Laura Bono torna a incontrare i suoi pezzi di cuore, i suoi fan, per due imperdibili concerti, uno il 12 maggio 2023 a Roma (Largo Venue) e uno il 14 maggio a Milano (ai Magazzini Generali). E già basterebbe questo a far notizia.
Ma i due concerti rappresentano molto di più che due semplici eventi a cui dare risonanza. E i motivi sono tanti: lo Scusate il ritardo Tour 2023 segna per l’energica performer e cantautrice il ritorno sulle scene in veste di solista dopo la fortunata esperienza con Le Deva. In più, dà l’avvio della collaborazione di Laura Bono con la factory creativa Freak & Chic, che si occuperà anche a 360 gradi del suo nuovo progetto musicale.
A spiegare perché proprio Freak & Chic è la stessa Laura Bono nel corso di quest’intervista. La raggiungiamo telefonicamente mentre si sta riprendendo da una fastidiosa caduta. “Niente di grave”, ci tiene subito a precisare. Ma che non fosse nulla di particolarmente inficiante era chiavo a chi ha cominciato a seguirla sul suo canale Telegram, un canale che da poco creato ha avuto una vertiginosa crescita di iscritti nel giro di pochissimi giorni. Segno che quei pezzi di cuore che dal 2005, anno della vittoria a Sanremo Giovani con Non credo nei miracoli, la seguono avevano bisogno di starle accanto e farle sentire il loro supporto.
L’intervista avviene pochi giorni dopo il lungo e commovente post che Laura Bono aveva affidato ai social per manifestare la sua urgenza di tornare a proporre canzoni che fossero esclusivamente sue, in grado di parlare delle sue luci e delle sue ombre. Quello con le Deva non è stato un addio accompagnato da porte sbattute in faccia, anzi. Laura Bono ha trovato la piena solidarietà e l’appoggio delle colleghe Greta Manuzi, Roberta Pompa e Verdiana Zangaro, con cui di recente aveva trionfato al Kenga Magjike, importante festival albanese.
Ed è da questo punto che parte inevitabilmente il nostro confronto. Tuttavia, quando si ha come interlocutrice Laura Bono è difficile scindere personaggio e persona: a differenza di altri, Laura Bono non ha mai finto di essere chi non è. Eternamente giovane, quattro album da solista all’attivo e un animo delicato che potrebbe benissimo rientrare nella categoria dei rottincuore, Laura Bono non nega risposte. E si lascia andare al flusso delle sue emozioni e dei suoi pensieri.
Intervista esclusiva a Laura Bono
Cosa ti ha portato a lasciare le Deva in un momento di particolare successo per il gruppo, reduce dalla vittoria di un importante festival in Albania?
Lasciare è un verbo che non mi piace mai usare, ancora di più in questo caso. Sentivo semplicemente la necessità di prendermi dello spazio per me e per le mie canzoni, per Laura Bono come persona e come artista. Con le ragazze ho un forte rapporto di sorellanza che non è mai stato messo in discussione: ci vogliamo un bene dell’anima e ci sentiamo tutti i giorni. Non ci siamo mai detti addio. Loro sapevano del mio forte desiderio, diventato poi una necessità, e hanno approvato la mia scelta, la mia decisione di prendermi del tempo per me stessa. Continuano a sostenermi come io sostengo loro: brillano anche senza di me!
Hai usato il termine sorellanza, parola che mi porta a riflettere come in questo momento tu, entrando nella scuderia di Freak & Chic, abbia trovato un’altra sorella in Romina Falconi.
Conosco Romina come artista da diversi anni. Siamo sempre state in rapporti amichevoli: ci siamo ritrovate in più di un’occasione a cantare insieme o nelle stesse manifestazioni. Una sera, eravamo a cena con degli amici in comune quando io le ho fatto ascoltare una canzone che avevo scritto da poco e lei una sua. “No, Laura, non esiste che tieni le tue canzoni in un cassetto”, sono state le sue parole. Da quel momento, abbiamo cominciato a frequentarci come amiche: ci siamo praticamente amate all’istante!
