Monica è il nuovo film di Andrea Pallaoro, in concorso al Festival di Venezia 2022. Quarantenne trentino, Pallaoro vive tra Los Angeles e New York e Monica è il suo terzo film. Anche Medeas e Hannah, i suoi due precedenti film sono stati presentati a Venezia, dove Hannah è valso alla protagonista Charlotte Rampling la Coppa Volpi come miglior attrice.
Nel film Monica, Pallaoro mette in scena il ritratto intimo di una donna che esplora i temi dell’abbandono e dell’accettazione, del riscatto e del perdono. Scritto dallo stesso Pallaoro con Orlando Tirado, Monica uscirà nelle sale italiane grazie a I Wonder Pictures. Il ruolo della protagonista è stato assegnato a Trace Lysett, attrice di cui si è parlato molto per via della sua transizione di genere. Nel cast, troviamo anche Patricia Clarkson ed Emily Browning.
La trama del film Monica
Monica, la protagonista dell’omonimo film di Andrea Pallaoro, torna a casa per la prima volta dopo una lunga assenza. Ritrovando sua madre e il resto della sua famiglia, da cui si era allontanata da adolescente, intraprende un percorso nel suo dolore e nelle sue paure, nei suoi bisogni e nei suoi desideri fino a scoprire dentro di sé la forza per guarire le ferite del proprio passato.
“Negli ultimi anni, il confronto con la malattia di mia madre mi ha portato a riflettere sul mio passato e sugli effetti psicologici dell’abbandono”, ha spiegato il regista. “A partire da questa esperienza ho voluto raccontare una storia che esplorasse la complessità della dignità umana, le conseguenze profonde del rifiuto e le difficoltà nel guarire le proprie ferite”.
Il secondo capitolo di una trilogia
Andrea Pallaoro considera Monica come il secondo capitolo di una trilogia iniziata con Hannah, il suo precedente film. Prosegue infatti la sua riflessione sulle dinamiche dell’abbandono e le sue conseguenze. “In Hannah scivolava in una spirale sempre più straziante, vittima di un crollo emotivo e psicologico in cui a poco a poco perde la consapevolezza di sé stessa e della sua identità”, ha dichiarato Pallaoro. “In Monica, invece, assistiamo a un processo in qualche modo inverso, che fa della protagonista un’autentica eroina moderna, capace di perdonare e rialzarsi, facendo i conti con i traumi e le ferite del proprio passato”.
Come accade sempre nel cinema di Pallaoro, anche i personaggi del film Monica sono un insieme di diverse parti dell’autore, oltre che di varie persone a lui care. “Riflettono, anche se spesso indirettamente, alcune pagine della mia esperienza personale che hanno a che fare a loro volta con il rifiuto, l’abbandono, la vergogna e l’accettazione”, ha tenuto a precisare il regista. “In particolare, devo molto a un’amica, legata al mio primo arrivo a Los Angeles vent’anni fa. Monica è un tributo a lei, che ha indubbiamente ispirato parte di questa “esplorazione” e a mia madre: il confronto con la sua malattia, in questi ultimi anni, ha avuto un ruolo determinante, anche se indiretto, sull’elaborazione del film”.
Gesti e sfumature
Anche Monica risponde a un’esigenza che il regista Andrea Pallaoro ha tenuto presente per ogni suo film. “Ogni scelta – narrativa, formale o estetica – di Monica esprime la volontà di difendere un rapporto con lo spettatore fondato non sull’imposizione di risposte, spiegazioni, chiavi di lettura, ma sulla libertà della singola interpretazione”, ha dichiarato.
“La storia di Monica, la protagonista, è raccontata attraverso gesti e sfumature, cercando di restituire la complessità del suo mondo interiore, e chiedendo a ogni spettatore di elaborare un proprio pensiero personale, un’interpretazione intima e individuale. Dalla composizione delle inquadrature al controllo delle linee e del colore, dal montaggio essenziale al ruolo esclusivamente diegetico del suono e della colonna sonora, tutto in Monica è pensato per aderire al mondo di questa donna, e allo stesso tempo alla percezione che lei ha del mondo che la circonda”.
Monica: Le foto del film
1 / 33Il muro dell’ignoranza
Monica, il film di Pallaoro in concorso a Venezia, è un modo per il regista di contribuire ad abbattere i muri della paura e dell’ignoranza che ancora oggi persistono su determinate questioni, legate soprattutto all’identità. “Viviamo in un momento storico particolarmente allarmante, in cui si arrivano a mettere in discussione anche diritti fondamentali che diamo (o meglio: davamo) per acquisiti per sempre”, ha aggiunto Pallaora. “Fermo restando che questo film non nasce da un impulso politico, né vuole essere un manifesto, spero che l’esplorazione del mondo interiore di Monica contribuisca, nel suo piccolo, ad abbattere i muri della paura e dell’ignoranza e a diffondere una maggiore consapevolezza”.