Sky Cinema propone in esclusiva il 25 novembre (in streaming solo su Now) il film La coda del diavolo. Diretto da Domenico de Feudis, il film Sky La coda del diavolo ci porta in una Sardegna fredda e oscura, in cui il delitto di una giovane ragazza nasconde una realtà sconvolgente.
In tale contesto, su Sante Moras (Luca Argentero), ex poliziotto oggi guardia carceraria, cade l'accusa di essere il responsabile di un omicidio che non ha commesso: durante il suo turno di custodia, hanno ritrovato morto un uomo, colpevole di aver seviziato e ucciso una ragazza. Costretto alla fuga, e inseguito dal determinato commissario Tommaso Lago (Francesco Acquaroli), Sante decide che l'unico modo per salvarsi è andare fino in fondo e cercare la verità. Grazie all’aiuto di Fabiana Lai (Cristiana Dell’Anna), una giornalista che segue il caso, scoprirà delle verità sconcertanti: Sante non è il solo a essere in pericolo, e deve agire prima che altre ragazze innocenti perdano la vita.
Prodotto da Vision Distribution e Groenlandia, il film Sky La coda del diavolo conta nel cast anche sugli attori Geno Diana, Simone Colombari, Antonio Tintis, Sergio Albelli e Lidia Liberman.
Il riscatto di un uomo emarginato
Con una sceneggiatura firmata da Nicola Ravera Rafele e Gabriele Scarfone, il film Sky La coda del diavolo racconta la storia di un uomo emarginato che affronta le avversità in maniera temeraria per riscattarsi dalla sua condizione, stando alle parole del regista pugliese Domenico de Feudis.
“Sante Moras è un alieno, un uomo profondamente ferito dalla vita, che ha scelto di rendersi invisibile e di autorecludersi.A interrompere la sua paralisi è un nemico, anch’esso invisibile, che lo costringerà a una lunga fuga dove dovrà dimostrare la sua innocenza”, ha commentato De Feudis, già assistente alla regia di Paolo Sorrentino per La grande bellezza e Loro.
“In questa spirale verranno inghiottiti anche il commissario Lago, un poliziotto coriaceo e forse inadatto alla caccia all’uomo e Fabiana Lai, una giornalista determinata che vive il suo lavoro come una missione totalizzante”, ha proseguito il regista, al suo secondo film dopo Il legame.
“Sante, Fabiana e Lago sono imprigionati nella loro solitudine, sono spiriti avversi sconosciuti tra di loro, che si ritroveranno a scontrarsi con le loro paure più profonde. In questo senso ho trovato necessario portare i personaggi ad avere un ampio respiro, con l’obiettivo di dare alla vicenda toni epici. Per questo ho voluto fotografare la Sardegna come un limbo, dove i personaggi fluttuano smarriti nella natura incontaminata e ventosa. La Costa Smeralda che conosciamo con il freddo si plasma, diventando spettrale, avvolta dalla nebbia e dal mare increspato”.
“Grazie a questo film ho avuto la possibilità di avvicinarmi nuovamente al cinema di genere, che considero sempre una sfida intricata e affascinante in cui si cela l’alchimia fragile tra l’intrattenimento e la profondità emotiva dei personaggi nelle loro relazioni e vulnerabilità. È stato un percorso di ricerca e svelamento progressivo, dove la macchina da presa è sempre stata testimone attiva e partecipe. Questa indagine mi ha portato a contaminare il film di elementi noir, western e polizieschi, prendendo ispirazione dal poliziesco all’italiana e adottando così una messa in scena agile che si riflette anche nelle scene più complesse e cruciali”.