Wanted Cinema porta in sala dal 28 dicembre il film Ricomincio da me, una commedia francese diretta dal giovanissimo Nathan Ambrosioni con protagonista l’attrice Camille Cottin nei panni di una madre single di quattro figli ormai grandi che desidera rifarsi una vita.
Con il sorriso, Ricomincio da me è un film affronta i temi della maternità e dell’adolescenza in modo completamente nuovo, raccontando la storia di una donna e il suo desiderio di seguire i suoi sogni, nonostante una famiglia complessa, non tradizionale, composta da cinque figli ormai cresciuti. Con un tono brillante, divertente e toccante al tempo stesso, il film affronta temi delicati e universali e indaga la figura di una donna poliedrica, come tutte, dalle mille anime, i mille desideri, sogni e contraddizioni, con sensibilità e autenticità. La straordinaria interpretazione di Camille Cottin rende unico e molto vivo il personaggio di Toni tra entusiasmo e introspezione, tra momenti di stanchezza e picchi di energia.
La storia del film Ricomincio da me ruota intorno ad Antonia, detta Toni, una mamma single che ha cresciuto da sola i suoi cinque figli, lasciandosi alle spalle una promettente carriera musicale. A vent’anni, infatti, aveva inciso una hit di grande successo. In casa ha sempre molto da fare e solo raramente si concede una sera libera con gli amici. Finalmente i suoi ragazzi più grandi iniziano l’università e lei si chiede cosa farà quando lasceranno il nido? A quarantatré anni avrà ancora il tempo di riprendere in mano la sua vita? Intanto si iscrive a sua volta all’università.
I cinque figli della protagonista sono interpretati dai giovani attori Léa Lopez (Mathilde), Thomas Gioria (Marcus), Louise Labeque (Camille), Oscar Pauleau (Timothée) e Juliane Lepoureau (Olivia).
Tra maternità e autodeterminazione
Toni, la protagonista del film Ricomincio da me, spesso si ritrova ad affrontare i suoi cinque figli come se fossero un tutt’uno, un gruppo che in maniera compatta e frenetica pone costantemente richieste, avanza pretese, semina caos e parla con tutti che cercano di prevaricare con tutti. Non stupisca, quindi, come nella confusione generale che ha davanti capiti anche di dimenticarne uno quando va a prenderli a scuola.
Single, Toni fa di tutto per tenere insieme le redini della famiglia, intrattenendo occasionalmente anche i clienti di un bar con le sue esibizioni da cantante. In passato, una sua canzone ha raggiunto l’apice delle classifiche ma, più che in una star, l’ha trasformata in una meteora degli anni Ottanta. A spingerla verso quel destino è stata sua madre, un aspetto che è fondamentale per capire cosa si celi dietro la psiche della donna, che non ha mai imposto la sua volontà ed è stata “vittima” delle decisioni altrui pagandone lo scotto. Il più grande? Quello di non aver potuto studiare. Sì, ha vinto un talent, ha guadagnato qualche soldo ma vent’anni dopo quel brano, dal tono ammiccante, seppur ricordato dai fan o dalle radio che ogni tanto lo passano, è stato la sua condanna.
Con i due figli maggiori ormai pronti a lasciare casa per studiare, Toni comincia a porsi domande essenziali sul significato della sua stessa vita, facendo sì che la sua vicenda (tragicomica) diventi pian piano una riflessione necessaria sulla maternità e sull’emancipazione in età adulta: “Chi sono?”, “Dove mi trovo?”, “Chi voglio essere?”, “Come voglio vivere?”… tutte domande che pian piano portano Toni a una decisione sulla propria esistenza: quella che affronta non è una crisi di mezza età, come banalmente si potrebbe pensare, ma una spinta verso l’autorealizzazione.
“Toni somiglia a tutte le donne di oggi. Non a tutte sfortunatamente, ma a tutte quelle donne che lavorano e crescono figli mettendo da parte se stesse”, ci confida l’attrice Camille Cottin, che abbiamo avuto modo di sentire, anche se per pochi minuti, in esclusiva. Ma, oltre all’autodeterminazione, a colpire l’attrice francese è stata la scelta del regista Nathan Ambrosioni di non definire Toni in relazione al suo ruolo sociale: è semplicemente Toni e non “la moglie di”, “la madre di” o “l’amante di”. “Toni non è descritta come la moglie di qualcuno o come la madre di qualcun altro. Ma semplicemente come Toni, senza bisogno di essere declinata al maschile. Era qualcosa a cui Nathan, il regista, teneva particolarmente: non ha voluto la sua storia o che lo sviluppo della stessa passasse attraverso un’interferenza maschile qualsiasi”, aggiunge Camille Cottin.
