Il Festival di Venezia si è concluso e ha incoronato miglior film All the Beauty and the Bloodshed di Laura Poitras. Per il terzo anno consecutivo, a vincere il Leone d’Oro è una donna, con un documentario sulla figura di Nan Goldin. Era dai tempi di Sacro Gra che un documentario non metteva le mani sul premio più importante.
La trama di All the Beauty and the Bloodshed
In All the Beauty and the Bloodshed, Laura Poitras ripercorre la storia epica ed emozionante dell’artista e attivista di fama internazionale Nan Goldin, raccontata attraverso diapositive, dialoghi intimi, fotografie rivoluzionarie e rari filmati, della sua battaglia per ottenere il riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler per le morti di overdose da farmaco. Il film intreccia il passato e il presente di Goldin, l’aspetto profondamente personale e quello politico, dalle azioni del P.A.I.N. presso rinomate istituzioni artistiche alle immagini di amici e colleghi catturate da Goldin, passando per la devastante Ballad of Sexual Dependency e la leggendaria mostra sull’AIDS Witnesses: Against Our Vanishing del 1989, censurata dal National Endowment for the Arts.
La storia inizia con P.A.I.N., un gruppo da lei fondato per indurre i musei a rifiutare i fondi Sackler, togliere lo stigma alla dipendenza e promuovere strategie di riduzione del danno. Ispirato da Act Up, il gruppo ha orchestrato una serie di proteste atte a denunciare i Sackler e i crimini della Purdue Pharma, produttrice dell’ossicodone. Al centro del film campeggiano le opere d’arte di Goldin The Ballad of Sexual Dependency, The Other Side, Sisters, Saints and Sibyls e Memory Lost. In queste opere, Goldin ritrae gli amici rappresentandoli con bellezza e cruda tenerezza.
Queste amicizie e l’eredità della sorella Barbara sono alla base di tutta l’arte di Nan Goldin.
“Ho iniziato a lavorare a questo film con Nan nel 2019, due anni dopo che aveva deciso di sfruttare la sua influenza come artista per denunciare la responsabilità penale della ricchissima famiglia Sackler nell’alimentare la crisi da overdose”, ha dichiarato Laura Poitras.
“Il processo di realizzazione di questo film è stato profondamente intimo. Nan e io ci incontravamo a casa sua nei fine settimana e parlavamo. All’inizio mi ha attratta la storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato un’epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavamo, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare, e che il nucleo del film è costituito dall’arte, dalla fotografia di Nan e dall’eredità dei suoi amici e della sorella Barbara. Un’eredità di persone in fuga dall’America”.
Chi è Laura Poitras
Laura Poitras, classe 1964, è una regista e giornalista. Il suo Citizenfour, il terzo capitolo di una trilogia dedicata al post 11 settembre, ha vinto un Oscar come miglior documentario, ma anche altri premi sparsi per il mondo, dal British Film Award al Gotham Award.
My Country, My Country, la prima parte sull’occupazione americana dell’Iraq, aveva ricevuto una nomination all’Oscar. La seconda parte, The Oath, incentrata su Guantanamo e sulla “guerra al terrorismo”, ne aveva ricevute due agli Emmy.
All the Beauty and the Bloodshed, il progetto in collaborazione con la leggendaria artista e attivista Nan Goldin, oltre che a Venezia sarà presentato anche al Toronto Film Festival e al New York Film Festival. Uscirà nelle sale americane grazie a Neon e in quelle italiane con I Wonder Pictures.
Da giornalista, Laura Poitras ha vinto il Premio Pulitzer per il giornalismo di servizio pubblico nel 2014 per un reportage sulla sorveglianza di massa globale da parte della NSA. Ma ha avuto anche diversi altri riconoscimenti per il suo lavoro, tra cui una borsa di studio “genius” da parte della Fondazione MacArthur e un Peaword Award.
Nel 2006, il governo degli Stati Uniti ha inserito Laura Poitras in una lista di terroristi: per sei anni, l'hanno trattenuta e interrogata alla frontiera ogni volta che tornava dall’estero. Secondo alcuni documenti segreti dell’Fbi, ottenuti da Laura Poitras grazie a una causa, è stata sorvegliata per molto tempo e oggetto di un’indagine riservata.
Nel 2014, all’indomani delle rivelazioni di Snowden, alcuni funzionari di alto livello della Cia hanno fatto pressioni affinché fosse lei a mediare per ottenere informazioni e spianare così loro la strada per la persecuzione. La richiesta però non ha avuto seguito.