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Lele: “Canto dopo aver vinto ogni pregiudizio” – Intervista esclusiva

Lele, alla vigilia dei diciotto anni, esordisce nel mondo della musica con la cover di Another Love di Tom Odell. La sua è una storia di riscatto, dopo che per colpa dei pregiudizi aveva messo da parte la sua passione.
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Lele, giovane cantautore siciliano, ha fatto il suo esordio sulla scena musicale con Another Love, un’interpretazione intensa del brano di Tom Odell. Con coraggio e passione, Lele ha scelto Another Love per presentarsi al grande pubblico e mettere a nudo la sua persona. “Credo che questa canzone, per i temi che tratta, sia il miglior modo di presentarmi al pubblico perché per la prima volta riesco a far venire fuori la mia passione, la debolezza. Ma anche la forza e il coraggio di affrontare un testo e un brano che mette completamente a nudo i miei sentimenti”, ha scritto nelle note di presentazione del brano.

Parole che lette sembrano scritte da chi ha maturato una certa consapevolezza di sé. Eppure, Lele, prima di Another Love, aveva smesso di cantare per colpa di chi in nome del pregiudizio lo derideva. Lele non è cresciuto in una città sperduta ai confini del mondo ma in un paese del Sud abitato da oltre 70 mila anime in cui però certi retaggi tardano a morire.

La copertina di Another Love di Lele.
La copertina di Another Love di Lele.

Pur di non essere preso in giro, Lele aveva accantonato il sogno che coltivava sin da bambino. Mentre i suoi coetanei giocavano a calcio, Lele cantava e trovava nella musica la sua valvola di sfogo. Fortunatamente, il destino e un’amica che gli voleva realmente bene gli hanno fatto capire che mai nessuno può annientare la nostra unicità. E Lele, oggi, alla vigilia dei suoi diciotto anni (li compirà il 23 dicembre), sembra aver raggiunto una maturità artistica e personale inaspettata.

Ha davanti a sé una strada artistica che presto percorrerà grazie ai brani che negli anni ha scritto. Lo aiuterà Pl4tform, l’innovativa start up musicale di Vincenzo Callea e Luca Lento, ma anche la produzione di Riccardo Piparo (negli studi di Cantieri 51). E noi a Lele e alla sua versione di Another Love auguriamo il meglio, sperando che nel leggere ciò che ci ha raccontato in questa intervista esclusiva la sua storia possa essere d’esempio per tutti quelli che ogni giorno vivono nel silenzio delle loro camerette il dolore di essere bersaglio di chi, mosso dalla sua stupida insensibilità, non ha ancora imparato che la vera diversità consiste nel non accettare le unicità altrui.

Lele.
Lele.

Intervista esclusiva a Lele

Lele, perché hai scelto Another Love, cover del brano di Tom Odell, per fare il tuo esordio sulla scena musicale?

Per il concetto che volevo esprimere attraverso quella canzone. Anche se quando l’ho scelta ero più piccolo, è stato due anni fa, ho visto nel brano più che altro una valvola di sfogo per il brutto periodo che stavo attraversando. Crescendo, ho sentito sempre più mie le parole, tanto che Another Love è diventato il mio cavallo di battaglia. Odell canta della difficoltà ad approcciarsi a una nuova situazione e a un nuovo rapporto con gli altri. Io invece sono più propenso al relazionarsi con tutto ciò che è nuovo: relazioni sentimentali, amicizie, possibilità di lavoro o contesti sociali. Non tutte le novità devono per forza portare allo stesso risultato.

Avrei potuto esordire con uno dei tanti brani inediti che ho scritto ma, su suggerimento anche dei miei produttori, ho scelto una cover per entrare in sintonia con il pubblico attraverso una canzone che accomuna molti di noi.

Il 23 dicembre compirai 18 anni. Cosa rappresenta per te la musica?

Nella musica, ho sempre intravisto un modo per sfogare certe situazioni vissute in prima persona ma per anche per rilassarmi, per uscire dal mondo reale ed entrare in uno più personale e intimo, dove puoi controllare le tue emozioni e stare con te stesso. La musica per me è liberazione: entro così tanto in un’altra dimensione quando l’ascolto da provare persino fastidio quando qualcuno mi disturba.

Ma non corri il rischio di alienarti dal mondo che ti circonda? Non è controproducente per i rapporti con gli altri?

No, anche perché le giornate sono fatte di 24 ore durante le quali riesco a diversificare le mie attività. Sono una persona molto socievole, sia nel contesto scolastico sia in quello amicale. Ho tanti amici e tante persone con cui sto e mi piace stare. Penso però che sia importante dedicare un’ora del giorno anche alla musica, soprattutto quando ho bisogno di stare un po’ con me stesso.

Che scuola frequenti?

Sto concludendo l’ultimo anno del liceo classico.

Hai cominciato a cantare sin da piccolo. Eppure, in un certo momento della tua vita hai messo da parte il canto per paura del pregiudizio.

Vivo in un paese comunque piccolo, nonostante abbia settantamila abitanti. Purtroppo, esiste ancora una certa mentalità di massa per cui se qualcuno fa qualcosa di diverso dagli altri viene preso in giro o perseguitato. Non ero libero di cantare o di fare comunque quello che volevo perché c’era sempre il compagno di classe che mi derideva o tra i miei amici di un tempo chi criticava le mie velleità artistiche. Per la maggior parte di loro, un ragazzino dovrebbe avere la passione per il calcio o lo sport in generale e non per il canto: ero diventato il loro target preferito.

