Sa di te (LaPOP) è il secondo singolo di Ro’Hara, cantautrice nata a Verona ma cresciuta a Gorizia da quando aveva dieci anni. Classe 1992, Ro’Hara, dopo il successo della precedente Shalla, si presenta ora con una canzone intensa ed emozionante che trova i suoi modelli di riferimento nel sound americano. Non nasconde infatti di ispirarsi ad artisti come Adele, Harry Styles o Lady Gaga, per raccontare il dolore e il tormento che ognuno di noi prova quando finisce una storia d’amore.
Così come Ro’Hara non fa mistero di aver tratto spunto dalla propria esperienza personale. La fine di una relazione è qualcosa che lascia un senso di vuoto difficile da spiegare. Necessita di aiuti spesso concreti per andare avanti. E, a volte, come ci ricorda Ro’Hara nel corso di questa intervista esclusiva non basta parlarne con familiari e amici: occorre anche rivolgersi a chi, da specialista, sa guardarci dentro e spiegare ciò che da soli non riusciamo a comprendere.
Sa di te è una ballad interamente scritta da Ro’Hara e prodotta da Cristiano Norbedo. Ed è proprio il produttore che ha fatto tornare in Ro’Hara la voglia di rimettersi in gioco dopo un periodo, anche artisticamente, non semplice. Un periodo di treni che sono passati ad alta velocità ma che, per volere della sorte o delle strane congiunzioni astrali, non ha potuto prendere. Ed è parlando di quel momento che Ro’Hara lascia il posto a Rossella (Prignano), una giovane donna che conosce il valore di una mano tesa e che, come Rossella O’Hara, sa che “dopotutto, domani è un altro giorno”.
Ma non credete che Ro’Hara si pianga addosso. Da testarda com’è, non c’è nulla che possa separarla dalla musica, da quel fuoco che ha dentro da quando aveva due anni e con cui “tormentava” anche sua madre. Empatica, solare e, soprattutto, autoironica, Ro’Hara ha anche un passato da “attrice”, motivo che spiega la presenza di Pilar Fogliati nel video di Sa di te, diretto dalla regista Aurora Ovan.
Intervista esclusiva a Ro’Hara
Sa di te è il tuo secondo singolo. Si differenzia moltissimo, dal punto di vista sia musicale sia testuale, dal tuo precedente lavoro, Shalla. Mentre in Shalla c’era la voglia di stare senza pensieri e di lavarsi via le labbra sporche e ruvide dell’altro, in Sa di te c’è il canto di chi deve convivere con il dolore e il tormento di quando finisce una storia.
Le canzoni parlano di due fasi diverse del lasciar andare via una persona. In Shalla c’era maggior consapevolezza di volersi togliere dalla testa e dal corpo l’altro per ritornare a riprendersi in mano la propria vita. In Sa di te, invece, si racconta quella fase in cui probabilmente non si è ancora accettato il fatto di voler lasciar andare qualcuno.
Nasce, chiaramente, da un’esperienza personale, che ti ha portato a mettere nero su bianco anche la parte più fragile di te stessa.
Tutto ciò che scrivo e canto parla di me. Come tutti i cantautori, nel bene o nel male, parlo di me stessa. Pur rendendo il testo un po’ meno personale o ingrandendo l’argomento di cui canto.
Quanto fa male analizzarsi ed esporsi così a fondo?
Non è facile. È come una seduta di psicanalisi: è un clic che occorre fare per conoscere e accettare determinati lati di se stessa. Ma ha anche un risvolto positivo: ci si sfoga.
Ma non pensi che nell’analizzare la fine di una storia d’amore e ciò che ha lasciato grosso peso giochino le aspettative che ci si fanno nel momento in cui quando ci innamoriamo idealizziamo l’altra persona?
Non conoscendosi fino in fondo, nascono aspettative che, una volta disattese, fanno male. Sono le aspettative deluse che generano un dolore universale.
E da giovane donna come reagisci quando le tue aspettative vengono disattese?
Quando ero più piccola, andavo totalmente in crisi. Oggi, ho imparato a gestire le delusioni e a capire che quando qualcosa non va non sempre è per colpa tua. Ci sono purtroppo altri fattori a te esterni o comunque legati alla persona che hai o hai avuto di fronte. Occorre però reagire sempre e pensare che, se non è andata bene quella volta, lo andrà la prossima. È facile a dirsi, lo so, e difficile a farsi.
