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Le Bambole di Pezza, perché le donne valgono – Intervista esclusiva a Morgana Blue

bambole di pezza
Morgana Blue, chitarrista e storica fondatrice della band punk rock al femminile Bambole di Pezza, ci presenta Contare 0, il loro ultimo singolo. Da sempre impegnata nel portare avanti la lotta al gender gap, ci racconta le lotte politiche della band all’insegna in un mondo veramente inclusivo per le donne.
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Erano i primi anni Duemila quando le Bambole di Pezza cantavano che le streghe erano tornate: era quello il manifesto che si celava allora come ora dietro al loro rock punk totalmente dedito alle tematiche femministe, all’uguaglianza di genere e alla lotta contro la violenza e il sessismo. In un’epoca in cui il termine empowerment femminile non era stato ancora coniato, loro cantavano di aborto, disturbi alimentari e violenza sessuale senza girarci intorno.

Dopo due album pubblicati tra il 2003 e il 2004, le Bambole di Pezza sono rimaste in silenzio per via delle vicissitudini che hanno accompagnato la band ma Morgana Blue e Dani Piccirillo non hanno mai perso la voglia di portare avanti le loro lotte. Tanto che, rimettendo in piedi la formazione con l’innesto di tre giovani ragazze (Cleo, Xina e Kaj), sono ritornate in scena più arrabbiate che mai per combattere quegli stereotipi e quei cliché che faticano a morire, soprattutto tra le fila delle vecchie generazioni.

Si sono susseguiti così singoli come Favole (mi hai rotto il caxxo), Rumore, Non sei sola e Io non sono come te. E un intero terzo album, Dirty, che uscito nel luglio del 2023 sarà disponibile dal 17 novembre in un’edizione deluxe che conterrà il nuovo singolo Contare 0 e altri due brani inediti. Con Contare 0, le Bambole di Pezza mostrano tutta la loro sensibilità a fianco di chi sta vivendo o ha vissuto difficoltà nella loro vita. In occasione della Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne il 25 novembre faranno un concerto-evento all’Alcatraz di Milano a sostegno della causa.

E allora potevamo noi di TheWom.it non incontrare le Bambole di Pezza nella persona di Morgana Blue, una delle storiche fondatrici? Ovviamente no.

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Le Bambole di Pezza.

Intervista esclusiva a Morgana Blue

“Il femminile va bene: siamo molto attente alla questione gender ma, identificandoci nel messaggio femminista che da sempre portiamo avanti, il femminile per noi assume anche un senso filosofico”, mi risponde Morgana Blue, leader da sempre del gruppo punk Bambole di Pezza. “Difendiamo i diritti delle donne per poi difendere il gender nel senso più ampio dell’accezione”.

Contare 0 è il vostro nuovo singolo, contenuto anche nella versione deluxe del vostro ultimo album, Dirty, in uscita il prossimo 17 novembre.

Una volta quando si faceva un disco, c’era il tempo di goderselo. Adesso invece si deve correre tantissimo: è un po’ la logica del consumo veloce che attanaglia la società contemporanea. Noi che abbiamo cominciato all’inizio degli anni Duemila, abbiamo attraversato un po’ tutti i cambiamenti dell’industria musicale e potuto testimoniare anche come sia cambiata la comunicazione social. Ragione per cui, quando abbiamo deciso di riformare il gruppo, abbiamo cercato per mari e per monti giovani ragazze che potessero avere un linguaggio più vicino a quello di oggi. I cambiamenti ci hanno sempre stimolate ed è divertente vedere come all’interno delle stesse Bambole di Pezza coesistano punti di vista differenti: è dalla diversità che nasce sempre qualcosa di interessante. Sarebbe stupido non farsi contaminare dalle diversità: sono anni che lottiamo per far arrivare anche questo messaggio.

Quale esigenza si porta dietro una canzone come Contare 0?

La canzone parla della difficoltà di trovare un proprio spazio nel mondo. L’ha scritta Cleo, la nostra cantante, ed è per lei molto autobiografica: ha voluto nel testo dichiarare il disagio che si vive senza necessariamente trovare una soluzione. L’intento era quello di descrivere la sensazione che si prova, soprattutto quando in età adolescenziale o preadolescenziale non si riesce a reagire ai momenti tristi o malinconici perché ancora la propria personalità non è del tutto formata. Il contare zero è qualcosa che tutti quanti abbiamo vissuto e che viviamo tutt’oggi anche per via dei social, dove comunque è più facile essere giudicati rispetto a un tempo e sentirsi non visti o esclusi.

Immagino che nel tuo percorso ti sarai sentita dire diverse volte di non contare nulla.

