Entertainment

Il girl power delle Luci al Neon: Intervista esclusiva al power-pop trio al femminile

Kawasaki segna il debutto delle Luci al Neon: Kris, Alena e Francesca, tre musiciste trentenni che portano avanti con determinazione la lotta contro gli stereotipi di genere.
Nell'articolo:

Le Luci al Neon hanno fatto il loro debutto in radio e sulle piattaforme digitali lo scorso 22 giugno con il singolo Kawasaki (Stefano Borzi Management/Artist First). Kris, Alena e Francesca, questo il nome delle tre Luci al Neon, si fanno portavoce del nuovo girl power che invita ad andare al di là di tutti gli stereotipi di genere. E non lo fanno perché va tanto di moda: è qualcosa in cui credono in prima persona e che portano avanti con fierezza e determinazione.

In Kawasaki, canzone che Kris ha scritto insieme all’inimitabile Leo Pari (con all’attivo collaborazioni con artisti come Thegiornalisti, Elodie, Francesco Renga o Malika Ayane), il girl power è alla guida mentre l’uomo sta seduto dietro. E Kris, come ci rivela in questa intervista esclusiva, sa bene cosa significhi confrontarsi con ambienti tipicamente maschili: è stata un militare per due anni.

Con Kawasaki, le Luci al Neon sfatano il mito per cui il rock e i motori non si addicono alle donne. La pin up mozzafiato lascia il passo alla centaura con un’identità ben definita e chiara. Un inno alla libertà, femminile ma anche generale: la stessa libertà a cui ognuno di noi aspira dopo essersi liberato di una prigionia. Che siano le restrizioni, gli amori tossici o i pregiudizi. Salite allora con noi a bordo della Kawasaki delle Luci al Neon, che si raccontano per la prima volta e in esclusiva grazie alla voce di Kris.

Le Luci al Neon: Alena Mengo, Kris e Francesca Avolio.
Le Luci al Neon: Alena Mengo, Kris e Francesca Avolio.

Intervista esclusiva a Kris (Luci al Neon)

Chi sono le Luci al Neon?

Siamo prima di tutto tre musiciste: una bassista, una batterista ed io, che suono la chitarra, presto la voce e scrivo i testi.

A cosa dovete il nome?

Il nome Luci al Neon nasce nel periodo del lockdown. In un periodo in cui tutto era un po’ buio e un po’ fermo abbiamo deciso di portare un po’ di luce in un progetto sposato insieme, condividendo quelle che erano le nostre sensazioni e delusioni del momento, dal dover stare chiuse in casa al non poter suonare. Abbiam pensato allora di darci un nome che restituisse un’idea, comunque, di vita: la luce è energia, ripartenza.

Le nostre luci sono al neon perché ci piace il neon: lo utilizziamo e lo utilizzeremo nei nostri live. I pali di luce al neon con colori fluo come il viola, il giallo e il verde, si sposano tantissimo con il mood del nostro progetto, che si rifà tantissimo al sound degli anni Ottanta. Siamo tre giovani trentenni che sono cresciute con quella musica: cerchiamo di riportare quei suoni nel nostro, restituendoli in chiave un po’ moderna.

Ho scritto Kawasaki, il nostro primo singolo con Leo Pari, un artista a 360 gradi che compone musica indirettamente ispirata dagli anni Ottanta. Ha collaborato con grandi artisti e l’ho conosciuto grazie al mio manager, Stefano Borzi: sono onorata di aver scritto il brano con lui, condividendo quella che è la nostra passione comune per il genere.

Con Kawasaki portate avanti quello che oggi viene definito girl power. Quali sono state le vostre figure di riferimento?

A noi piaceva l’idea di portare avanti il concetto per cui le donne possono essere indipendenti, arrangiarsi da sole, suonare e far tutto quello che riescono a fare i maschietti. Abbiamo preso come riferimento, ad esempio, le Spice Girls: un universo che ci piace moltissimo e che spesso usiamo anche per promuoverci sui social o in giro quando suoniamo. Abbiamo voluto rispolverare il loro mondo, un mondo già creato, perché quello in cui siamo cresciute. Non vuol dire però che le copiamo: il nostro, il synth-pop, rimane un genere comunque più alternativo, sicuramente pop ma innovativo.

https://www.instagram.com/p/CfMAXVlNeIX/

Che la vostra sia una forma di girl power sentita lo si evince anche dal testo di Kawasaki, dove a guidare la moto non è un lui ma una donna centauro. È lei a condurre il gioco.

