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Pauline Fanton: “Il mio bisogno di emancipazione” – Intervista esclusiva

Pauline Fanton
Confusi 2 prosegue dal 15 dicembre con le avventure dei quattro coinquilini capitanati da Nicole: siamo partiti da questo per conoscere meglio Pauline Fanton, una giovane donna che, partendo dal proprio bisogno di emancipazione, ha imparato ad ascoltare se stessa.

“Io ed Edoardo siamo come fratelli, ci somigliamo anche con i nostri capelli biondi e gli occhi chiari: se ci prendessero per interpretare la parte di due fratelli sarebbe stupendo”, scherza subito Pauline Fanton quando le rivelo che, dopo la nostra videointervista di un anno fa, in tanti si sono chiesti se lei e Edoardo Giugliarelli stavano insieme anche nella vita privata. Sono trascorsi pochi mesi da allora e diverse cose sono cambiate: Confusi, la serie tv prodotta da Blu Yazmine e proposta prima da RaiPlay e dopo da Rai 2, è diventata un successo in grado di battere on demand anche Fiorello e il suo Viva Rai 2 ma Pauline Fanton è rimasta la ragazza che era, costantemente con il sorriso sulle labbra e la voglia di scherzare.

Torniamo a confrontarci insieme in occasione del lancio di Confusi 2, un original della Direzioni Contenuti Digitali e Transmediali, dove la sua Nicole e i coinquilini Ludovico (Giugliarelli), Stefania (Giulia Scarano) e Maria Grazia (Nicol Angelozzi) saranno chiamati ad affrontare un bel po’ di novità che rischieranno di destabilizzare il loro equilibrio e nuovi personaggi che orbiteranno intorno al loro appartamento. Ma la nostra chiacchierata, che ci ripromettiamo questa volta breve (spoiler: è una promessa da marinaio), non può che non partire da dove avevamo lasciato Pauline Fanton & Co. in scena, ovvero dall’arresto dei quattro coinquilini a causa degli “imbrogli” del padre di Nicole.

“Devo stare attenta perché sono la regina degli spoiler”, premette subito Pauline Fanton e, conoscendola, non abbiamo dubbi sulla sua affermazione. “Già nel primo episodio di Confusi 2, scoprirete che sono tornati tutti in libertà a eccezione di Nicole, costretta agli arresti domiciliari. Il racconto si apre con Ludovico, Maria Grazia e Stefania che tornano dalle vacanze e ritrovano Nicole in casa: immaginano che abbia trascorso un’estate di inferno e invece quella che hanno davanti è una ragazza serena, sdraiata sul lettino a prendere il sole e tranquilla”.

“La loro preoccupazione è dovuta a un articolo di giornale in cui si annunciava la morte del padre di Nicole: tornando, trovano una casa totalmente in disordine ma non la Nicole devastata dal dolore, tutt’altro. Questo perché suo padre non è realmente morto: la notizia è solo un escamotage per sviare le indagini sul suo conto ma i coinquilini non lo sanno e pensano che quella serenità sia il suo modo di reagire alle tante preoccupazioni che deve affrontare".

"Decidono così di organizzare una sorta di funerale a sorpresa per salutare il padre di Nicole, funerale che si trasformerà presto in un party di cui Nicole, col suo abito elegante e tacco 12, sarà la star assoluta. Lo schiamazzo e il delirio che si creeranno saranno tali che ancora una volta si ritroveranno con i carabinieri in casa”. E mentre Pauline Fanton continua a raccontare dettagli a rischio spoiler si decide bonariamente di fermarla.

Pauline Fanton (Fotografo: Blacc.o; Publicist: Marta Scandorza e Lorella Di Carlo).
Pauline Fanton (Fotografo: Blacc.o; Publicist: Marta Scandorza e Lorella Di Carlo).

Intervista esclusiva a Pauline Fanton

Possiamo aspettarci in Confusi 2 la continuazione della storia d’amore sul nascere tra Nicole e Ludovico?

