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Luca Maria Vannuccini: “Non ancora uomo, non più adolescente” – Intervista esclusiva

Luca Maria Vannuccini
Tra i giovani protagonisti della serie tv Sky Un’estate fa, Luca Maria Vannuccini si racconta a TheWom.it passando in rassegna il suo passato ma soprattutto il suo presente, fatto di sogni ma anche di ansie, legate a un età di passaggio (complicata) come la sua.

Luca Maria Vannuccini è uno dei volti giovani che popolano l’estate del 1990 raccontata nella serie tv Sky Un’estate fa, prodotta da Fabula Pictures. Interpreta Adriano, il miglior amico del giovane Elio (Filippo Scotti), il protagonista, e di Carlo (Tobia De Angelis). I tre ragazzi stanno vivendo quella che vogliono sia un’estate indimenticabile, fatta di divertimento, di ragazze e di musica.  Del trio, inseparabile, Adriano è il vero motore, guidato dalla straordinaria capacità di mettersi nei guai ma di uscirne pulito.

E quello di Adriano è un gran bel ruolo per Luca Maria Vannuccini, recentemente visto in Quando, il film di Walter Veltroni in cui interpretava il protagonista da giovane. C’è uno strano filo che lega i due progetti ed è il filo della memoria e del ricordo, qualcosa che Luca Maria Vannuccini non ama particolarmente: alla nostalgia (o agli Anni da cane, per citare il film Prime Video di cui è tra i protagonisti), preferisce il presente e le sue attuali passioni.

Con un mondo da raccontare alle spalle, dalla dislessia che da piccolo aveva bisogno di curare al canottaggio praticato a livello agonistico, Luca Maria Vannuccini è fondamentalmente un ragazzo di oggi che vive un’età particolare, i 22 anni, quella in cui non sei ancora uomo ma non sei più adolescente. Ed è nel cercare un equilibrio che Luca Maria Vannuccini si rifugia nelle sue passioni, la musica (quella che abbia qualcosa da dire) e la pittura, scoperta di recente.

Ma lasciamo che a raccontarsi sia lui con le sue parole.

Luca Maria Vannuccini.
Luca Maria Vannuccini.

Intervista esclusiva a Luca Maria Vannuccini

Chi è Adriano, il personaggio che interpreti nella serie tv Sky Un’estate fa?

Adriano è un ragazzo di diciotto anni che ha appena finito l’ultimo anno di scuola e che si appresta a vivere un’estate che ha un valore maggiore rispetto alle altre. È un’estate che è deciso a viversi in pieno, nonostante i problemi che si presenteranno.

…i problemi ma anche i guai. Adriano non paga però mai le conseguenze delle sue azioni.

Perché è anche un po’ furbo, sa il fatto suo. Ha un rapporto di amicizia molto stretto con Carlo (Tobia De Angelis) ed Elio (Filippo Scotti), in particolar modo con quest’ultimo: giocano e si spalleggiano molto l’uno con l’altro. Ma il comportamento di Adriano non necessariamente corrisponde a ciò che pensa realmente, tanto che spesso anch’io sul set mi chiedevo che caspiterina stesse facendo. L’importante per lui è che quell’estate del 1990 sia la più intensa della sua vita.

Con una battuta, possiamo dire che Un’estate fa su Sky è una serie tv in costume, sia perché è ambientata in un’epoca diversa dalla nostra sia perché in scena vi si vede spesso in costume da bagno.

E per me è stata una tragedia: sono la persona meno indicata per girare un film o una serie stando tutto il giorno al mare e sotto al sole: ho la pelle molto chiara e mi scotto facilmente.

Essendo nato nel 2001, non hai vissuto l’epoca in cui vive il tuo personaggio. Come è stato ritrovarsi nei panni di qualcuno che viveva in un mondo del tutto diverso da quello di oggi?

