Le vele scarlatte è il nuovo film di Pietro Marcello. È stato scelto come titolo di apertura della Quinzaine des Réalisateurs, una delle sezioni parallele del Festival di Cannes 2022.
Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Aleksandr Grin, Le vele scarlatte è stato scritto da Marcello con Maurizio Braucci e Maud Ameline con la collaborazione di Geneviève Brisac. Prodotto da CG Cinéma e Avventurosa con Rai Cinema, Le vele scarlatte arriverà prossimamente nelle nostre sale grazie a 01 Distribution.
Cosa racconta il film
Le vele scarlatte, film diretto da Pietro Marcello, ci porta nel nord della Francia. Qui, Juliette cresce da sola con il padre Raphaël, un veterano della Prima guerra mondiale. Appassionata di canto e musica, Juliette ha uno spirito solitario. Un giorno, lungo la riva di un fiume, incontra una maga che le predice che delle vele scarlatte arriveranno per portarla via dal suo villaggio. Juliette non smetterà mai di credere nella profezia.
Liberamente ispirato al romanzo di Grin, scrittore russo pacifista del XX secolo, Le vele scarlatte è un racconto popolare, musicale e storico, al confine con il realismo magico.
La parola al regista
A spiegare le ragioni per cui ha scelto Le vele scarlatte come suo nuovo film è lo stesso Pietro Marcello, che torna alla Quinzaine a un anno di distanza dalla presentazione del progetto Futura, un’inchiesta collettiva realizzata con Francesco Munzi e Alice Rohrwacher.
“In un primo momento, non avevo programmato l’adattamento. È stato il mio produttore Romain Blondeau che mi ha suggerito di leggere il romanzo. Aleksandr Grin fu uno scrittore di avventure, nato alla fine del XIX secolo. Un socialista rivoluzionario che iniziò la sua carriera letteraria dopo la rivoluzione del 1905. Fu anche arrestato diverse volte a causa delle sue attività politiche. Le sue opere di maggior successo furono pubblicate dopo la Rivoluzione d’Ottobre ma, a dispetto del successo, il tono antimilitarista e romantico dei suoi libri non si adattava alla nuova era e gli editori smisero di pubblicarlo. Morì da emarginato, in povertà”, ha spiegato.
“La prima cosa di Le vele scarlatte che ha catturato il mio interesse è stata la relazione tra il padre (nel film con il volto di Raphaël Thiéry) e la figlia (Juliette Jouan). Quando la madre muore, il padre deve prendersi cura della bambina. E il legame che si forma tra loro è ciò che mi ha affascinato. Ed è stato ancora più affascinante immaginare cosa sarebbe successo alla morte del padre. Nel romanzo, la ragazza passa da un uomo, suo padre, a un altro, suo marito, che arriva nella sua vita come un principe azzurro.
Per me, Jean (Louis Garrel) è il prototipo dell’uomo moderno, del tutto diverso da Raphaël, una roccia. Jean è fragile, instabile, una specie di temerario che non sa qual è il suo posto nel mondo. Juliette non viene salvata da Jean, non è la damigella in pericolo. Piuttosto è lei che fa la prima mossa, che lo bacia, che si prende cura di lui e che, alla fine, lo lascia andare”, ha proseguito Marcello.
“Un secondo aspetto del romanzo che mi ha colpito è la strana famiglia allargata che si prende cura di Raphaël quando muore sua moglie”, ha continuato il regista. “È qualcosa di inaspettato e l’ho trovato molto moderno. C’era il potenziale per creare una piccola comunità matriarcale di emarginati. Nel film, la gente del villaggio chiama questa famiglia matriarcale “Cour des miracles”. Si tratta di una storica espressione francese per riferirsi a una povera baraccopoli per mendicanti nel centro di Parigi.
Questa famiglia è composta da un piccolo gruppo di persone che vivono ai margini. Ci sono la contadina che la gente pensa sia una strega (Noémie Lvovsky), il fabbro, sua moglie e la figlia, e Raphaël e Juliette. Sono tutti emarginati, ognuno disprezzato per un motivo o per l’altro”.
Un film femmina
Pietro Marcello definisce Le vele scarlatte, il suo nuovo film, “femmina”. Ed è lui stesso a spiegarne le ragioni. “Più che femminista, preferisco pensare a Le vele scarlatte come a un film femmina. La maggior parte dei miei film precedenti era "maschio". I riferimenti in Martin Eden erano ad esempio il sindacalista svedese Stig Dagerman e l’anarchico napoletano Enrico Malatesta. Sebbene Le vele scarlatte termini con una poesia di Louise Michel e sia in territorio anarchico, c’è stato uno spostamento tra i due film da un punto di vista maschile a uno femminile.
Guardandolo da spettatore, sono il primo a essere sorpreso da quest’evoluzione nel mio viaggio. È proprio il motivo per cui facciamo film: evolvere, cambiare, seguire nuove strade. Da un lato, Le vele scarlatte ci riporta indietro nel tempo ma, dall’altro lato, può essere visto come un film molto moderno, anti-patriarcale. È un film che si schiera dalla parte delle donne”.
Forse è anche per questa ragione che Pietro Marcello nel film Le vele scarlatte si prende un’altra libertà narrativa rispetto al romanzo. Nel lavoro di Grin, Maria, la madre di Juliette, muore di polmonite mentre in Le vele scarlatte muore a seguito di uno stupro. “Renaud (Ernest Umhauer) ripete il crimine del padre Fernand (Françoise Négret) quando cerca di violentare senza però riuscirci Juliette. È come se fosse una questione meno di eredità e più di educazione. Fernand non ha mai pagato per i suoi reati e non ha mai provato vergogna.
Al contrario, paradossalmente, tutti diffidano del vedovo Raphaël quando torna dalla guerra. È in questa cultura che lo stupro diventa una forma di destino che colpisce una generazione dopo l’altra”, ha dichiarato il regista.