Ci saranno grandi colpi di scena. Sembra una frase fatta ma è vera: la loro relazione si svilupperà in maniera del tutto inaspettata, anche perché oltre ai colpi di scena nel racconto entreranno tanti personaggi nuovi. Questa seconda stagione presenterà rispetto alla prima diversi protagonisti di puntata, con un peso maggiore a quanto avveniva nelle puntate dello scorso anno. E io per prima sono stata felice della novità perché porta Confusi su un piano di narrazione differente: non solo sono cresciuti e maturati i personaggi ma anche il format e la qualità della serie stessa.

Come si evolve allora la tua Nicole?

Nicole era nata come una ragazza snob, abituata a vivere nella ricchezza estrema e con una milanesità esasperata. Queste sue caratteristiche si andavano perdendo man mano che la storia progrediva grazie alla convivenza con gli altri tre ragazzi, che diventano la nuova famiglia di Nicole. Grazie a loro, si sono smussati certi angolo della sua personalità e la Nicole che ritroviamo è una ragazza che, priva degli agi di prima, cerca di arrabattarsi come tutti quanti, in maniera più “normale”. La vedremo anche cercarsi un lavoro per emanciparsi da tutto e da tutti e non è un aspetto banale: da adolescente si trasforma in giovane donna che prende in mano la sua vita, diventa responsabile delle sue decisioni e capisce cosa vuole veramente essere.

Ho usato appositamente il verbo “emanciparsi” perché è anche al centro di tutte le discussioni che si stanno affrontando negli ultimi giorni in merito alla violenza e alla parità di genere. Chiaramente, in Confusi 2 non si parla in maniera evidente o approfondita di patriarcato ma sottotraccia la tematica torna. Invischiata nelle dinamiche familiari, non è mai riuscita a fiorire mentre adesso è arrivato per lei il momento di dare voce alla sua autodeterminazione: diventerà donna e farà le sue scelte. La sua parabola è qualcosa in cui potranno riconoscersi anche i molti uomini che, sono costretti dalle circostanze, a stare in secondo piano senza poter prima di tutto amare se stessi. Ecco, in breve, potrei dire che Nicole imparerà ad amare se stessa.

Pauline Fanton (Fotografo: Blacc.o; Publicist: Marta Scandorza e Lorella Di Carlo).
Pauline Fanton (Fotografo: Blacc.o; Publicist: Marta Scandorza e Lorella Di Carlo).

Un desiderio di emancipazione che si ravvisa forte anche in te…

Ma come in quasi tutte le donne. Metto il quasi davanti non perché tutte le donne sono femministe e ciò mi addolora molto. Anche se non ho 18 o 19 anni come Nicole ma 24, ho personalmente faticato molto per emanciparmi soprattutto da quelle che erano le aspettative, le esigenze e i bisogni dei miei genitori, per intraprendere la strada della recitazione. Il giudizio degli altri è sempre qualcosa di molto complicato da gestire: è solo staccandotene che riesci a prendere il percorso che ritieni giusto per te. Ma non è facile: sono cresciuta in una famiglia milanese molto scettica sui lavori artistici e più pragmatica.

Spesso non capisco perché proprio le famiglie italiane siano quelle più restii ai figli artisti: siamo sempre stati considerati la culla dell’arte, eppure l’arte stessa viene sminuita o paragonata a un hobby e viene esaltato invece il mito del posto fisso, senza che nessuno si preoccupi di quanto questo possa generare persone insoddisfatte o frustrate. Ho cercato di far capire a mio padre che il famoso posto fisso à la Checco Zalone non interessi più alle giovani generazioni e come il concetto stesso di lavoro si sia evoluto e sia diventato più fluido.

Cosa avrebbero voluto i tuoi per te?

