Le gemelle silenziose, il film che ha sconvolto il pubblico di Cannes, arriva nelle sale americane e presto anche nelle nostre, distribuito da Universal Pictures. È interpretato da Letitia Wright e Tamara Lawrance e si basa su un’incredibile storia vera raccontata in un libro su due sorelle gemelle che comunicano solo l’una con l’altra.
La regia è affidata alla regista Agnieszka Smoczynska, giovane cineasta polacca che aveva già sconvolto gli spettatori con The Lure, un’opera in cui sperimentava con i generi del musical e dell’horror.
La vera storia del film Le gemelle silenziose
Al centro del film Le gemelle silenziose vi sono le gemelle nere June e Jennifer Gibbons. Nate nel 1963, hanno trascorso l’infanzia ovunque le portasse il lavoro del padre nella RAF prima di stabilirsi a Pembrokeshire, nel Galles. Sin dalla prima elementare, le due sorelle sono state vittima di bullismo per il loro modo di comportarsi, del tutto anomalo rispetto ai coetanei. E anche a casa le cose non andavano decisamente meglio: bistrattate dai fratelli e persino dai genitori, assumevano comportamenti sempre più estremi e isolanti.
Imprevedibili, June e Jennifer facevano tutto all’unisono e quasi non parlano con nessun altro, fino a quando all’età di otto anni hanno smesso di comunicare con il mondo intero e cominciato a parlare solo tra di loro. Nella sicurezza che garantiva alle sorelle solo la loro cameretta, hanno spazio alla loro fervida immaginazione. Realizzavano con le loro mani i giocattoli di cui si circondavano e che poi mettevano al centro di “spettacoli” che scrivevano insieme. Si sono inventate persino una loro radio e hanno sviluppato un linguaggio unico, che in seguito si scoprirà essere un mix di barbadiano e inglese.
Il loro comportamento è andato avanti per anni e anni, confondendo familiari e docenti che sono ricorsi al sostegno di uno psicologo infantile, Tim Thomas. La terapia seguita con annessa separazione forzata non ha però portato a nessun risultato. June e Jennifer sono sempre rimaste mute al cospetto degli altri, a differenza di quanto avveniva nella loro stanza, diventata un mondo a cui nessuno aveva accesso.
Nel 1979, a 16 anni, le gemelle hanno lasciato la scuola. Ossessionate dalla cultura pop americana, hanno maturato una fissazione nei confronti dei fratelli Kennedy, ragazzi americani bianchi appena arrivati in una vicina cittadina. I Kennedy le hanno introdotte alla droga facendo sì che June e Jennifer cominciassero un’esistenza totalmente scollegata dalla precedente con un minimo di relazioni sociali. Hanno ripreso a parlare con gli altri e sperimentato di tutto. Sempre più gelose l’una dell’altra, hanno anche commesso diversi atti criminali e sono finite presto in carcere.
Con 16 diversi capi di imputazione (tra cui furto con scasso, rapina e incendio doloso) a loro carico, a 19 anni June e Jennifer sono state internate. Ciò le ha riportate al loro universo silenzioso. Hanno rimesso in atto i loro strani comportamenti e reagito con violenza a chiunque cercasse di fermarle. Nell’ospedale psichiatrico di massima sicurezza di Broadmoor sono state trattate al pari di serial killer e violenti criminali, sebbene fossero tra le più giovani pazienti mai ospitate prima.
La giornalista Marjorie Wallace, che ha seguito il loro caso sin dall’inizio del processo, è riuscita a mettersi in contatto con loro e ne ha guadagnato la fiducia. Le ha intervistate mentre erano ancora all’interno dell’ospedale in cui hanno trascorso più di un decennio. E dalle interviste è nato il libro che ora è alla base del film Le gemelle silenziose.
Due ragazze come tante
A trasformare Le gemelle silenziose in un film è stata la regista polacca Agnieszka Smoczynska, profondamente colpita dalla sceneggiatura redatta da Andrea Seigel. “Durante la lettura, mi sono divertita ma anche spaventata”, ha ricordato la cineasta. “Ero incredula di fronte alla storia delle due gemelle, due adolescenti che, sebbene avessero comportamenti al di fuori dell’ordinario, erano due ragazze che mettevano in atto meccanismi simili a tante altri loro coetanee”.
June e Jennifer Gibbons, per via delle difficoltà che hanno sperimentato durante l’infanzia, hanno rifuggito il mondo esterno e hanno messo a dura prova i loro stessi limiti. “Hanno provato il peso del bullismo. Nessuno le ha comprese, nemmeno lo psicologo che doveva curarle, e sono finite a vivere gli anni della loro giovinezza in carcere. La punizione avuta ha superato di gran lunga i crimini commessi”, ha aggiunto la regista. “Sono state vittima l’una dell’altra e dell’ambiente circostante, vivendo una sorellanza unica ma al tempo stesso paradossale: non potevano stare lontane ma nello stesso tempo si sarebbero uccise a vicenda”.
Sorellanza, esclusione e arte
La storia di Le gemelle silenziose è alquanto curiosa e per certi versi preoccupante ma ben altro è lo scopo del film. “Oltre a esplorare temi come il razzismo e l’esclusione, era importante entrare nella testa delle ragazze per capire quanto straordinarie fossero la loro immaginazione e sensibilità”, ha evidenziato Smoczynska. “Ho voluto raccontare la storia attraverso i loro occhi e provare con quanto romantico stupore adolescenziale guardassero il mondo. Il loro è stato un rapporto bello, potente e tossico. Ma alla base c’era una sola grande paura: se fossero entrate in relazione con gli altri, si sarebbero perse. Come stava per accadere quando da adolescenti sperimentano la prima infatuazione”.
Non meno peso, tuttavia, ha avuto sulla psiche delle sorelle Gibbons la loro origine. “Per tale ragione, la loro vicenda è anche una storia di esclusione”, ha proseguito la regista. “June e Jennifer rappresentavano “l’altro”, il diverso che la società e il sistema allontanano e rifiutano. I Gibbons erano appena arrivati nella loro cittadina ed erano stranieri. Tutto normale se non per il fatto che erano l’unica famiglia nera della zona, non lontano da una delle città più bianche e razziste del Galles”.
Tuttavia, l’arte e la creatività sono state una via di fuga per le gemelle. “Le gemelle silenziose è anche un film che propone il ritratto dell’artista in senso lato. Incomprese e disperate, June e Jennifer comunicavano con il mondo attraverso la loro arte”, ha concluso Agnieszka Smoczynska. A interpretare June e Jennifer da adolescenti sono rispettivamente Letitia Wright e Tamara Lawrance mentre da bambine hanno il volto di Leah Mondesir-Simmonds e Eva-Arianna Baxter. La giornalista Marjorie Wallace è invece supportata da Jodhi May.