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Su Netflix un film su come superare la morte del figlio promuovendo l’accettazione

Joe Bell, film disponibile su Netflix diretto da Reinaldo Marcus Green, racconta l’intima ed emozionante vera storia di Joe Bell, un padre dell’Oregon che rende omaggio all’adolescente figlio gay Jadin intraprendendo una riflessiva passeggiata attraverso gli Stati Uniti per parlare cuore a cuore dei costi reali e terrificanti del bullismo.
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Joe Bell, film disponibile su Netflix dal 30 settembre, racconta la vera storia di Joe Bell, la cui immagine è quella perfetta dell'uomo virile. Marito e padre, Joe sa come ottenere ciò che vuole e non esita a ricorrere alle maniere forti. Jadin, il figlio adolescente, ha però ben altra sensibilità. Talentuoso e gay, è spesso oggetto di scherno a scuola e la riluttante "tolleranza" del padre non gli è di molto aiuto. Quando sarà troppo tardi per correre ai ripari, Joe non si lascerà sopraffare dai rimpianti. Partirà così per una missione speciale tesa a far conoscere a tutti quanto speciale fosse Jadin e quanto pericoloso sia il bullismo.

Con protagonista l’attore Mark Whalberg, Joe Bell è stato scritto da Diana Ossana e Larry McMurtry. I due sono gli sceneggiatori dietro al grande successo di I segreti di Brokeback Mountain.

Una storia vera

Joe Bell, il film proposto da Netflix, ripercorre le tappe di una drammatica storia vera.

Nella primavera del 2013, Joe Bell, un padre della classe operaia, ha lasciato il suo lavoro presso la fabbrica di compensato nella piccola cittadina di La Grande, nell’Oregon, e la sua casa per mettersi in viaggio.

Portando con sé solo il minimo necessario e il cuore pieno di rimpianti, è partito a piedi con destinazione New York. La Grande Mela era la città dove il figlio Jadin sognava di cominciare una nuova vita. Si trattava di un viaggio che Joe Bell non aveva nemmeno immaginato, un viaggio da cui in realtà non si aspettava niente.

Il figlio Jadin aveva quindici anni quando si è suicidato a causa del continuo ed esasperante bullismo di cui era vittima a scuola. Unico studente dichiaratamente gay della sua scuola, era amato da chi aveva potuto conoscere i suoi lati migliori. Gentile, creativo e appassionato di moda e fofotografia, era però osteggiato da chi lo considerava “diverso”.

In memoria del figlio, Joe Bell ha iniziato il suo cammino per sensibilizzare l’opinione pubblica, per parlare cuore a cuore con le persone che incontrava e per vincere il senso di vergogna, mancanza e colpa, che lo accompagnava.

Il suo obiettivo era quello di fermarsi di cittadina in cittadina con tutti quegli adolescenti e quelle famiglie LGBTQ che avevano lottato in silenzio o nell’ombra. Raccontare loro la sua storia serviva a far sì che altri si aprissero. Solo così potevano andare verso un’accettazione più vera di quella che aveva causato in lui tanto rimorso.

Ciò che Joe non prevedeva era il grande impatto che il suo atto solitario di resistenza e resilienza avrebbe avuto. Più camminava, più sperimentava la gentilezza degli estranei e stringeva legami con persone differenti da lui. Ciò gli permetteva di capire e vedere con occhi nuovi chi fosse realmente il figlio Jadin.

“Ci ha emozionati la storia di Joe, un uomo comune che fa i conti con se stesso, con i suoi errori e i suoi pregiudizi”, ha sottolineato l’attore e produttore Mark Wahlberg, “mentre si avvia sulla via della redenzione e della speranza”.

Mark Wahlberg in Joe Bell.
Mark Wahlberg in Joe Bell.

Piccoli ma grandi passi verso l’accettazione

Quella di Joe Bell, il film su Netflix, è un’edificante storia d’amore familiare che guarda con spiccata sensibilità alle complicazioni del mondo in cui viviamo. “Joe Bell è un uomo che non ha capito certe cose del mondo fino a quando queste non sono entrate nella sua vita”, ha ribadito Mark Wahlberg.

“Da genitore, so quanto la paternità possa cambiare un uomo. Il suo cammino, con il cuore in mano, mostra come una piccola serie di passi, sommandosi, faccia la differenza per chiunque ha bisogno di sapere che è amato e accettato. In un momento così divisivo come quello che stiamo vivendo, una storia come quella di Joe dimostra come le persone possono arrivare a un punto di incontro quando provano ad ascoltarsi”.

Alle parole di Wahlberg si aggiungono quelle della produttrice Riva Marker: “La storia di Joe e Jadin parla di conti in sospeso. Cosa non darebbe la maggior parte di noi per avere un minuto in più con una persona cara defunta? Darei io stesso qualsiasi cosa pur di dire a mio padre morto quando lo amo. Abbiamo tutti dei rimpianti, alcuni più profondi di altro”.

Da un articolo di giornale

Tra i produttori di Joe Bell, il film ora su Netflix, c’è Cary Joji Fukunaga, regista della prima stagione della serie True Detective e dell’ultimo 007, No Time to Die.

È a lui che si deve la scelta di raccontare la storia di Bell dopo averla letta in un articolo del New York Times firmato da Jack Healy, corrispondente dal Colorado.

L’articolo raccontava in maniera commovente la storia di un padre che aveva attraversato gli States a piedi per sei mesi. Cercava così di fare ammenda per il ruolo giocato anche da lui nel suicidio del figlio. Healy spiegava come Joe si fosse reso conto dopo della solitudine provata dal figlio Jadin, causata anche dall’impossibilità di parlare apertamente con il padre del bullismo di cui era vittima.

Dopo la lettura, Fukunaga si è recato personalmente a La Grande per incontrare la moglie di Joe, Lola Lathrop. “Lola è una persona straordinariamente resiliente ed era disposta a parlarci di tutto quanto”, ha ricordato. “A La Grande abbiamo avuto la possibilità di incontrare alcuni degli amici di Jadin, che hanno contribuito a dipingere un quadro più complesso e più ricco della storia”.

Joe Bell: Le foto del film Sky

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