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Passaporto per la libertà: La vera storia dell’Angelo di Amburgo in una serie tv di Canale 5

Passaporto per la libertà è il titolo della serie tv che Canale 5 manderà in onda a novembre. Racconta la vera storia di Aracy de Carvalho, la donna brasiliana che ha aiutato centinaia di ebrei a fuggire dalla persecuzione nazista.
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L’attrice Sophie Charlotte è la protagonista della serie tv, dal 24 novembre in onda su Canale 5, Passaporto per la libertà in cui si ripercorre la storia di Aracy de Carvalho (1908 – 2011). Appreso che il colosso brasiliano Globo lavorava a un progetto su Aracy, Sophie è stata la prima a presentarsi alla porta dell’ufficio del regista Jayme Monjardim.

Nata ad Amburgo e trasferitasi con la famiglia in Brasile da bambina, Sophie Charlotte ha chiesto di poter interpretare lei Aracy, la donna brasiliana che ha aiutato centinaia di ebrei a salvarsi dalla persecuzione nazista in Germania durante la Seconda guerra mondiale. E la sua determinazione si è rivelata vincente. Sophie ha ottenuto il ruolo ed è diventata la protagonista di Passaporto per la libertà, una serie tv in otto capitoli che segna la prima collaborazione di Globo con Sony Pictures Television.

Sophie Charlotte e Rodrigo Lombardi, protagonisti di Passaporto per la libertà.
Sophie Charlotte e Rodrigo Lombardi, protagonisti di Passaporto per la libertà.

Cosa racconta la serie tv

Scritta da Mario Teixeira, in collaborazione con la sceneggiatrice inglese Rachel Anthony, la serie tv di Canale 5 Passaporto per la libertà racconta la vera storia di Aracy de Carvalho. Figlia di un brasiliano e di una tedesca, Aracy si trasferì da San Paolo in Germania con la madre nel 1935, dopo la fine del matrimonio dei genitori.

Nel paese di origine della madre, Aracy ha cominciato a lavorare presso il consolato brasiliano ad Amburgo, nel settore dei passaporti. È stato lì che, da sola, Aracy contribuì a salvare molti ebrei dalle atrocità del nazismo, rilasciando visti per il Brasile.

Secondo Teixeira, le azioni di Aracy “hanno trasceso il lavoro di una semplice funzionaria e sono diventate un grande gesto umanitario”. Fino ad allora, Aracy de Carvalho era conosciuta come la donna di João Guimarães Rosa, che all’epoca non ea ancora uno scrittore. I due si erano incontrati quando Guimarães Rosa (con il volto nella serie tv di Rodrigo Lombardi) era stato chiamato ad assumere la carica di viceconsole del Brasile ad Amburgo.

Un invito ad aprirsi all’altro

“La storia di Aracy è molto potente”, ha sottolineato Sophie Charlotte, la protagonista di Passaporto per la libertà, serie tv presto in onda su Canale 5. “Mi ha dato modo di capire quanto importante sia nella vita avere coraggio, agire con il cuore, andare avanti senza che la paura prenda il sopravvento. La serie tv è un invito a fare e a non stare a guardare. Possiamo tutti riempirci di belle parole e non fare nulla. Oppure possiamo non dire molto e trasformare la vita delle persone, come ha fatto Aracy. Mi auguro che la sua storia spinga tutti ad ascoltare e ad abbracciare l’altro, a provare empatia per chi è meno fortunato”.

Alle sue hanno fatto eco le parole dell’attore Rodrigo Lombardi. “Il João Guimarães Rosa che ha conosciuto Aracy era “solo un ragazzo”, destinato a diventare uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi. Non avrebbe potuto scrivere ciò che ha scritto senza i momenti che ha vissuto durante la Seconda guerra mondiale”.

Passaporto per la libertà: un racconto di famiglia nella serie di Canale 5

La storia di Aracy de Carvalho, al centro della serie tv di Canale 5 Passaporto per la libertà, è arrivata quasi per caso nelle mani di Jayme Monjardim. A cercare il regista e direttore artistico sono stati gli stessi parenti di Aracy, che gli hanno raccontato cosa avesse vissuto e fatto in Germania.

Monjardim ricorda di aver incontrato Eduardo Carvalho, il figlio di Aracy, ma anche suo nipote e sua bisnipote. “Quando hanno finito di raccontarmi la storia, ero profondamente commosso. Non ho avuto alcun dubbio sul fatto che tutti dovessero conoscere la vicenda di una donna così forte. La sua figura ci fa capire quanto sia fondamentalmente far qualcosa per gli altri senza chiedere nulla in cambio. Viviamo in un momento di grande riflessione. La sua parabola ci fa capire, ancora una volta, come intorno a noi possano accadere storie così fondamentali senza che noi lo sappiamo”.

Sophie Charlotte in Passaporto per la libertà.
Sophie Charlotte in Passaporto per la libertà.

