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Mon crime – La colpevole sono io: Intervista esclusiva al regista François Ozon

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Arriva nelle sale italiane Mon crime – La colpevole sono io, il nuovo film del regista francese François Ozon. Si tratta di una commedia che usa l’espediente della risata per affrontare temi contemporanei come la condizione femminile e il gender gap. Abbiamo incontrato il regista francese per una videointervista in esclusiva.

Esce al cinema il 25 aprile, grazie a BiM Distribuzione il film Mon crime – La colpevole sono io, la commedia poliziesca di François Ozon. Con un cast stellare composto da Nadia Tereszkiewicz, Rebecca Marder, Isabelle Huppert, Fabrice Luchini, Dany Boon e André Dussollier, il film Mon crime – la colpevole sono io ci porta nell’incantevole Parigi degli Anni Trenta.

Qui, Madeleine (Nadia Tereszkiewicz), un'attrice carina, giovane, squattrinata e talentuosa, viene accusata di aver ucciso un famoso produttore. Con l'aiuto della sua migliore amica Pauline (Rebecca Marder), giovane avvocatessa disoccupata, viene assolta per legittima difesa. Inizia una nuova vita di fama e successo, finché la verità non viene a galla.

Trama e temi del film

Nell’arco di una carriera che va avanti da più di 25 anni, il regista francese François Ozon ha realizzato più di venti lungometraggi, sorprendendo spesso pubblico e critica con uno stile unico e mai prevedibile. La voglia di raccontare di François Ozon è tale che nell’arco di poco tempo riesce anche a realizzare due film tra loro molto diversi come, ad esempio, Peter Von Kant e Mon crime – La colpevole sono io, entrambi in uscita nelle nostre sale.

Mentre Peter Von Kant è una rilettura di Le lacrime amare di Petra Von Kant, con Mon crime – La colpevole sono io François Ozon ritorna alle atmosfere che hanno caratterizzato due dei suoi più grandi successi, Potiche – La bella statuina e Otto donne e un mistero, dove commedia, satira, kitsch e femminismo si coniugavano con un risultato unico e originale.

Come i due titoli citati, anche Mon crime – La colpevole sono io è ispirato a una rappresentazione teatrale (del 1934) che François Ozon ha sapientemente modificato per restituire un film attuale e mai scontato. Al centro del racconto, ci sono Madeleine Verdier, un’attrice per mancanza di ruoli, e la sua migliore amica Pauline Mauléon, un’avvocata per mancanza di clienti. Le due condividono un misero appartamento di Parigi e sono letteralmente alla canna del gas, anche se sarebbe più corretto dire alla canna della pistola.

Sì, perché è una pistola e il suo uso contro un produttore cinematografico dalle mani un po’ troppo lunghe che cambierà il destino delle due giovani donne (con riferimenti fin troppo evidenti al caso Weinstein). L’omicidio di Montferrand, dalla cui villa Madeleine è fuggito dopo un tentativo fin troppo spudorato di molestie sessuali, dà il via a un’escalation di colpi di scena tanto imprevedibili quanto grotteschi. Sospettata dell’omicidio, Madeleine si autoaccusa con la complicità di Pauline per mettere in scena la più grande prova teatrale della sua vita: fingersi colpevole per acquisire fama e notorietà (con i giornali pronti a divorare il caso come farebbero oggi i programmi di infotainment del pomeriggio televisivo).

Ed è durante il processo portato avanti da un sistema giudiziario che ha più di una falla che Madeleine si trasforma pian piano nel simbolo dell’oppressione delle donne da parte degli uomini e della stupidità degli uomini stessi (a partire dal giudice sorretto da Fabrice Luchini).

Crimine, bugie e sotterfugi diventano quindi il mezzo per riacquistare, incredibilmente ma non tanto, la libertà e il successo. Assolta, Madeleine si trasforma in una grande star e tutto procede per il verso giusto fino a quando in scena non arriva la vera colpevole: Odette Chomette, una stella del cinema muto caduta in disgrazia, sorretta da una Isabelle Huppert al massimo della sua forma. “Il crimine è mio e devi ridarmelo”, pronuncerà Odette nel suo abito pieno di piume e con aria beffarda.

Mon crime - La colpevole sono io: Le foto del film

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Intervista esclusiva a François Ozon

In occasione della conferenza stampa romana di presentazione di Mon crime – La colpevole sono io, TheWom.it ha posto quattro domande a cui François Ozon ha gentilmente risposto e che ci aiutano a capire meglio le intenzioni del film (le risposte sono in francese ma subito dopo l’intervento del regista c’è la traduzione in italiano dell’interprete, ndr).

Mon crime – La colpevole sono io è il suo terzo film, dopo Otto donne e un mistero e Potiche – La bella statuina, che esplora l’universo femminile con humor e glamour. Ha riadattato in questo caso un testo del 1934 per esaltare come la solidarietà e l’amicizia al femminile siano la chiave giusta per combattere gender gap e discriminazione. Sono davvero crimine, inganno e menzogna i mezzi per ottenere i diritti ancora negati?

A proposito di differenze di genere, gli uomini di Mon crime – La colpevole sono io non fanno di certo una bella figura. Stupidotti, raggirabili e privi di ogni ragionevole dubbio. A cosa si deve tale ritratto?

Mon Crime – La colpevole sono io si apre con una molestia sessuale di un produttore nei confronti di una giovane attrice alle prime armi, un tema di risonanza universale che dal caso Weinstein in poi interessa l’opinione pubblica. Fin troppo spesso, almeno in Italia, sentiamo dire che le vittime erano consapevoli di quello a cui andavano incontro: sarebbe bastato un sì o un no per cambiare il corso degli eventi. Qual è, nella sua ottica, il primo passo da fare per evitare che le vittime di abusi siano anche vittime di pregiudizi?

Come ha scelto  Nadia Tereszkiewicz e Rebecca Marder, le due giovani attrici protagoniste di Mon crime – La colpevole sono io? Cosa l’ha convinta, rivedendo il film, delle loro interpretazioni?

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