Nakay ha appena pubblicato Caliente (Jericho Records), il suo singolo estivo ma anche la prima canzone che segna il suo nuovo percorso. Dietro al nome di Nakay si cela infatti Gianmarco Gridelli che, a dispetto dei suoi 19 anni, fa musica da quando di anni ne ha 8 ed è stato protagonista appena tredicenne del musical La fabbrica di cioccolato, lo stesso su cui si basa Wonka, il nuovo film con protagonista Timothée Chalamet.
Caliente è un brano che parla di amore, quello più passionale, fatto di provocazioni e reazioni, soprattutto di attrazione fisica. Il testo diretto e schietto non usa diplomazia per spiegare cosa si prova quando c’è il fuoco del desiderio, dell’eccitazione che sfociano nell’ardore e nell’intensità.
Ha spiegato Nakay a proposito del brano: “Anche se molto giovane ho già scritto diverse canzoni, ma è la prima volta che celebro l’amore, quello rosso fuoco, quello che ti brucia dentro. Il mio principale obiettivo, con questo brano, è di trasmettere l’energia, la forza, la passione che i giovani provano quando incontrano l’amore”.
Un concetto che Nakay sottolineerà anche nel corso di quest’intervista in esclusiva, in cui ripercorriamo le tappe del suo cammino fino a oggi.
Intervista esclusiva a Nakay
Cosa rappresenta per te Caliente?
Caliente segna il mio nuovo inizio. Con la mia etichetta, la Jericho Records, il mio produttore Vittorio Conte e il management di Maria Totaro, abbiamo cominciato a lavorare da pochissimo a questo mio nuovo progetto che mi ha anche visto cambiare nome, Nakay, e a cui tengo molto. Caliente è il primo passo ed è una canzone diretta: per la prima volta ho parlato di un amore non solo sentimentale ma anche passione. È indirizzata ai ragazzi della mia età ed è stata scritta da me: con questo nuovo inizio mi riprometto di pubblicare brani di cui sono io l’autore. Ho scoperto la scrittura e mi sta appassionando davvero tanto: ci tengo dunque a far sentire qualcosa di mio, anche se rimango aperto alle collaborazioni.
Cosa vuol dire Nakay?
Non è tanto la parola ad avere un significato ma la storia che si porta dietro. Nakay è il nome che mio padre avrebbe voluto dare a uno dei suoi figli, non l’ha però mai fatto e io ho scelto di fargli una sorpresa. La cosa bella è stato vedere la sua reazione e come si è comportato dopo averlo saputo. È stato un modo per me di ringraziare i miei genitori per tutto quello che hanno fatto per me fino a oggi, sostenendomi.
Cos’è l’amore per te che hai diciannove anni?
L’amore è fondamentale. Non volendo, ci condiziona tutta la vita: i nostri comportamenti derivano dalle emozioni che proviamo grazie a un’altra persona. Ci fa stare bene e ci aiuta anche ad andare avanti nel migliore dei modi. Ho sentito in prima persona quello che canto: nelle mie canzoni, cerco sempre di mettere sempre qualcosa di mio, di personale: le sensazioni, i sentimenti e la verità dei fatti. È la verità dei fatti che colpisce chi ascolta: permette di identificarsi e di far proprie le parole che sente.
Hai 19 anni ma suoni da quando avevi 8 anni e a 13 eri già protagonista di un musical di successo, La fabbrica di cioccolato.
Mi sono appassionato alla musica sin da piccolissimo e i miei genitori hanno sempre assecondato la mia indole. Ho iniziato a studiare canto a otto anni e subito dopo ho accompagnato il canto con lo studio della chitarra e del pianoforte: quattro anni per la prima e due per il secondo. A 13 anni, poi, sono andato in scena come protagonista di un musical e successivamente ho scoperto per la passione per la scrittura. Ho cominciato allora a seguire corsi appositi e mi sono anche diplomato in produzione musicale. Piano piano sto cercando di completarmi.
Il musical non prevede solo canto ma anche ballo e recitazione. Che ricordi hai di quell’esperienza?
I ricordi sono bellissimi. È stata un’esperienza che mi ha formato davvero tanto, a 360°. Non dovevo solo cantare ma mi sono dovuto mettere alla prova con due discipline per me nuove, ballo e recitazione. Nello spettacolo con me c’erano tanti figli d’arte: ho comunque imparato molto da loro e dai loro genitori.
Per la seconda volta, torna la parola “genitori”. Che rapporto hai oggi con loro? E con i tuoi coetanei? Come ti hanno guardato quando già a tredici anni eri su un palco?
Quello con i miei genitori è tuttora un rapporto stupendo. Ma lo stesso vale per le relazioni con i miei coetanei: ho sempre avuto amici che hanno fatto il tifo per me sin dall’inizio, venivano a seguire le date dei vari concerti o del musical.
