In questa intervista esclusiva, il regista Marco Danieli ci conduce nelle pieghe più profonde e complesse di Nudes 2, una serie che affronta il tema del revenge porn e della sextortion con un approccio inedito, lontano da giudizi e pregiudizi. Attraverso le storie di Luca e Giacomo e Michela e Francesca, Marco Danieli al pari della collega Laura Luchetti esplora non solo le drammatiche conseguenze dell'uso distorto dell'intimità online, ma anche le fragilità e i dilemmi interiori di uomini e donne, giovani e adulti, travolti da una spirale di manipolazione e vergogna.
La serie non si limita a rappresentare l’incubo del revenge porn, ma indaga il suo impatto profondo sulle relazioni interpersonali e familiari. Ogni storia non è solo una testimonianza di un dolore privato che diventa pubblico, ma anche una riflessione sul ruolo delle emozioni e delle pressioni sociali in un mondo in cui la vulnerabilità può trasformarsi in una trappola. La capacità di Marco Danieli di mettere a nudo i suoi personaggi, evidenziando come anche chi sembra forte e razionale possa cadere vittima di questi meccanismi, invita a una riflessione potente sull’empatia e sulla comprensione del dolore altrui.
Marco Danieli non esita a riconoscere quanto sia stato fondamentale il lavoro di ricerca e documentazione fatto a monte con associazioni come PermessoNegato. Gli approfondimenti hanno infatti permesso agli sceneggiatori di trattare un tema così delicato con una sensibilità rara, creando un contesto che spazia tra il noir psicologico e il dramma sociale. Attraverso la lente di un maestro che sa far emergere il meglio dai suoi attori, Nudes 2 diventa non solo un racconto di cronaca, ma anche un viaggio nelle paure e nei desideri umani, ponendo domande senza tempo: quanto costa fidarsi, e quanto è facile, oggi, che la fiducia venga violata?
Intervista esclusiva a Marco Danieli
“Riccardo Russo, produttore per conto di BiM Produzione, aveva visto altri miei lavori ed era rimasto colpito da La ragazza del mondo, ragione per cui mi ha voluto incontrare”, esordisce Marco Danieli quando gli si chiede cosa lo abbia portato all’interno del mondo della serie tv Nudes 2, di cui dirige due storie su tre. “Conoscevo e apprezzavo già il progetto, per cui farne parte mi è sembrata un’ottima proposta. Così come Laura Luchetti, anch’io sono entrato in fase di revisione delle sceneggiature, e ho considerato un privilegio salire a bordo di un unicum nel suo genere. Al di là del tema forte trattato, è raro che un prodotto abbia un’impostazione simile e che presenti storie tra loro separate con ambienti e cast differenti”…
…come se fossero due film indipendenti l’uno dall’altro.
Esatto. Dal punto di vista produttivo, ciò complica ulteriormente il gioco perché si deve rinunciare a tutta una serie di ottimizzazioni che faresti se avessi a disposizione un’unica arena principale. Credo che sia capitato soltanto una volta di poter utilizzare la stessa location per entrambe le storie ma con funzionalità diverse. Si tratta, tra l’altro, di un luogo di cui vado anche fiero per aver contribuito a individuarlo: la facoltà di Architettura di Aversa. Bellissima, con un chiostro altrettanto meraviglioso, ha funto da sfondo per la scuola d’élite al centro di Luca e Giacomo ma anche, con la sua biblioteca al pari di un’installazione contemporanea dentro una struttura antica, da studio per Lucia Mascino in Michela e Francesca.
Prima di approcciarti a Nudes, cosa sapevi del revenge porn, un tema di così stretta attualità da non avere ancora studi approfonditi a cui appellarsi ma solo nuda cronaca?
Ancor prima di noi registi, gli autori e i produttori della serie tv hanno potuto fare un approfondito lavoro di ricerca e documentazione con le associazioni che si occupano dell’argomento, a cominciare da PermessoNegato, che ha fatto da consulenza scientifica. Quella prima fase è stata decisiva, anche perché le storie rappresentate sono ispirate a fatti di cronaca realmente avvenuti. Chiaramente, poi, anche noi registi siamo stati chiamati a fare la nostra parte e, per quanto mi riguarda, non ero di certo nuovo al tema: se ne parla da anni e, inevitabilmente, me ne sono interessato.
