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Valerio Mastrandrea e Greta Scarano su Netflix in una serie tv che racconta di vita, morte e malattia, in maniera inedita

la linea verticale serie tv netflix
Netflix propone la serie tv La linea verticale, nata dalla penna del compianto Mattia Torre. In un reparto di urologia oncologica, la vita dei pazienti dipinge un affresco realistico dei casi clinici e di quelli umani.
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Netflix recupera dal 1° marzo la serie tv La linea verticale, scritta e diretta da Mattia Torre (scomparso a Roma nel 2019). Prodotta da Wildside con Rai Fiction, gli otto episodi da 25 minuti della serie tv La linea verticale arrivano su Netflix dopo essere stati proposti un paio di anni fa su Rai 3 in prima serata per raccontare, in tono surreale e satirico, la vita quotidiana del reparto di urologia oncologica di un ospedale italiano. La storia è raccontata dal punto di vista dei pazienti che, tramite uno stile di racconto libero e formalmente spregiudicato, dipingono un affresco realistico dei casi clinici e, soprattutto, di quelli umani.

Interpretata da Valerio Mastandrea, Greta Scarano, Giorgio Tirabassi, Ninni Bruschetta, Babak Karimi, Antonio Catania, Barbara Ronchi e Paolo Calabresi, La linea verticale è anche un libro, pubblicato da Baldini & Castoldi.

La trama della serie tv

Il protagonista di La linea verticale, la serie tv riproposta da Netflix, è Luigi (Valerio Mastandrea) che scopre di avere un tumore e per questo deve sottoporsi a un delicato intervento chirurgico. Attraverso lo sguardo di Luigi entriamo in un mondo, quello dell’ospedale, di cui tutti conosciamo approssimativamente le regole ma che, esplorato in profondità, riserva straordinarie e tragicomiche sorprese.

La serie si concentra soprattutto sulle vite dei pazienti, non solo quella di Luigi, ma anche dei suoi improbabili compagni di viaggio: un iraniano dalle convinzioni radicali, un ristoratore che sa tutto di medicina, un prete in crisi, un intellettuale taciturno, decine di anziani “cattivi perché in cattività”. E poi c’è il personale del reparto: dal professor Zamagna, chirurgo di fama e genio assoluto, nonché primario del reparto, fino ai vari addetti che convivono giorno dopo giorno in questo microcosmo fuori dal mondo che ha regole e gerarchie proprie, e rapporti di forza che vengono messi alla prova ogni giorno. Qui sono tutti operativi, tutti in lotta, ognuno con i propri mezzi. I medici e gli infermieri per curare i pazienti, i pazienti per guarire e per vivere la vita.

La linea verticale nasce da un’esperienza ospedaliera autobiografica”, aveva sottolineato Mattia Torre nelle note di regia che accompagnavano la serie tv ora su Netflix. “Ma più che dall’esigenza di raccontare una vicenda personale, il desiderio è stato di raccontare, nell’Italia di oggi, un reparto oncologico di un ospedale pubblico di assoluta eccellenza, capitanato da un chirurgo che ribalta il cliché del primario barone arrogante e scollato dalla realtà, e che anzi rappresenta, per gentilezza, generosità e amore verso il proprio mestiere, l’idea di un’altra Italia possibile”.

La linea verticale è l’avventura clinica di Luigi, un quarantenne che si ritrova a fronteggiare un tumore a due mesi dall’arrivo del suo secondo figlio, e per questo deve affrontare un intervento chirurgico e il relativo ricovero. Due sono i cuori pulsanti a cui Luigi si aggrappa: la straordinaria moglie, e lo straordinario chirurgo che lo opera”.

La linea verticale nasce seguendo due intenti; la dimensione teatrale della storia – la serie è interamente ambientata nel reparto; e la libertà narrativa, nella forma del racconto e nel modo di affrontare un tema complesso ma sempre più presente nelle nostre vite.  Il reparto è il nostro palcoscenico: la serie si svolge lì, perché oltre ad essere il luogo del ricovero del protagonista, il reparto è un piccolo universo che vive di interessanti leggi proprie; è sempre identico eppure muta sempre, cambiano i pazienti, fanno i turni medici e infermieri, vive di gioie, di dolori lancinanti, ma anche di grande (e talvolta involontaria) comicità; e di amicizie che poi durano per sempre”. 