Assolutamente sì. Mi è sempre piaciuta la Kawasaki Ninja, al punto di dedicare alla moto un intero brano. Mi piacciono i motori in generale. Siamo un po’ come dei maschietti. Io, in particolare, ho fatto delle scelte di vita nel mio percorso che non sono tipicamente da femmina: per due anni mi sono arruolata e ho fatto il militare. La faccia tosta non mi manca. Ero abituata a guidare carri armati o mezzi grossi: era una figata! Forse è nata anche da qui l’esigenza di scrivere un brano che parli della forza di una donna sotto tutti i punti di vista.

Che esperienza è stata quella del militare in un ambiente che tipicamente si immagina poco amichevole e maschilista?

È stata un’esperienza fantastica, anche se all’inizio non è stato facile. Anche se le donne possono far tutto ciò che fanno gli uomini, sono sicuramente in minoranza nell’ambito militare, che continua ad essere appannaggio degli uomini. Non è stato facile farsi benvolere, c’era sempre una sorta di pregiudizio. Poi pian piano è cambiata la visione che avevano di me al punto che molti militari non hanno avuto dubbi nel dire che, sotto certi punti di vista, sono meglio le donne che gli uomini. Non c’era disparità di trattamento: gli addestramenti erano gli stessi. Certo, noi donne soffrivamo un po’ di più lo sforzo fisico ma con costanza e dedizione riuscivamo a star dietro ai colleghi maschi.

Oggi vedo che sono tantissime le donne che scelgono la carriera militare. Quel percorso è stato sdoganato e molte di noi scelgono di arruolarsi. Basti vedere la parata del 2 giugno: sono tantissime le militari che sfilano e sono altrettante quelle che vengono stimate. Direi che si è quasi catapultata la situazione, almeno su questo fronte.

L’ambiente musicale è paragonabile a quello militare?

No, secondo me non c’è molta di differenza se non quella della professione tra i due ambienti. Oggi noi donne siamo libere di far musica e di affrontare la professione in maniera serena: l’importante è sempre non travalicare quei limiti che ci sono sia in ambito musicale sia in ambito personale. Bisogna sempre mantenere un certo decoro e promuovere qualcosa che abbia un concetto di fondo.

Quanta voglia di libertà hanno le ragazze della tua generazione, soprattutto dopo due anni di restrizioni?

Tantissima. Il concetto di libertà che esprime Kawasaki è quello di un viaggio che ti fa finalmente sentire leggera come una piuma. È la libertà che vogliamo tutti dopo essere stati rinchiusi per due anni in seguito a una pandemia a livello mondiale. Una pandemia di cui, per carità, abbiamo capito la gravità e rispettato le restrizioni. Ma può essere anche la libertà che cerchiamo dopo una relazione tossica e quindi parliamo di indipendenza. O semplicemente la libertà di crearci un nostro equilibrio soprattutto dopo una ripartenza, una rinascita o una delusione tanto in amore quanto in amicizia o in qualsiasi altro aspetto della vita.

Il brano non ha nulla di autobiografico, non fa riferimento a un caso specifico. Ma è voluto: bisogna sempre ripartire con positività da ogni situazione perché nessuno può toglierti mai il sorriso e la forza che hai dentro te. Sono i due elementi a cui la vita di fa aggrappare per quel senso di sopravvivenza che è insito in noi, anche nei momenti più bui. Bisogna sempre andare avanti e non guardarsi indietro. Sì, il passato è importante: ci fa capire chi siamo, quello che vogliamo fare e come vogliamo essere. Ma bisogna sempre guardare all’oggi e riportare ciò che di buono c’è stato sempre con positività.

Kawasaki contiene molti riferimenti all’Oriente. Sei tu l’appassionata dell’Oriente della situazione?

Tutte e tre siamo malate di tutto ciò che è giapponese e del Giappone. Vogliamo assolutamente andare a Tokyo ma non perché lo cantiamo nel pezzo ma perché ci piace lo stile giapponese, dalla cultura a quei vestiti così particolari. Nel brano, nominiamo che il sushi party: non ti nascondo che ci piacerebbe presentare la canzone attraverso dei sushi party in giro per locali.

Anche il video è molto in stile manga.

Esatto. A me, per esempio, piace molto portare i codini alla giapponese. Tutta l’estetica, quasi fumettistica, del video si sposa con la canzone e il suo contenuto.

In Kawasaki cantate “Corro nel buio e non mi guardo mai indietro”. Cosa vedi se ti guardi indietro?

