JoelB ha solo diciotto anni, eppure fa musica ed è conosciuto da quando aveva poco più di dieci anni. Ha cominciato da piccolo a caricare video su YouTube in cui si cimentava con cover di brani famosi e negli anni ha macinato milioni e milioni di visualizzazioni.
Raccontata così la sua sembra una storia di successo come tante altre. Eppure, non è stato facile per JoelB. I primi anni sono stati segnati da critiche di ogni tipo e da commenti, soprattutto da parte dei coetanei, non semplici da sopportare, con annesse lettere di minaccia fatte arrivare nella casella della posta. Fortunatamente, poi, il tempo ha rimesso tutto al suo posto e di quegli anni JoelB ha solo ormai un vago ricordo.
Nulla ha infatti intaccato l’amore che JoelB aveva e ha per la musica. E, dopo un periodo in cui ha cantato canzoni scritte da altri, ha finalmente trovato la forza per cimentarsi con la scrittura e dar vita al suo primo brano da cantautore in italiano. Si chiama Cardi (Grey Light) ed è nato quasi per gioco una sera di novembre del 2020 permettendo alla scrittura di trasformarsi quasi in terapia.
A Cardi JoelB ha affidato il compito di raccontare la sua prima grande storia d’amore, quella che da adolescenti ti fa vivere mille paure, ti fa sbagliare e ti fa ricominciare fino a quando non arriva inesorabile la parola fine. Argomento complesso e drammatico, penserete voi. Sì, ma JoelB ha avuto la capacità di trasformare una situazione dolorosa in un brano estremamente pop che strizza l’occhio alla dance. E se Cardi vi fa pensare a Cardi B, beh, non vi resta che leggere l’intervista che ci ha concesso in esclusiva per capire se c’è un nesso o no.
Intervista esclusiva a JoelB
Raccontaci cos’è Cardi.
Cardi è l’esempio lampante di come io riesca a tirarmi fuori da certe situazioni grazie alla musica. Sono sempre stato obiettivo per quanto riguarda ciò che mi accade e, di conseguenza, non mi dispero mai dopo la fine di una relazione o di un rapporto di amicizia. Ho sempre cercato il lato positivo in tutto ed è quello che ho riportato anche in Cardi: la canzone altro nonè che lo strumento per me di uscire da una relazione un po’ travagliata. Racconta di una storia d’amore che, andando troppo velocemente, sta per schiantarsi e il ritmo ben ne restituisce la velocità con cui si sta viaggiando.
Cardi è il nome che dai all’altra persona di questa relazione. Ma la mia mente è velocemente volata a Cardi B. È una giusta intuizione?
Si, assolutamente. Anche a livello iconografico è lampante il riferimento ma mi piace pensare che, come per ogni canzone, non ci sia una sola interpretazione: ognuno può interpretarla come vuole. Dico solo che io e la persona di cui parlo nella canzone abbiamo ascoltato tante volte Cardi B…
E, a proposito di interpretazioni, Cardi potrebbe anche essere un modo per richiamare il cuore. Nel testo della canzone si dice a un certo punto “vorrei incontrarti ma senza rimorsi, nella mia testa convivo con i mostri”. Quali sono i mostri con cui convive un diciottenne?
In realtà, i mostri sono tantissimi, vista la situazione particolare. Ho sempre vissuto ogni tipo di situazione in maniera molto forte. La leggerezza è qualcosa che non mi appartiene. La relazione di cui canto è stata molto pesante, un continuo tira e molla molto distruttivo a livello psicologico. Ci siamo allontanati diverse volte e, ogni volta che ci rimettevamo in gioco, dovevo cercare di avere meno rimorsi possibili. Tuttavia, rimangono sempre i mostri in testa, quelli che ti dicono di trattenerti dal rovinarsi un’altra volta. Chissà, la mente magari sa già che andrà come la volta precedente ma il tuo cuore no. È come se dovessi cercare un compromesso tra testa e cuore per stare male il meno possibile.
Altri mostri presenti nella tua testa assumono però a un certo punto una dimensione più concreta, “guarda i miei occhi non il mio portafogli”. Quanto pensa in una relazione tra giovani l’apparenza? Quanto credi che i social abbiano da questo punto di vista fatto danno?