È successo tante di quelle volte che posso notare quanto una volta quella frase fosse in grado di spingerti verso la resa. Ci si arrendeva di fronte a chi diceva qualcosa del genere o ti poneva ostacoli davanti al tuo percorso. Col tempo, ho acquisito la capacità di guardare oltre perché, comunque, ancora oggi ricevo tantissimi no o trovo tante porte chiuse, anche nel mercato discografico. Di fronte a ogni no, mi ripeto “io valgo, noi valiamo”: auguro a ogni donna in qualsiasi ambito, soprattutto in quello lavorativo, di concentrarsi sul proprio valore e non su quello che le dicono. Può sembrare una banalità ma è la chiave di svolta: a un no, anteponiamo il nostro valore.

Personalmente, sono contenta di essere riuscita a superare tutti questi anni con le loro difficoltà ed essere ancora qui con le Bambole di Pezza. Tutte le band hanno una loro storia fatta non sempre di momenti bellissimi ma anche di difficoltà. Ed io sono felice di aver acquisito la capacità di rimanere ferma nei miei propositi anche quando hanno cercato di svalorizzarmi: è quello che mi fa andare avanti e che mi auguro porti ad avere gratificazioni sempre maggiori.

L’io valgo non è soltanto un claim pubblicitario. È un pensiero da attuare costantemente anche nel rapportarsi con l’altro sesso, con cui si creano delle dinamiche di potere non sempre piacevoli. A oggi, è ancora così complicato confrontarsi con il mondo dell’industria discografica?

È difficile ancora oggi perché il mondo discografico è ancora un po’ troppo maschilista rispetto ad altri. Basta guardarsi intorno per notare come esistano pochissime donne che suonano. Nel rock, è persino raro trovarne qualcuna: il genere è sempre stato considerato maschile. Anche le giornaliste che scrivono di rock sono pochissime. Al 95%, in tutti i suoi settori, quello musicale è un universo dominato dagli uomini, che sono fin troppe volte mossi da pregiudizio nei confronti di una donna senza che nemmeno se ne rendano conto perché certe bias sono duri a morire.

Prendiamo l’esempio di Madonna, incazzatissima con il settore discografico. Con le sue lotte contro un sistema che non le dà più spazio, sta diventando la voce di tutte noi ma anche delle giovani ragazze che verranno. È mai possibile che per una donna si prenda in considerazione l’età e per un uomo no? Perché Mick Jagger può continuare a stazionare in classifica con la sua musica nuova e lei no? C’entra forse un discorso sulla sessualizzazione del corpo delle donne?

Non voglio comunque essere pessimista in toto. Qualche piccolo evoluzione in positivo si nota ma sono veramente tante e troppe le barriere ancora da superare. Nel mondo del pop mainstream vi vedono sicuramente molte più donne ma il problema nelle subculture e nei generi diversi sussiste ancora: a far rock punk siamo in poche, come bassa è la percentuale di donne che fanno trap rispetto a quella maschile. Ma resistiamo.

https://www.instagram.com/p/CyDn1ggsfh_/

Contare 0 sarà presentato live durante il concerto che terrete all’Alcatraz di Milano il 25 novembre in occasione della Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne. Non si tratterà di un concerto fine a se stesso ma legato a una particolare raccolta fondi.

La violenza sulle donne è qualcosa che purtroppo è ancora troppo presente nella nostra società. Abbiamo sposato il progetto Lady Day, ideato da Enzo Onorato, che si occupa di dare delle borse lavoro alle donne che hanno subito violenza. Fin troppe volte una donna che ha subito violenza viene abbandonata dallo Stato, rimanendo sola ad affrontare anche il reintegro e il rientro nel mondo lavorativo. Gli incassi e i fondi raccolti la sera del concerto serviranno alle borse lavoro: la nostra speranza è quella di riuscire ad aiutare più di una donna in maniera concreta e non solo a parole.

Le Bambole di Pezza hanno cominciato a cantare di empowerment femminile quando il termine forse non era stato nemmeno coniato. Qual è la spinta che all’inizio degli anni Duemila vi ha portate sulla strada dell’autodeterminazione femminile?

Erano gli anni in cui si cresceva con la pubblicità della Martini col culo gigante che campeggiava ovunque o con le vallette che, mezze nude, affiancavano i presentatori in giacca e cravatta. Era quello lo standard dell’immagine femminile iper sessualizzata ma non ce ne rendevamo conto perché era la normalità. Tuttavia, dentro di noi sentivamo crescere la rabbia verso quella rappresentazione che non era la nostra.