Il pregiudizio purtroppo ha finito con il condizionarmi. Ho sbagliato nel dar corda al loro pensiero. Per evitare di essere deriso e vivere in maniera più serena la mia età, ho evitato per un lungo periodo di cantare.

E quanto ci sei stato male nel farlo?

Abbastanza. Non ero me stesso e non potevo fare ciò che volevo. Ho fatto di tutto per evitare che l’attenzione degli altri ricadesse su di me. E ciò mi ha causato molta insicurezza e anche timidezza. Nel corso del tempo ho poi maturato una mentalità diversa. Anche grazie agli incontri giusti, ho messo da parte i timori e la vergogna. Nel mio paese sussiste ancora il pregiudizio ma ho smesso di preoccuparmene: se oggi mi va di indossare un paio di pantaloni di pelle, non mi preoccupo più degli sguardi altrui. Anzi, mi piace quasi essere un po’ unico e particolare rispetto agli altri per far capire a coloro che mi guardano che il loro giudizio non potrà più minare l’autostima che ho guadagnato nel mio percorso di crescita.

Qual è stata la molla che ti fatto dire che la tua unicità andava portata avanti anche a discapito del pensiero degli altri?

L’aver realizzato a 14 anni di essere circondato da amicizie per me tossiche, in grado di ledere la mia personalità e i miei pensieri. È stato solo allontanando chi mi aveva fatto veramente del male e avvicinandomi alle persone giuste che ho capito che avrei dovuto riprendere in mano il mio sogno. Ho iniziato allora a frequentare un’accademia e a migliorare sempre più me stesso. Fino a quando non sono arrivato in un villaggio turistico a Ragusa e una mia amica, a mia insaputa, ha fatto di tutto per farmi cantare in pubblico.

Cioè?

A mia insaputa, ha parlato con il direttore artistico di un gruppo formato da ballerini e cantanti. Ha fatto sì che si organizzasse una serata karaoke e che venissi chiamato a cantare. Dopo quell’esibizione, il direttore artistico nonché capo villaggio mi ha chiesto se volessi far parte del cast che aveva messo in piedi. E ho preso la palla al balzo, nonostante i miei sedici anni. È stata quella, in parte, la molla. La restante parte l’hanno fatta i miei genitori e la mia famiglia: mi sono sempre stati vicino e mi hanno supportato.

Lele.
Lele.

Hai appena citato i tuoi genitori. Nel momento in cui avevi scelto di allontanarti dalla musica hai raccontato a loro le motivazioni che ti spingevano a farlo?

No. Ho fatto credere loro che fosse qualcosa che mi aveva stancato. Avevo iniziato a cantare sin da piccolino ed era plausibile che la passione fosse scemata nel tempo. I miei genitori non erano al corrente di come quella che è una dote per molti era un difetto. Ho nascosto loro quello che sentivo e avevo dentro e ho fatto in modo che non scoprissero la situazione che vivevo. Sono sempre stato un ragazzo che ama risolvere da solo ogni cosa, le prese in giro come le discussioni più stupide. A volte anche sbagliando ma anche questo è crescere.

Certo, col senno di poi, avrei potuto farmi consigliare da loro, affrontare la questione in maniera diversa e capire che qualunque cosa si faccia ci sarà sempre qualcuno pronto a dire la sua. I miei genitori sono di recente sono venuti a conoscenza del perché avessi smesso di cantare, dalle interviste che ho rilasciato per la promozione di Another Love. Mi hanno chiesto perché non ne avessi parlato con loro, dal momento che sono sempre stati dalla mia parte, ma son fatto così: mi piace complicarmi la vita!

In questo momento, sei sotto i riflettori e hai in qualche modo dimostrato il tuo talento nel canto. Chi ti giudicava ha cambiato idea?

Hanno cominciato a cambiare idea già da prima, da quando ho deciso che avrei affermato la mia personalità nonostante i giudizi. Quando hanno capito che non mi sarei fatto fermare dai loro pensieri, hanno cominciato a smetterla. Fortunatamente, ho accanto amici e conoscenti che mi vogliono realmente bene e continuano a starmi vicino: posso condividere con loro tutto ciò che di bello sto vivendo.

Sei alla vigilia dei 18 anni. Come ti vedi domani?

Sogno ovviamente una carriera artistica, qualcosa che mi faccia continuare sulla strada della musica: è il mondo che più mi piace e piacerebbe vivere a fondo. So che comunque è difficile affermarsi. Quindi, dopo il liceo mi iscriverò all’Università: probabilmente in Giurisprudenza. Ma non abbandonerò mai la musica: coglierò qualsiasi opportunità che mi si presenterà.

Quali sono i tuoi riferimenti musicali?

Tra i miei riferimenti esteri ci sono sicuramente Shawn Mendes, Charlie Puth e Bruno Mars, oltre che Tom Odell, ovviamente. Ma anche Lady GaGa. Tra quelli italiani, invece, mi viene in mente Matteo Romano, con la sua musica sicuramente più intima di quella di un trapper a mio parere.

Lele.
Lele.
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