Io sono nato in mezzo ai social, non so com’era prima: non ho mai vissuto la differenza sulla mia pelle. Però, posso dirti che i social hanno una grande influenza. L’ho provato in prima persona: finché non ho conquistato un minimo di notorietà a Firenze, non ho avuto modo di conoscere nessuno con cui relazionarmi o fare amicizia. Quando, poi, ho trovato la spinta per pubblicare contenuti e sono diventato un po’ più noto del normale, ho conosciuto diverse persone, tra cui alcune anche molto più influenti di me.
Ho fatto sì tantissime conoscenze ma mi sono, purtroppo, reso conto di quanto basti un nulla per tornare di nuovo uno “sfigato”. È veramente bruttissimo. Penso che le persone che puntano tutto sui social spesso siano molto vuote umanamente. Ed è un peccato.
Non mi stupisce che fino a quando non hai avuto una certa notorietà non ti prendevano nemmeno in considerazione.
Ho iniziato molto presto a fare musica. Tanti mi dicono che sono un animale da palcoscenico ma non lo faccio apposta: sono così di mio! Non ho mai provato né paura né imbarazzo.
È, però, interessante come sia cambiata la percezione degli altri nel tempo. Avevo dieci anni quando ho cominciato a caricare video di cover su YouTube, frequentavo le medie e mi sono arrivate critiche e offese di ogni tipo. Mi prendevano tutti in giro tutti e ricevevo persino lettere di minaccia nella cassetta della posta a casa: per loro, facevo schifo. Finite le medie, ho cominciato a frequentare le superiori e all’improvviso è cambiato tutto: ero più popolare. La musica che fino a quel momento era il mio punto debole è diventata la mia forza principale.
E come reagivi così giovanissimo alle lettere che ti arrivavano? Immagino non sia stato proprio bello.
No, non è stato bello per niente. Fortunatamente, non sono mai stato una persona autodistruttiva: nel mio piccolo, so quanto valgo. Ogni tanto, però, mi chiedo se il me di dieci anni fa sarebbe fiero di quello che ho fatto fino ad oggi. Penso proprio di sì perché sono arrivato a fare un tipo di musica, a scrivere e a produrre in un modo che per me, fino a due anni fa, era impensabile. Sono allora felice di ciò: mi basta, non sto a farmi altre paranoie. Sicuramente ai tempi era dura: pensavo di essere bravo ma non avevo nessuno che me lo dicesse. Purtroppo, ho dovuto imparare a dirmelo da solo, non ho potuto contare sull’approvazione degli altri.
Perché hai iniziato così presto, a dieci anni, a far le prime cover e a postarle su YouTube? Da dove nasce tale esigenza?
Sono sempre stato ammaliato dalla gente che vedevo su YouTube cantare o comunque fare cover di brani di altre persone. Mi chiedevo sempre come avrei cantato io quella canzone o come avrei girato io quei video. Sono state le domande a spingermi a mettermi alla prova. Ho voluto testare le mie capacità, è stato un processo naturale: non c’è mai stato il giorno in cui improvvisamente ho detto “ok, oggi lo faccio”.
E chi ti ha trasmesso la passione per la musica?
Io non parlerei nemmeno di passione per la musica. Tutte le persone che conosco sono appassionate di musica. Penso sia difficile trovarne una che odi la musica: è impossibile.
Ottima risposta, mi hai messo all’angolo.
Se non fossi appassionato di musica, non lo farei. Ma io ero più che altro attratto da tutto quello che veniva prima del video messo on line, con la realizzazione e la confezione dello stesso. Tant’è che spesso andavo a vedere i backstage dei videoclip per vedere come si realizzavano. Oppure cercavo i video che mostravano come lavoravano in studio gli artisti prima di pubblicare un pezzo.
Noi sappiamo di te qual è il tuo segreto: una tazza di caffè americano, una chitarra accordata e tante lacrime represse. Mentre le prime due cose riesco a immaginarle e capirle, mi sono chiesto il perché delle tante lacrime represse.
Vivo le mie cose e la mia vita tranquillamente. Ma poi arrivano momenti della giornata, come quelli in cui mi fermo dopo cena o quando mi metto a letto, in cui comincio a ripensare a qualcosa che non è andata per il verso giusto. Ho sempre cercato, sin dai primi passi, di incanalare nella musica tutti i pensieri che avevo per la mente piuttosto che piangerci sopra o starci male.
