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Martina Lampugnani: “La condivisione dell’amore per star bene e far star bene” – Intervista esclusiva

martina lampugnani serie tv gloria
The Wom incontra Martina Lampugnani, l’attrice che in Gloria, la serie tv di Rai 1, interpreta Emma, la figlia di Sabrina Ferilli. Entriamo nel suo mondo per conoscere una giovane donna che, in nome della gentilezza, punta tutto sulla condivisione e sullo studio.
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Martina Lampugnani ci terrà compagnia per tre serate (19, 26 e 27 febbraio) grazie alla serie tv di Rai 1 Gloria. Nella serie tv diretta da Fausto Brizzi e prodotta da Eagle Pictures, Martina Lampugnani dà vita al personaggio di Emma, la figlia ventenne di Gloria, la protagonista con il volto di Sabrina Ferilli. E sin dal primo episodio è chiaro come il legame tra madre e figlia sia complesso e fatto di infinite sfumature che non si riconducono al semplice binomio “amore – odio”.

E di infinite sfumature è caratterizzata anche Martina Lampugnani, che abbiamo pian piano imparato a conoscere tra cinema e televisione. Prima di Gloria, abbiamo visto Martina Lampugnani in serie tv come Summertime 3 e Alex & Co, la produzione Disney con al timone di regia Claudio Norza che tanti talenti ha scoperto. Al cinema, poi, è stata diretta da un maestro come Roberto Andò in quel bel film che è Il bambino nascosto ma anche da Luca Lucini in Come diventare grandi nonostante i genitori.

Nonostante il suo curriculum segni come data di origine il 2015, Martina Lampugnani ha cominciato a confrontarsi con l’arte sin da piccola. La musica, proprio come la Emma della serie tv Gloria, ha segnato i primi passi di Martina Lampugnani, complice anche un papà che ogni sera la incantava con una canzoncina tanto buffa ma quanto pregna di amore. Il pianoforte è stato il suo primo strumento di comunicazione: attraverso le note, Martina Lampugnani sentiva di poter comunicare emozioni per cui le mancavano le parole.

Sono entrate dopo nella sua vita la recitazione, la danza classica e persino le lingue straniere ma sempre con in mente un solo insegnamento: occorre studiare profondamente e non smettere mai di farlo per concretizzare il proprio sogno e condividerlo con gli altri. Ed è proprio condivisione la parola che Martina Lampugnani considera fondamentale per l’umanità: un pensiero che nella sua più assoluta semplicità risulta determinante in una società che spinge sempre più verso l’egoismo e la chiusura in sé.

Martina Lampugnani (foto: Davide Musto; Ass. foto: Valentina Ciampaglia; Stylist: Martina Antinori;
Martina Lampugnani (foto: Davide Musto; Ass. foto: Valentina Ciampaglia; Stylist: Martina Antinori; Make-up & Hair: Cotril; Pelliccia: Alabama Muse; Camicia: Msgm; Gonna: Krizia; Publicist: Davide Musto).

Intervista esclusiva a Martina Lampugnani

“Emma è un personaggio molto particolare perché racchiude molte sfumature in sé”, risponde di getto Martina Lampugnani quando, tra un sorriso e l’altro, ci spiega qual è il suo ruolo all’interno della serie tv di Rai 1 Gloria, in cui interpreta la figlia della protagonista Sabrina Ferilli. “È una ragazza ribelle ma che cerca al contempo stabilità: il suo voler andare via dalla madre non è una fuga ma sottende a una ricerca di quell’amore che le manca da parte di chi ancora non la vede per quello che è. Si esprime con la musica, lo ha eletto a suo mezzo di comunicazione ed è attraverso le note che cerca un contatto con chi ancora non la capisce: nelle canzoni mette tutto ciò che non riesce a dirle”.

Il rapporto tra Emma e Gloria è molto particolare, fatto di contrasto ma anche di amore.

Emma è molto combattuta: in lei c’è uno stato di confusione che la porta a dire “odio mia madre ma voglio che mi veda”. La sua è una disperata richiesta di aiuto che passa anche attraverso i testi, anche molto duri o antipatici, delle sue canzoni… sono la sola arma di difesa che ha: “più sono antipatica, più forse mi nota” è il suo pensiero implicito.

Ho cercato di restituire questo suo dualismo attraverso il suo sguardo: è molto dark mentre canta ma si ammorbidisce quando scende dal palco, lasciando intravedere il disagio (o i disagi, perché ne ha più di uno) che si porta dietro. È un disagio che è il riflesso di quello che vive sua madre in campo lavorativo e privato ma che nasce dall’amore profondo che Emma nutre nei suoi confronti. Amandola follemente, non può che starci male. Chi non starebbe male nel vedere la madre stare poco bene?

