sensibilizzazione sul tema ma tocca ai genitori educare i propri figli.
Il centro di ascolto del film si chiama, quasi per ironia del destino, Boa Sorte, buona fortuna in portoghese. Ma la fortuna non accompagna di certo la storia di Luca e Giulia.
È vero. Prima di andare via è un film che mi è piaciuto molto interpretare perché non ha una trama scontata: non avevo mai letto o visto in giro altro che avesse un twist della trama, che non spoileriamo, così forte. Mi sono innamorata dei due protagonisti e mi auguro che anche chi guarderà il film impari a voler bene loro. Da un lato, sono curiosa di capire quale sarà la reazione del pubblico. Ma, dall’altro lato, sono anche un po’ spaventata nel rivedermi: sono passati più di due anni dalle riprese ed ero un’altra persona rispetto a oggi, non avevo fatto ancora tutte le esperienze che ho vissuto adesso.
Luca è interpretato da Riccardo Maria Manera. A un anno di distanza dalle riprese, ha vissuto in prima persona la stessa esperienza di Luca ricevendo una diagnosi particolarmente pesante.
È stato un bruttissimo scherzo del destino. Ho rivisto Riccardo un paio di volte dopo le riprese, lui stava a Genova mentre io a Roma, ma l’ho trovato comunque “bene”. Mi ha fatto sorridere molto ritrovarlo con un tatuaggio: lui che era terrorizzato prima dagli aghi… Mi ha risposto che tanto ormai il peggio l’aveva vissuto dopo aver fatto un sacco di analisi, controlli e via dicendo. Sono stata felicissima nel vedere il suo approccio propositivo alla vita. Che, se vogliamo, è anche il messaggio del film.
Oltre alla presenza di diversi giovani attori, Prima di andare via ha nel cast un nutrito numero di attori adulti, da Tiziana Foschi a Marina Suma. Ti sei divertita a lavorare con loro e farli cimentare in un balletto da TikTok sulle note di Amore disperato di Nada?
C’è un odio innato nei confronti di TikTok da parte degli adulti che ancora non mi spiego: cosa fanno di male dei ragazzi che ballano sui social? Ci sono molti content editor bravissimi che creano video stupendi… è stato divertente far ballare persone molto più adulte di me, attori con cui mi sono trovata a recitare molto bene perché, nonostante fossero veramente dei grandi, erano tutti molto disponibili. Con loro, si parlava delle scene da fare ma anche di molto altro in generale: sono stata finora molto fortunata sui set, non mi è mai capitato di lavorare con gente sgradevole.
Da attori come loro e con tutto il loro bagaglio di esperienza si può solo rubare qualcosa. Il bagaglio emotivo di una giovane attrice come me non è pesante come il loro e, quindi, mi è piaciuto vedere a cosa attingono per aprire delle porte emotive così grandi per interpretare quelle scene, molto forti, in cui eravamo insieme. Ho imparato tantissimo da loro e ne sono contenta.
Cosa hai portato di Jenny in Giulia?
Il mio guardar positivo a qualsiasi cosa nella vita. Ovviamente, con Giulia viviamo due situazioni molto diverse: io mi ritengo una persona fortunatissima… bacerei comunque terra tutte le mattine perché mi rendo conto di condurre una vita che non è scontata per una ragazza della mia età: ho lavorato tanto affinché potesse diventare realtà ma non era scontato che lo diventasse.
Sin da quando ero piccola, mia madre mi ha trasmesso il concetto della gratitudine giornaliera: dobbiamo sempre ringraziare per tutto quello che abbiamo. Mamma, da tredici anni all’incirca, una volta all’anno va in viaggio in India e mi ha trasmesso molto di quella filosofia per cui, se sei grato alle cose della vita, le cose arrivano. È tutta una questione di vibrazioni.
Non hai mai avuto la tentazione di andare in India al seguito di mamma?
Devo ancora andare. Quest’anno avevo comprato i biglietti ma, purtroppo o, meglio, per fortuna, ho poi cominciato a girare Phobia, un horror con Beatrice Schiaffino negli stessi giorni fissati per la partenza. Mia madre, comunque, mi ricorda sempre che è l’India a decidere quando uno è pronto ad andarci o no. Molto probabilmente non ero ancora pronta e non era il mio momento di andare.