La particolarità di Nudes 2 è data dall’estendere gli effetti del revenge porn o del sextortion agli adulti, temi e soggetti a cui mi ero avvicinato per curiosità personale da tempo. Avevo già visto ad esempio diversi documentari sulle truffe sentimentali e sul sistema metodico che alcuni call center africani hanno sviluppato in scala quasi industriale con delle narrazioni incredibili per carpire la fiducia dell’altro, prettamente europeo o occidentale, e spingerlo a innamorarsi.
Quei racconti mi colpivano perché, al pari della serie tv, evidenziavano che non c’è nessuno che sia al sicuro: chiunque di noi potrebbe essere una potenziale vittima. Dovremmo tutti mettere da parte quell’atteggiamento di superiorità che ci porta a sottovalutare il problema e a pensare che tanto a noi non accadrà mai nulla di simile, dimenticandoci quanto e come oggi le relazioni anche online siano una realtà concreta e universale.
I manipolatori riescono nel loro inganno perché approfittano del grado di fiducia che si instaura in un rapporto: ci si fida l’uno dell’altro. Non è semplice diffidare del prossimo quando di mezzo ci sono i sentimenti: cautelarsi sembra quasi un atto ostico.
Nudes 2: Luca e Giacomo
1 / 12Nella storia di Luca e Giacomo, a porre i semi di ciò che verrà è il grande vuoto in cui sono piombati il padre e figlio della vicenda. Seppur sia un uomo, di cultura e appartenente alla borghesia, Luca finisce per rimanere vittima di un ricatto a cui cede. La storia ha il pregio di sottolineare quindi come anche gli uomini e non solo le donne siano vulnerabili…
In una società ancora fin troppo maschilista, in cui sicuramente sono le donne a pagare un prezzo ancora troppo alto per via dei fortissimi retaggi culturali che ci portiamo dietro, anche gli uomini vengono colpiti da tale piaga e conosciamo persino dei casi eclatanti che sanno venuti alla luce che hanno visto persone del mondo dello spettacolo, del giornalismo o dello sport, coinvolte in storie che hanno mandato poi le loro vite a rotoli. Luca è una persona preparata culturalmente, non proprio uno sprovveduto, che al di là del suo essere un uomo di mezza età ha anche una certa padronanza e competenza con gli strumenti digitali.
Ma, nonostante ciò, casca nel tranello a causa delle contingenze legate al recente lutto per la moglie, un dolore che ha contribuito ad allontanarlo dal figlio Giacomo. Padre e figlio hanno cercato di lenire le proprie sofferenze scegliendo binari differenti. Se Giacomo ha optato per lo sballo, Luca si è rifugiato nelle relazioni online, forse perché spaventato dal rimettersi in gioco nella dimensione quotidiana.
In fondo, se vogliamo, un elemento che ritorna in tutte e tre le storie di Nudes 2 è il senso di colpa che i protagonisti provano.
Lo si trova non solo perché segna l’uomo per natura ma anche perché solitamente, chi è vittima di revenge porn, viene colpevolizzato più e più volte dalla società ma anche da se stesso.
Come hai lavorato con i tuoi attori protagonisti?
Sono molto contento del risultato perché comunque ho potuto lavorare con un cast all’altezza delle aspettative. Conoscevo già Lucia Mascino, era anche nel mio La ragazza sul mondo: è un’attrice che stimo tantissimo, con una competenza tecnica anche molto forte che viene riesce a celare quando recita, una grandezza che solo certi attori si possono permettere.
Idem per Fortunato Cerlino, attore molto versatile che, prendendo particolarmente a cuore il progetto, si è rivelato una persona fantastica e super competente, dotata anche di una straordinaria capacità di ironizzare e giocare sul set per alleggerire la tensione. Ciò ha permesso che tra lui e Lorenzo Sarcinelli si creasse, nonostante si conoscessero a malapena, una dinamica padre-figlio molto credibile non solo in scena ma anche nelle pause.