Beh, non è che il padre truccatore, interpretato da Sergio Assisi, stia messo meglio…

Ma almeno il padre è presente nella vita di Emma. Sebbene la musica della figlia le faccia sostanzialmente schifo, va a sentirla cantare e non le tarpa le ali, qualsiasi sia la sua scelta di vita. Gloria, invece, si comporta esattamente all’opposto: non va ai concerti e per di più vorrebbe essere lei a indirizzare il destino di una figlia che non desidera altro che essere libera di fare le sue scelte ma sempre con l’approvazione e l’amore dei genitori.

Martina Lampugnani nella serie tv di Rai 1 Gloria.
Martina Lampugnani nella serie tv di Rai 1 Gloria.

Emma è il tuo primo ruolo importante in una serie tv per Rai 1. Cosa ti ha lasciato?

Indubbiamente, mi ha fatto crescere. Ha un mix di freschezza e ombrosità che è raro trovare in un personaggio giovane. Non è stato semplice trovare il giusto equilibrio tra i due aspetti, la giusta chiave di lettura che non la facesse sfociare nella macchietta. Ho dovuto immergermi nella sua sofferenza e capire come la sua rabbia fosse reale e derivante da qualcosa di molto bello come l’amore. Farlo mi ha infuso coraggio: Emma è molto coraggiosa, non ha paura né di sporcarsi né di lasciarsi andare ai suoi sentimenti. Il non avere vincoli la fa procedere dritta come un treno.

Non eri coraggiosa prima?

Lo ero ma rivedere il coraggio in qualcuno che non sei tu mi ha permesso di assimilarne meglio il suo valore. Quando interpreti un personaggio, ti liberi da te e dalle tue sovrastrutture: entri nei suoi panni, ne sposi i punti in comune e impari dalle differenze a capire meglio chi sei.

Una sensazione che hai provato sin da piccolissima: avevi quattordici anni quando hai esordito nel cinema e hai provato a non essere più solo te stessa.

A essere sinceri, è una sensazione che in realtà ho provato quando a sette anni ho cominciato a studiare teatro e, ancor prima, a quattro anni a prendere lezioni di pianoforte. A sei anni ero già iscritta alla Cluster, una scuola di musica di Milano molto professionalizzante. Non so dire come o quando sia nata in me la passione per la recitazione ma sono convinta che parta tutto da quella per la musica. Quando comincia a studiarla in età così precoce non può che accompagnarti per sempre: diventa la tua compagna di vita, anche se non la scegli come professione.

Ascoltarla o suonarla al pianoforte e cantare ti porta inevitabilmente in mondi che non sono tuoi: è come se ti staccassi da te stessa per esplorare altri territori. Ciò mi ha reso più facile lavorare sui personaggi da interpretare quando ne ho avuto l’occasione ma non significa che io mi consideri un’attrice arrivata o navigata: continuo a studiare ancora adesso presso il Michael Rodgers Actors Studio.

Erano stati i tuoi genitori a notare il tuo talento a quattro anni?

È accaduto tutto per caso. Conservo un bellissimo ricordo di mio papà che, da piccolina, mi suonava la chitarra prima di andare a dormire. Mi cantava sempre la stessa canzone, anche molto buffa, che mi faceva ridere prima di addormentarmi. Avevo già un rapporto molto particolare con la musica quando notando il mio interesse per quella che proveniva dalla Cluster sotto casa mia (non era allora così grande com’è oggi) mio padre mi chiese se volessi suonare qualche strumento. Senza pensarci due volte, risposi: “Sì, il pianoforte”. E il pianoforte si è rivelato così propedeutico alla mia crescita.

Hai un genere musicale preferito?

No, perché lo cambio in continuazione in base al periodo della vita che sto vivendo o alle emozioni che sto provando. A volte nella stessa giornata cambio genere in corrispondenza dei miei cambi di umore ma ascolto di tutto. Sul set di Gloria, il regista Fausto Brizzi, nel vedermi con le cuffie sempre alle orecchie nei momenti di pausa, mi ha chiesto quale fosse secondo me la colonna sonora ideale per Emma: è rimasto sorpreso dallo scoprire come avessi una playlist diversa per ogni scena. Non poteva essere diversamente: Emma è talmente dinamica in ciò che fa o pensa che non una sola colonna sonora l’avrebbe appiattita.

Martina Lampugnani nella serie tv di Rai 1 Gloria.
Martina Lampugnani nella serie tv di Rai 1 Gloria.

Studiare il pianoforte comporta sacrifici, così come studiare recitazione. La tua formazione è segnata da tantissime tappe e scuole, anche fuori dai confini italiani.