Sono molto sensibile su determinate questioni ma non ne parlo apertamente: preferisco scrivere le mie sensazioni in musica, anche se poi ricorro a un linguaggio musicale più “divertente” come la dance. Mi piace l’idea di scrivere di situazioni che mi fanno per star male e poi ballarci di sopra. In qualche modo è come se superassi il dolore. Questa è la mia filosofia più o meno.
Cosa ti aspetti da Cardi? È il tuo primo grande inedito, nonostante prima ci sia stato qualche altro timido tentativo di scrittura originale.
Considero Cardi come figlio di una paternità al contrario: come brano, rappresenta il primogenito, anche se è l’ultimo a essere uscito. Ci tengo molto perché è il primo a cui ho applicato la filosofia di cui parlavo prima. Spero di riuscire a pubblicare tanti altri singoli ancora perché è grazie al mio modo di intendere la scrittura che ho potuto superare tanti momenti tristi.
Non hai mai avuto la tentazione di partecipare a un talent? Hai l’età giusta.
Due anni fa, nel 2020, a pandemia appena scoppiata, ho partecipato ai casting sia per X Factor sia per Amici. Sfortunatamente ma anche fortunatamente non sono stato scelto da nessuno dei due programmi: ero troppo acerbo per un’esperienza del genere. Mi sono reso da solo conto di quanto non potessi eventualmente mostrare granché. Non avevo ancora chiaro il mio obiettivo: uno strumento senza uno scopo non ha molto senso. Adesso, invece, ho chiara la mia direzione: un talent sarebbe una strada utile per farmi conoscere di più.
Mi colpisce il tuo spirito di autoanalisi. Spesso si tende a dare la colpa a fattori esterni.
Se lo facessi, cosa me ne verrebbe? Alla fine, ho 18 anni e non posso sapere come funziona il mondo. Se sbaglio in qualcosa, voglio capire dove per evitare di ripetere lo sbaglio qualora si ripresenti la stessa situazione. Non può farmi che bene.
Come ti vedi tra dieci anni?
Spero su un palco. Io ho finito le superiori un mese fa. Non ho avuto finora modo di dedicarmi totalmente alla musica dalla mattina alla sera. Ho tre obiettivi nella vita, che auguro a tutti di raggiungere: non dover mai fare qualcosa che non mi piace (spero di trasformare la musica in un lavoro, anche se non può definirsi un lavoro qualcosa che ti piace fare); stare bene e avere una famiglia felice; e raggiungere una certa crescita e maturità anche mentale. Per quanto mi reputi una persona molto calma, stabile e autoriflessiva, c’è ancora molto lavoro da fare a livello personale per mettere la spunta definitivamente sull’opzione “felice”.
Come vivono i tuoi genitori tutto ciò?
Mi hanno sempre supportato, veramente tanto, anche a livello economico. I miei capricci da bambino di dieci anni che voleva far cinema sono stati diversi di quelli di qualsiasi altro coetaneo: alla Playstation preferivo una fotocamera 4K in HD con microfono incluso e chiaramente costava di più! I miei hanno avuto pazienza e, da figlio unico, mi hanno anche un po’ viziato. Lo hanno fatto perché credevano tanto in me. Oggi, sono i miei primi fan e per questo mi reputo fortunato: non tutti i figli hanno il sostegno dei genitori in quello che fanno.
Ed è arrivata la persona che ha sostituito Cardi?
In questo momento, non c’è l’ombra di nessuno. Purtroppo, quella relazione, anche se non è stata l’ultima in ordine di tempo, ha portato via un pezzo di me, di cuore suppongo. Devo ancora riassestarmi. Il riscontro che sta avendo la canzone mi sta aiutando, le persone hanno colto il messaggio, ma la strada è ancora lunga. Nei tre obiettivi elencati sopra, come si può notare, non c’è avere una persona accanto: non è uno dei miei pensieri finali. Sono del parere che finché non mi amerò come persona al 100% non potrò amare qualcun altro. Sono contento così e si vedrà come andrà: c’è sempre tempo!