Living è il film proposto da Sky che il regista Oliver Hermanus ha portato fuori concorso al Festival di Venezia. Con protagonista l’attore Bill Nighy è il remake di Vivere, uno dei capolavori del maestro giapponese Akira Kurosawa dato 1952. Living, in poche parole è la storia di un uomo comune che, dopo anni di routine lavorativa, decide di trasformare la sua vita monotona in qualcosa di meraviglioso, che vale la pena aver vissuto fino in fondo.
La trama di Living
La storia di Living, film di Hermanus offerto da Sky il 4 marzo, è ambientato nella Londra del 1953 che, distrutta dalla Seconda guerra mondiale, è in fase di ripresa. Qui, l’impiegato statale Williams (Bill Nighy) non è altro che un ingranaggio impotente all’interno della macchina burocratica. Sepolto dalle sue scartoffie in ufficio e da solo a casa, Williams trova che la sua vita sia stata a lungo vuota e priva di significato. Una sconvolgente diagnosi medica lo costringe presto a fare un bilancio, spingendolo a cercare qualche forma di appagamento prima che sia troppo tardi.
In una località balneare, accompagnato da un decadente locale (Tom Burke), Williams flirta con l’edonismo prima di capire che non è ciò che più gli si addice. Di ritorno a Londra, si ritrova invece attratto dalla spontanea vitalità di Margaret (Aimee Lou Wood), una giovane che un tempo lavorava sotto la sua supervisione e che ora è pronta a spiegare le sue ali. Una sera, poi, Williams è colpito da una rivelazione, tanto semplice quanto profonda. Con una rinnovata energia e l’aiuto dell’idealista Peter (Alex Sharp), appena assunto nel suo dipartimento, si accingerà così a creare qualcosa di unico da lasciare in eredità alla generazione successiva.
Secondo il regista Oliver Hermanus, il film Living affronta temi particolarmente universali. “In fondo, è una storia sulla morte che afferma il valore della vita. Racconta di come un uomo, rendendosi conto di star per morire, sia costretto a vivere. Oggi viviamo in preda a mille distrazioni e spesso ci scordiamo quali siano le cose importanti. Dobbiamo imparare ad apprezzare il tempo che ci viene concesso”.
Una rivisitazione di un cult giapponese
La produzione del film su Sky Living è iniziata in maniera del tutto insolita. Una sera, lo scrittore Kazuo Ishiguro (autore della sceneggiatura) e il produttore Stephen Woolley erano a cena insieme quando l’attore Bill Nighy li ha raggiunti per un drink. “Quei due sono dei secchioni che sanno tutto di cinema”, ha ricordato tra il serio e il faceto Nighy. “Si siedono, parlano e si sfidano su chi ne sa di più sui film, per lo più in bianco e nero, realizzati tra il 1930 e il 1957. Alla fine di quella serata, mi dissero che avevano trovato un film per me: una rivisitazione di Vivere, un film di Akira Kurosawa, che pensavano trasposta nella Londra dello stesso periodo in cui è stato realizzato il titolo originale”.
“Volevo che qualcuno realizzasse una versione britannica del classico giapponese”, ha aggiunto Ishiguro. “Lo vidi per la prima volta quando ero un ragazzo alla tv inglese ed ebbe un grande impatto su di me. In parte perché parlava del mio background giapponese. E in parte perché conteneva un messaggio forte che va anche al di là degli anni stessi. La sceneggiatura che ho scritto ha molti parallelismi con l’originale. Mentre Vivere affronta le conseguenze della Seconda guerra mondiale dal punto di vista dei perdenti, Living le affronta con l’ottica di chi il conflitto lo ha vinto. Tuttavia, rimangono uguali lo stoicismo e l’aspetto emotivo”.
Tuttavia, il produttore Wooley ha voluto che a filmare Living fosse un regista non inglese, in grado di portare un ulteriore e inedito punto di vista sulla storia. “Avevo visto Moffie, un dramma di guerra diretto da Oliver Hermanus sulle reclute gay nell’omofobico esercito sudafricano degli anni Ottanta”, ha dichiarato Wooley. “Ero rimasto impressionato dalla sua sensibilità e dalla sua creatività nel ricreare un’era recente con realismo e dinamismo”, ha aggiunto.
Da amante del cinema giapponese, Hermanus ha dovuto però fare i conti con l’imponente reputazione che un film come Vivere si porta dietro. “Ogni fotogramma di quel film è una fotografia”, ha raccontato il regista. “Vi lascio immaginare il panico. Ma ho capito che non avrei dovuto ricreare nessuna di quelle immagini. Dovevo lavorare in maniera autonoma e far la storia mia ma senza essere irrispettoso dell’originale. Fortunatamente, la sceneggiatura di Ishiguro non lasciava nulla al caso: è un geniale perfezionista”.
I personaggi principali
Protagonista di Living, il nuovo film di Oliver Hermanus trasmesso da Sky, nei panni di Williams è l’attore Bill Nighy. “Bill era parte integrante del film sin dall’inizio: senza di lui non si sarebbe mai fatto”, ha specificato lo scrittore Ishiguro. “Ha il senso dell’humour tutto inglese, un certo stoicismo e una buona dose di malinconia dietro le apparenze”. Del resto, Nighy non ha mai avuto dubbi sulla sceneggiatura: “Rende omaggio al periodo storico raccontato in maniera eccelsa. Sia in termini di storia sia in termini di struttura”.
“Il mio Williams – ha proseguito Nighy – è un uomo profondamente convenzionale. È stato abituato a sopportare il dolore. Ha perso sua moglie da oltre due decenni e ha confinato la sua esistenza dentro a limiti sempre più stretti per evitarsi ulteriori angosce. Ha sempre seguito l’ordinarietà e la routine è diventata il suo mantra. Almeno fino a quando non gli viene diagnosticato un brutto male”.
Il ruolo di Sutherland, il drammaturgo che Williams incontra al mare, è stato affidato dal regista all’attore Tom Burke, noto per il suo lavoro nella serie tv Strike. “Sutherland trascorre le sue giornate a scrivere farse e le sue notti a cercare quella sorta di oblio che gli permette di tornare a casa e dormire”, ha spiegato l’attore. “La sua è una vita molto movimentata ma che gli lascia un grande vuoto interiore”.
Rispetto a Vivere di Kurosawa, Living allarga significativamente il personaggio di Peter, il giovane che ha appena iniziato a lavorare nell’ufficio di Williams. In particolar modo, si è introdotta una dolce storia d’amore tra Peter e il personaggio di Margaret. “Ho inserito appositamente questa sotto traccia per evidenziare come dopo la guerra ci sia una generazione di giovani pronta a portare avanti ideali e valori diversi, come l’ottimismo”, ha chiarito Ishiguro. Peter ha il volto di Alex Sharp, apprezzato nel film Il processo ai Chicago 7. Margaret, la giovane e ottimista segretaria che diventa amica e confidente di Williams, ha invece le fattezze di Aimee Lou Wood, la star di Sex Education.