In occasione degli 80 anni della storica Conferenza di Wannsee, Rai 3 presenta un film in prima visione tv, La Conferenza, che ripercorre quanto allora avvenuto. Era il 20 gennaio 1942 quando in una villa a Wannsee si riunirono i principali rappresentanti del regime nazista. Dovevano discutere della “soluzione finale della questione ebraica”. Ovvero, dell’organizzazione del massacro sistematico di 11 milioni di ebrei in tutta Europa. Cerchiamo di capirne di più.
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La conferenza di Wannsee
Il verbale della Conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942 è considerato uno dei documenti chiave della Shoah. È una delle prove più scioccanti per capire la natura sistematica dei crimini contro l’umanità commessi dai nazisti. I documenti costituiscono la base del film La Conferenza, che Rai 3 trasmette il 29 gennaio in prima serata in occasione della Giornata della Memoria. Quel giorno, a Wannsee, sulle rive del lago a sud di Berlino, si riunirono 15 rappresentanti delle SS, dell’NSDAP e della burocrazia ministeriale. Per cosa? Per organizzare il genocidio della popolazione ebraica europea.
Il verbale della conferenza venne redatto da Adolf Eichmann. Chiunque oggi lo legga non riesce a concepire tuttora cosa gli uomini siano in grado di immaginare prima e di fare dopo ai loro simili. 15 uomini, appartenenti alla fascia medio alta dell’élite tedesca, pianificarono nel dettaglio nel corso di un’ora e mezza l’omicidio di massa di 11 milioni di ebrei. Discussero di come eliminare uomini come loro, come se fosse un atto di normale amministrazione.
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Uno sforzo immane di comprensione
La Conferenza, il film che Rai 3 propone in anteprima mondiale in contemporanea con la televisione tedesca ZDF, richiede a noi telespettatori uno sforzo immane. Non si tratta di un documentario ma della ricostruzione dei dialoghi che i 15 ebbero quel maledetto 20 gennaio. Le loro conversazioni sono all’insegna di un linguaggio disumano e burocratico, vertendo sulle competenze e sulle responsabilità di chi doveva fare cosa. Nessun dubbio o nessun rimpianto nel mettere in atto la soluzione finale.
L’obiettivo di La Conferenza non è quello di dare risalto a un’ideologia folle e malata. Semmai, è quello di mostrare come un sistema criminale abbia ridotto milioni di persone a file di numeri in un mostruoso piano di omicidio.
“Tutti quanti abbiamo la responsabilità di mantenere viva la Memoria, contribuendo a far sì che la Storia non si ripeta”, hanno assicurato dalla produzione. “Soprattutto in un momento storico come il nostro. L’antisemitismo, in maniera aperta o latente, sta tornando a diffondersi in gran parte delle società nell’indifferenza generale”. La lotta contro l’antisemitismo, il razzismo e ogni forma di esclusione è il primo dovere civico di tutti noi.
La shoah decisa a una scrivania
In La Conferenza, il film che Rai 3 propone per la Giornata della Memoria, i protagonisti rappresentano tutte le aree dell’apparato statale nazista responsabile dell’organizzazione e del coordinamento del genocidio, già deciso e in corso. L’evento viene mostrato per quello che era: un atto burocratico concreto e sobrio che rende l’orrore ancora più disumano attraverso il linguaggio criptico delle istituzioni. Il risultato è un’opera da camera che, in modo opprimente, racconta inesorabilmente un evento che ha portato al peggior crimine della Storia.
La Shoah controllata da dietro una scrivania diventa ancora più inquietante quando si cerca di capire quali siano stati i meccanismi dietro l’incontro. In La Conferenza, il film su Rai 3, si mostra come la Shoah per i 15 non fosse altro che un atto burocratico di distribuzione di potere, garanzia delle competenze e interessi comuni. La paura di essere ignorati e di perdere prestigio aleggia su tutti i partecipanti all’incontro, sui funzionari e sugli uomini in alta uniforme.
Il linguaggio secco e tecnocratico usato dal film è un tentativo di rendere tangibile la banalità del male, come l’ha definita Hannah Arendt: la banalità della conferenza, la banalità dei litigi meschini sulle responsabilità e sui poteri, la banalità della vanità dei 15, la banalità dei carnefici.
Un problema di igiene razziale
Deportazione, evacuazione, carico, trattamento speciale e degiudaizzazione, tutti termini che in La Conferenza, il film di Rai 3, indicano il disprezzo verso gli altri esseri umani, sono usati con assoluta nonchalance dai funzionari nazisti. Le persone per loro diventano un “problema di igiene razziale” che può essere risolto in maniera logistica, organizzativa e tecnica.
Gli eufemismi usati e i numeri soffocano in noi spettatori ogni empatia mentre ai carnefici dà l’opportunità di non sentirsi colpevoli ma solo “tedeschi decenti”. Ecco perché, nell’ottica dello sceneggiatore Magnus Vattrodt, La Conferenza è un film “spaventosamente moderno e contemporaneo, una storia quasi senza tempo di disinibizione e dissoluzione dei confini, di superamento mirato dell’intera umanità da parte degli uomini stessi”.