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One Life: La vera storia dello Schindler inglese ad Alice nella Città

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In anteprima mondiale al Festival di Toronto, il film One Life rende omaggio a Sir Nicholas Winton, l’uomo che a 29 anni salvò la vita prima della Seconda guerra mondiale di ben 669 bambini. A interpretarlo è il premio Oscar Anthony Hopkins.
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One Life di James Hawes è uno dei film più attesi della prossima stagione cinematografica. Presentato in anteprima mondiale al Festival di Toronto 2023 e dopo al Festival di Roma nella sezione parallela Alice nella Città, sarà distribuito nelle sale italiane da Eagle Pictures e racconta una storia realmente accaduta. Protagonista ne è l’attore Anthony Hopkins nei panni di Sir Nicholas Winton, colui che la stampa ha definito “lo Schindler inglese”. Agente di cambio britannico, Winton ha infatti aiutato a salvare centinaia di bambini dall’Europa sull’orlo della Seconda guerra mondiale. Il suo atto di compassione, tuttavia, è stato dimenticato per quasi cinquant’anni fino a quando una trasmissione tv non ha riportato alla luce la sua storia.

Il vero Nicholas Winton con i "bambini" che ha salvato.
Il vero Nicholas Winton con i "bambini" che ha salvato.

La trama del film

La storia di Nicholas Winton nel film One Life comincia negli anni Ottanta. Nicholas (Anthony Hopkins) è un uomo umile e quasi anonimo che vive con la paziente moglie Grete (Lena Olin). Quando un giorno Grete gli chiede di rimettere in ordine il suo ufficio, Nicholas scopre cartelle e appunti sepolti da tempo che contendono i nomi dei molti bambini che ha salvato in tempo di guerra. In lui si riaccendono i ricordi e in breve siamo catapultati nel 1938.

Nicholas (Johnny Flinn) è ai tempi un mite agente di cambio britannico che, giorno dopo giorno, è turbato dalle notizie che arrivano dall’Europa continentale. Decide così improvvisamente di unirsi a un gruppo di amici a Praga per aiutare un numero crescente di rifugiati, soprattutto bambini. La sua vita e quella di centinaia di bambini ebrei che affrontano la minaccia del regime di Hitler cambiano da quel momento per sempre.

Deciso a intraprendere qualsiasi azione possibile, Winton rientra a Londra e arruola l’instancabile madre Babette (Helena Bonham Carter) per quelli che sarebbero diventati anni di raccolta fondi e lotta alla burocrazia per permettere ai bambini di arrivare al sicuro nel Regno Unito.

One Life: Le prime foto del film

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Nulla è impossibile se c’è un modo per farlo

Il ritrovamento di cartelle da parte di Nicholas Winton, oltre a dare il via al film One Life, nella vita reale ha innescato una serie di eventi che sono culminati nella celebrazione pubblica delle sue gesta durante una trasmissione della BBC. Divenuto simbolo stesso della parola compassione, Nicholas Winton e la sua storia risuonano tremendamente attuali in un momento in cui il mondo intero affronta ancora guerre, crisi dei rifugiati e un crescente e preoccupante antisemitismo.

Un film come One Life ci ricorda come ognuno di noi può fare la differenza in una situazione estrema. Così proprio come ha fatto Nicholas Winton, che nei nove mesi che precedettero lo scoppio della Seconda guerra mondiale rese possibile il trasferimento di ben 669 bambini, per lo più ebrei, dalla Cecoslovacchia alla Gran Bretagna e ad altri Paesi. All’epoca, aveva solo ventinove anni ma niente gli impedì di prodigarsi per quei piccoli la cui maggior parte era rimasta senza famiglia.

Lo stesso Nicholas anni dopo ha raccontato la sua storia in un libro ma prima della trasmissione della BBC del 1988 nessuno ricordava più le sue gesta. Nel programma tv, con una specie di carrambata, ha avuto anche modo di rivedere quei “suoi” bambini, oramai adulti. O, almeno, quelli che è stato possibile rintracciare.

Il libro di memorie di Nicholas Winton, frutto di quattro anni di lavoro e ricerche, è stato pubblicato dalla figlia Barbara nel maggio del 2014, in concomitanza con quello che era il suo 105° compleanno. Ancora in vita (sarebbe morto il 1° luglio del 2015, a 106 anni), Nicholas Winton ha così commentato dopo aver ricevuto la sua prima copia: “Leggendo il libro, ho scoperto cose che non avevo mai saputo della mia famiglia e ho riscoperto episodi a lungo dimenticati. Avevo delle domande su alcuni momenti del mio passato e ho trovato ora le risposte. È stato bello rendersi conto che mia figlia Barbara sapesse di me molto più di quanto io stesso ricordi”.

Per capire la portata delle gesta di Winton, basta ricordare che oggi al mondo esistono circa 6 mila persone che gli devono la vita. Sono i discendenti di quei 669 bambini salvati dai nazisti. Se quanto è accaduto ha segnato brevemente la vita di Nicholas, per chi oggi gli deve tutto è stato fondamentale. “Se qualcosa non è impossibile, allora ci deve essere un modo per farlo” è stato il motto del giovane Nicky, quello che lo ha portato a seguire le sue convinzioni e a intraprendere un’operazione che altri avevano respinto come inutile o troppo difficile da portare a termine. Dovremmo ricordarcene tutti.

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