Le critiche storiche

Passaporto per la libertà, la nuova serie tv di Canale 5, è già andata in onda con successo in Brasile, dove però ha sollevato qualche polemica soprattutto di carattere storico. Gli storici Fabio Koifman e Rui Alonso, in particolare, hanno contestato le gesta eroiche di Aracy de Cravalho.

Secondo un loro studio, il periodo critico per il rilascio dei visti agli ebrei tedeschi per entrare in Brasile andò dal 1938 al 1939, prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. La loro indagine dettagliata mostrerebbe come, in quel periodo, il consolato brasiliano ad Amburgo rispettò solo le indicazioni del Ministero degli Affari Esteri brasiliano. Dunque, non venne rilasciato alcun visto irregolare a nessuno.

Sia il regista Jayme Monjadim sia lo sceneggiatore Mario Teixeira garantiscono che lo studio non smentisce quanto Passaporto per la libertà racconta. “Ho sentito parlare dello studio, l’ho letto e mi ha sorpreso. Non perché non conoscessi il suo assunto, ogni storia ha più verità, ma perché è stato categoricamente smentito dal Museo dell’Olocausto di Israele. Il Museo raccoglie tutta la documentazione utile prima di concedere l’onore di essere insigniti del titolo di “Giusto tra le Nazioni”. Titolo che è andato anche ad Aracy”, ha ribattuto Teixeira.

“Lo studio solleva domande che sono discutibili: il lavoro di Aracy andò oltre a quello regolare dei dipendenti del consolato. Forse ha ragione quando afferma che il rilascio dei visti non dipendeva dai dipendenti, semplici burocrati. Ma l’operato di Aracy trascese ogni indicazione ricevuta dall’alto”, ha aggiunto lo sceneggiatore. Teixeira ha anche affermato di aver avuto accesso a testimonianze di discendenti di ebrei tedeschi che hanno avuto l'aiuto di Aracy.

“Sin dall’inizio, quello che volevo era raccontare la storia di una donna che ha rischiato la propria vita perché non aveva nemmeno l’immunità diplomatica. Se l'avessero catturata, i nazisti l'avrebbero impiccata o decapitata. Lo studio non rimette in discussione nulla. È logico che al consolato non ci siano documenti: Aracy ha fatto tutto illegalmente e di nascosto”, ha fatto eco Monjardim.

Cosa sappiamo della vera Aracy de Carvalho

Passaporto per la libertà, la serie tv di Canale 5, si concentra sulla figura di Aracy de Carvalho, la sola brasiliana ad aver ricevuto il titolo di Giusta tra le nazioni. Ma cosa sappiamo realmente di lei e della sua vera storia?

Negli anni Trenta, Aracy de Carvalho era a capo della sezione passaporti in Brasile. Sotto il governo di Getulio Vargas si approvarono una serie di ordini esecutivi segreti che vietavano agli ebrei l’ingresso nel paese.

Una volta emigrata, sfidando le regole della Germania nazista e l’antisemitismo brasiliano, Aracy si prese vari rischi. Di sua iniziativa salvò la vita a dozzine di ebrei: le sue gesta disinteressate permisero loro di emigrare in Brasile scampando così alla persecuzione. Sconvolta da quanto vedeva intorno a sé, Aracy rilasciò più di cento visti ad Amburgo durante la cosiddetta “notte dei cristalli”, con l’appoggio del giovane diplomatico João Guimarães Rosa. Con il diplomatico e futuro scrittore visse in seguito una storia d’amore.

Anche a rischio di essere scoperta, Aracy de Carvalho iniziò a omettere ai superiori qualsiasi informazione che avrebbe permesso di identificare un richiedente come ebreo. Cominciò allora a rilasciare passaporti senza la lettera rossa J. Aiutò quindi innumerevoli famiglie ebree a sfuggire alla morte nei campi di concentramento di Hitler.

Si racconta anche che avrebbe nascosto diversi ebrei nella sua abitazione. Li avrebbe accompagnati personalmente alle navi. E avrebbe nascosto i loro gioielli e denaro nella sua borsa per evitare che le autorità naziste li confiscassero. Per lei, come avrebbe dichiarato dopo ai giornalisti, “era la cosa giusta da fare”.

Nel 1942, il il Brasile ruppe ogni legame diplomatico con la Germania. Si alleò con Stati Uniti, Inghilterra e Unione Sovietica, contro Hitler. E Aracy e João vennero catturati dalla Gestapo. Furono tenuti prigionieri in un hotel per cento giorni fino all’istituzione dello scambio di diplomatici tra le due nazioni.

Nel 1982, Aracy De Carvalho ha ricevuto la più alta onorificenza per un non ebreo che ha rischiato la propria vita per proteggere le vittime della persecuzione: è stata nominata Giusto tra le nazioni dal governo di Israele. Ha ricevuto poi onorificenze anche dall’Holocaust Museum di Washington e Gerusalemme.

Passaporto per la libertà: Le foto della serie tv

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João (Rodrigo Lombardi)
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João (Rodrigo Lombardi) e Aracy (Sophie Charlotte)
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João (Rodrigo Lombardi)
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