Spero però che arrivi l’anno prossimo: mamma lì conduce una vita molto semplice… lontana dagli albergoni a cinque stelle, va ad esempio a fare vista agli ashram con le bambine orfane e svolge altre attività, anche olistiche, molto belle che vorrei poter condividere con lei. Non vedo l’ora di andarci perché ho come l’impressione che sarà il viaggio che cambierà per sempre la mia visione della vita.
India vuol dire anche spiritualità. Che rapporto hai tu con la spiritualità?
Sono molto legata alla spiritualità da tanti anni. Non parliamo ovviamente di religione, sono due cose molto differenti. La spiritualità serve a entrare in contatto con te stesso anche grazie a tutta una serie di rituali che vanno dalla meditazione alla cristalloterapia. Hanno cambiato completamente il mio approccio con il mondo: occorre mantenere alte le proprie vibrazioni per non attrarne di più basse o negative. Le mie amiche mi chiamano “mami esoterica”: se qualcuna mi dice che non vuole uscire di casa perché le fa male la testa, ricorro subito alle campane tibetane! (ride, ndr).
Se la ricerca di spiritualità ha cambiato il tuo approccio al mondo, Il Collegio (il reality di Rai 2 a cui hai preso parte a 16 anni) ha cambiato il tuo percorso. Se tornassi indietro, lo rifaresti?
Assolutamente sì. Tutti mi chiedono come mai ho partecipato dal momento che sin da piccola volevo fare l’attrice. La risposta è semplice: quando ci siamo presentati al provino, nessuno di noi aveva idea che sarebbe stato un reality. Sapevamo soltanto che era qualcosa che sarebbe stato ambientato negli anni Settanta, tanto che ero convinta che fosse un film. E poi quando ti ricapita di firmare il tuo primo contratto con la Rai a sedici anni?
Quindi, sì, Il Collegio è stato un grande trampolino di lancio. Anche se poi è stato difficile avere credibilità per quanto concerne il lavoro di attrice: ho dovuto lavorare tanto con l’agente a cui mi ero affidata (lo stesso di oggi) e, fortunatamente, ora vivo un momento in cui tutto sembra avere trovato la giusta strada.
Un momento che è segnato da tanto fervore e impegno. Prima di andare via esce ora su Prime Video mentre dal 29 giugno ti vedremo al cinema nella commedia Lo sposo indeciso di Giorgio Amato. Arriveranno dopo Still Fab, il nuovo film di Michela Andreozzi, e il già citato Phobia. E a questi quattro film vanno aggiunte le seconde stagioni delle serie tv Odio il Natale e Monterossi.
Sono molto contenta dei miei ultimi progetti. Con Still Fab sono riuscita a dedicarmi bene anche alla commedia: volevo mettermi alla prova anche come attrice comica. Avevo già capito come muovermi nel genere drammatico ma non mi ero ancora applicata tantissimo alla commedia (dovrò ancora farlo perché non si smette mai di imparare!).
Con gli insegnamenti di Michela penso di aver imparato molto, al punto di sperare di voler fare a breve qualche altra commedia. Da Michela, ad esempio, ho appreso che nella commedia esistono tempi precisi da rispettare: non si può improvvisare o cambiare le battute perché rischia di saltare la scena. Ecco perché a fine riprese le ho mandato un messaggio per ringraziarla: è stata la prima regista ad avermi diretta e ho amato stare sul set con lei.
Prima di andare via racconta anche di reazione al dolore. A quale categoria di persone appartiene: a chi lo nega o a chi cerca di affrontarlo di petto e di testa?
Quand’ero più piccola (anche quando stavo girando il film), tendevo a nascondere tutto. Oggi, invece, alla luce dei momenti di down giganti vissuti nell’ultimo anno, mi rendo conto che se non avessi affrontato il dolore così tanto apertamente a fondo non avrei mai potuto superarlo. I down erano legati ad alcune dinamiche che si erano sviluppate nella mia vita con persone che mi schiacciavano e mi rendevano irriconoscibile agli occhi delle mie amiche, sempre più disperate.
Ma l’aver toccato corde così basse mi è servito per evitare il rischio di ricadere in certe situazioni su cui ho lavorato tanto anche con l’aiuto della terapia. Ho capito che i momenti di down vanno accettati: è il passo iniziale per arrivare infine alla guarigione.