Ho tenuto lo scorso dicembre un concerto tutto mio al Teatro Quirino a Roma ed è stato bellissimo per tanti motivi: era la mia prima volta completamente da solo, c’era tanta gente a vedermi e ho avuto tanti ospiti, da Nello Daniele che mi ha accompagnato alla chitarra sulle note di Napule è a Mario Lavezzi che è intervenuto spendendo un po’ di parole su di me e sul mio percorso e accompagnandomi al pianoforte su Una lunga storia d’amore. Ma anche Adriano Pennino, il maestro direttore dell’Orchestra di Sanremo… è stata una serata magica che ha dato il via a tante nuove serate e date che sono venute dopo.
Cosa rappresentano per te i live?
L’esperienza in sé mi aiuta a crescere ma è anche un modo per far sentire la mia musica alle persone e vedere la loro reazione. I numeri e i risultati sui social e sulle piattaforme digitali sono dati freddi: è solo dal vivo che capisci come reagisce veramente il pubblico, il feedback è immediato. Se il pubblico ti applaude, significa che ha provato un’emozione e che sei arrivato in qualche modo. Non bisogna mai affidarsi completamente ai numeri per giudicare un prodotto.
Ho già diverse date fissate per quest’estate: due a Sperlonga dove vado in vacanza per l’estate (il 14 e il 25 agosto), una Rovigo con Radio Bella & Monella insieme a Will, che ha partecipato a Sanremo, e Ascanio di Amici (il 12 agosto) e una in Puglia per un evento di Radio Ciccio Riccio (il 22 agosto). E altre ne arriveranno
È vero che i numeri sono relativi ma hai già avuto l’ebbrezza di vedere un tuo video diventare virale su Facebook con oltre un milione di visualizzazioni. Cantavi Gesù Cristo e hai anche ricevuto la benedizione di Mogol, il padre della musica pop italiana.
È successo tutto in maniera casuale e inaspettata. Eravamo in piena pandemia ed io decisi di interpretare Gesù Cristo, scritta dal maestro Mogol insieme al maestro Lavezzi. Pubblicai la canzone su Facebook e nel giro di poco tempo è diventata virale oltrepassando il milione di visualizzazioni, non solo in Italia ma anche in tutto il mondo. Mi arrivavano messaggi dal Cile o da Brasile e, di giro in giro, finì anche alle orecchie dei maestri Mogol e Lavezzi, che mi chiamarono per complimentarsi.
Ma non solo: poco tempo dopo, ricevetti una nuova telefonata del Maestro Mogol che aveva riscritto il testo della canzone appositamente per me e per il periodo particolare che stavamo vivendo. La registrai, andò benissimo e da lì è iniziato un percorso bellissimo grazie al quale ho imparato davvero tanto: l’ho accompagnato per tutto il tour estivo e l’inverno successivo mi sono presentato a Sanremo Giovani con un brano scritto da lui. Si chiamava Mamma, dove sei stasera?, rimasto inedito: siamo arrivati quasi fino alla fine ma non siamo stati scelti. Tuttora sono rimasto in contatto con i due maestri: da loro continuo a imparare ogni giorno, ogni loro parola è da prendere come insegnamento.
Chi è Gianmarco?
Sicuramente è un ragazzo che fa di tutto affinché la sua musica arrivi a qualcuno e possa piacere. Cerco sempre di migliorarmi anche nella scrittura per poter dare anche dei messaggi corretti e d’impatto. Ma sono soprattutto un ragazzo che prova pian piano a costruire il suo futuro partendo dalle basi e, quindi, studiando e preparandosi al meglio sotto ogni punto di vista. Voglio farmi trovare pronto nel momento in cui accadrà qualcosa. Io credo nel miracolo: tutto accade casualmente, l’importante è farsi trovare pronti.
Quali sono le tue paure?
La maggiore è quella di non riuscire a far ascoltare la mia musica. Mi tranquillizzo pensando di avere ancora tanto tempo davanti a me per migliorarmi e di stare facendo del mio meglio. Sono fortunato ad avere una famiglia felice che mi metto tutto a disposizione: con loro non posso avere paura di nulla, mi fanno sentire molto protetto e sostenuto. Non solo i miei genitori ma anche mio fratello e mia sorella, che però non abita con noi. Lei è stata per me una seconda mamma e mi è dispiaciuto vederla andar via: il lavoro me l’ha portata lontano.
Al di là della musica, coltivi anche il sogno della recitazione. Ti so essere stato scelto tra i protagonisti della prima serie tv diretta da Maria Grazia Cucinotta.
E lo devo al musical. Una sera tra il pubblico c’era anche Maria Grazia Cucinotta che, vendendomi in scena, mi ha voluto per il suo progetto, in questo momento in fase di pre-produzione.