Cielo trasmette venerdì 10 maggio in prima visione tv il film L’Apollonide, diretto dal regista Bertrand Bonello. La storia ci porta all’alba del XX secolo quando l’Apollonide, una casa di tolleranza, vive i suoi ultimi giorni. In quell’universo chiuso, dove alcuni uomini si innamorano mentre altri diventano viziosamente dannosi, le ragazze condividono i loro segreti, le loro paure, le loro gioie e le loro sofferenze.
Nutrito il cast che popola il film Cielo L’Apollonide: Hafsia Herzi, Céline Sallette, Jasmine Trinca, Adèle Haenel, Alice Barnole, Iliana Zabeth, Noémie Lvovsky, Xavier beauvois, Louis-Do de Lencquesaing, Jacques Nolot ed Ester Garrel.
Dentro e fuori dal bordello
Il film Cielo L’Apollonide è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2011, occasione in cui è stato distribuito alla stampa un dialogo tra il regista Bertrand Bonello e la giornalista Laure Adler, utile a capire contesto e genesi dell’opera. Da ciò, emerge come il desiderio di realizzare un film su un bordello storico sia nato nel regista dalla lettura di un libro di Adler, che descrive la vita quotidiana nei bordelli di Parigi tra il 1830 e il 1930. Bonello ha infatti spiegato: "Già dieci anni fa, volevo fare un film sulla riapertura dei bordelli oggi. Poi ho rinunciato. Dopo aver girato On War, il mio film precedente, volevo davvero fare un film con un gruppo di ragazze per esplorare la dinamica di un gruppo."
Bonello è stato particolarmente affascinato dal concetto di ‘mondi chiusi’, che nel cinema diventano scenari per costruire narrazioni potenti. Il regista ha sottolineato come il bordello, un mondo chiuso per eccellenza, si presti a diventare un luogo di fiction ideale per esplorare tematiche complesse: "Ogni volta che c'è un mondo chiuso, può diventare un mondo fittizio, un mondo per il cinema. Poi spettava a me lavorare tra documento e finzione, tra cronaca e narrazione".
Il film Cielo L’Apollonide presenta il bordello non solo come un carcere ma anche come un luogo di socializzazione, dove si svolgono dialoghi e si consumano bevande prima di salire nelle stanze. Questo spazio bifronte serve a delineare il contrasto tra la vita pubblica e quella privata delle prostitute. "Alcuni uomini non andavano nemmeno nelle camere da letto; andavano solo per bere un drink", ha aggiunto Bonello. Cosa poi non da meno, il lungometraggio ribalta la narrativa tradizionale, mostrando le prostitute attraverso gli occhi di una madame che funge da guardiana. Tale punto di vista enfatizza il controllo e la forza delle donne all'interno del gruppo. “Credo assolutamente che sia così: la madame è un carceriere", ha sottolineato il cineasta.
Bonello ha sottolineato, inoltre, l'importanza di portare le protagoniste fuori dal contesto oppressivo del bordello per mostrarne un'altra dimensione, più innocente e gioiosa: "Dimenticate le prostitute, siate giovani donne. Caratteristiche come la gioia e l'innocenza permeavano quella scena in particolare".
Ma anche voluto soffermarsi su come il suo lavori esplori il desiderio e la fantasia in modo sottile, evitando rappresentazioni esplicite e preferendo lasciare spazio all'immaginazione dello spettatore: "Volevo lavorare sull'implicazione teatrale del momento in cui la porta del bordello si chiude e il cliente entra”.
I pericoli del bordello
Durante l'intervista, emerge con forza anche il tema della mortalità quando si discute del rischio di malattie, in particolare la sifilide, che minaccia costantemente la vita delle prostitute. Bertrand Bonello ha riflettuto sulla crudezza della realtà storica rispetto alla presenza di malattie nel bordello: "Sì, c'è un pericolo, la sifilide, in particolare. Ragione per cui, gli unici uomini ammessi nei bordelli, oltre ai clienti, erano i medici, il che riflette un'ossessione per la "pulizia" e la salute delle prostitute, viste principalmente come corpi giovani destinati al piacere borghese.
Bonello ha anche descritto una sequenza particolare nel film Cielo L’Apollonide, dove questo aspetto viene messo in evidenza: "C'è una scena in cui le ragazze devono aprire le gambe, non per fare soldi, ma per essere esaminate dal dottore. In questa sequenza, è evidente che sono giovani corpi destinati a un business mirato alla borghesia e che, quindi, questi giovani corpi devono essere puliti e sani". Il regista pone l’attenzione, nello specifico, sulla crudeltà delle visite mediche, trasformando una semplice procedura di controllo in un momento di intenso terrore e incertezza per le giovani donne.
Infine, Bonello ha riflettuto sulla chiusura imminente del bordello, un simbolo del cambiamento sociale e culturale all'inizio del 1900, quando le prostitute iniziano a lavorare per le strade, prendendo in mano il proprio destino. Il regista vede questa transizione come un'epoca di decadenza ma anche di resistenza, dove la bellezza e la grandezza si sgretolano lentamente: "L'idea era mostrare, senza uscire all'esterno, come Parigi, la Francia e il mondo stavano per cambiare... Non assistiamo a nulla più del declino delle cose e del modo in cui le ragazze stanno lentamente deteriorando".