“Ciò non vuol dire che Toni sia votata all’astinenza o che sia contraria all’amore ma la sua è la storia di una donna che riprende in mano la sua vita cercando, attraverso un percorso piuttosto solitario, di riconquistarla. Ed è ciò che mi ha colpito molto e spinta a dire sì”.
Tornare a studiare
Per Toni, a un certo punto del film Ricomincio da me, arriva il momento di riprendere in mano se stessa e ascoltare le sue ambizioni. E sceglie di tornare a studiare, quella cosa che sua madre le ha impedito per lanciarla nel panorama della “brutta musica di un’altra epoca”, come commenta uno speaker radiofonico dopo il passaggio della sua canzone alla radio. La sua aspirazione è quella di iniziare l’università per diventare lei stessa insegnante. Tuttavia, nessuno è disposta a sostenerla: né le istituzioni né i suoi stessi figli: a 42 anni, è giudicata abbastanza vecchia, come le dicono un po’ tutti senza troppi peli sulla lingua.
Chiunque mostra scetticismo nei suoi confronti, sua madre la deride e la richiesta di sostegno economico viene bocciata da chi di dovere per via della sua mancanza di esperienza lavorativa. E, dunque, per guadagnare i soldi che le servono per mantenere la famiglia, garantire un futuro ai figli e rispondere ai suoi bisogni, Toni inizia a fare la cameriera e a esibirsi ad addii al nubilato… sembra anche che sia sul punto di ritornare sui suoi passi ma qualcosa di più forte la spinge a non abbattersi.
“In Toni, c’è tutta la frustrazione di non aver potuto scegliere di cosa fare della sua vita, è stata strumentalizzata dalla madre”, ci spiega Camille Cottin. “Sceglie di tornare a studiare perché lo studio è un mezzo che apre le porte del sapere, della conoscenza e della cultura, tutto ciò che ci permette di scegliere per noi stessi e di avere un punto di vista proprio da trasmettere agli altri, alle future generazioni. Da un punto di vista psicoanalitico, lo studio le permettere di vivere anche un momento della sua vita che non ha vissuto: si ritroverà tra gli studenti e successivamente sarà a loro che darà ciò che lei non ha avuto”.
Una favola moderna sull'emancipazione femminile e non solo
Nathan Ambrosioni, il regista del film Ricomincio da me, ha soli 24 anni ma rivela un innegabile talento nel costruire una storia in cui niente è lasciato al caso. Parla di tema attuali con la delicatezza di chi li vive in prima persona e sente la necessità di dire la propria e prendere posizione. Lo fa in maniera leggera ma convincente: nonostante siano molto differenti, il suo film (realizzato prima) ha molto in comune con C’è ancora domani di Paola Cortellesi, soprattutto per quanto riguarda il tema dell’emancipazione femminile e del patriarcato, di cui si è discusso parecchio anche in Francia.
“La discussione sul patriarcato esiste anche in Francia, dove il film in ogni caso ha riscontrato enorme successo grazie al numero delle ragazze e dei ragazzi molto giovani che sono andati a vederlo. La Generazione Z ha maggior sensibilità sulla questione e il loro impegno è sotto gli occhi di tutti: abbiamo buone speranze che le cose evolvano nella giusta direzione”, conferma Camille Cottin.
È interessante come Ambrosioni non perda mai di vista sia gli sforzi della protagonista di dare una nuova direzione alla sua vita sia le dinamiche di una famiglia in cui ogni componente ha una specifica unicità. E così possiamo riflettere su Marcus, il figlio maggiore, e sulla gemella Mathilde e le dinamiche che si portano dietro. Marcus, ad esempio, si dichiara gay con un video alla famiglia rimanendo quasi deluso dalle mancate reazioni di shock o di solidarietà che non arrivano, mentre Mathilde, aspirante ballerina, si rivela quella più vicina alla madre, nonostante questa non condivida la sua scelta artistica (il dissenso di Toni non è mai plateale ma è percepibile).
Per non parlare poi dei due figli più piccoli, Olivia e il “problematico” Timothée, colui che con Toni ha un rapporto di odio e amore generato da una comunicazione spesso assente ma mai per disinteresse, come a sottolineare che non esistono genitori perfetti e figli altrettanto perfetti. E va dato atto a un bel finale di non scegliere la via del trionfalismo o del successo a tutti costi: dietro al sorriso di Toni potrebbe esserci qualsiasi cosa. È conciliante e ottimista, come deve essere in un’incredibile fiaba moderna con una morale da sposare anche subito: fatevi un regalo, cercatelo nel cinema più vicino.