La guerra tra Ucraina e Russia riempie i telegiornali in questi giorni. E tormenta le nostre esistenze quotidiane già afflitte dalle conseguenze psicologiche di due anni di pandemia. Siamo bombardati da notizie incerte che squarciano la nostra serenità e da immagini che incutono timore, tristezza e disforia. Pensiamo ai bambini che vengono separati dalle madri e dai padri. O alle donne che cuciono il gruppo sanguigno sui vestiti delle loro creature, alle vittime indifese di un conflitto senza senso e senza intelligenza. Un film presentato allo scorso festival di Venezia aveva già scosso le coscienze parlando proprio della guerra in Ucraina.
Si chiama Reflection. Uscirà il 18 marzo nelle nostre sale, distribuito da Wanted Cinema, e si preannuncia come un pugno nello stomaco. Lo ha diretto l’ucraino Valentyn Vasjanovyc, regista al suo quarto lungometraggio di finzione.
Conosciuto per essere stato il direttore della fotografia, il montatore e il produttore di The Tribe, pellicola in lingua dei segni ucraina, Vasjanovyc ha realizzato con Reflection un film che riflette sul trauma della guerra in Ucraina in maniera dura e cruda.
Con una mise en scène bella e cupa, ritrae l’orribile impatto psicologico che la guerra ha prima di tutto sui bambini e il successivo processo di guarigione e sopravvivenza al trauma. Il suo è un urlo disperato, tempestivo e pertinente, ma soprattutto umano contro la guerra, un tema che aveva affrontato anche nel precedente film Atlantis (in cui raccontava in chiave distopica di un’Ucraina devastata in un futuro prossimo).
Le torture subite dai russi
Reflection, il film che riflette sulla guerra in Ucraina anticipandone quasi i giorni che stiamo vivendo, racconta la storia di Serhiy, un chirurgo ucraino che viene catturato dai ribelli filo-russi nelle zone di conflitto dell’Ucraina orientale.
Durante la prigionia, Serhiy conosce terribili umiliazioni e violenze nella più totale indifferenza russa nei confronti della vita umana. Dopo il rilascio, fa ritorno nel suo confortevole appartamento borghese e cerca di trovare un nuovo scopo alla sua esistenza, ricostruendo il rapporto con l’ex moglie e la figlioletta. Deve così ritornare a essere quell’uomo e quel padre del cui amore e sostegno la bambina ha bisogno.
Un giorno, però, un piccione si schianta contro una delle finestre di casa. E Serhiy non può più negare l’irreversibilità di ciò che ha vissuto, l’infernale odissea che l’ha disumanizzato.
Il volo di un piccione
“Ho iniziato a lavorare a questa storia ispirato da un piccione che si è schiantato contro la finestra di casa mia, mentre volava ad alta velocità, lasciando un segno allo stesso tempo bello e orrendo”, ha raccontato Vasjanovic nello spiegare la genesi di Reflection, il film sulla guerra in Ucraina.
“Mia figlia di dieci anni ha visto tutto: l’impronta precisa delle ali, la traccia di sangue lasciata dall’impatto della testa, le piume attaccate al vetro. Nei giorni successivi, eravamo turbati da quanto era successo. Le sue preoccupazioni, domande, attese di risurrezione miracolosa, la negazione dell’irreversibilità di questo evento e i tentativi di comprendere la morte dal punto di vista infantile mi hanno spinto a scrivere una storia sulla relazione tra un padre e una figlia addolorati per la morte di una persona amata”, ha aggiunto.
E chissà quante migliaia di persone, in questo momento, devono fare i conti con una guerra che nel Terzo Millennio non avrebbe ragione di esistere se solo avessimo imparato gli errori della storia del Novecento.
La presa di coscienza
“La morte di uno dei personaggi è connessa alla guerra che infuria nell’Ucraina orientale. Mettendo in relazione l’agiata vita quotidiana nella capitale e la realtà mortale della guerra, si crea un contesto molto intenso per questa storia sulle paure dei bambini e il loro primo incontro con la morte, e si evidenzia l’impotenza degli adulti”, ha dolorosamente sottolineato il regista di Reflection, film sulla guerra in Ucraina prossimamente in sala in Italia.
“È una storia sulla presa di coscienza da parte di un bambino del fatto che la vita umana è limitata. È anche una storia sulle responsabilità degli adulti nei confronti delle persone amate, di sé stessi e del modo in cui esprimono il proprio potenziale. La bambina e l’adulto si aiuteranno a vicenda a comprendere questo mondo bello e crudele, così simile al segno lasciato dal piccione sul vetro”. E dalle parole del regista si capisce anche il motivo per cui Reflection non è ancora uscito in nessun Paese del mondo.
È troppo difficile fare i conti con la responsabilità di ciò che è irrazionale e che alimentiamo tutti i giorni con il mercato delle armi. E non pensiamo che tale mercato fiorisca lontano da noi. I maggiori esportatori di armi nel mondo sono, secondo i dati raccolti dal rapporto Sipri, Stati Uniti, Russia, Francia, Germania e Cina, con i tre Paesi occidentali che nell’ultimo quinquennio hanno visto incrementi vicini anche al 50% rispetto al passato (la sola Francia ha segnato un bel +44%), in barba alle dichiarazioni sulla pace nel mondo. Quella ormai fa parte solo dell’immaginario collettivo delle candidate a Miss Universo. E non basta un sonoro flop a ripulirci l'anima.