La Boum è una delle serate più iconiche realizzate a Milano dai Magazzini Generali. Ogni venerdì sera, gli organizzatori propongono uno spettacolo diverso in grado di coniugare cabaret, ironia e drag queen show. Ma le drag queen di La Boum a Milano hanno qualcosa che le differenzia dalle altre: sono uniche. Ognuna di loro ha una propria unicità che la rende riconoscibile in un universo che negli anni è sempre più affollato.
Parlare di drag queen non significa necessariamente concentrarsi su lustrini e paillettes. Vuol dire anche addentrarsi in un mondo fatto prima di tutto da persone che nella quotidianità devono scontrarsi con lo stereotipo e il pregiudizio, a volte anche all’interno della comunità queer stessa. Non è un’affermazione che ci siamo inventati noi dall’oggi al domani: basta sentire il racconto delle ragazze di La Boum a Milano per rendersene conto.
Nell’incontrare gli organizzatori di La Boum – Alessandro Onori, Giuseppe Pisano e Riccardo Marinangeli – e le sue drag queen – da Lina Galore a Santissima Vicky – sono tanti e disparati gli argomenti che abbiamo voluto trattare in quest'intervista. Facendo un salto indietro nel tempo e tornando al 2015, abbiamo chiesto da quale esigenza nascesse La Boum a Milano. E la risposta è stata pressoché unanime: dalla voglia di far festa tra amici, offrendo la possibilità al mondo drag di trasformarsi da moda in intrattenimento.
Con il passare del tempo e il diffondersi delle drag queen nei tanti programmi televisivi, è necessariamente mutata anche la percezione che il pubblico stesso ha delle performer, che al pari di attori teatrali propongono ognuna un proprio messaggio da trasmettere. E se si chiede quanto vantaggio La Boum abbia ricevuto dal mainstream la risposta non è così ovvia e scontata come sembra.
È cambiata la figura delle drag queen nel corso degli anni ma è anche cambiato il pubblico. Con una battuta, il pubblico di La Boum a Milano è spesso molto più drag delle performer in scena. E non a caso cerca ispirazione e modelli di riferimento nel trucco o nei costumi usati da chi sul palco si esibisce.
Luci e ombre, però, come spesso accade quando si va oltre il già noto che infonde certezza accompagna la vita delle drag queen. Non tanto in ambito professionale quanto in ambito privato: togliersi definitivamente di dosso gli abiti di scena non è facile, come ci raccontano i performer, spesso alle prese con una quotidianità difficile da gestire. E non crediate che ci si stia confondendo nello scrivere questo testo quando ci si riferisce a loro: i o le performer è indifferente. Abbiamo chiesto quale pronome preferissero e la risposta è stata unanime: è indifferente.
E allora entrate con noi nel fantastico mondo di La Boum a Milano. Vi aspettano discussioni serie, argute riflessioni e un’atmosfera da talk show, divertente quanto riflessiva. Potevamo tagliare il video, rimontarlo e rimaneggiarlo. Non lo abbiamo fatto per un solo motivo: solo così si respira l’atmosfera da grande famiglia che rende organizzatori e drag queen un tutt’uno, on e off stage.