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Perché dovresti vedere Pose, la serie tv tra tabù e ball culture

Personaggi principali di serie su ball culture
25-09-2021
Un'immersione nella comunità LGBTQIA+ tra anni Ottanta e Novanta, con personaggi intensi e tanto glamour: ecco i tanti motivi per cui non dovresti perderti la serie Pose.

Anche se ormai si è conclusa, la serie tv Pose dovrebbe essere un titolo che non può mancare nella tua libreria di streaming. Anzi, proprio perché la terza stagione ha segnato la sua conclusione, è il momento giusto per dedicarti a questo show (in streaming su Netflix) davvero imperdibile. I motivi per vedere Pose sono tanti, che riassumiamo in un elenco senza alcun ordine di importanza.

Autore e informazioni generali

Cominciando dalle informazioni generiche, potrebbe già bastarti sapere che Pose è una serie scritta da Ryan Murphy insieme a Brad Falchuk e Steven Canal. Casomai ti sfuggisse, è bene ricordarti che Ryan Murphy è uno degli autori più brillanti degli ultimi vent’anni.

È lui l’ideatore di show come Glee e American Horror Story (e del suo spin-off American Horror Stories, in streaming su Star/ Disney+ da settembre). Sempre lui è il "papà" anche di American Crime Story (la cui nuova stagione Impeachment è in arrivo a ottobre) e di altre serie come Hollywood, Ratched, The Politicians, tutte su Netflix.

Composta da tre stagioni, distribuite in streaming su Netflix tra il 2018 e il 2021, Pose ha riscosso da subito un grande successo di pubblico e di critica, ottenendo candidature e premi importanti come i Golden Globe.

La Ball culture

Tra i (tanti) meriti di Pose, c’è quello di aver portato in televisione per la prima volta la ball culture. Con questo termine (oltre a house system, ballroom community), si indica un sottoinsieme della cultura LGBTQIA+ statunitense caratterizzato dalla partecipazione a competizioni dette ball, cioè "balli". Durante queste competizioni alcuni partecipanti sfilano, altri ballano, altri competono in modalità drag queen o "drag king", secondo categorie stabilite per emulare altre identità di genere.

Dal punto di vista storico, la ball culture a New York, nel quartiere di Harlem, verso la fine degli anni Sessanta, in un periodo di forti tensioni razziali. Per le persone discriminate vi era la necessità di trovare un luogo dove potersi rifugiare ed esprimere sé stesse. Nelle piste da ballo si arrivava alle tre del mattino per evitare la polizia. Il pubblico era composto da persone bianche mentre i partecipanti erano neri, anche se si truccavano il volto di bianco per essere in linea con i canoni di bellezza imposti dalle copertine di Vogue. Successivamente comparvero le Black Ball, istituite come atto di coraggio e di orgoglio tanto omosessuale quanto razziale. La serie Pose è ambientata tra gli anni Ottanta e Novanta, quindi quando i ball coinvolgevano partecipanti afroamericani e omosessuali.

Di fatto, la Ball culture costituisce una rete di protezione per le persone non conformi, invisibili e marginalizzate dalla società. È organizzata in “House”, dirette da “madri”, che si incaricano di prendere con sé soggetti marginalizzati e in difficoltà e che poi si sfidano in sfilate secondo categorie codificate.

Effetto Vogue

Tra le caratteristiche delle ball, c’è il livello glamour delle sfilate. I riferimenti sono la rivista Vogue – da sempre considerata la Bibbia della moda – e il videoclip Vogue di Madonna (uscito nel 1990). I partecipanti ai ball imitavano le mosse di danza della clip «Strike a pose»: una vera e propria rivalsa da parte di tutti gli emarginati che, su quei palchi, diventavano incredibili ballerini. Per di più, lo stesso video della cantante contribuì a re dere mainstream la stessa Ball culture.

No tabù

Un altro grande merito di Pose è quello di aver portato per la prima volta in televisione un cast per la maggioranza transgender e non bianco. Nella Ball Culture, gay, lesbiche o trans, provenivano per la maggior parte da classi sociali disagiate, soprattutto dalle comunità nere e ispaniche. Il mix di identità, sia etniche sia sessuali, dei personaggi di Pose, crea una commistione davvero esplosiva.

Lo stesso autore Ryan Murphy ha voluto fin dall’inizio mettere assieme un cast inclusivo e rappresentativo di questa diversità. Il risultato che Pose è la serie con più attori transessuali e queer nella storia.
La serie ha fatto la storia anche al di fuori della fiction: tra i suoi protagonisti, Mj Rodriguez (interprete di Blanca), è stata la prima attrice transgender a ottenere una nomination agli Emmy 2021. Proprio come Billy Porter (cioè Pray Tell), cioè è il primo attore nero dichiaratamente gay a vincere l'Emmy.

Il fantasma dell’AIDS in tv

Pose racconta la comunità LGBTQIA+ in tutte le sue sfaccettature, compresi i pregiudizi e le discriminazioni che i personaggi sono costretti a accettare. Tra questi, c’è lo spettro dell’AIDS, che proprio negli anni Ottanta raggiunge il suo apice, anche se per molto tempo l’opinione comune è che sia una malattia legata solo agli omosessuali e che contrarre il virus HIV sia automaticamente una condanna a morte per AIDS. Pose racconta in maniera molto intelligente tutte queste convinzioni attraverso le storie dei suoi personaggi HIV positivi, mostrando la debolezza dei pregiudizi della società.

Una narrazione profonda

Il concetto di famiglia che emerge in Pose è davvero molto attuale. Proprio nella ricostruzione dell’epoca d’oro della ball culture nella New York degli Anni Ottanta e Novanta, la serie evidenzia la rilevanza nella costruzione di un forte senso di identità e comunità tra le minoranze emarginate, fondato su un’idea trasversale e alternativa di famiglia.

Tra melodramma, commedia e musical, Pose racconta le storie di personaggi intensi, e nel contempo illustra nel dettaglio l’esistenza difficile e oppressa delle appartenenti alla comunità, tra discriminazione, violenza, e “diversità”.

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