Arriva al cinema il 16 marzo, distribuito da I Wonder Pictures, il film Piano piano, diretto da Nicola Prosatore. Prodotto dallo stesso prosatore con Antonia Truppo, Piano piano è una produzione Briciola Film con Rai Cinema in associazione con Eskimo e in collaborazione con Soul Movie.
Presentato al Festival di Roma nella sezione Alice nella Città e al Festival di Locarno, il film Piano piano ci porta nella Napoli del 1987 quando Anna (Dominique Donnarumma), tredicenne, vive le ultime settimane che cambieranno per sempre la sua vita e il suo universo di riferimento. La città sta per cambiare per sempre a causa della costruzione dell’Asse Mediano, una sopraelevata che porterà Anna e i condomini del suo palazzo a dire addio al loro microcosmo, con uno sgombero coatto.
Storia di formazione, di crescita e rapporti ambientata in un piccolo mondo in cui tutto sta per cambiare, il film Piano Piano ha nel cast, al suo debutto cinematografico, la giovanissima Dominique Donnarumma, Antonia Truppo, Giovanni Esposito e Lello Arena. Con loro Giuseppe Pirozzi, Antonio De Matteo, Massimiliano Caiazzo, tra i protagonisti della serie culto Mare fuori.
Da uno spunto biografico
A dirigere il film Piano piano è Nicola Prosatore. Nato anagraficamente a Napoli e professionalmente a Milano, Prosatore è noto per essere il regista della docuserie Netflix Wanna. Piano piano è il suo primo lungometraggio e sono le sue parole a raccontarcelo. “Piano piano è il mio primo lungometraggio di finzione e come gran parte del mio lavoro fino a oggi si fonda su fatti reali e, in questo caso, in parte autobiografici”.
L’elemento biografico di partenza appartiene ad Antonia Truppo, cosceneggiatrice del film, compagna di vita del regista e interprete del personaggio di Susi, la madre della tredicenne Anna. “La scintilla che ha dato origine al film Piano piano è infatti il contesto che ha accolto e sviluppato il racconto: lo sgombero coatto di una palazzina compiuto per dar luce allo sbocco cittadino dell’Asse Mediano, uno degli ultimi progetti infrastrutturali della Napoli di fine anni Ottanta”, ha sottolineato Prosatore.
“Antonia Truppo, che insieme a me firma il soggetto, è nata in quel palazzo e quel ricordo, unito alla realtà dei personaggi e degli aneddoti della nostra memoria, è da subito diventato un solido spunto per alimentare un racconto con un forte time lock: le ultime tre settimane di un mondo che sta per spazzato via. Il film è girato in un’unica location, una masseria cercata a lungo proprio sulla rotta dell’Asse Mediano, delle mura che confinano un micro mondo con delle regole a cui tutti i personaggi obbediscono e dalle quali è impossibile fuggire”.
Piano piano: Le foto del film - 1
1 / 19Una storia di formazione
Tuttavia, il film Piano piano è una storia di formazione in un universo di brutale emarginazione, malavita e precarietà. “Anna, la bravissima Dominique Donnarumma al suo debutto, è quasi adolescente nel 1987”, ha proseguito il regista. “La finestra della sua stanza affaccia sul cortile di un palazzo-castello in mezzo a un bellissimo nulla che sta per trasformarsi in una nuova epoca”. L’infanzia per Anna deve per forza finire per lasciare spazio all’adolescenza e all’attesa del riscatto, “lo stesso di un’intera città: lo scudetto del Napoli, che farà tremare il Vesuvio stesso”.
“Piano piano è ambientato in un’era che sembra l’infanzia del mondo per come lo conosciamo adesso, un decennio in cui carta e penna accompagnano le prime tastiere da pc, le vecchie regole e la televisione perennemente accesa convivono, e il baracchino fa le veci di un social ante litteram. Una bolla di tempo che si presta perfettamente ad accogliere l’archetipo di Anna e Peppino (Giuseppe Pirozzi)”.
Peppino, figlio di un commerciante (Giovanni Esposito), è il coetaneo che Anna incontra e con cui vive i primi sentimenti d’amore e che le permette di entrare in una dimensione da fiaba surreale. “I due protagonisti, prigionieri del cortile come dei propri genitori, attraversano un buco che collega il mondo di tutti a una terra che ricorda l’Eden ma che pare sconsacrata. Oltre quel buco trovano il Mariuolo (Antonio De Matteo), un nuovo padre ambiguo e misterioso, vertice della loro crescita-ribellione e di una vita nuova”, ha proseguito Prosatore. Massimiliano Caiazzo interpreta, invece, Ciro, ragazzo per cui Peppino ha una certa ammirazione, dal momento che questi ha già lavorato con il boss del posto, don Gennaro (Lello Arena).
“Il punto di vista del bambino racconta una storia dai forti tratti favolistici che si fonde dolcemente alla trama iperrealista. Una geometria che si ripropone nella messa in scena e nel linguaggio: il ritmo serrato, come un’età che non conosce tregua, come il caos indefinito del desiderio di abbandonare le cose conosciute per un altrove sconosciuto. La luce, i colori, la lingua, la musica, sono spediti e vivaci come la bellezza che sopravvive caparbia a qualunque sopruso. Il mondo che ho voluto raccontare mi appartiene e mi piace, nonostante tutto”, ha concluso Prosatore.