Vedo una ragazza semplice con tantissimi sogni, che in parte ha realizzato e in parte vuole ancora realizzare. Una ragazza che, comunque, ha avuto sempre delle ambizioni. E che ha lottato per coltivare le sue passioni e ha fatto fuoco e fiamme per perseguire i suoi sogni. Ma anche una ragazza che ha studiato per far sì che avvenisse. Mi vedo ancora come una bambina ingenua ma con tanta forza. Sono contenta di essere quella che sono adesso.

Sei romana. Roma ti ha aiutata come città?

Sono una persona molto effervescente, molto energica e molto dinamica. Mi piace molto la confusione ma non il caos, ci sono dei momenti in cui magari, come tutti, voglio stare un po’ da sola. Roma è la città perfetta per me, per il mio carattere e il mio di essere. Certo, a volte un po’ caotica, ma è una città artistica pazzesca. Spesso con le ragazze ci ritroviamo nel rione Monti: in quell’atmosfera meravigliosa stiamo insieme, beviamo qualcosa ma è capitato anche che scrivessimo qualche riga dei nostri brani.

Hai cominciato a far musica da piccolina.

Io nasco come cantante solista. Ho sempre amato la musica sin da quand’ero bambina: mia madre mi dice sempre che ho prima cantato e poi parlato! Ricordo che prendevo tutto ciò che mi capitava sottomano in casa, da una spazzola al rotolo della carta igienica, fingendo che fosse un microfono per cantare. Crescendo, ho deciso che avrei studiato professionalmente musica, canto e scrittura. Ho anche avuto i miei riconoscimenti, dal premio Lunezia per il miglior testo al premio Mia Martini. Ognuna delle Luci al Neon ha avuto le proprie variegate esperienze professionali.

Il premio Lunezia è arrivato per Vite spezzate.

Avevo scritto quella canzone per Pamela Mastropietro. Era la figlia della mia parrucchiera e, quindi, la conoscevo. Abitava nello stesso quartiere romano in cui abito io, non ci frequentavamo ma, poiché lavorava spesso con la mamma, ho avuto modo di conoscerla direttamente. Quando ho saputo della tragedia di cui è rimasta vittima, mi è presa proprio male. Ricordo che mi sono chiusa in una stanzetta e che con la chitarra ho scritto il brano. È dedicata a lei con la speranza che certi crimini non accadano mai più.

https://www.instagram.com/p/CfGhTL4t_sy/

Nelle tue varie canzoni hai anche affrontato diversi temi legati a problemi sociali, dall’amore tossico al body shaming, ma non solo. Penso ad esempio a Vale, che ha vinto il premio Mia Martini.

Mia sorella ha purtroppo un tumore al seno e, quindi, ho avvertito l’esigenza di scrivere testi che parlino anche del sociale. È nata così Vale, dedicata appunto a mia sorella Valentina. Ed è una canzone che gioca sul significato della parola valere: la vita, come dicevo prima, va vissuta con positività, vale la pena vivere anche se si sta passando un momento brutto e non felice. È un invito a non mollare. Mi sono sentita onorata nel ricevere il premio Mia Martini nel 2019, uno dei più ambiti da chi come me cerca di affermarsi come cantautrice.

Un altro brano in cui invitavi a vivere la vita con leggerezza è Ragazza bellezza.

Affrontavo un discorso relativo agli amori tossici, invitando tutte a non aspettare l’uomo che ci stendesse i panni in terrazza: una sorta di inno all’indipendenza. La copertina del brano ritraeva simpaticamente una ragazza con il vestito da sposa accompagnata da un cagnolino: ci si può fidare solo di loro e del loro amore incondizionato.

Cosa pensi di Alena e Francesca, le altre due Luci al Neon? E cosa pensano loro di te?

Francesca è una ragazza dolcissima e altruista, sempre disponibilissima. Alena è invece una ragazza molto sensibile, ha un mondo dentro da capire ma è meravigliosa e, anche lei, molto testarda. Di me sicuramente pensano che sia logorroica ma anche sensibile e tanto tanto buona.

Cosa vi aspetta dopo il lancio di Kawasaki?

Da settembre, faremo un tour nei club d’Italia dove presenteremo sia Kawasaki sia il nuovo singolo che uscirà dopo l’estate e un paio di cover riarrangiate alla nostra maniera. A dicembre uscirà un terzo singolo e stiamo lavorando a quello che sarà un album o un EP con 6 o 9 brani inediti.

https://www.instagram.com/p/CfFAq_BN1eJ/
Riproduzione riservata