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Roberta Torre, i fantasmi della memoria – Intervista esclusiva

Roberta Torre Mi fanno male i capelli film
Arriva nelle sale italiane, distribuito da I Wonder Pictures, Mi fanno male i capelli, il nuovo film di Roberta Torre. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, è un viaggio dentro ai meandri della memoria e del grande cinema. Ce ne parla in esclusiva la regista.

“È la grande magia del cinema, quello che abbiamo amato tutti e che continuiamo ad amare”, è la prima risposta che, sorridendo, Roberta Torre mi dà quando le faccio notare quanto sia difficile raccontare Mi fanno male i capelli a chi non ha ancora visto il suo film. Si corre il rischio di farlo sembrare una biografia o agiografia di Monica Vitti quando in realtà è la storia di un’altra Monica, in cui è riconoscibile tutto il tratto caratteristico dell’autrice, regista e maestra (non si capisce perché nel mondo del cinema, la parola maestro si debba declinare necessariamente al maschile).

In qualche modo, Roberta Torre si è ritrovata a dirigere nel suo nuovo film, Mi fanno male i capelli, non solo Alba Rohrwacher e Filippo Timi ma anche Monica Vitti, Marcello Mastroianni e Alberto Sordi, per raccontare la storia di una donna che, perdendo la memoria, trova risposte al suo oggi nel dialogo costante che nasce con i personaggi interpretati sullo schermo dall’iconica Vitti. In molti, nelle varie interviste, hanno chiesto a Roberta Torre se a dettare la nascita della storia fosse stata la morte di Monica Vitti, scomparsa il 2 febbraio 2022 a Roma.

Ovviamente, la risposta è no. “Stavo lavorando al film da molto tempo prima”, mi spiega Roberta Torre. “Oramai vanno di moda gli istant movie non appena muore qualcuno, con uno sciacallaggio che non è mai stato nelle mie intenzioni. A me non interessava fare la biografia di Monica Vitti e non ci ho nemmeno mai pensato. Mi affascinava semmai il discorso sulla memoria, tema che riguardava anche il mio precedente film, Le favolose. Mi interessa tutta la riflessione sul dimenticare, sul perdere la memoria, sul ricordare, sul come ricordare, e sul come o cosa dimenticare. Se dovessi definire Mi fanno male i capelli direi che è un viaggio dentro i meandri della memoria e del grande amore che nutro per il cinema”.

La regista Roberta Torre.
La regista Roberta Torre.

Intervista esclusiva a Roberta Torre

La memoria può anche essere selettiva: spesso siamo noi a scegliere cosa non ricordare.

Ma non possiamo farlo razionalmente. È un meccanismo che si mette in moto irrazionalmente: se lo facessimo sempre, la vita sarebbe un incubo, come recita una battuta dello psichiatra nel film. Noi scegliamo di ricordare di quello che abbia vissuto solo una parte… basta, però, qualcosa di molto piccolo, anche un dettaglio o un incidente di percorso, ad aprire degli squarci, a sbloccarci un ricordo.

Monica, la protagonista del tuo film, in un gioco di specchi e di rimandi dialoga in continuazione con alcuni estratti tratti da opere con Monica Vitti, scelte accuratamente. Quali?

A me sembra di averne inserita centinaia ma in realtà sono molte di meno: Deserto rosso, A mezzanotte va la ronda del piacere, La notte, L’eclisse, Le coppie, Teresa la ladra, Polvere di stelle, Amore mio, aiutami e Fumo di Londra. Sono nove: tre di Alberto Sordi, tre di Michelangelo Antonioni, uno di Carlo Di Palma, uno tratto da un film collettivo firmato da Monicelli, Sordi e De Sica (ho scelto l’episodio Il leone di Mario Monicelli) e uno di Marcello Fondato.

Ho scelto questi e non altri perché erano quelli che mi servivano per raccontare la storia di Monica. Ho fatto un lavoro di scrittura nel quale potesse essere incastonate le battute di quei film, che non a caso si intersecano con quelle di Monica. Tutto parte “Ho l’impressione di scordarmi ogni giorno qualcosa”, una battuta che ho scovato in La notte: Monica non può che indentificarsi di fronte a qualcosa che sente suo, è l’ammissione della sua perdita di memoria.

La domanda precedente era propedeutica a ben altro: nel caso di Mi fanno male i capelli, il tuo film, non sei partita dai filmati di Monica Vitti per scrivere la sceneggiatura ma hai prima scritto la sceneggiatura per poi andare alla ricerca dei giusti frammenti di film da inserire.