Ho cercato di approcciarmi agli anni Novanta nella maniera più concreta possibile. Avrei potuto studiare com’erano quegli anni ma ho preferito invece farli mie trovando degli elementi concreti a cui aggrapparmi. Sul set, sono stato molto fortunato da questo punto di vista perché i registi Davide Marengo e Marta Savina ci hanno messo a disposizione l’oggettistica di quel periodo. In più, c’è stata la volontà da parte di tutti di non usare gli smartphone, rifugiandoci in molti giochi da tavolo e di ruolo.

Mi ha aiutato molto anche il ballo: ho cercato di avvicinarmi molto al modo in cui ci si muoveva negli anni Novanta, dal momento che ogni periodo storico ha la sua musica e i suoi movimenti. La musica ha giocato una parte molto importante: mi ha aiutato e semplificato tutto. Un po’ come i costumi e gli accessori, che per forza di cose ti condizionano: abbiamo cercato di essere tutti chi abitavamo.

Non è la prima volta che l’attività fisica accorre in tuo soccorso: hai praticato canottaggio a livello agonistico per molto tempo.

Avevo iniziato a praticare canottaggio non a scopo competitivo. Mi serviva più che altro per riprendermi: ho sempre avuto un fisico mingherlino e avevo bisogno di mettermi in forma, rafforzando i muscoli. Ho scoperto così che il canottaggio è uno sport che ti forma anche psicologicamente: serve molta forza di volontà per resistere ad allenamenti, soprattutto quelli ad alti livelli, veramente intensi. Ricordo che una volta per la troppa fatica (mi allenavo mattina e sera), mi è anche salita la febbre a una temperatura molto alta. Ho cominciato a rallentare con lo sport quando ho scelto di far recitazione.

Luca Maria Vannuccini.
Luca Maria Vannuccini.

Il protagonista Elio si risveglia in un’estate di trent’anni prima. Avresti tu voglia di rivivere un’estate del tuo passato?

La verità? L’estate non mi è mai particolarmente piaciuta per le ragioni di prima, mi scotto. Rivivrei semmai qualche inverno o Natale del passato per stare con tutta la famiglia… ma solo per un due giorni: ritornerei presto nel passato perché in generale non mi piace guardare al passato.

Anche perché il passato, soprattutto quello di quando eri bambino, comprende anche la dislessia.

Era qualcosa che da bambino, lo abbiamo capito dopo, dipendeva da quell’insicurezza che mi portavo dietro. Ero un ragazzino con i capelli rossi, a caschetto, e il diastema: non proprio il massimo quando frequenti le scuole elementari e medie. Sono stati i miei genitori a consigliarmi di recitare proprio per provare a migliorare la mia dislessia quando io volevo far altro. E avevano ragione: sono arrivati molti miglioramenti, anche se ancora oggi ogni tanto mi incarto.

Oltre alla serie tv Un’estate fa, ti abbiamo visto in un altro film che aveva a che fare con la memoria, Quando di Walter Veltroni, in cui interpretavi il protagonista Giovanni da giovane. Che peso hanno per te i ricordi?

Un grande peso che non so quanto sia, tra l’altro, utile. Non è detto che sia negativo o positivo, ma la memoria ha un grande valore a cui non so quanto bisogna aggrapparsi. Credo che in questo momento della mia vita io debba cercare di rimanere sempre nel presente, anche se non è facile. Lo sforzo che faccio non tutte le volte impedisce ai miei pensieri di andare indietro e di rivangare su un sacco di roba. In qualche caso, è però utile: mi aiuta a risolvere qualche problema ma non voglio vivere con il peso della nostalgia.

Luca Vannuccini (Foto: Luca Stendardi / Total look: Sandro Paris / Location: Hotel Valadier Roma)
Luca Vannuccini (Foto: Luca Stendardi / Total look: Sandro Paris / Location: Hotel Valadier Roma)

Nel tuo presente, ci sono anche la pittura e la musica rap. Da dove arrivano queste passioni?