Ho colto tutte le occasioni di studio che mi si presentavano. I miei genitori mi hanno sempre insegnato che per qualsiasi tipo di professione occorre arrivare preparati. E per farlo bisogna studiare. Affamata di studio e di conoscenza come sono, riesco a seguire anche più percorsi contemporaneamente in modo da apprendere anche metodologie e tecniche diverse. Probabilmente, non sempre è un bene perché si crea anche confusione tant’è che ancora oggi non credo di essere arrivata al risultato che vorrei. Tutte le volte che mi rivedo in scena trovo sempre aspetti migliorabili…

Non mi accontento quasi mai ma non per presunzione: sono solo severa con me stessa. tendo però ad affidarmi: sul set di Gloria, tutte le volte che avevo un dubbio o paura di sbagliare, mi affidavo al regista, che sapeva sempre come tranquillizzarmi o indirizzarmi. Credo che tutti i miei timori dipendano anche dall’esperienza: solo andando avanti, sperimentando e studiando, puoi acquisire maggiore consapevolezza di te stesso. Ecco perché spingo i miei limiti sempre più in alto: mi fanno crescere.

Dipende anche dalla tua età, sei ancora giovanissima.

Penso che l’età sia solo un fatto relativo nel mestiere che ho scelto di intraprendere. Tutte le volte che mi chiedono quanti anni ho, rispondo sempre che ho l’età che il personaggio mi richiede. Se mi proponessero un personaggio di 35 anni, perché non dovrei essere in grado di interpretarlo solo perché ho molti meno anni? Idem per quello di una sedicenne.

Martina Lampugnani e David Sebasti nella serie tv di Rai 1 Gloria.
Martina Lampugnani e David Sebasti nella serie tv di Rai 1 Gloria.

Come reagisci di fronte a un “no” a un provino?

Nel bene o nel male, i no fanno crescere. Però, mi piacerebbe che fossero accompagnati anche da una spiegazione in modo da capire cosa devo imparare a calibrare o da avere conferme. Di sicuro, non ci rimango male: fanno parte del gioco e non hanno mai una ragione personale ma il feedback è qualcosa a cui tengo… preferisco un no accompagnato da una spiegazione che il silenzio, non mi permetterebbe di capire in cosa ho sbagliato e di rimediare all’errore con lo studio. Il non fermarsi è però essenziale. È come andare in palestra, se ci si ferma per un anno sarà complicato riprendere dopo gli esercizi: così come la palestra allena i muscoli, lo studio per me allena sentimenti ed emozioni.

I tuoi genitori hanno mai avuto paura del percorso che hai scelto?

Quando ho detto a mamma che avrei voluto concentrarmi solo sullo studio della recitazione e su nient’altro, era perplessa. Mi consigliava di valutare contemporaneamente anche altre opzioni: avrei potuto farlo ma non sarebbero mai state il lavoro del mio futuro. Lo scorso anno, però, mi ha scritto una bellissima lettera: “Ho imparato tanto da te come figlia: mi hai insegnato che nella vita si può vincere”.

Non le ho ancora chiesto cosa intendesse per vincere ma credo che si riferisse al superare le proprie paure, come quella del fallimento. La vittoria più grande per chiunque non sta tanto nell’arrivare all’obiettivo ma nel vincere i propri timori per poi vivere la vita così come si presenta fidandosi di se stessi e della propria capacità di cavarsela. Ci saranno sempre gli imprevisti dietro l’angolo, nulla sarà mai perfetto ma l’importante è sapersi muovere tra gli ostacoli.

Per quanto si possa programmare la propria vita, non andrà mai come ce la siamo immaginata ma ho imparato anche grazie alla meditazione che le risposte e le soluzioni vanno ricercate dentro di te e non all’esterno: è solo guardando alla tua interiorità che puoi individuare i tuoi limiti e i tuoi punti di forza. Sarò sempre io, sola con me stessa, anche se ho al mio fianco una mamma e una nonna che mi danno tantissimo amore, il che non è scontato, e un fidanzato che mi sostiene.

Papà, invece, non c’è più, non ha avuto la possibilità di vedermi al lavoro ma mi reputo ugualmente fortunata: sono nata in un Paese che non limita le mie possibilità di scelta. È vero, ci si deve impegnare molto, si deve faticare ma sono libera di portare avanti la mia passione, di scoprire le mie debolezze e di risolverle, componendo il puzzle infinito della mia vita e puntando alla crescita, alla gentilezza e al rispetto per me stessa e per gli altri.

Quali sono i tuoi limiti e i tuoi punti di forza?

Dipende dalla situazione in cui mi trovo, possono variare a seconda delle circostanze.

Di sicuro, il mio punto forte è l’amore che nutro nei confronti del mondo e di tutto ciò che faccio. Viviamo in un momento storico in cui è l’amore è sottovalutato: ci siamo scordati che è la forza più potente che abbiamo a disposizione e che, come diceva qualcuno molto più importante di me, muove tutto, anche al di là dei confini di spazio e tempo. L’amore che provo per mio padre e che lui ancora mi dà non morirà ad esempio mai, come l’amore per se stessi e per la vita.