Esatto, sono andata a incastonare i frammenti facendo un lavoro alla rovescia. Ho fatto un lavoro sul repertorio di scrittura drammaturgica, non ho usato il repertorio come assembramento o recupero: non era quella mia intenzione.

Tant’è che, guardando il film, si ha l’impressione che i frammenti siano un tutt’uno con la storia: tutto sembra venir fuori dalla mente confusa della protagonista Monica, senza soluzione di continuità tra la sua realtà e quella cinematografica con cui si relaziona.

Se è questo quello che è arriva, è meravigliosa. Perché l’idea era esattamente questa: dar l’impressione che fosse la sua mente a creare il tutto.

Quanto è stato complicato ottenere i diritti degli spezzoni usati? Diciamocelo in franchezza: non sono di certo presi da YouTube.

Esatto, sono frammenti presi dagli originali, in pellicola, e concessi dagli aventi diritto che, sparsi in tutto il mondo, sono diversi. È stato un lavoro lunghissimo quello svolto dalla produttrice Donatella Palermo, che si è dedicata in maniera amorevole e appassionata per un anno intero a rintracciare gli aventi diritto: lo stesso film può averne differenti in vari territori. Se non ce li avessero concessi, sarebbe stato un bel problema: non potevo sostituire quei film con altri. Ho trascorso un anno a vedere tutti i film interpretati da Monica Vitti con la mia archivista Alessia Petitto e solo quei nove funzionavano nella mia scrittura: sarebbe stato un disastro… l’ipotesi di cambiarli o di metter altro non era accettabile: Mi fanno male i capelli è un piccolo film che nasconde uno sforzo produttivo enorme.

Il poster del film Mi fanno male i capelli.
Il poster del film Mi fanno male i capelli.

Hai affidato ad Alba Rohrwacher una responsabilità enorme. Il suo compito non era quello di imitare Monica Vitti o di interpretarla.

Assolutamente, non lo è mai stato e non è nemmeno mai stata nei pensieri l’idea di realizzare un film che fosse imitativo o anche semplicemente narrativo della sua vita. Tra Monica Vitti e il personaggio di Alba Rohrwacher c’è semmai una relazione di confronto: Alba nel film si relaziona con la Vitti ma non la interpreta. Le parla allo specchio, così come parla con Alberto Sordi: la sua Monica “incontra” i personaggi e i loro attori, fantasmi della sua mente ma anche fantasmi del cinema. Mi fanno male i capelli è anche un film sui fantasmi: li evoca e li interroga, facendoci passare del tempo con loro.

E tu vedi fantasmi intorno a te?

Continuamente. Ovviamente, non sono quelli ricoperti da un lenzuolo… credo semmai che tutti quanti condividiamo gli spazi con qualcosa che non c’è fisicamente ma che di fatto c’è energeticamente. La memoria è esattamente il luogo dei fantasmi: è lì che abitano. È la memoria che ci fa ricordare persone o fatti come vogliamo ricordarli… e tutto ciò è fantasmatico. Mi trovo, tra l’altro, a mio agio nella dimensione dei fantasmi, molto più che in quella del “realismo”.

Quali sono i fantasmi che ti accompagnano quotidianamente?

Sono fantasmi, alcune volte anche immaginati, di persone che sono esistite o che appartengono a un’epoca passata rispetto alla mia, figure con le quali da un punto di vista emotivo o di immaginario mi trovo simile o in sintonia. E, quindi, sono in buona compagnia di tutta una serie di poeti, artisti e intellettuali, in cui ritrovo molte più affinità rispetto a chi c’è oggi fisicamente e mi è contemporaneo. Spesso sono fantasmi di gente di cui potrebbe anche infastidirmi il lato umano ma non la sua parte artistica o il suo immaginario creativo.

E tra questi c’è anche Amelia Rosselli, a cui si attribuisce quel “mi fanno male i capelli” che avrebbe poi usato Michelangelo Antonioni?

Su Amelia Roselli ci sono pareri discordanti. Alcuni attribuiscono a lei quel verso, altri invece no. Sto ancora cercando di capire quale sia la versione giusta a cui attenersi.

I fantasmi ci hanno allontanato per un attimo da Alba Rohrwacher. Che indicazioni le hai dato sul set?

Abbiamo, innanzitutto, visto tutti i film con cui la sua Monica avrebbe dovuto interagire concentrandoci non tanto sui film ma sui personaggi dentro ai film. Ma abbiamo costruito molto giorno per giorno in base alle atmosfere che nascevano sul set: tante volte, Alba si è ritrovata a dover recitare relazionandosi solo con una voce fuori campo… una situazione di difficoltà estrema per un attore: un lavoro a tre in cui c’era lei, la voce di Monica Vitti ed io di fronte che cercavo di orchestrare il tutto.

