Rai 3 trasmette in prima visione assoluta la sera del 6 novembre il film La verità inventata. Diretto da Michael Herbig, si ispira a eventi realmente accaduti legati allo scandalo delle fake news che ha interessato l’ex giornalista della testata tedesca Der Spiegel, Claas Relotius.
Al centro del racconto c’è Lars Bogenius, un giornalista da sempre in grado di affascinare lettori e critici con le sue storie, il cui valore nel tempo lo ha portato anche al ricevimento dei più importanti premi del settore giornalistico. Tuttavia, Bogenius si ritroverà presto al centro di uno dei più grandi cicloni mediatici della Germania quando il giornalista freelance Juan Romero scopre come le sue notizie siano totalmente infondate e incoerenti.
Protagonisti del film di Rai 3 La verità inventata sono gli attori Elyas M’Barek e Jonas Nay, rispettivamente nei panni di Romero e Lars Bogenius.
La trama del film
Lars Bogenius, il personaggio al centro del film di Rai 3 La verità inventata, è la star indiscussa di un’importante testata tedesca. Premiato con numerosi riconoscimenti giornalistici per le sue grandi ed emozionanti storie, è il nome su cui punta il suo editore nella speranza di contenere il calo di vendite. Tuttavia, dietro la sua facciata da artista delle parole, si nasconde un truffatore. Solo un attento giornalista, Romero, si rende conto che qualcosa non torna e comincia a indagare per conto proprio, andando contro tutto e tutti. Rischia nella fattispecie la sua carriera e persino la sua famiglia per arrivare alla verità, assicurarsi che lo scandalo venga alla luce e l’inganno termini.
“L’incredibile storia che Juan Romero ha raccontato nel suo libro, Tausend Zeilen Lüge (Mille righe di bugie, ndt), ci ha fornito lo spunto per un’ottima satira mediatica”, ha commentato lo sceneggiatore Hermann Florin. “Avvincente e pieno di colpi di scena, può divertire molto ma racconta anche molto della nostra realtà politica e mediatica. Per ovvie ragioni, non è stato possibile adattare fedelmente il libro ma lo abbiamo usato come fonte principale di ispirazione: alcuni fatti mostrati dal film potrebbero anche non essere veri ma sono veritieri”.
La vera storia
La storia del film di Rai 3 La verità inventata si basa su eventi realmente accaduti. Nell’inverno del 2018, la Germania fu scossa dal più grande scandalo mediatico dai tempi dei diari falsi di Hitler. Juan Moreno, un giornalista investigativo, aveva pubblicato la storia di un reporter che aveva "romanzato" i suoi premiati articoli con eserciti di personaggi inventati. Lo "scandalo Relotius", così chiamato dal nome del giornalista accusato di essere un autore di fake news, ha trovato l'ulteriore approfondimento di Moreno con pubblicazione di un libro di saggistica, che è a tutti gli effetti una storia investigativa sulla ricerca della verità nell'era delle notizie false.
La trama di Mille righe di bugie di Juan Moreno) assomiglia a quella del film del 2003 L’inventore di favole sul reporter del New Republic, Stephen Glass, un film che il giovane giornalista di Der Spiegel, Claas Relotius, aveva visto come un monito durante il suo corso di giornalismo.
Claas Relotius era considerato un giornalista dotato del grande talento di scoprire storie incredibili da tutto il mondo: un vivido resoconto dall'interno di un carcere ad alta sicurezza in California; la storia di come i graffiti di un ragazzo abbiano innescato la guerra in Siria; un'intervista esclusiva ai genitori della star del football americano Colin Kaepernick. Prima di essere smascherato, aveva anche vinto il massimo premio per i giornalisti tedeschi, il Reporterpreis, per quattro volte in sei anni. Un giudice aveva elogiato le sue storie come qualcosa che "salta fuori dalla pagina quasi come se fosse letteratura". Era, persino, in lizza per una promozione a Der Spiegel.
Nel 2018, Relotius fu affiancato da un collaboratore del giornale, Moreno, per scrivere sulla carovana di migranti dell'America centrale che si dirigeva verso gli Stati Uniti. A Moreno fu assegnato il compito di seguire un gruppo di migranti in fuga dal loro paese alla ricerca di una vita migliore, mentre Relotius pianificava di infiltrarsi in una pattuglia di vigilanti al confine. Il fatto che Relotious, all’epoca trentaduenne, sia riuscito a farlo in pochi giorni, insieme alle istruzioni da sceneggiatura che aveva fornito al suo coautore, destò i sospetti di Moreno stesso. Rischiando di scontrarsi con i suoi editori, Moreno intraprese un viaggio di due mesi per smascherare le bugie del suo collega, recandosi nel deserto del Sonora per incontrare i vigilanti le cui storie Relotius aveva così drammaticamente abbellito.
Quello che rende Mille righe di bugie così avvincente è che Moreno non si presenta come un arbitro invisibile della verità, ma rimane onesto riguardo ai suoi dubbi e all'ego che ha guidato la sua ricerca. Figlio di migranti andalusi, Moreno scrive come a volte si sente un impostore nel mondo prevalentemente bianco dei media tedeschi. A Der Spiegel, aveva trovato un ruolo "come una sorta di esperto delle persone con i capelli neri". Poi è arrivato Relotius, biondo e quasi 15 anni più giovane, un "teutone ad alte prestazioni", baciato dagli dèi del giornalismo.