Dopo il Premio del Pubblico FS e il Premio Speciale della Giuria al cast femminile alla Festa del Cinema di Roma, arriva nelle sale dal 21 novembre, distribuito da FilmClub Distribuzione, Leggere Lolita a Teheran, il film che il regista Eran Riklis ha tratto dall’omonimo romanzo di Azar Nafisi.
Il film Leggere Lolita a Teheran è ambientato in Iran, negli anni successivi alla Rivoluzione Islamica del 1979, un periodo di grandi trasformazioni sociali e culturali. Al centro della storia vi è Azar Nafisi, una giovane professoressa di letteratura di ritorno dall'America, che tenta di insegnare i classici della letteratura occidentale nell’Università di Teheran. Mentre le pressioni ideologiche si intensificano, Azar è costretta a lasciare l’università, ma non rinuncia alla sua missione. Così, riunisce un gruppo di sette studentesse fidate a casa sua, dando vita a incontri clandestini in cui vengono letti e discussi libri occidentali proibiti, come Lolita di Nabokov, Il grande Gatsby di Fitzgerald e Orgoglio e pregiudizio di Austen.
Durante questi incontri, le giovani donne riescono a liberarsi delle imposizioni sociali e religiose, parlando delle loro aspirazioni, dei loro amori e delle loro paure. La letteratura diventa così un mezzo di riscatto e consapevolezza, un rifugio sicuro in un ambiente sempre più opprimente. La storia si conclude con l’inevitabile decisione di Azar di abbandonare l’Iran per offrire ai suoi figli una vita più libera, ma non senza lasciare un segno profondo e durevole nelle vite delle sue studentesse.
Il film è stato girato in Italia, dove Riklis e la sua squadra hanno ricreato la Teheran degli anni '80 e '90 grazie all’accurata direzione della fotografia di Hélène Louvart e al design di costumi e scenografie che riflettono fedelmente l’ambiente e la cultura dell’epoca. L’attenzione ai dettagli è particolarmente evidente nelle scene degli incontri tra Azar e le sue studentesse, dove gli spazi intimi e protetti contrastano visivamente con la rigidità esterna della società iraniana.
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Azar e le altre
Produzione Minerva Pictures e Rosamont con Rai Cinema, in coproduzione con United KingFilms, Topia Communication Production e Eran Riklis Production, il film Leggere Lolita a Teheran è un’opera di grande intensità e attualità, che offre una visione intima e potente della condizione femminile in Iran attraverso gli occhi di una docente coraggiosa e delle sue studentesse.
Al centro della storia troviamo Azar Nafisi, interpretata da Golshifteh Farahani, una professoressa di letteratura profondamente devota all’insegnamento e alla libertà intellettuale. Azar è una figura forte e determinata che, nonostante le limitazioni imposte dalla società iraniana post-rivoluzionaria, non si arrende al conformismo. Dopo aver abbandonato l’università a causa delle restrizioni ideologiche, Azar riunisce sette studentesse fidate a casa sua, creando uno spazio segreto dove la letteratura diventa un veicolo di esplorazione e crescita personale. La sua casa si trasforma così in un rifugio sicuro dove discutere, confrontarsi e sognare, una dimensione di libertà che non si trova altrove.
Nassrin, interpretata da Mina Kavani, è una delle studentesse più vicine ad Azar e rappresenta la determinazione e il coraggio di chi rifiuta il destino imposto. Attraverso la letteratura e le discussioni che si svolgono durante gli incontri, Nassrin trova un canale per esprimere se stessa e i suoi sogni, diventando una figura centrale nel gruppo per la sua passione e il suo desiderio di una vita diversa.
Anche Sanaz, interpretata da Zar Amir Ebrahimi, ha un ruolo essenziale: la sua esperienza è segnata da episodi di violenza fisica e psicologica, esperienze che riflettono la durezza della condizione femminile nella società patriarcale iraniana. Sanaz incarna il lato oscuro e sofferto della condizione femminile, mostrando il peso che molte donne devono sopportare, ma anche la resilienza che ne deriva.
Al loro fianco troviamo Bijan, il marito di Azar, interpretato da Arash Marandi. Bijan rappresenta l’anima di un’intera generazione maschile iraniana, in bilico tra la tradizione e il desiderio di libertà. Sebbene a volte non comprenda appieno le scelte di Azar, Bijan rispecchia il conflitto interno di chi è diviso tra le aspettative sociali e il bisogno di modernità. La sua figura offre una prospettiva diversa, mostrando come anche gli uomini debbano confrontarsi con una società rigida che impone regole a entrambi i generi.
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Spezzare le catene
Il film Leggere Lolita a Teheran ruota attorno a una ricerca profonda di libertà, intesa non solo come assenza di catene fisiche, ma anche come emancipazione mentale. Azar e le sue studentesse si trovano a sfidare un sistema che impone loro restrizioni e limitazioni, utilizzando la letteratura come mezzo di resistenza e come spazio di libertà individuale. I libri proibiti che leggono insieme diventano strumenti di introspezione e consapevolezza, aprendo finestre su mondi diversi e alimentando la loro immaginazione e il loro desiderio di libertà. Il potere della letteratura, dunque, diventa centrale nel film, elevandosi a simbolo di speranza e a forma di resistenza silenziosa.
La storia riflette anche il conflitto culturale e generazionale vissuto in Iran durante e dopo la rivoluzione: i personaggi sono intrappolati tra la modernizzazione e il ritorno a valori tradizionali, dovendo scegliere se restare fedeli alle proprie radici o aprirsi a una prospettiva più globale e moderna. Questo conflitto non riguarda solo i protagonisti, ma l’intera società iraniana dell’epoca, rappresentando una sfida che continua a risuonare oggi.
Infine, il film esplora con forza la condizione femminile, mettendo in luce le lotte quotidiane delle donne iraniane per ottenere l’autodeterminazione. Azar e le sue studentesse sono protagoniste di una ribellione pacifica contro un sistema che cerca di relegarle a ruoli marginali e privi di autonomia. Attraverso i loro racconti, il film trasmette la sofferenza e la determinazione di queste donne, rivelando la potenza del loro spirito e la loro capacità di trasformare l’oppressione in una spinta verso l’emancipazione.
Un altro aspetto cruciale è il dialogo interculturale, rappresentato dalla scelta del regista Eran Riklis, un israeliano, di portare sullo schermo una storia profondamente iraniana. La scelta arricchisce il film di una prospettiva universale, dimostrando che questioni come la libertà e la ricerca dell’identità sono universali e condivise da culture diverse. Il film si erge così come ponte tra mondi, unendo tradizioni e ideali che, pur apparentemente distanti, si ritrovano a convergere nel desiderio comune di giustizia e libertà.
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