La sua presenza è preziosissima: ho una stima immensa nei suoi confronti sia per il suo lavoro di artista e autrice (scrive dei testi pazzeschi che sono taglienti e profondi allo stesso tempo) sia per quello incredibile di consulenza per altri artisti. Quindi, quando mi ha proposto di entrare in Freak & Chic, ho accettato con molto entusiasmo: ho sentito che eravamo sulla stessa lunghezza d’onda.
E i primi due eventi targati Freak & Chic saranno i due concerti che terrai a Roma e Milano. Cosa rappresentano per te?
Sicuramente un ritorno dai miei pezzi di cuore, che mi sono sempre stati accanto e che hanno sostenuto ogni mia scelta: da quella di mettere per un po’ da parte la carriera da solista per entrare nelle Deva a quella di oggi. Loro ci sono sempre stati, a volte magari un po’ silenti ma sempre lì per me. Spesso mi scrivevano che mancava loro la mia musica. Vedo i due concerti come una reunion, durante la quale canterò tanti dei brani appartenenti ai miei quattro album da solista ma anche i nuovi singoli che usciranno in primavera.
Tanti brani scritti ma tenuti nel cassetto. Cos’è per te la scrittura?
La scrittura è sempre stata una parte fondamentale della mia vita. Già a dieci anni scrivevo delle storie a cui poi attaccavo una melodia, senza suonare alcuno strumento. Le cantavo e obbligavo i vicini ad ascoltarmi: poverini! Se avessi avuto degli strumenti e dei musicisti a disposizione, quelle storie sarebbero state canzoni a tutti gli effetti: ho capito in quel momento che la mia vita sarebbe stata fare la cantautrice e, quindi, cantare le mie storie. Avevo bisogno di esprimermi a mio modo e scrivere canzoni era ed è la maniera che ho trovato per tirare fuori quello che ho dentro.
Ho sempre continuato a scrivere, anche quando stavo con le Deva. Qualche canzone che ho scritto è stata cantata insieme alle ragazze ma altre non potevamo farle: avevano un’identità troppo “Laura Bono” e, quindi, difficilmente conciliabili con il progetto. Ma io ho continuato a scrivere per assecondare la mia necessità e mettevo tutti i brani in una cartella. Un giorno, aprendola, ho visto davanti a me una quantità enorme di canzoni: mi son sentita come se in tutto questo tempo non mi stessi ascoltando o prendendo cura di me. Tutte quelle canzoni avevano bisogno in qualche modo di uscire.
Sai già il titolo del primo singolo che lancerai?
Non ancora. Di brani ne oltre cento. Ne ho selezionati al momento 53 e stiamo ancora decidendo a quale dare priorità.
Quant’è nel frattempo cambiata Laura Bono?
Non sono cambiata. Ho la fortuna come Peter Pan di sembrare un’eterna bambina. Ci sono stati però degli eventi che hanno sicuramente cambiato i miei stati d’animo. Ho cominciato un percorso grazie a cui sto cercando di accettare sia la mia luce sia la mia ombra. Sono fatta di tanta ombra ma anche di tanta luce, due aspetti che a volte si combattono tra di loro. Ho sofferto molto di depressione e ho avuto molti attacchi di panico, motivo per cui ho realizzato che le canzoni da sole non bastavano. Seguo tuttora un percorso psicologico: lo consiglio a chiunque per conoscere bene se stessi. Io ancora non ho capito bene chi sono, però so che mi odio e un po’ mi amo.
Guardando al passato, pensi che l’esperienza televisiva a Music Farm abbia inficiato la tua carriera?
Se tornassi indietro, accetterei di farla nuovamente: come tutti gli artisti, ho una bella dose di esibizionismo! Un format di quel tipo dà la possibilità di poter arrivare veramente alla gente: volevo che le persone mi conoscessero per quello che ero e che mi amassero e volessero bene. In definitiva, ho sempre cercato l’amore. In più, stavo in un loft con artisti tra loro molto diversi: nomi emergenti come me, Pago (con cui ancora oggi siamo molto amici) e Jenny B., e altri forti, come Franco Califano, Ivana Spagna e Alberto Fortis.