Non tanto i miei in generale ma mio padre. Mia madre è la classica mamma che mi sostiene in ogni mia scelta, il suo motto è sempre “va bene: se ti piace, fallo”. Mio padre, invece, è il classico milanese doc per cui occorre lavorare e lavorare. Eppure, ho iniziato a studiare da piccola musica e canto perché, in qualche modo, era stato lui a trasmettermi la passione: in gioventù, è stato un bravissimo flautista e aveva la passione per la fotografia ma ha poi messo da parte i suoi desideri per andare a lavorare in banca.

Non sembri il mio un atto d’accusa contro mio padre: lungi da me l’idea di farlo passare come un padre padrone o insensibile ma le sue priorità sono sempre state diverse dalle mie. Probabilmente, se non fosse andato a lavorare in banca, non avrei nemmeno potuto intraprendere tutte le strade che fino a oggi ho intrapreso. Ma fatto sta che al mio primo saggio di chitarra non si è nemmeno presentato, preferendogli la partita dell’Inter, un piccolo trauma per me che avevo investito tanto in quel momento. Ecco, papà: adesso l’ho detto pubblicamente e ti sta bene (ride, ndr).

Avevo anche chiesto alla mia insegnante di cantare in quell’occasione, nonostante io mi sia sempre vergognata di farlo in pubblico: a differenza della recitazione, per me il canto è qualcosa di più intimo… quando recito interpreto qualcun altro ma quando canto sono me stessa, a nudo. Ma niente, ha preferito l’Inter…

Lui lavora nel mondo della finanza ma io e la matematica viviamo su pianeti diversi. Non so cosa avrebbe voluto nello specifico per me ma voleva certezze e stabilità, come quasi tutti i genitori. Forse avrebbe voluto che proseguissi gli studi con il cinese. Lo avevo scelto come lingua nei cinque anni del liceo e avrebbe gradito che continuassi a studiarlo per poi lavorare in qualche grossa azienda. Erano gli anni in cui l’economia cinese stava vivendo il suo boom e avanzava a livello globale ma non sapeva che la mia passione per il cinese si limitava agli involtini primavera e alla salsa di soia.

Ha categoricamente bocciato la mia volontà di frequentare il DAMS ma ho trovato una buona soluzione intermedia, cercando qualcosa che piacesse sia a lui sia a me (se qualcosa non mi piace o non mi interessa), non riesco a portarla avanti. Ho così frequentato il corso di laurea triennale, molto bello, in Linguaggi dei Media alla Cattolica di Milano. E ho deciso poi di continuare per conseguire la corrispettiva laurea magistrale: sto quasi terminando (non ce la faccio più!) la tesi.

Non è stato contento quando ha visto i tuoi primi lavori da attrice o di vederti su Rai 1 in una serie tv come Vostro onore?

 E qui sta il paradosso: quando è uscita quella serie tv era più contento di me!

Pauline Fanton (Fotografo: Blacc.o; Publicist: Marta Scandorza e Lorella Di Carlo).
Pauline Fanton (Fotografo: Blacc.o; Publicist: Marta Scandorza e Lorella Di Carlo).

Su cosa stai preparando la tesi?

Sul racconto della mafia al cinema. Ma anche la mia tesi per la laurea triennale verteva sulla criminalità organizzata, nello specifico sulla ‘ndrangheta al nord: si pensa sempre che la mafia sia solo un problema del sud, sottovalutando come invece sia al nord che faccia i soldi, soprattutto in una città come Milano. Quello della criminalità organizzata era un argomento che mi interessava da sempre: ho lavorato per qualche anno anche con Libera e per la mia tesi mi sono concentrata su Corsico e ho avuto modo di intervistare anche il figlio di un sindacalista ucciso dalla ‘ndrangheta. Per la magistrale, ho voluto proseguire il discorso già intrapreso per capire come si è evoluto il racconto della criminalità al cinema dagli anni Quaranta a oggi.

