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Lo strangolatore di Boston: Un film Disney+ narra delle due giornaliste che scoprirono il serial killer

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La storia dello Strangolatore di Boston affonda a oltre 60 anni fa: ora un film, targato Disney+, la ripercorre con la prospettiva delle due giornaliste che, affrontando misoginia e sessismo, arrivarono alla scoperta del serial killer.
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Approda dal 17 marzo su Disney+ il film Lo strangolatore di Boston, diretto da Matt Ruskin e interpretato dalla due volte candidata all’Oscar Keira Knightley. Il film prende spunto da una vicenda realmente accaduta e racconta di Loretta McLaughlin (Keira Knightley), una reporter del quotidiano Record-American, che diventa la prima giornalista a trovare una correlazione tra gli omicidi dello Strangolatore di Boston.

Mentre il misterioso assassino miete sempre più vittime, Loretta cerca di continuare le sue indagini insieme alla collega e confidente Jean Cole (Carrie Coon), ma il duo si trova ostacolato dal dilagante sessismo dell’epoca. Ciononostante, McLaughlin e Cole portano avanti la storia correndo un grande rischio personale e mettendo a repentaglio le loro stesse vite nel tentativo di scoprire la verità.

Due pioniere contro il sessismo

Loretta McLaughlin e Jean Cole, le protagoniste del film Disney+ Lo strangolatore di Boston, sono due giornaliste pionieristiche che combattono la misoginia imperante degli anni Sessanta per assicurare alla giustizia colui che è stato definito dai media “lo strangolatore di Boston”.

Nonostante sia cresciuto a Boston, nel Massachusetts, il regista Matt Ruskin ha ammesso candidamente di aver scoperto la storia di Loretta McLaughlin solo qualche anno fa. Il nome di McLaughlin e della collega Jean Cole sono collegate alla vicenda di Albert DeSalvo, accusato di aver ucciso 13 donne tra il giugno 1962 e il gennaio 1964.

Proprio per non far cadere nel dimenticatoio l’esempio delle due giornaliste, Ruskin ha deciso di dedicare il flm Disney+ Lo strangolatore di Boston al loro lavoro e al modo in cui hanno sfidato il sessismo dilagante mettendo a repentaglio la loro stessa vita e cercando di prevenire altri cruenti crimini. Cominciando le ricerche per il film, il regista ha scoperto casualmente che la nipote di Jean Cole era una sua vecchia amica: “Grazie a lei, ho conosciuto le famiglie di Loretta e Jean”, ha ricordato. “Sono ormai entrambe morte ma ho scoperto molto su di loro maturando un’ammirazione che ho cercato di trasferire nella mia storia”.

“Non erano due semplici giornaliste”, ha aggiunto Ruskin. “Erano due donne dalle molte sfaccettature, in grado di destreggiarsi su tutto, dalla sfera privata a quella professionale. Sono riuscite a superare gli stereotipi di genere legate agli omicidi seriali, a partire da quelli sessisti”.

Per prepararsi al film Disney+ Lo strangolatore di Boston, Ruskin ha voluto anche incontrare un certo numero di giornaliste. “Ho fatto del mio meglio da uomo per capire quali ostacoli legati alle differenze di genere Loretta e Jean abbiano affrontato. Ho incontrato diverse giornaliste ma anche diverse donne che sono state pioniere del loro campo per capire cosa avesse significato per loro”.

Tuttavia, nel raccontare una storia vera con vittime vere, Ruskin ha ricordato quando importante sia portare rispetto nei confronti di chi è caduto per mano del serial killer. “C’è pochissima violenza sullo schermo. Non volevo cedere al sensazionalismo o mostrare violenza gratuita. Il mio obiettivo era quello di umanizzare le vittime e di non desensibilizzarle in alcun modo”, ha specificato.

Lo strangolatore di Boston: Le foto del film

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La vera storia dello Strangolatore di Boston

La figura dello Strangolatore di Boston, a cui fa riferimento il film Disney+, ha terrorizzato gli Stati Uniti tra il 1962 e l’inizio del 1964, uccidendo 11 donne con una follia criminale che si è estesa da Boston e Cambridge fino a Lawrence, Lynn e Salem. Le vittime avevano tra i 19 e i 75 anni, la maggior parte delle quali stuprate e strangolate con calze o corde. La città e le sue periferie vivevano nel panico mentre la gente per difendersi si precipitava a comprare pistole e cani da guardia.

“Era una situazione di crisi generale”, ha rivelato in un’intervista l’ex senatore Edward Brooke, ai tempi procuratore generale dello Stato. La quiete ma anche il sollievo che l’opinione pubblica reclamava arrivò però soltanto nel 1967  quando, arrestato per una serie di accuse di stupro non correlate agli omicidi, Albert DeSalvo confessò di essere lui lo strangolatore di Boston. Paradossalmente, il tribunale dichiarò inammissibile la sua confessione e e gli inflisse una condanna all’ergastolo solo per le accuse già pendenti sul suo conto.

DeSalvo venne assassinato in carcere da un altro detenuto nel novembre del 1973, quando aveva 42 anni. Ma il suo caso ha avuto un incredibile colpo di scena solo di recente. Riesumando il cadavere nel 2013, grazie ai progressi fatti nel campo della ricerca genetica, il suo dna risultò compatibile al 99,9% con i resti biologici rinvenuti su una delle vittime, la diciannovenne Mary Sullivan.

Sebbene non esistano prove sugli altri delitti, a oggi è Albert DeSalvo lo Strangolatore di Boston, colui che i giornali del tempo definirono come un operaio e padre di famiglia. Mancava solo l’italico “Salutava sempre” a sancire come certa stampa non sia cambiata in sessant’anni di storia. Sulla giustizia, invece, stendiamo un velo pietoso, con il solito e ricorrente aiuto dello psichiatra di turno che lo dichiarò affetto da schizofrenia e paranoia.

David Dastmalchian nel film Lo strangolatore di Boston.
David Dastmalchian nel film Lo strangolatore di Boston.
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