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Normale: Il film che ci ricorda quanto bella sia la vita, nonostante la sclerosi multipla

Normale film
Esce al cinema il film Normale: in una dimensione sospesa tra sogno e realtà, racconta la delicata vicenda di un adolescente che, senza mamma, si confronta con la malattia del padre e la paura di rimanere sola.

Arriva in sala dal 12 ottobre Normale, il film del regista Oliver Babinet che ha vinto l’ultima edizione del Giffoni Film Festival. Distribuito da No.Mad Entertainment, è una commedia drammatica con protagonisti gli attori Benoir Poelvoorde, Justine Lacroix e Sofian Khammes, tratta dall’opera Monster in the hall di David Greig.

Sceneggiato da Juliette Sales e Fabien Suarez, il film Normale racconta la storia di Lucie, una quindicenne che di normale nella sua esistenza non ha nulla. Adolescente dalla fervida e travolgente immaginazione, Lucie vive da sola con il padre Wiliam, un uomo che tutti i giorni lotta con il progredire della sua sclerosi multipla.

La trama del film

Lucie (Justine Lacroix), la protagonista del film Normale, ha 15 anni e vive da sola con il padre William (Benoit Poelvoorde) da quando la madre è rimasta vittima di un incidente di moto che se l’è portata via per sempre. Sebbene si sforzi di vivere un’esistenza normale, mangiando schifezze, accumulando cimeli, guardando film horror e giocando con i videogame, William lotta contro la sclerosi multipla, una malattia che giorno dopo giorno gli presenta un conto sempre più alto da pagare. Certo, la marijuana che fuma allevia un po’ le sue sofferenze fisiche ma non quelle psicologiche: William non si è mai ripreso dalla scomparsa della moglie e non può più fare a meno dell’aiuto di Lucie, divisa tra casa, scuola e un lavoro in una panineria.

Tra alti e bassi, aiutata da una fervida fantasia che pone le sue ore tra realtà e dimensione onirica, Lucie cerca di cavarsela come può mentre si vive il suo primo amore, mai concretizzato, con un compagno di scuola di nome Etienne (Joseph Rozé), un altro outsider come lei su cui veleggia l’ombra dell’omosessualità. Esausta per il peso delle responsabilità che porta sulle spalle, Lucie è esausta, ha difficoltà a concentrarsi a scuola e, nonostante la sua intelligenza superiore alla media, vede precipitare i suoi voti e la fiducia in se stessa. Solo la scrittura rimane il suo porto sicuro: le pagine del suo romanzo autobiografico pian piano si compongono dandole tregua.

La sua normalità che normalità non è deve ben presto fare i conti con la visita di un assistente sociale, che potrebbe per sempre separarla dal padre. Per tale ragione, Lucie e William ricorrono a tutta la loro arte dell’arrangiarsi per dare una parvenza di serenità ma la situazione precipita quando la sclerosi multipla colpisce l’uomo anche agli occhi…

“Il rapporto tra Lucie e William ripropone quello che conosco in quanto adulto e genitore, io che sono rimasto legato anche al cinema di genere e a questo tipo di universi, cercando di trasmetterli ai miei figli - anche se hanno scelto i loro riferimenti, soprattutto giapponesi, in adolescenza - e allo stesso tempo è molto vicino a quello che ho vissuto io con mio padre. I western che vedevamo insieme erano una festa: lui si calava nell’atmosfera con un whisky e parlando come John Wayne ed io travestendomi e allestendo un saloon o un casinò a casa... Andavamo oltre il ruolo di spettatori. Mio padre è morto all'inizio della preparazione di Normale, e penso che il suo modo di comunicare con me attraverso l'immaginazione abbia permeato il film”, ha raccontato il regista Oliver Babinet, salutato come un nuovo Xavier Dolan.

Il poster italiano del film Normale.
Il poster italiano del film Normale.

Perché la vita è bella

Normale è un film che rimane dentro al cuore anche dopo che i titoli di coda ci separano dai suoi protagonisti. Adattando l’opera teatrale di David Greig, il regista Oliver Babinet si muove lungo la sottile linea che separa il reale dal sogno, proponendo un perfetto mix tra un’opera dei fratelli Dardenne e una del genio dell’animazione Hayao Miyazaki. La fantasia è l’unica va di fuga che permette a Lucie di rompere il grigiore e la tristezza delle sue giornate che scorrono in un’ipotetica dimensione senza tempo, come se fossimo in una dimensione parallela fantastica lontana dai cliché del dramma sociale.

Lucie è un’adolescente diversa da tante altre. Non è speciale: è una ragazzina ordinaria, con qualche chilo in più, un paio di occhiali e una certa sciatteria nel vestire. Ma è questo a renderla “normale”: è una di noi, con la sua disarmante naturalezza e la sua convincente maniera di affrontare la vita, almeno fino a quando non raggiungerà il suo punto di ebollizione, per momento in cui, complice il destino, non farà i conti con ciò che più di ogni altra cosa ha infranto il suo giglio: la morte della madre.

Dubbi, complessi, ansie e frustrazioni di Lucie (ma anche di Etienne) sono portati in scena con impassibile dolcezza, condita da un pizzico di umorismo e, perché no, critica sociale (come nel caso in cui Lucie dovrebbe fingere di praticare una fellatio all’amico Etienne per smentirne l’omosessualità agli occhi del dito puntato all’indice da parte del gruppo dei pari).

Tuttavia, è sempre il legame padre e figlia che prende il sopravvento e rende Normale un film imperdibile, una favola delicata e commovente, divertente e struggente. Pur nella sua trasandatezza e nel suo comportamento da boomer disobbediente, William è mosso da un solo nobile fine: dimostrare alla sua Lucie che, dopotutto, la vita è bella, anche quando non è "normale".

Normale: Le foto del film

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