Con una battuta, avresti potuto fare contento tuo padre diventando una manager dell’Inter, adesso in mano ai cinesi…

Eppure, a calcio ho anche giocato fino a quando non mi sono trasferita a Roma per lavoro. Ero tra le calciatrici del Bonola, una squadra femminile di Milano che prende il nome dall’omonimo quartiere al centro di un bellissimo progetto di riqualificazione. Mi ha convinta un’amica a provarci: avevo giocato a tennis per tantissimi anni ma non avevo mai sperimentato il gioco di squadra, scoprendo una realtà che è stata il mio spiraglio di luce nei momenti di tristezza e di buio.

Una bella rottura di stereotipo, direi…

Eh, sì. Anche se ancora non ho scoperto come funzioni a Roma, visto che anche solo andare in moto sembra un’attività deputata agli uomini: non ho ancora capito come funziona… riflessione a parte, sono tanti i pregiudizi che ruotano intorno al calcio femminile, dal giudicare le sportive delle poverette a confronto con i loro rispettivi maschili al pensare che siano tutte lesbiche.

Oltre che in Confusi 2, ti vedremo a breve nella serie tv La legge di Lidia Poet 2 e in Doc 3. In entrambi i casi, ti sei ritrovata a confrontarti con attori con molta più esperienza di te sulle spalle. Che esperienze sono state per te?

Due esperienze molto diverse ma entrambe intense a livello emotivo. In Doc 3, sono protagonista della quinta puntata e non nascondo che ci sono stati dei momenti in cui non mi sono sentita all’altezza del personaggio che interpreto, una ventenne con un tumore ai polmoni che decide di non curarsi con la chemioterapia ma seguendo le indicazioni di un medico tedesco. Non è stato facile calarsi nei panni di una ragazza così giovane che sceglie in un certo senso di arrendersi alla morte: e non lo è stato perché ho avuto dei cari amici che sono stati particolarmente male di salute.

La scena più complessa, sebbene non avessi nemmeno una battuta, è stata quella del “mio” intervento chirurgico: era tutto così estremamente realistico che non vedevo l’ora di alzarmi, uscire e allontanarmi dal bisturi (sul set, per assicurare verisimiglianza, sono presenti dei veri medici). Ma è stato divertente lavorare con Luca Argentero, Pierpaolo Spollon, Matilde Gioli e Giacomo Giorgio, new entry del cast.

Lidia Poet 2 mi ha presentato un altro mondo ancora davanti. Oltre alla produzione pazzesca, mi ha impressionato molto Matilde De Angelis con la sua bravura: è giovanissima, ha solo qualche anno più di me ma riesce a gestire ogni situazione in maniera magistrale. Inoltre, è stata super carina con me: mi ha dato ad esempio consigli su come muovermi per una particolare scena. E poi… i costumi. Essendo una serie d’epoca, ho indossato costumi pazzeschi che mi hanno catapultata in un’altra dimensione: il bello del lavoro dell’attrice è anche la possibilità di cambiare e diversificare sempre ciò che si fa, di tirar fuori parti di te che non pensavi nemmeno di avere o che non conoscevi tanto bene.

Pauline Fanton (Fotografo: Blacc.o; Publicist: Marta Scandorza e Lorella Di Carlo).
Pauline Fanton (Fotografo: Blacc.o; Publicist: Marta Scandorza e Lorella Di Carlo).

E il canto di quand’eri più piccola che fine ha fatto? Qualche anno fa, hai anche inciso un singolo.

Oddio, l’avevo rimosso (ride, ndr). Non l’ho proprio inciso io ma un mio amico. Aveva bisogno della voce di una ragazza che sapesse parlare francese e lo ha chiesto a me. Ma peggio di come ho cantato non potevo fare… sono abituata a cantare per me stessa e non in pubblico: il canto è per me un’esigenza intima e privata, così come il suonare la chitarra. È qualcosa che mi fa star bene o che mi distrae dalle mie preoccupazioni e, dunque, quando devo farlo in pubblico, mi vergogno e mi sento in soggezione: non riesco a cantare a comando.

Confusi ha sicuramente fatto aumentare il numero dei tuoi follower. Cosa ti ha sorpreso maggiormente de messaggi che ricevi?

