Il film Longlegs è uno dei più attesi della stagione cinematografica estiva americana mentre in Italia arriverà in autunno grazie a Be Water. Prodotto da Neon e diretto da Oz Perkins, ruota attorno all’agente dell’FBI Lee Harker, interpretata da Maika Monroe, una giovane recluta che viene assegnata al caso irrisolto di un terrificante serial killer noto come "Longlegs", portato in scena da Nicolas Cage.
La trama si sviluppa con Harker che, grazie a un livello di percezione straordinario, rintraccia una serie di indizi occulti che sembrano essere rivolti direttamente a lei. Convinta che l'assassino colpirà di nuovo, Lee si impegna con tutta se stessa per fermarlo, scoprendo nel processo inquietanti verità che sfumano i confini tra il mondo reale e l'occulto.
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Longlegs è un film che mescola orrore, mistero e una profondità psicologica rara nel genere. Attraverso una combinazione di talenti attoriali, una narrazione avvincente e una produzione segnata da fortunate coincidenze, il film riesce a catturare l'attenzione dello spettatore e a trasportarlo in un incubo viscerale che continua a inquietare ben oltre la visione.
I personaggi principali
Scopriamo insieme quali sono i principali personaggi che animano il film Longlegs.
Lee Harker (Maika Monroe): Una nuova agente dell'FBI dotata di straordinarie capacità percettive. Descritta come un personaggio che non si sente a suo agio tra le persone, Lee eccelle nel suo lavoro solitario di risoluzione dei crimini. Monroe afferma: "C’erano molte somiglianze con Rooney Mara in Uomini che odiano le donne, nel modo in cui entrambe si sentivano estranee nel loro mondo, ma trovavano un senso solo nel risolvere i crimini".
Longlegs (Nicolas Cage): Il misterioso serial killer che lascia dietro di sé una scia di omicidi famigliari. Cage descrive il suo personaggio come qualcuno che ha subito numerosi interventi di chirurgia plastica per apparire bello agli occhi del Diavolo. "Volevo che Longlegs fosse androgino, come il profeta in Giulietta degli spiriti di Fellini", afferma Cage, sottolineando l’ambiguità e l’inquietudine del personaggio.
Agente Carter (Blair Underwood): Il collega veterano di Lee Harker, che riconosce e supporta le sue abilità speciali.
Ruth Harker (Alicia Witt): La madre di Lee, una figura complessa con un passato enigmatico. Witt ha raccontato di come il personaggio fosse stato scritto con lunghi capelli, non sapendo che la madre dell’attrice deteneva il record per i capelli più lunghi del mondo.
Longlegs: I poster
1 / 8Tra favola e incubo
Longlegs è un film che esplora vari temi attraverso una narrazione intricata e un'atmosfera inquietante. Il regista Oz Perkins, noto per i suoi toni oscuri e fiabeschi, definisce il film come "una specie di mixtape horror" con elementi che spaziano da massacri con asce a bambole inquietanti. "Questo film ha di tutto quando si tratta delle aspettative del genere," dice Perkins.
Uno dei temi principali è la percezione distorta della realtà e la manipolazione dei ricordi d’infanzia. Perkins ha dichiarato: "Si tratta del potere che abbiamo sui nostri figli per plasmare la loro percezione delle cose. A volte i genitori mentono ai figli, credendo che sia una cosa buona".
Il film affronta anche il tema dell'isolamento e della solitudine. La protagonista, Lee Harker, vive in una città immersa in uno spazio vuoto che le dà troppo tempo per pensare, portandola a un’analisi eccessiva della sua stessa esistenza. Il direttore della fotografia, Andres Arochi, spiega: "Per me l’idea era di creare una città dove c’è molto spazio vuoto, e questo ti dà spazio per pensare".
Il suono gioca un ruolo cruciale nel creare l'atmosfera inquietante del film Longlegs. Il designer del suono Eugenio Battaglia ha utilizzato microfoni binaurali per catturare suoni che avvolgono realisticamente lo spettatore, creando un effetto che accentua l'angoscia e la tensione. Battaglia, appassionato di storie sataniche, ha incorporato elementi subliminali legati al rock and roll e al culto satanico. "Ho sempre voluto provare a fare suoni subliminali, come nei vecchi dischi rock degli anni '70", ha evidenziato.
La fotografia, inoltre, contribuisce a rafforzare il senso di spazio e solitudine che pervade l’opera. Le inquadrature ampie e vuote di Arochi avvolgono Lee Harker, accentuando la sua sensazione di isolamento e l'enormità della sua missione. Monroe ha lodato tale approccio visivo: "Vedere il prodotto finale è stato come, 'Wow!' Mi ha dato questa sorta di sensazione minacciosa, di solitudine".