Michela Coppa ha un’esistenza divisa in due dall’incontro con lo yoga. Negli anni Duemila, il volto di Michela Coppa è entrato quotidianamente nelle nostre case: era una delle letterine storiche del preserale di Canale 5, Passaparola. Grazie a quell’esperienza, è approdata anche in prima serata, sempre al fianco di Gerry Scotti, nel sabato sera dell’ammiraglia Mediaset nello show cult La Corrida.
Sono poi seguiti diversi programmi di cucina in giro per l’Italia su Rete 4. Ma poi qualcosa nell’esistenza di Michela Coppa è cambiato, spingendola al punto di salutare la televisione per dedicarsi ad altro. Complice un viaggio a Miami, ha scoperto lo yoga e non l’ha più abbandonato, trovando una nuova dimensione non solo fisica ma anche spirituale.
Cercando se stessa, Michela Coppa ha rivoluzionato la sua quotidianità. Studiando, approfondendo e ricercando, ha forgiato una nuova consapevolezza che, pian piano, ha deciso di condividere con gli altri, usando come mezzo di diffusione i social e YouTube. Oggi, è infatti teacher certificata di yoga e condivide giornalmente sui suoi canali ricette, video ricette e allenamenti funzionali, utili a condurre una vita sana. È anche autrice di due diversi libri sul benessere e mamma della piccola Fara. L’abbiamo raggiunta per un’intervista esclusiva in cui ripercorriamo insieme la sua evoluzione.
Intervista esclusiva a Michela Coppa
“È un bel periodo, devo dire. La bimba è un po’ più grande e tutto è un po’ più semplice: ha adesso diciotto mesi e, quando sono impegnata con lo yoga, per me una cosa super seria, c’è sempre qualcuno che mi sostituisce con lei”, mi rispende Michela Coppa quando le chiedo come sta.
Della maternità e di ciò che ha comportato per te hai parlato molto apertamente sul tuo sito internet.
La scoperta di essere incinta è stata l’emozione più grande della mia vita: è stato un momento che non potrò dimenticare mai. Avevo sempre posticipato l’ipotesi di diventare mamma perché non mi sentivo ancora pronta per assumermi sulle spalle le troppe responsabilità che un figlio comporta. La vedevo come qualcosa che avrei fatto ma tendevo a rimandarla. Fino a quando mio marito mi ha convinta a iniziare a provarci. E Fara è arrivata subito, senza troppe difficoltà.
Per me è arrivata la consapevolezza che quello che fosse il momento giusto per diventare madre quando sono stata costretta a letto per quattro mesi per salvare la vita di Fara: mi sono resa conto in quel frangente che volevo veramente un figlio. Sono una persona molto responsabile e ci penso molto alle cose prima di assumermene la responsabilità.
A parte quei mesi, è stata una gravidanza molto bella. Da persona che sente molto il proprio corpo e la connessione con esso, l’ho vissuta con tutto il suo tsunami di ormoni. Dopo il parto, abituarsi all’inizio di una nuova fase di vita è stato però veramente tosto: si viene travolti sia positivamente sia negativamente. Fara ad esempio ha sin da subito avuto problemi di reflusso ed è stato complicato gestirlo: non dormivo quasi mai tanto che, dopo sette mesi, ho trovato una persona che mi ha aiutata in un percorso del sonno. E quando si ricomincia a dormire tutto assume un altro sapore.
Delle difficoltà legate alla nascita di un figlio si tende sempre a parlare poco…
Non potrei vivere senza mia figlia. Chi la guarda, mi dice che mi sono autoclonata! Fara mi sta facendo rivivere me da piccola: ha le mie stesse espressioni. L’amore per un figlio è qualcosa di indescrivibile: arriva a prescindere con la maternità ma arrivano anche nuove responsabilità con cui dover fare i conti, soprattutto per noi donne.
Bisogna ricordare a tutte quelle donne che partoriscono e che si sentono in colpa per non essere felici che non c’è nulla di sbagliato nel chiedere aiuto per il momento anche drammatico che stanno attraversando. L’ho fatto anch’io, nonostante nella mia vita abbia sempre rifiutato l’idea di chiedere aiuto a qualcuno: occorre capire che ci sono situazioni in cui da sole non ce la facciamo e necessitiamo di altre due mani. È meraviglioso essere madri ma non dobbiamo perderci la testa.