Ma c’erano anche altre ragioni dietro. La Emi, l’etichetta discografica con cui ero sotto contratto, stava attraversando un periodo un po’ instabile, ballavano molte sedie e non si sapeva nemmeno se sarebbe rimasto lo stesso direttore. Di conseguenza, avevo notato che c’era come il freno a mano tirato per quanto riguarda la promozione del mio lavoro.
Ero reduce dalla vittoria a Sanremo Giovani ma non c’era nulla all’orizzonte, a parte l’apertura dei concerti di Vasco Rossi: c’era come la paura di fare qualsiasi tipo di scelta promozionale. Il mio produttore Piero Cassano, tuttora un mio carissimo amico, mi ha proposto il programma e, mettendo insieme il mio essere un po’ esibizionista e il mio desiderio di amore, ho deciso di vivermi quell’esperienza. Si trattava comunque di cimentarsi in continue sfide canore: rimanevo sempre in ambito musicale, non andavo all’Isola dei Famosi a far tutt’altro e non sminuivo il mio lavoro.
La vittoria a Sanremo Giovani con Non credo nei miracoli ti ha portata anche fuori dall’Italia. In molti forse non lo ricordano ma ad esempio in Finlandia eri venerata come una star.
Eh sì, mi sono ritrovata persino nelle prime pagine dei giornali. Quando salivo su un aereo, mi ritrovavo la gente che a un certo punto mi fissava: ero quella che fino a qualche istante prima avevano visto sul giornale che avevano in mano: “è lei o non è lei?”.
Mi diverte ricordare come una volta sono finita sui giornali per un aneddoto divertente. Avevo partecipato a un concerto benefico per bambini terminali. C’erano con me tantissimi altri artisti, tra cui Ronn Moss, l’ex Ridge di Beautiful di cui ero innamoratissima sin da bambina. In quell’occasione, ci hanno fotografati insieme mentre, a causa della musica ad alto volume e della sua altezza, parlavamo in maniera fitta e la mia faccia era vicinissima alla sua. Dallo scatto, sembrava quasi che fossimo in intimità e che ci stessimo baciando. È venuto fuori che avevamo una relazione: ti rendi conto? (ride, ndr).
Un’altra volta invece è capitato di ritrovarmi in prima pagina per un’ospitata al Grande Fratello sempre finlandese. Uno dei concorrenti di cui dovevo essere la sorpresa, credendo di non ricevere più la mia visita, per protesta si è spogliato completamente. Tra l’altro, non so come abbia fatto perché fa molto freddo in Finlandia! Me lo sono ritrovato nudo davanti alla vetrata dietro alla quale stavo. In prima pagina, lui nudo ma censurato e io con gli occhi sbarrati per l’incredulità!
E non è tutto. In quegli anni presidente era una donna, Tarja Halonen. Ero lì per l’apertura dei giochi olimpici in cui rappresentavo l’Italia. Mi ha vista e si è innamorata subito: mi ha portata a colazione, a pranzo e anche a cena!
Da piccola, hai praticato sport come il calcio o il karate. Che ne pensavano le tue coetanee?
Ero sin da piccola quello che si direbbe una teppista! Crescendo, ho fatto sport che oggi praticano tantissime donne senza essere necessariamente viste come dei maschiacci. Anche se un po’ maschiaccio lo ero: sono cresciuta con due fratelli maggiori ed erano loro il mio modello di riferimento. Le mie coetanee non avevano un giudizio negativo nei miei confronti ma mi sono resa conto col tempo che mi sentivo sempre tanto sola.
Ero quella che metteva insieme le compagnie e le persone, che faceva ridere tutti e che era benvoluta. Mi cercavano in tanti però dentro mi sentivo sola. Non avevo una migliore amica, aspetto che spesso mi faceva stare male. Mi chiedevo perché non riuscissi ad averne una: non so se fossi semplicemente io a non riuscire nella mia solitudine a dare spazio a un’amicizia di un certo tipo. Sto ancora cercando di capire il perché: la sensazione di solitudine mi ha accompagnato per gran parte della mia vita, nonostante fossi sempre al centro della festa.