E Sveva Alviti ha un’emotività talmente forte da lasciare impressionati. Anche nella peggiore delle condizioni, riesce a diventare il personaggio e a viverlo al 100%. E, quando si ha una base di verità così forte, da regista non devi far altro che aggiustare piccole cose. Stancabile e adorabile, è una persona più che gioviale.
Nudes 2: Michela e Francesca
1 / 15Lo sottolineavamo prima: Nudes trasla il revenge porn dagli adolescenti a quello degli adulti. Ma, quasi per ironia, trasla anche il cinema di Marco Danieli dai ragazzi o, comunque, dai giovani agli adulti. Casualità o scelta ben precisa?
È una domanda che non mi sono posto. Ho accettato Nudes 2 perché ero interessato a fare un’esperienza seriale e sono stato comunque fortunato nel ritrovare anche temi o argomenti che ho cercato di trattare nei miei progetti più personali. Il livello della drammaturgia, l’approccio e la cura che vedevo intorno hanno poi fatto il resto.
Sembra irrilevante ma la produzione ha seguito molto da vicino ogni dettaglio, abbiamo avuto un continuo confronto prima, durante e dopo le riprese. Riccardo Russo è stato un alleato incredibile: in un mondo segnato spesso da rapporti conflittuali tra regista e produttore, il nostro è stato molto amichevole e di collaborazione, che ha interessato non solo la sfera produttiva ma anche quella editoriale o artistica del progetto.
È a Russo, del resto, che va dato il merito di aver trovato la serie tv norvegese e di averla voluta adattare, con l’aiuto di validi sceneggiatori e autori: solitamente sono registi e attori a prendersi tutta la luce ma bisogna ricordare, invece, il gran lavoro che fanno sia coloro che investono sia coloro che trascorrono mesi a scrivere copioni e a sviscerare storie. Dal mio punto di vista, è incomprensibile quanto difficile sia farlo capire anche a chi si occupa di entertainment: qualcosa negli ultimi tempi si sta muovendo ma con più lentezza di quanto ad esempio io mi aspettassi.
Per cui, ricordo anche il grande impegno di Valerio D’Annunzio e Vanessa Picciarelli, a cui va dato il merito di aver scritto le due storie a cui io poi ho contribuito apportando le mie note, i miei suggerimenti o i miei cambi.
Ti sei divertito con i cambi di registro e genere con cui giochi nei tuoi sei episodi?
Parecchio. Ma anche in quel caso il tutto parte dalla drammaturgia e da storie che presentavano ibridi interessanti. A muovere le fila è sempre una sfumatura da giallo per cui si cerca di capire chi c’è dietro i video ma poi il racconto si diversifica in base a delle differenti necessità da assecondare, divenendo dramma, anche studentesco, con i conflitti tra padre e figlio in Luca e Giacomo o melò, dopo le pennellate di commedia familiare, nel caso di Michela e Francesca.
Ma Nudes 2 rappresenta anche il tuo ritorno alla regia dopo diverso tempo. Il tuo impegno da docente al CSC ti ha rapito nel frattempo?
Negli ultimi anni, ho fatto soprattutto il padre: ho avuto due figli e la vita non si compone di sola sfera professionale. Da quel punto di vista, l’impegno da docente al CSC per me è molto importante: è la scuola in cui mi sono diplomato e in cui da ormai 14 anni insegno Regia insieme al direttore artistico Daniele Luchetti. Lo considero un bel lavoro perché mi permette comunque di rimanere sintonizzato sulla contemporaneità: imparo molto dagli allievi, dai giovani e dal confronto con le nuove generazioni… stare agganciato al loro mondo così costantemente ti permette di rimanere al passo con i tempi.
E poi… ho scritto per dei nuovi progetti in cantiere, un’altra serie tv che forse partirà presto e un film che forse riuscirò a fare il prossimo anno.
Ricordi ancora cosa ti ha spinto verso la regia? Qual era la fascinazione che subivi dal cinema?