Mi è piaciuto come Levante si sia esposta apertamente sulla questione e abbia avuto il coraggio di dire che i figli danno la vita ma che al contempo la prosciugano: sono i due rovesci della stessa medaglia. È nella norma: dobbiamo imparare un quotidiano che non conosciamo e a conoscere il figlio a cui abbiamo dato vita. Ovviamente, c’è una connessione sin da quando è in pancia ma, quando viene fuori, è tutta un’altra storia.
Lo yoga oggi è una parte fondamentale della tua vita. Ma quando ci è entrato?
Lo yoga ha reindirizzato il mio percorso e la mia vita. Mi ha fatto capire che la mia strada poteva essere un’altra e mi ha aiutata a creare una connessione con me stessa. E ciò ha agevolato le mie scelte, aprendomi un percorso di continuo miglioramento. Non rinnego nulla di ciò che ho fatto: sono felicissima del percorso televisivo perché ero presente in programmi che avevano quello spirito che oggi forse un po’ si è perso: per me, far televisione vuol dire innanzitutto far divertire e intrattenere le famiglie, bambini compresi.
Nel 2015, ho iniziato a fare yoga a Miami grazie alla mia amica Elena. Stava diventando insegnante di yoga e ho cominciato a seguire le sue vicissitudini. Ero in pausa dal mio ultimo impegno televisivo (giravo per l’Italia per otto mesi di fila) e ne avevo approfittato per un viaggio che non prevedevo avrebbe trasformato la mia vita. Ed è stato cominciando a fare yoga che ho realizzato che mi occorreva uno step in avanti: dovevo connettermi al mio respiro e a me stessa.
Ho iniziato con la parte più dinamica e fisica per poi con il tempo passare a un’altra tipologia di yoga, l’ashtanga, che, usato nella formazione dei militari indiani, è parecchio impegnativo e tosto, per finire al kundalini. Esistono varie forme di yoga, ci sono stati tanti maestri che hanno creato altrettante vie, anche se quello che emerge maggiormente è legato all’esperienza dinamica. Chi inizia a fare yoga lo vede inizialmente come una pratica fisica che aiuta anche il corpo a rimanere in forma, elastico e giovane.
Lo yoga è strettamente connesso anche alla salute in genere. E, occuparsi di salute, significa fare attenzione anche al cibo.
Non sono vegana e per essere totalmente yogica dovrei essere se non vegana almeno vegetariana. Credo però in un regime alimentare funzionale. Con la dottoressa Sara Farnetti, ho pubblicato un libro di ricette dal titolo Ricette funzionali. Basta veramente poco per gustarsi un buon piatto ma dietro al buon piatto deve esserci sempre come concetto base la salute. A me non piace parlare di dieta ma di regime alimentare utile a mantenere attivo il metabolismo: funzionale, per l’appunto.
Nel libro non ci sono solo ricette legate al cibo ma si parla anche di natural beauty.
Ci sono tanti consigli per come prendersi cura di se stessi in maniera inaspettata, con tanti suggerimenti molto interessanti da fare e da provare. Con la materia prima in mano, possiamo giocare e sperimentare raccogliendo anche risultati utili a noi stessi. È anche un modo per far passare l’idea che non si butta via nulla: cerchiamo di utilizzare tutto ciò che è utilizzabile e il pubblico apprezza. Rispetto al passato, c’è un bel risveglio su certe tematiche: ho come l’impressione che si abbia voglia di tornare alle origini.
E nel 2021 hai poi pubblicato un secondo libro, Per un anno di benessere.
È un vero e proprio programma annuale dedicato alla salute del corpo e della mente. Propone ricette sane, sequenze yoga, tecniche di respirazione, approfondimenti sui superfood di stagione, ma anche tisane e decotti e beauty tips home made, dedicando ogni mese dell’anno a una tematica in particolare (dal detox alla purificazione, fino all’attivazione metabolica, la vitalità e molto altro).
Hai mai avuto la tentazione di ritornare indietro agli anni della televisione?
No. Non guardo mai al passato ma al futuro. Non tornerei mai indietro perché ho sofferto troppo: sono sempre stata molto sensibile. Mi sono evoluta molto, ho raggiunto dei traguardi personali importanti e non tornerei indietro a quegli anni per niente. Dopo Ricette all’italiana, avevo voglia di cambiare, ero stata contattata anche per un reality e avevo anche detto sì, nonostante la televisione che si fa oggi non mi convinca con la sua tendenza a rivoltarti come un calzino. Il sì era dettato dall’esperienza particolare che avrei fatto: avrei vissuto senza vestiti e senza mangiare e mi sarebbe piaciuto vivere l’esperienza da naufraga come qualcosa di personale. Non è poi andata in porto e alla fine va bene anche così: sono molto gelosa del mio privato.