E oggi hai una migliore amica?
Si, ce l’ho.
L’aver dichiarato pubblicamente il tuo orientamento sessuale ha portato più vantaggi o svantaggi alla tua carriera?
Svantaggi? No. Non ho mai nascosto la mia identità, tendevo semmai a non ostentarla. Avevo un compagno ma che mi piacessero anche le donne era noto a chi mi frequentava. Semplicemente, non volevo far pubblicità della cosa, non la ritenevo importante. Ne erano a conoscenza coloro che mi circondavano ma non i miei genitori. Quando poi ho scritto Segreto, ho sentito invece la necessità di aprirmi di più. C’era però un problema: avevo bisogno di dirlo ai miei. Ho allora rilasciato un’intervista a Vanity Fair ma prima che uscisse ho chiamato mia madre per parlarne.
Avevo scritto appositamente Segreto e avevo deciso di farlo uscire in quel periodo proprio perché avevo bisogno che lei sapesse veramente io chi fossi e per dare probabilmente una spinta a tutti quelli che come me avevano bisogno di un aiuto.
Come ha reagito tua mamma?
L’ha accettato. Mi ha sempre amata e forse mi ha amata ancora di più da quel momento. Le è dispiaciuto semmai che non gliene avessi parlato prima. So che non tutti hanno la fortuna di avere dei genitori che riescono a comprendere e amare. E io avevo paura di non essere capita: sapevo che aveva una mentalità di vecchio stampo e che magari il suo sogno era quello di vedermi felice con un uomo: mi ha sempre visto indifesa e forse un uomo nel suo pensiero poteva proteggermi. Ma ha accettato il mio orientamento e ha continuato a volermi un gran bene, come sempre. Poi, quando ha visto che con Federica ero felice, ha vinto definitivamente ogni timore. Si è rilassata, mi ha come vista al sicuro e protetta anche con una donna al fianco.
Che effetto ti fa essere considerata ancora oggi un’icona queer?
È una figata. Mi piace perché vuol dire che la gente ha fiducia in me. Mi sento una persona vera e la gente lo percepisce. Anche quando stavo con un uomo (e ci sono stata per 13 anni) non è stato per copertura: l’ho amato tantissimo. Lui sapeva che ogni tanto perdevo la testa per qualcuna ma che poi tornavo sempre indietro: è capitato.
Una storia lunga e cementata che non era di certo di parvenza.
Esatto. Poi, ho conosciuto Federica e stiamo insieme da oltre una decina d’anni.
Cos’è per te l’amore?
L’amore con Federica è stato un andare insieme all’inferno e risalire sempre insieme fino al paradiso. L’amore è conoscere tutto di noi e decidere di accettare anche la parte più buia, le ombre di cui parlavamo prima. Federica conosce il mio buio e credo che riesca a camminarci attraverso meglio lei che io. A volte, questo mi disarma ma per me è importante vedere la persona che ami star meglio di te quando è tutto buio.
Qual è il ricordo più bello della tua vita, personale o artistico?
Sai che non lo so? Mi hai messo in crisi. Ci scriverò una canzone su questa cosa!
Una domanda che non ti avranno mai fatto. Sono ironico, ovviamente. Credi oggi nei miracoli?
Il testo della canzone termina con “io non credo nei miracoli… se potessi tu sorprendermi”. Quindi, non è vero che non credo nei miracoli: è semmai difficile che accadano. Io credo nei miracoli e vorrei essere sorpresa.
Quale potrebbe essere la sorpresa?
Il riuscire a voltare delle pagine della mia vita che non sono ancora riuscita a voltare.
Chiudiamo con il sorriso. Una delle tue primissime esperienze è stata a Momenti di gloria, programma di Canale 5 in cui la gente comune imitava i cantanti famosi. Una sorta di antesignano di Tale e Quale Show. Se ti proponessero di prendere parte al programma di Rai 1, accetteresti?
Voglio rimanere tale e quale a me stessa, Laura Bono.