Hai oggi trovato il tuo posto nel mondo, quella chimera che tutti inseguiamo?
Credo di sì. Ho attorno a me persone che prima non avevo e che mi fanno sentire importante. Con loro c’è uno scambio molto bello di riconoscenza reciproca: sono le persone che ho sempre sognato di avere vicino sin da quando ero piccola ma che non avevo mai trovato. Può sembrare banale ma sono convinta di quanto e come le persone di cui ci si attornia definiscano (e molto) la persona che sei.
Gemelli ascendente Gemelli con 24.947 personalità, come scrivi di te. E tra queste c’è anche Barbie passione fotografia…
Quella per la fotografia è una passione che mi accompagna da tempo e per cui gli amici si divertono anche a prendermi in giro: documento con le immagini tutto ciò che faccio, passando da Barbie passione Marocco a Barbie passione sport acquatici. La prima macchina fotografica mi è stata regalata dai miei genitori quando avevo nove anni e da quel momento non ho più smesso di scattare, tanto che oggi mi piace condividere online le foto che io stessa realizzo. Ho anche ricevuto dei complimenti da parte di fotografi professionisti e anche questo non è scontato perché non basta una bella fotocamera per scattare belle fotografie.
Ma la passione per la fotografia è così forte da essermi innamorata anche della fotografia dei film. guardo determinati film per vivere un momento di estati totale e di pace con il mondo. Ho anche comprato di recente un proiettore e in questo periodo sto facendo incetta di tutti i film di Wes Anderson: benessere per gli occhi e per l’anima, considerando le tematiche da lui trattate.
Fotografare vuol dire fermare l’istante, il ricordo. Qual è il ricordo più caro che custodisci?
Il ricordo più caro è legato a un regalo dei miei genitori. Avevo nove anni e finalmente mi hanno regalato il cane che sognavo da quando ero molto, molto, molto più piccola. Mi è arrivato per il nono compleanno e non so descrivere a parole l’emozione provata nel vedere quel maltesino tra le mie braccia. Oggi il mio sogno sarebbe un golden retriever o un levriero italiano ma nel frattempo mi auguro che non mi stia sentendo il mio gatto Cosmo: è un po’ nervosetto ultimamente…
In pochi lo ricordano ma parli cinque lingue differenti. Qual è quella che ti sei divertita di più a studiare?
Vorrei impegnarmi anche a riprenderle tutte perché potrebbero tornarmi utili sul lavoro. Quella che forse parlo meglio è l’inglese ma ho dei ricordi bellissimi legati al francese di quando frequentavo le scuole medie e mi sono divertita a studiare lo spagnolo. Quella che invece mi ha fatto piangere tutte le mie lacrime è stata il tedesco: quando frequentavo il liceo linguistico, non mi entrava in testa… era più forte di me, la ritenevo difficile, sebbene la ritenessi una lingua molto elegante: non è mai stato amore a prima vista.
Hai appena citato la parola “amore”… che in Prima di andare via è “disperato”.
Era uno dei sogni della mia vita recitare in un film con quella canzone di Nada. Inizialmente, il brano doveva essere un altro, September degli Earth, Wind & Fire, ma ci sono stati dei problemi connessi ai diritti e hanno optato per Amore disperato. Quando me l’hanno detto, pensavo che mi prendessero in giro: ero contentissima… può apparire stupido ma ho un legame gigantesco con la musica e sono sempre stata legata a quella canzone. Tra l’altro, una mia carissima amica, Tecla, ha anche interpretato stupendamente Nada in un film a lei dedicato facendomi accapponare la pelle.
E per te l’amore è disperato?
Mi auguro che non lo sia e di vivere una storia d’amore che non mi faccia disperare. Da Gemelli, mi piace più la prima parte di una relazione, quella in cui ognuno va a stimolare molto l’altro anche a livello mentale e meno quella in cui ci si “abitua”. Trovo che sia bellissimo stare con una persona che ti faccia ridere anche il cervello… non è che non ne abbia avute di così ma stiamo ovviamente parlando di dimensione ideale! Penso però che per un po’ di tempo starò da sola. Almeno è quello che mi piacerebbe ma non si può mai prevedere nulla: se inciampassi in una relazione che mi facesse stare bene, non potrei che esserne più che contenta.
Da sola perché hai paura di una nuova relazione?
