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Su RaiPlay, un film sulla vera storia del primo ‘mostro’ d’Italia – Clip in esclusiva

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Arriva in esclusiva su RaiPlay il film Percoco – Il primo mostro d’Italia. Tratto da un romanzo di Marcello Introna, ricostruisce la storia dell’uomo che a Bari, nel 1956, è stato accusato di aver sterminato la famiglia.
Nell'articolo:

Percoco - il primo Mostro d’Italia, film scritto e diretto da Pierluigi Ferrandini sarà da sabato 25 maggio in esclusiva su RaiPlay per l’appuntamento ‘Sabato Cinema’ che la piattaforma dedica ai migliori titoli del panorama nazionale e internazionale.

Nella notte tra il 26 e il 27 Maggio 1956, in una Bari agli albori del boom economico, Franco Percoco, proveniente da una famiglia piccolo-borghese, compie la prima strage familiare nella storia d’Italia del Novecento, uccidendo con un coltello da cucina i genitori e il fratello minore e convivendo per dieci giorni con i loro cadaveri in casa. Un crimine che al tempo ha sconvolto profondamente l’opinione pubblica. Ferrandini lo racconta nel suo true crime psicologico, concentrandosi su un preciso arco temporale: i giorni successivi al crimine, quei giorni ‘felici e dannati’ in cui Franco, il ‘bravo ragazzo’ di sempre, è finalmente libero di vivere e divertirsi in assenza dei genitori, mentre emerge a poco a poco il ‘mostro’ che si cela nella sua mente.

Il film RaiPlay è tratto dal romanzo Percoco di Marcello Introna, edito da Mondadori. Una produzione Altre Storie con Rai Cinema, prodotto da Cesare Fragnelli, con il contributo di Regione Puglia | Apulia Film Commission. Nel cast Gianluca Vicari, nel ruolo di Franco Percoco, affiancato da Giuseppe Scoditti, Rebecca Metcalf, Federica Pagliaroli, Laura Gigante, Francesca Antonaci, Fabrizio Traversa, Antonio Monsellato, Pinuccio Sinisi, Raffaele Braia, Pietro Naglieri, Chiara Scelsi, Elena Cantarone, Michele Mirabella.

Vediamone subito una clip in esclusiva.

La trama del film

La storia del film Percoco – Il primo mostro d’Italia, in esclusiva su RaiPlay, si apre a Bari, all’alba di domenica 26 maggio 1956. Mentre sul lungomare vengono alla luce i danni di una potente mareggiata notturna che ha divelto le inferriate e danneggiato i basamenti dei lampioni, nel cuore del quartiere umbertino ancora dormiente, il giovane Franco Percoco ha appena finito di lavare i pavimenti di tutta la casa.

Franco quella mattina, nonostante una profonda ferita alla mano, è davvero sollevato, molto più del solito, a detta degli altri. E non si vergogna ad ammetterne la ragione: i suoi genitori se ne sono andati. Finalmente, come ogni anno, sono partiti per le cure termali a Montecatini e dice di averli accompagnati lui stesso al notturno delle 23:45.

Così inizia la vera storia del ventiseienne Franco Percoco, proveniente da una rispettabile famiglia piccolo borghese e molto devota, elegante nei modi e ricercato nella parlata, rimasto solo, finalmente libero di vivere la vita che desidera, senza restrizioni o imposizioni dall’alto. È la storia dei giorni che seguono la presunta partenza dei suoi genitori e di tutte le nuove esperienze, rese possibili grazie a una insolita e notevole disponibilità di denaro.

In questi giorni, infatti, conosceremo Franco per come lui vorrebbe vivere, il ricco viveur che assapora tutte le gioie del suo mirabile tempo, quello del boom economico, appena esploso anche a Bari. Franco affitta auto lussuose, si reca nel bordello più esclusivo della città, compra capi di abbigliamento dal più costoso negozio del centro, un giradischi all’ultimo grido e i vinili con le migliori hit del momento, una nuova macchina fotografica compatta con lo zoom appena inventato.

Acquista persino un prezioso orologino d’oro massiccio per convincere la fidanzata Tina, quindicenne, della serietà delle sue intenzioni. Organizza a sue spese gite fuoriporta e pomeriggi in casa con fiumi d’alcol e musica. Pranza e cena tutti i giorni, rigorosamente da solo, presso il rinomato ristorante Radar che si affaccia sul mare, spacciandosi come un neoingegnere della nuova Società Autostrade.

D’altro canto, però, i rapporti di Franco con i personaggi che abitualmente animano la sua vita reale ci consegnano un’immagine di sé profondamente travagliata, un’identità fragilissima e mutevole, lacerata da pesanti frustrazioni e piegata sotto il peso insopportabile delle speranze tradite: per l’ennesima volta, infatti, Franco è stato bocciato all’Università, dopo aver già cambiato tre facoltà. Per sopravvivere a questa schizofrenia che gli impedisce di affermarsi, Franco mente a se stesso, alla sua fidanzata, agli amici più intimi e ancor di più agli estranei che ha occasione di incontrare, millantando identità false che è tuttavia in grado di rivestire con naturalezza ed estro.