Se dovessi tornare in televisione oggi, lo farei per fare tutt’altro. Mi piacerebbe poter parlare di benessere e di salute, non certo di vita privata. Ci sono realtà come quelle di Food Network o di Real Time che permettono di coniugare tranquillamente contenuti alti e che fanno bene sia a chi li realizza sia a chi li segue.
E i social non intaccano la tua sfera privata?
Per come li uso io, no. Mostro solo quello che voglio far vedere. Siamo poi in tanti a popolare i social: il rischio che qualche giornalista voglia scrutare la tua vita privata e scovare chissà che cosa è minore. All’epoca in cui lavoravo come “letterina”, invece, c’era una sorta quasi di ossessione nei nostri confronti: eravamo poche, giovani e belle, e venivamo seguite ovunque. Una volta, mi hanno fotografata con quello era il mio fidanzato dell’epoca ma lo hanno fatto dopo avermi seguito, come se stessi incontrando il mio amante. Eppure, stavamo insieme da quattro anni: dov’era la notizia?
L’affetto nei tuoi confronti è comunque sempre tanto, come dimostra il numero dei tuoi follower.
Sono contenta. Anche perché, non mostrando nulla del mio privato, è sinonimo del fatto che sono interessati a quello che faccio oggi. La mia missione e quella di chi lavora con me sono il benessere e lo star bene: mi piacerebbe diventare un punto di riferimento per il wellness in Italia non solo fisico ma anche mentale, obiettivo anche delle lezioni gratuite che ho cominciato a tenere sul mio canale YouTube. È appena partito, ci saranno una cinquantina di lezioni e siamo consapevoli di quanto il percorso sarà lunghissimo.
Ho sostenuto un esame per insegnare yoga ma non voglio essere l’insegnante tout court. Ho aspettato di sentirmi pronta a insegnare agli altri perché il mio scopo è quello di diventare una sorta di anello di congiunzione tra chi pratica yoga e chi no. Creando la giusta connessione, mi piacerebbe far venire voglia alle persone di star bene, con lo yoga o con la giusta ricetta. Ma non chiamiamole ricette: se dovesse sentire Bruno Barbieri, mi darebbe una botta in testa. Chiamiamole semmai preparazioni per seguire, come detto prima, un regime alimentare corretto, senza privazioni e utile a mangiare con gusto.
Il 50% di chi ti segue sui social ha meno di 34 anni. Dato che indica che ha imparato a conoscerti per quello che fai oggi e non per il trascorso televisivo. Forse l’idea di abbandonare la televisione non è stata un’idea così folle…
Ho deciso io di lasciare la televisione nel momento in cui ho cominciato a farmi qualche domanda anche su un settore che in quel momento stava cambiando. Mi sono chiesta se ne valesse la pena continuare… I social mi hanno permesso in qualche modo di creare il mio canale televisivo personalizzato. E ha funzionato. Ma il salto è stato possibile anche grazie a chi mi ha appoggiato, mio marito.
È stato un salto nel vuoto in tutti i sensi. Avevo già un mio seguito sui social ma il pubblico non era targettizzato: era formato da persone di vario genere, da chi mi apprezzava per come ero ai tanti uomini che seguivano La Corrida e a quello che avevo da dire preferivano quello che avrei potuto far loro vedere. Pian piano, ho cominciato a mostrare quello che riuscivo a far meglio: provavo tutto sulla mia pelle e quello che funzionava ho iniziato a consigliarlo agli altri.
Che consiglio daresti oggi alla te bambina?
Ero una bambina molto calma, da come mi racconta mia madre, anche troppo riflessiva. Quindi, se incontrassi me bambina, le direi che arriverà quello che deve arrivare. Positivo o negativo che sia, tutto passa. Anche quello che sembra non avere un senso, ne assumerà uno. Siamo tutti diversi ma uniti, solo insieme si raggiunge una bella energia: occorre seguirla sempre, senza perdere mai la propria indipendenza. Mi piace ad esempio che mia figlia, a diciotto mesi, sia già molto indipendente… un po’ come mamma e papà!