“La vita, la morte, la sofferenza, la malattia: tutto viene sistematizzato in una routine a cui ci si abitua presto, e che pure rappresenta una formidabile esperienza umana”.

Mattia Torre, il regista della serie tv La linea verticale.
Mattia Torre, il regista della serie tv La linea verticale.

I personaggi principali

La linea verticale, serie tv da ora disponibile su Netflix, pure in un contesto doloroso e tragico, racconta la malattia come un’occasione di crescita, di apprendimento, e persino di riscatto. Conosciamone meglio i suoi personaggi.

  • LUIGI (VALERIO MASTANDREA)

Il nostro protagonista. Quarantenne, non sappiamo di cosa si occupi, non sappiamo dove vive. È sposato con una donna bella e tranquilla, ha una bimba di sei anni, sua moglie è incinta. Imprevista e asintomatica, la malattia piomba nella sua vita e lo travolge.

  • ELENA (GRETA SCARANO)

La moglie di Luigi. Dolce e determinata, intelligente e bellissima, è la sua forza.

  • MARCELLO (GIORGIO TIRABASSI)

Marcello è un paziente del reparto e la sua stanza è contigua a quella di Luigi. Un uomo sulla cinquantina, la cui smodata passione per la medicina lo porta a interessarsi al quadro clinico dei vari pazienti, non rinunciando mai a dispensare pareri e ad aggiornare costantemente gli altri sulle loro condizioni di salute.

  • DOTTOR BARBIERI (NINNI BRUSCHETTA)

Truce, non parla nessuna lingua correttamente, ma chirurgicamente ricuce da Dio, riconduce qualunque sintomo dei suoi pazienti “ai vasi”.

  • AMED (BABAK KARIMI)

L’iraniano. Cinquantenne ricoverato per un intervento che poi presenta piccole ma significative complicanze che lo costringono a una degenza più lunga. È la coscienza morale del reparto, il grillo parlante, conosce la materia, sia da un punto di vista medico che esistenziale e metafisico, dà consigli non richiesti ma ciò che pensa è quasi sempre vero e giusto. 

  • DOTTOR POLICARI (ANTONIO CATANIA)

Depresso, ama la musica, la poesia. Anche lui riconduce tutto “ai vasi”, non vuole più lavorare.

  • DON COSTA (PAOLO CALABRESI)

Riccardo Costa è il prete del reparto. È sua la responsabilità di portare aiuto spirituale ai malati, nonché infondere loro coraggio. Un uomo dalla fede intaccabile, almeno fino a quando il suo rapporto con Dio non viene messo a dura prova da una notizia inaspettata. 

  • INFERMIERA GIUSY (CRISTINA PELLEGRINO)

Bella, provocante, sexy, truce, manesca, infermiera di serietà e professionalità indiscusse.

  • CAPOSALA (ALVIA REALE)

Non ha un nome, viene chiamata solo “Caposala”. È gentile, ma sa essere anche cattivissima, è la responsabile del reparto e del suo funzionamento. Adora il pop italiano, di cui abusa. Balla, canta, comanda e… cazzia.

  • PEPPE (GIANFELICE IMPARATO)

Sessantenne ma ne dimostra 50, fisico asciutto, indolente, pigro, mediterraneo, benestante e onesto, architetto. Rispetto alla malattia, rispetto ai pazienti e al reparto in generale, riesce a mantenere sempre un elegante sorriso e una bonarietà che nasconde ogni emozione.

  • DOTTOR RAPISARDA (FEDERICO PACIFICI)

Il medico in cui non vorresti imbatterti, la sua prosopopea, la sua spocchia, la teatralità dei suoi gesti e dei suoi monologhi, è il vuoto, è il nulla, riconduce tutto “ai vasi”.

  • DOTTOR ZAMAGNA (ELIA SCHILTON)

Il professor Zamagna, primario cinquantacinquenne, è carismatico e dallo sguardo magnetico. Si occupa personalmente del caso di Luigi.Per i pazienti è una figura mitologica, mezzo uomo e mezzo Dio. 

  • INFERMIERA ANNA (RAFFAELLA LEBBORONI)

Infermiera materna e bravissima, disprezza tutti i medici.

La linea verticale: Le foto della serie tv

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