La passione per il rap risale a quando ero piccolo: quando ho sentito ad esempio Controcultura di Fabri Fibra, ho pensato “ammazza, quanto è figo questo!”. Ho cominciato quindi ad approfondire la mia conoscenza e ho finito per appassionarmi al rap e a ciò che vi ruota intorno. Ancor prima di cominciare a studiare recitazione, per vincere la timidezza avevo iniziato un corso di break dance. Comunque sia, a me piace non solo il rap ma tutta la musica fatta bene: vado matto per Battisti e ascolto sia chi ha qualcosa da dire sia chi non ce l’ha ma ha comunque un pensiero dietro.

Per quanto riguarda la pittura, è una passione che devo a mio padre. In un momento della sua vita, intorno ai cinquant’anni, ha comprato la sua prima tela e ha iniziato a dipingere. Ho seguito il suo esempio dopo le riprese di Un’estate fa. Come tutte le volte in cui termino qualcosa, ero entrato in crisi perché vivevo lo star fermo come qualcosa di negativo e avevo bisogno di una valvola di sfogo. L’ho trovata proprio nella pittura: mai e poi mai avrei immaginato di passare tutta la notte chiuso in casa a dipingere quadri astratti. I soggetti sono volti spesso cupi ma non ho la pretesa che siano opere d’arte: è semplicemente il mio sfogo su tela.

Hai poi realizzato che lo star fermi non è sempre sinonimo di qualcosa di negativo?

Sì, sono adesso più sereno e approfitto dello star fermi per studiare e migliorare la mia recitazione. Anche perché le prime volte ero un “cavallo pazzo”. Oggi invece mi sento molto più a mio agio perché ho la certezza di quello che voglio. Tra l’altro, mi piace molto recitare con attori che in gergo si definiscono “generosi”: sono tutti coloro che so che mi diranno qualcosa ed io sono goloso di recepire ciò che hanno da regalarmi e viceversa.

Luca Maria Vannuccini.
Luca Maria Vannuccini.

Luca Maria è il tuo nome per intero…

E ci tengo che sia così: è stato un desiderio di mia madre l’aggiunta del Maria e non vorrei rinunciarci. Tra l’altro, non mi ha mai dato problemi nemmeno quando da bambino frequentavo scuola.

Che bambino eri?

Ero un bambino piccolo, ingenuo, dolce e sorridente. Ecco, ridevo sempre, quasi al limite del fastidioso. Chiunque avrebbe potuto pensare “ma che cazzo hai da ridere sempre” e qualcuno me l’ha anche chiesto. Con il tempo e con qualche trauma che avevo subito, ho cominciato senza rendermene conto a ridere meno ma di base ero un bambino felice.

E ora sei felice?

Lo sono quando accade qualcosa di bello. Ma sono cambiato molto: è complicata la vita, non si può mai essere come si era da bambini. Si racconta una cretinata quando lo si sostiene: la vita è fatta di zucchero e sale, no? Col tempo mi sono ad esempio reso conto che non si può sempre essere buoni o gentili: c’è qualcuno che è sempre pronto ad approfittarne. Mi sono dunque rinforzato dopo un periodo in cui mi sono percepito anche poco e non mi riconoscevo più. Mi sono fermato e ho cercato di domandarmi chi fossi evitando di essere qualcosa che non sono e di perdere la mia autenticità: capita che quando incontri qualcuno che reputi una bella persona, provi ad avvicinartici correndo il rischio di voler essere come lei.

Ma ognuno di noi è se stesso ed io sono io. Diverso dal passato ma ancora in transizione: ho 22 anni, un’età per cui per alcune cose ti consideri uomo adulto e per altre adolescente. Se volessi essere adulto, potrei farlo. Così come se volessi rimanere piccolo.

Cosa ti aspetta ora?

Sono al momento, dal punto di vista lavorativo, fermo ma sto cercando di recuperare tutto ciò che nel tempo per volontà mi sono lasciato dietro perché ero concentrato esclusivamente sulla recitazione. Provo a recuperare tutto ciò che mi sono dimenticato fuori ma sono sereno: ho trovato la mia centratura, anche se non vedo l’ora di sostenere un provino e vincere quel ruolo.

Un'estate fa: Le foto della serie tv

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