Le mie origini sono totalmente disconnesse dal mondo dell’arte. Mio padre lavorava come educatore penitenziario e ciò spingeva tutta la famiglia a cambiare spesso città. Partito da Tivoli, sono passato dall’Emilia Romagna prima di finire a Perugia dopo: a ogni nuova destinazione, mio padre tentava di farmi integrare nel tessuto sociale. Nel provare quindi a farmi far qualcosa, a Perugia mi aveva portato dagli scout ma la lista d’attesa di sei mesi lo ha spinto a parlare con un regista che teneva corsi di teatro in carcere.
Sono stato quasi costretto a seguire la prima lezione ma ho finito con il praticare teatro per otto anni: ciò che la prima volta vedevo quasi come una forzatura si è successivamente trasformato nell’unica cosa che avevo voglia di fare. Sono arrivati successivamente la scrittura e il trasferimento a Roma, dove in seguito a diverse esperienze in televisione ho tentato la strada dell’ammissione al CSC.
Ma, comunque, lavoravo nel settore dell’audiovisivo già da prima di frequentare la scuola. Mi muovevo come filmmaker, termine che all’epoca non esisteva ancora, o come montatore, attività con cui mi sono mantenuto mentre frequentavo le lezioni: ricordo i sabato o le notti a far gli scarichi in beta per la Rai… E non ho mai abbandonato il montaggio: ancora oggi, arrivo alla moviola dove si trovano i miei montatori o gli assistenti con il mio computer con tutto il girato per partecipare attivamente al lavoro da fare, anche se poi pretendo di non essere accreditato nei titoli. Mi annoierei altrimenti a guardare gli altri al lavoro: lo sa bene Davide Vizzini, mio montatore storico ma anche compagno di studi con cui mi sono diplomato al CSC, così come Debora Vrizzi, direttrice della fotografia…
Entrambi hanno lavorato con te sul set di Nudes 2, la cui troupe contava anche su tante presenze femminili.
Fonico a parte, quasi tutti i capi reparto erano donne. È un grande passo in avanti vedere donne occupare ruoli che fino a non poco tempo fa erano appannaggio degli uomini, dall’aiuto regia al direttore di produzione o all’organizzatore generale. Non si è trattata di una scelta furba di marketing o di imposizione da quote rosa: abbiamo semplicemente valutato le competenze, erano quelle l’unica discriminante.
Com’è insegnare nella stessa scuola in cui si è stati allievi?
Ovviamente, bello. Sono molto affezionato al CSC e ne ho potuto anche apprezzare i cambiamenti con il tempo. Io, ad esempio, sono stato ammesso a 27 anni mentre oggi si scelgono come allievi ragazzi e ragazze anche molto più giovani (la media è sui 23 anni). E forse è grazie a questo che vivo una specie di regressione!
Battuta a parte, una scuola come il CSC permette a chi viene da fuori, soprattutto dalla provincia, di capire di non essere più solo nel perseguire un lavoro “anomalo” e di coltivare un sogno condiviso da chi come lui ha lo stesso livello di motivazione per diventare scenografo, regista, costumista o direttore della fotografia.
Per te, da docente, quali sono le caratteristiche che richiedi a un allievo per essere un buono regista?
Ho preso parte a diverse commissioni esaminatrici e so quanto le selezioni siano abbastanza complesse: prima di arrivare a scegliere i sei che prenderanno parte al corso, ci ritroviamo spesso in difficoltà di fronte alla qualità che gli aspiranti allievi ci propongono. Di sicuro, cerchiamo uno sguardo insolito e diverso, non tanto la tecnica perché quella, in definitiva, si può anche insegnare. E lo sguardo dipende sempre dalla personalità e dal mondo interiore di chi abbiamo davanti.
Ricordo ancora il corto di ammissione di Gianluca Santoni, il regista di Io e il Secco: sebbene fosse stato girato con la fidanzata e la famiglia di lei, era talmente emozionante e bello che passava in secondo piano la tecnica. Ma anche lo sguardo di Paolo Strippoli, con la sua inclinazione per il cinema di genere anche se con vocazione fortemente autoriale.