Ci siamo ritrovate spesso in una dinamica di grande intimità e di grande complicità, anche su dettagli e circostanze che non stavano in sceneggiatura ma che emergevano in quel particolare momento. E ha funzionato molto, contribuendo al risultato finale di un film d’atmosfera come Mi fanno male i capelli, basato sulla delicatezza, sui dettagli e sui piccoli gesti.

Quanto hanno contribuito trucco, parrucco e costumi?

Tantissimo. Lavoro da tantissimo tempo con Massimo Cantini Parrini e tra noi c’è una grandissima intesa: oltre al divertimento, condividiamo lo stesso amore nei confronti dei costumi e dei dettagli, anche estetici, di un personaggio. Per gli abiti di Monica, siamo anche andati a vedere i costumi originali della Vitti per capirne il materiale o il tipo di tessuto. Quando ho visto l’abito di scena di Polvere di stelle ricreato (per ovvie ragioni, non potevamo usare gli originali), ho avuto i brividi: avevamo tra le mani un pezzo di storia del cinema… la memoria si nasconde anche tra le pieghe dei tessuti!

Fai affiancare Alba Rohrwacher da Filippo Timi nella parte di Edoardo, il marito di Monica, un personaggio a prima vista marginale ma che vive nel reale.

Quello di Edoardo è un personaggio abbastanza forte e non defilato. Edoardo ha è colui che da un lato mantiene i contatti con la realtà e che dall’altro lato viene trascinato nel mondo di Monica. Paradossalmente, direi che Edoardo ha due strade davanti a sé mentre Monica ne ha una sola, perdendo definitivamente a un certo punto della storia il contatto con la realtà.

Anche Edoardo ha a che fare con dei fantasmi, diversi da quelli di Monica: sono i fantasmi più reali e concreti legati alle difficoltà economiche. Sguardo sulla contemporaneità o altro?

Più che lo sguardo sul contemporaneo, mi interessava come di solito chi ha accanto persone con problemi di salute mentale si ritrova a gestire da solo tutta una serie di necessità reali ed enormi. Si parla molto spesso dei problemi legati alla salute mentale ma ci si sofferma poco o niente sui costi altissimi che comportano. Non ho mai avuto in famiglia casi diretti ma ho constatato in amici quanto spesso a far la differenza sia l’aspetto economico: tutti parliamo di salute mentale ma nel concreto non interessa a nessuno cosa comporti nel reale e nel quotidiano di chi sta accanto a una persona che ha problemi.

Da Le favolose, ti sei portata dietro un pezzo molto importante: l’attrice Nicole De Leo.

Nicole è un’attrice a tutti gli effetti e ho voluto valutarla in quanto tale. Ai miei occhi, non faceva più parte delle “favolose” ma era semplicemente una brava attrice che mi piaceva coinvolgere in un ruolo, anche per darle quell’occasione in più che in Italia le è mancata. Ha lavorato molto poco in passato a causa delle varie discriminazioni di cui è stata oggetto. E, nel continuare il discorso sulle identità intrapreso con il mio precedente film, ho voluto affidarle un ruolo femminile perché è un’attrice, una donna: un particolare che in Italia spesso, nel suo caso come in quello di tante altre, non è così scontato ricordare.

Le musiche del film sono firmate da Shigeru Umebayashi.

Con lui ho un rapporto di grande amicizia che dura dal 2006, anno in cui ha realizzato le musiche del mio film Mare nero: andai ai tempi a trovarlo a Tokyo per chiedergli la colonna sonora e da allora siamo sempre rimasti in contatto. Quando gli ho proposto le musiche di Mi fanno male i capelli, mi ha risposto che era felicissimo di poter lavorare nello stesso film con Michelangelo Antonioni e Roberta Torre! Definirlo un genio della musica è riduttivo, tanto che quest’anno la Festa del Cinema di Roma gli dedica anche un omaggio e un premio.

Ma non ha soltanto un grande talento: ha anche un grande cuore e un alto livello di sensibilità che lo lega moltissimo al melodramma. È giapponese ma ha in lui una sensibilità che si avvicina molto a quella europea ed è dall’incontro di queste due anime che vengono fuori risultati soddisfacenti.

Ci salutiamo con una battuta: parafrasando il titolo del tuo film, cosa ti farebbe dire oggi “Mi fanno male i capelli”?

L’aver dormito poco. Il sonno per me è fondamentale: è la dimensione in cui trovo ristoro e talvolta incontro i miei fantasmi.

Mi fanno male i capelli: Le foto del film

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