Una delle nostre hit dell’epoca è stata Le streghe: tremate che le streghe son tornate, un inno femminista che abbiamo voluto riprendere con rispetto per tutte le lotte femministe che erano state portate avanti e le conquiste raggiunte. È assurdo pensare come fino a meno di cent’anni fa le donne non avevano nemmeno diritto al voto: nell’inconscio collettivo, non erano considerate meritevoli di esprimersi alle urne e di decidere le sorti anche del loro Paese.

I pregiudizi nell’inconscio collettivo sono i più difficili da estirpare, soprattutto tra le vecchie generazioni. Le nuove sono molto più paritarie e attente alle questioni di uguaglianza, anche grazie al lavoro di chi come voi cerca anche con un linguaggio più al passo con i tempi e attento di sradicare quei cliché di cui nemmeno ci si accorge. A oggi, siamo contente di avere con la nostra rabbia nel nostro piccolo cominciato a dar voce ad argomenti che ancora oggi urliamo in nuove canzoni come Autoreggente, che sarà contenuta anch’essa nella versione deluxe di Dirty.

I titoli delle vostre canzoni sono sempre stati dei piccoli manifesti. Come anche i vostri video. In un frammento di quello di Contare 0, si vede scritta col rossetto in uno specchio la frase “Non mi definisci”.

Ancora oggi persiste la tendenza nel definire una donna in base all’uomo che le è più vicino. Siamo tutti mogli di, madri di, figlia di, amante di… Ecco perché bisogna ancora continuare a lottare e non mollare la presa, puntando sull’autodeterminazione di noi donne. È necessario che una donna non si arrenda o rinunci alle sue passioni: fin troppo spesso, lo si fa per diventare mamme o per restare accanto all’uomo che si era scelto. Ho perso tantissime amiche perché si fidanzavano o musiciste che rinunciavano al loro sogno per essere accondiscendenti. E no… occorre semmai trovarsi un uomo che ti ami per quello che sei e per quello che fai e non per quello che lui vuole che tu sia: il timore di non essere amate non deve smorzare la nostra autodeterminazione.

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Le hai cercate per mari e monti: come hai trovato le tre giovani ragazze che oggi compongono le Bambole di Pezza insieme a te e a Dani, fondatrici storiche del gruppo?

Fondamentalmente, oggi l’online ti permette di avere maggiori opportunità di conoscere una musicista rispetto a quando dovevi invece bussare porta per porta per chiedere chi volesse far parte del tuo gruppo. Abbiamo spulciato in rete e sono contenta della scelta fatta: abbiamo con noi ragazze davvero potenti e bravissime, con un approccio anche diverso dal nostro, molto più liquido. La liquidità è interessante: permette di confrontarci sulle lotte da portare avanti e il modo in cui farlo. Per le donne è sempre più difficile stare in gruppo ma nel nostro caso non puntiamo sulle individualità ma sull’obiettivo comune da raggiungere: siamo sempre tutte molto più che sincere e oneste e affrontiamo le criticità con il dialogo.

Al di là delle Bambole di Pezza, negli anni hai continuato e continui a portare avanti anche l’attività di dj.

Anche se negli ultimi tempi, l’ho messa un po’ da parte per dedicarmi al 100% alle Bambole di Pezza ma la mia speranza è quella di riuscire a fare entrambe le cose: chissà, in futuro potrei portare la consolle sul palco e contaminare qualche brano. Del resto, le contaminazioni ci sono sempre piaciute.

Ma anche il mondo della notte è ancora fortemente connotato dal gender gap?

I pregiudizi rimangono: è più facile che chiedano a un mio collega uomo un pezzo che a me. Per fortuna, la percentuale di donne tra i dj è sempre maggiore ed è la presenza il modo migliore di cambiare le regole ma sono sempre tante le cose su cui lavorare. A cosa serve ad esempio che le discoteche facciano pagare talvolta un prezzo ridotto alle donne se non per strumentalizzarle e avere più uomini in sala?

Oltre che sulla parola coraggio, Contare 0 punta sulla speranza. Cos’è per voi?

Sperare vuol dire guardare al futuro e alla volontà di migliorare sia il nostro progetto sia il mondo. A volte, penso che non facciamo solo musica: cerchiamo di fare anche politica, tentando di cambiare nel nostro piccolo lo status quo. E quando si cerca un cambiamento si fanno tanti sacrifici e rinunce. Auguriamo a tutti di avere speranza e di perseguirla.

Il poster del concerto delle Bambole di Pezza del 25 novembre all'Alcatraz di Milano.
Il poster del concerto delle Bambole di Pezza del 25 novembre all'Alcatraz di Milano.
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