Gloria: Le foto della serie tv

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Se ti guardi allo specchio, chi vedi riflessa?

Una ragazza sicuramente sensibile, molto, forse troppo, che sta cercando di diventare la versione migliore di se stessa non solo per se stessa ma anche per gli altri. Credo molto nella condivisione, anche sul lavoro: metti i tuoi sentimenti e le tue emozioni al servizio di chi si rivede nel personaggio che interpreti, trovando anche aiuto o sentendosi capito. Cerco di restituire sempre sul lavoro maggior verità possibile anche per permettere a chi pensa di non potercela fare di prendere in mano le redini della propria vita: per quanto ne sappiamo, ne abbiamo una sola… non sprechiamola e cerchiamo di renderla migliore anche agli altri. La condivisione in tutti i campi è ciò che più di importante abbiamo a disposizione: non teniamoci tutto per noi, è la condivisione continua che ridà speranza, che salva, che ci rende più uniti e che ci fa sentire meno soli.

L’essere stata sin da adolescente un’attrice ti ha creato problemi con i ragazzi della tua età?

Sono sempre stata vista come quella fuori dal coro: non bevevo, non andavo a ballare e la mia sola droga era l’arte. Per alcuni, ero cool ma per altri ero semplicemente la sfigata della situazione: c’è persino chi mi ha dato della “pazza” solo perché coltivavo il mio sogno. Ma questo mi ha permesso di comprendere come nella vita occorre sempre circondarsi solo di persone con cui sentirsi a proprio agio, crescere e anche star male insieme… con cui condividere chi sei senza maschere e senza giudizi. Come capita a tutti noi, ho incontrato anche chi ha cercato di destabilizzarmi e di distogliere la mia concentrazione dai miei obiettivi ma ho imparato a riconoscerli e a non cadere nelle loro trappole.

Sui social il tuo nome è accompagnato da “Polly”. Da cosa ha origine?

(ride, ndr) Sono molto piccolina e minuta, come quelle bamboline tascabili che tanto andavano di moda. Hanno quindi tutti cominciato a chiamarmi “Polly” e l’ho conservato.

Il tuo aspetto esteriore ha mai ostacolato il tuo percorso di giovane attrice?

Non mi reputo di avere chissà quale bellezza: ci sono dei giorni in cui mi vedo strafiga e altri in cui accade l’esatto contrario. L’essere considerata “carina” mi ha fatto a volte paura, tanto che ho imparato a ‘sporcarmi’ attingendo da quella musica rock che mi è sempre piaciuta. Tra l’altro, ho sempre studiato tanto (dalla recitazione all’inglese, dal canto alla musica e alla danza classica) per cercare di portare avanti l’intelletto, che di certo non diventa rugoso come il volto. Mentre l’aspetto fisico è portato a svanire, l’intelletto no: non vorrei mai che si dicesse “è anche brava, oltre che bella”, come se la bellezza ostacolasse la bravura.

Ti fanno paura i sacrifici?

No. Lavoro da quando avevo 14 anni, da quando sono stata presa per fare la modella per capelli e ho cominciato a guadagnare i primi soldini. Ho lavorato poi nei bar e nelle palestre e ho sempre cercato di darmi da fare per non pesare sull’economia domestica, per nutrire contemporaneamente il mio intelletto e per essere la ragazza poliedrica che sono oggi. Continuo ancora oggi, quando mi capita, di curare delle direzioni artistiche all’interno della stessa scuola di musica in cui ho studiato (la mia prima insegnante, Vicky Schaetzinger, è come se fosse per me una zia acquisita).

Non puoi proprio fare a meno dell’arte…

È qualcosa di cui mi piace circondarmi: la creatività, dopotutto, appartiene da sempre alla mia famiglia. Papà era un interior designer, nonna decorava a mano le piastrelle come lavoro e mamma, pur svolgendo un lavoro d’ufficio, ha una vena artistica pazzesca che manifesta attraverso i decoupage: a Natale dispiace anche aprire i pacchi che prepara per i regali… in più, anche il mio fidanzato è un musicista: durante la pandemia, abbiamo anche scritto e realizzato una canzone insieme che non è mai stata pubblicata. Non so perché: forse vuole tenersela per sé nel ricordo di quell’importante momento che abbiamo condiviso.

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Martina Lampugnani (foto: Davide Musto; Ass. foto: Valentina Ciampaglia; Stylist: Martina Antinori; Make-up & Hair: Cotril; Pelliccia: Alabama Muse; Camicia: Msgm; Publicist: Davide Musto).
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