La maggior parte di chi mi scrive sono adolescenti. Ma mi ha sorpreso anche che lo abbiano fatto molti genitori, i cosiddetti boomer, che hanno riconosciuto nelle dinamiche del racconto qualcosa che vivevano o avevano vissuto anche loro sotto i loro stessi occhi. Questo mi ha fatto capire che siamo riusciti, nel nostro piccolo, a rappresentare bene le paure e la confusione dei vent’anni.

Però, vorrei sottolineare come timori e spaesamento non siano insiti in noi ventenni: possiamo avere le nostre fragilità o vulnerabilità ma è il mondo intorno che non fa nulla per rassicurarsi. La situazione economica è quella che è, c’è un genocidio in corso da un lato e una guerra da un altro, il cambiamento climatico è evidente… sono tanti i fattori esterni che, mescolati con le pressioni sociali e la competizione che viviamo, generano confusione: non siamo noi smidollati o senza carattere, semplicemente siamo posti di fronte a mille sfide quotidiane e consapevolezze che ci creano preoccupazione.

Confusi 2: Le foto

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Quali sono i sogni e i timori non di Nicole ma di Pauline Fanton?

Indipendentemente da come andrà o si svilupperà la mia vita, vorrei che quello di attrice fosse per sempre il mio lavoro. E vorrei essere serena, alzarmi al mattino e dire “oh, che bello!”. Un po’ come mi è accaduto durante le riprese di Confusi: non importava che il giorno prima fossi stata una quantità abnorme di ore sul set o che avessi dormito solo tre ore… non mi reggevo quasi in piedi dal sonno ma ero contenta.

L’aspetto fisico ti ha portato dei vantaggi nel percorso che per te hai scelto?

Non nascondiamoci dietro un dito: sì. Viviamo purtroppo in una società così superficiale che l’estetica ha finito con il prevalere su ciò che siamo. Avere un involucro considerato bello aiuta, soprattutto nel mondo del cinema più commerciale o della serialità tv (ultimamente il cinema d’autore sta invece puntando sull’unicità dei volti lontani dagli standard canonici e che reputo molto più affascinanti). Ma non è tutto ciò che serve: è una carta d’identità a cui poi devi aggiungere le tue skills, le tue sfumature e la tua sensibilità, sono quelle le caratteristiche che alla fine porteranno a scegliere una persona anziché un’altra.

Come reagisci quando qualcuno ti fischia per strada?

Emerge la marsigliese che c’è in me da parte di mamma: reagisco e rispondo, anche malamente se è il caso. Non voglio erigermi a paladina della giustizia e ammetto che non sempre lo faccio: ci sono situazioni in cui purtroppo sono costretta al silenzio. Se sono da sola per strada alle undici di sera, devo subire: non so chi c’è dall’altro lato e quale potrebbe essere la sua reazione, anche a livello di forza fisica non potrei oppormi. E, quando capita, la vivo come un’ingiustizia, una forma di violenza gratuita: è se come se fossi legata a una sedia, immobile, per l’unica “colpa” di essere una femmina, un oggetto che agli occhi dei maschi può essere svalorizzato. E tutto ciò avvilisce.

Mi fanno incazzare quegli uomini che, come accaduto di recente di fronte all’ennesimo femminicidio, invitano a non generalizzare sul genere. Eppure, io li inviterei a riflettere su come almeno una volta nella vita abbiano pensato, detto o fatto qualcosa di estremamente maschilista o sessista. Così come mi fanno arrabbiare quelle donne che ne prendono le difese, ricadendo sempre nello stesso errore: quello di dividerci anziché stare unite e compatte per far sì che le cose cambino realmente. Sono loro le prime che non hanno consapevolezza di quanto siano ancora soggiogate dal patriarcato.

Pauline Fanton (Fotografo: Blacc.o; Publicist: Marta Scandorza e Lorella Di Carlo).
Pauline Fanton (Fotografo: Blacc.o; Publicist: Marta Scandorza e Lorella Di Carlo).
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