Giorgio Diritti porta in concorso al Festival di Venezia 2023 il film Lubo, con protagonista l’attore Franz Rogowski. Per la prima volta in gara per il Leone d’Oro a Venezia, Diritti ha scritto la sceneggiatura con Fredo Valla ispirandosi liberamente al romanzo Il seminatore di Mario Cavatore, edito da Einaudi.
Nel cast, anche gli attori Christophe Sermet e Valentina Bellé. Il film Lubo, dopo la partecipazione a Venezia 80, uscirà nelle sale italiane il prossimo 9 novembre, grazie a 01 Distribution. “È una gioia essere in concorso all’80ª edizione della Mostra internazionale del Cinema di Venezia con Lubo, la storia di un nomade, un artista di strada, un uomo che subisce una grande ingiustizia”, ha spiegato Giorgio Diritti.
“Un film sul senso dell’educare, sull’amore, su leggi disumane e discriminatorie che generano un male che si espande come una macchia d’olio nella vita di chi le subisce, modificandone il percorso e i valori, producendo dolore, rabbia e violenza, ma nel caso di Lubo, anche la volontà di reagire con un immenso amore per la vita e per i propri figli."
Contro ogni discriminazione
Con la produzione di Indiana Production, AranciaFilm con Rai Cinema, HugoFilm Features e Proxima Milano in coproduzione con RSI RadioTelevisione Svizzera, il film Lubo porta a Venezia 80 la storia di Lubo, un nomade, un artista di strada che nel 1939 viene chiamato nell’esercito elvetico a difendere i confini nazionali dal rischio di un’invasione tedesca.
Poco tempo dopo scopre che sua moglie è morta nel tentativo di impedire ai gendarmi di portare via i loro tre figli piccoli, che, in quanto Jenisch, sono stati strappati alla famiglia, secondo il programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada (Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse). Lubo sa che non avrà più pace fino a quando non avrà ritrovato i suoi figli e ottenuto giustizia per la sua storia e per quella di tutti i diversi come lui.
“La lettura del romanzo Il seminatore di Mario Cavatore mi ha svelato vicende poco conosciute accadute in Svizzera per cinquanta anni, portandomi a riflettere sul senso di giustizia, sulle istituzioni, sul senso dell’educare e dell’amare”, ha commentato Diritti.
“Ne è nato il film Lubo, da cui nello svolgersi degli eventi emerge quanto principi folli e leggi discriminatorie generino un male che si espande come una macchia d’olio nel tempo, penetrando nelle vite degli uomini, modificandone i percorsi, i valori, generando dolore, rabbia, violenza, ambiguità... ma anche un amore per la vita e per i propri figli che vuole sopravvivere a tutto e riportare giustizia.
Lubo: Le foto del film
1 / 34I luoghi del film
Lo scorso novembre l’Alto Adige ha accolto il set di Lubo, il film diretto da Giorgio Diritti, selezionato nel concorso principale del Festival di Venezia. Le riprese sul territorio sono durate tre settimane e si sono concluse a Valles, nella suggestiva quanto gelida Malga Fane, che nel film diventerà la località svizzera in cui presta il servizio militare il protagonista, interpretato dall’attore tedesco Franz Rogowski.
La produzione ha scelto, nel territorio della Val Pusteria, alcune location che si sono rivelate ideali per affinità paesaggistica per ricreare alcune atmosfere della Svizzera dell’epoca, anche grazie alla similitudine architettonica delle strutture abitative. La Malga Fane, costruita nel Medioevo, è infatti un villaggio alpino unico nel suo genere, con un agglomerato di baite, fienili, una piccola chiesa e tre rifugi, costruiti con una forte originalità edilizia, e immerso in un suggestivo paesaggio naturale montano.
Oltre al sostegno economico, IDM Film Commission Südtirol ha supportato la produzione grazie anche al coinvolgimento di molti professionisti e aziende locali che hanno affiancato la troupe sul set, ricoprendo ruoli di responsabilità in tutti i reparti tecnici; come la sarta di scena Katia Schweiggl di Merano a cui è toccato il compito di confezionare molte uniformi dei soldati e gli abiti civili di diverse classi sociali, inclusa quella degli Jenisch.
La sfida più grande nel suo lavoro di ricostruzione è stato il freddo durante le riprese: visto che gli abiti usati in quel periodo storico erano molto aderenti, c’era poco spazio per poter aggiungere altri strati che aiutassero gli attori e le comparse a ripararsi dal gelo e dalla neve. Interessante anche il lavoro dell’assistente scenografo bolzanino Eros Rodighiero che ha affiancato Giancarlo Basili sul set.
Insieme a una squadra di attrezzisti, pittori e tecnici, hanno ricostruito fedelmente in Alto Adige alcune edicole degli anni Quaranta e realizzato i carrozzoni con cui si muovevano le famiglie Jenisch. Dopo accurate ricerche storiche, hanno riprodotto in maniera molto accurata anche gli ambienti interni di queste vere e proprie “case mobili”. Oltre alla Malga Fane, tra le altre location altoatesine ci sono Villabassa, Egna, Magrè sulla strada del vino e, a Merano, la Chiesa evangelica, il Teatro Puccini, e l’esterno della Caserma, tra le varie scelte sul territorio.