Percoco - Il primo Mostro d’Italia è quindi, infine, il vero racconto dei ripetuti e strenui tentativi, da parte del giovane Franco, di tenere in piedi un castello fondato su una ignominiosa menzogna. Tale castello, però, crollerà, inaspettatamente, dopo dieci giorni quando verranno alla luce i contorni macabri della prima strage famigliare della storia di Italia.

Il poster del film Percoco - Il primo mostro d'Italia.
Il poster del film Percoco - Il primo mostro d'Italia.

La vera storia

Il film di RaiPlay Percoco – Il primo mostro d’Italia racconta una storia realmente accaduta.

Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1956 Franco Percoco (Bari, 5 marzo 1930  – Torino, 14 febbraio 2001) stermina con un coltello da cucina il padre, la madre e uno dei suoi due fratelli nella loro casa in via Celentano 12 a Bari, convivendo con i cadaveri per dieci giorni. La casa dei Percoco è rimasta da sempre disabitata dopo gli omicidi e il palazzo è stato abbattuto negli anni Ottanta, sostituito da un'attività commerciale.

Franco proviene da una famiglia piccolo borghese, il padre Vincenzo era ispettore delle ferrovie, la madre Eresvida una casalinga, il fratello maggiore Vittorio era cleptomane e suo fratello minore soffriva della sindrome di down. All'età di 13 anni Franco Percoco finisce in carcere insieme al fratello Vittorio per un piccolo furto in un appartamento: il fratello aveva accumulato troppi precedenti e la condanna per lui è di 8 anni di reclusione, mentre Franco, non essendo perseguibile per l’età, è libero di tornare a casa. A 17 anni arriva la bocciatura al liceo scientifico. Si iscrive a ben tre facoltà universitarie diverse, ma non riesce a passare gli esami, pur essendo a volte lui stesso a spiegare ai compagni di studio lo svolgimento di passaggi complessi.

Va a trovare il fratello in carcere. Vittorio lo trova sempre più cupo e distante, schiacciato dal peso delle aspettative dei genitori. Franco si comporta in modo strano e i medici gli diagnosticano un esaurimento nervoso che peggiora negli anni nonostante i farmaci. Fa amicizia con Vincenzo Bellomo, figlio di un ingegnere, e con Massimo Boccasile, commilitone. Franco frequenta abitualmente i bordelli e si innamora di una prostituta napoletana con la quale instaura una relazione di oltre un anno, troncata a causa del suo ritorno a Napoli.

A soli otto mesi prima del crimine, si fidanza così con la quindicenne Tina Tezzi, sorella minore della fidanzata di Vincenzo Bellomo. Gli insuccessi universitari continuano inesorabili e Franco inizia a tacerli. Si sente sempre più oppresso dalla famiglia, ma nasconde tutto.

Il 27 maggio mattina, dopo la strage, Percoco si incontra con l’amico Massimo Boccasile, affittano una macchina e passano a prendere Tina per andare al mare. Racconta a tutti che la famiglia è partita per Montecatini e nei giorni successivi all’omicidio convive in casa con i cadaveri. Si diverte con gli amici e assapora le gioie della rinascita della città, spendendo i soldi dei genitori. Ma dopo qualche giorno i vicini di casa iniziano ad avvertire l'odore di decomposizione e bussano alla porta di Franco per chiedere spiegazioni.

Franco decide di partire per Napoli e poi di fuggire a Ischia dove le autorità lo arrestano e lo riportano in Puglia.

Franco Percoco, consegnato alla storia come il primo stragista italiano del ‘900, va incontro al processo e rimedia una condanna all'ergastolo, poi ridotta a trent'anni di detenzione. Sconta in realtà poco più di 20 anni grazie alla buona condotta. Torna in libertà nel gennaio del 1977, dopo aver trascorso anche alcuni periodi nell’allora manicomio criminale di Aversa, dal quale esce perché sano di mente. Si trasferisce prima a Napoli e poi nel 1981 a Torino, dove trova lavoro come impiegato e si sposa. Muore a Torino il 14 febbraio 2001.

Dopo l’arresto, la Gazzetta del Mezzogiorno pubblica la confessione resa da Percoco al commissariato di Napoli, con tutti i particolari della strage. Il giorno dopo, il giornale subisce un provvedimento di sequestro senza precedenti e che non si è mai più ripetuto. Le copie vengono infatti ritirate porta a porta dalle abitazioni degli abbonati e dalle edicole con l'accusa di aver diffuso materiale raccapricciante. Il direttore della testata Luigi de Secly e il corrispondente da Napoli Ciro Bonanno sono condannati a sei mesi di reclusione, per aver spettacolarizzato a livello nazionale un evento raccapricciante. Vengono assolti quattro anni dopo al terzo grado. Non sono mai stati reintegrati al lavoro.

Percoco - Il primo mostro d'Italia: Le foto del film

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