Dopo la fine di una relazione importante, ho avuto grandi difficoltà a frequentare qualcun altro. Ci ho provato ma non mi sentivo ancora pronta a vivere determinate dinamiche di coppia, compresi i litigi: non era proprio il momento giusto.
È difficile, come accaduto a te, vivere un amore sotto i riflettori?
Rispondo con una citazione di una canzone di Massimo Pericolo (Stupido), Amarsi in pubblico e lasciarsi subito. Ne ho parlato anche a fondo con mia madre, che mi ha fatto un esempio molto più pratico: “Se compri un diamante e lo metti in cassaforte, lo custodisci, non viene visto dagli altri con invidia o gelosia e nessuno prova a rubartelo. Se invece lo indossi, sarà visto da molta più gente e qualcuno proverà a portartelo via”.
Quindi, mi piacerebbe custodirlo e far fede a questa intenzione ma mi rendo anche conto che, al giorno d’oggi, è difficile tenere nascosta una relazione, soprattutto tra personaggi pubblici. Anche quando ci si ripromette di tenersi qualcosa per i cavoli propri, arriva il momento in cui il patto che fai con te stessa per varie ragioni si rompe: spesso chi ci segue sui social è affezionato anche alla tua sfera sentimentale.
A proposito di social, il tuo profilo Instagram si apre in maniera molto chiara: Jenny not Jennifer.
Beh, Jennifer non è il mio nome… ho un nome talmente figo, che a me piace tantissimo, che mi da fastidio quasi quando me lo storpiano. Lo capisco che non è scontato come nome in Italia e si è più portati a pensare a un diminutivo ma mi chiamo Jenny. Mi fa piacere che mi chiamino con il mio nome perché mi ci ritrovo tantissimo e perché credo che sia una grande parte della mia personalità.
In verità, ho anche un secondo nome: Claudia. E riflette perfettamente la mia doppia personalità da gemelli: ci sono giorni in cui sono Claudia (quelli in cui devo fare le cose un po’ più istituzionali) e altri in cui sono Jenny con tutto il suo mondo di follie, viaggi, fotografie e set. Ho sempre 24.947 personalità diverse ma Jenny e Claudia sono le due macro!
Di recente, hai preso parte a un film che si intitola Ragazzaccio. Diretto da Paolo Ruffini, affronta la piaga del bullismo. Chi sui social ha numeri come i tuoi spesso è chiamato a confrontarsi con il cyber bullismo. Come reagisci ai commenti degli haters?
Sui social ci sono sempre coloro che difenderanno sempre il personaggio pubblico a prescindere e coloro che lo attaccheranno. E il personaggio pubblico può reagire in due modi, accollarsi di tutto o reagire: tutto dipende da come si sta con la propria coscienza. Io, la notte, vado a dormire molto tranquilla ed è questo quello che più conta: le parole ti possono ferire ma, se la sera prima di andare a dormire ti guardi allo specchio mentre ti lavi i denti e non c’è niente di pesante sulla coscienza, tutto scivola via.
Una cosa però mi infastidisce quando mi scrivono che per fare l’attrice bisogna vendersi o ricorrere alle raccomandazioni: è ignoranza sistemica. Studio per fare questo lavoro da quand’ero piccola, come mi sarei e a chi venduta non saprei: me lo dicessero. E raccomandata da chi? Da mio padre che fa l’insegnante di gara di karate o da mia madre che insegna nella palestra di mio padre? È così impossibile riconoscere che una persona possa costruirsi da sola senza l’aiuto di nessuno? “Magari fossi stata raccomandata”, mi verrebbe voglia di rispondere: mi sarei evitata lo sbattimento sotto tanti punti di vista.
Ti saresti evitata magari lo studio, la fatica, la formazione, i provini e l’andar via di casa prestissimo. Sei cresciuta in Brianza: com’è stato trasferirsi a Roma?
Sono molto attaccata alle mie radici e al posto in cui sono cresciuta, Limbiate. Ma trasferirsi a Roma è stato bellissimo perché la metropoli offre ogni giorno stimoli differenti: tutto è diverso, dallo stile di vita alla gente che incontri alla mentalità. Ha significato scoprire anche l’indipendenza e viverla: i miei genitori mi hanno insegnato, tra le tante cose, anche il giusto valore da attribuire ai soldi. Riuscire a pagarmi l’affitto da sola per me è stata una conquista gigante.