E chi ti è stata di sostegno nei frangenti in cui non era facile?
La mia famiglia. È importante parlarne con chi hai accanto e non nascondersi. Ma è altrettanto vero che solo dentro te puoi trovare la forza per reagire: possono aiutarti i familiari o gli amici stretti. Ma se non riesci a gestire la situazione, c’è sempre la terapia a cui rivolgersi. Non bisogna avere paura di parlare con uno psicologo: fa maturare e fa stare bene. Ci aiuta ad affrontare le difficoltà ma anche a migliorare parti di noi che non conosciamo.
A proposito di famiglia, sei la più piccola di tre sorelle, tutte in qualche modo toccate dall’arte.
Vittoria, la sorella di mezzo di un anno più grande di me, è costumista per il cinema e il teatro. Si è occupata infatti lei della parte legata ai costumi nel video di Sa di te. Agata, la maggiore, invece insegna danza classica. Ma delle tre sono io l’unica che non ha mai smesso di praticare arte, la sola che non si è fermata.
Cosa ti ha spinto a non fermarti mai?
Non ho altra risposta se non la più semplice: la voglia di riuscire a farcela. La musica per me è più che una passione: è un fuoco che ho dentro da sempre. Fa parte della mia vita e non riuscirei mai a farne a meno. Poi, magari, arriverà anche un giorno in cui, dopo aver fatto tutto il possibile, mi stancherò e smetterò. Ma, fino a quando sto bene, non accadrà mai.
In pratica, tu canti da quando eri poco più che una bambina. È vero che ti ha scoperta la direttrice del coro di una chiesa?
In realtà, canto da sempre, da quando avevo all’incirca due anni. Anche se piccolissima, non facevo altro che cantare in casa tutto il giorno al punto che mia madre, esausta di sentirmi, non ne poteva più, anche se ero intonata. All’età di otto o nove anni, ho poi fatto parte del coro momentaneo della chiesa del paese di cui è originario madre.
Durante una messa della domenica, l’insegnante del coro ha notato come la mia tra quelle dei ragazzi fosse una voce più solistica che corale. Ed è così che mi ha affidato un pezzo da solista da cantare in chiesa. Non ho detto nulla né ai miei genitori né ai miei nonni. Quando mi hanno sentita, sono rimasti tutti molto colpiti. È stata la direttrice, a fine messa, ad avvicinare i miei genitori e a dir loro che avrei dovuto studiare canto.
Ricordandosi anche della mia abitudine da piccola, mia madre ha allora deciso di iscrivermi in una scuola. E ha dato il là a tutto il percorso artistico che è venuto dopo.
Che rapporto hai oggi con tua madre?
Con mamma ma anche con papà ho un rapporto fantastico. Non è da tutti i genitori sostenere un figlio che vuole intraprendere una carriera così complessa come quella del cantante o del musicista. Da questo punto di vista, mi reputo davvero fortunata. Hanno sempre visto il mio impegno e la mia serietà.
Sono stati molti perspicaci nel dare ascolto alla tua vocazione e nell’aspettare. Non è facile: nel mondo musicale non sempre si ottiene tutto e subito.
Io non ho mai avuto niente subito. Tutto ciò che ho raggiunto, l’ho agguantato anno dopo anno, concorso dopo concorso, esperienza dopo esperienza. Non ho cominciato ieri: sono una persona testarda. E questo è un aspetto sia positivo sia negativo. Può cascare dal cielo anche un fulmine o un meteorite ma io continuo per la mia strada. Nonostante le tante brutte esperienze, rimango sempre ottimista, solare e ironica.
Vivo anche i miei momenti di grande crisi e sconforto ma non mollo. Questo non significa che non sia una persona emotiva o sensibile, tutt’altro. Lascio però che la mia sensibilità e la mia emotività si riversino nelle canzoni che scrivo. Non riesco mai a vedere la negatività negli altri: ho sempre un pensiero positivo per tutti ma non sempre è un bene. Per me, è tutto rose e fiori. Tendo a perdonare tutti senza mai capire in fondo quali sono le motivazioni o realizzare che ci sono persone che possono farti del male.
Parli di esperienze non felici vissute. A cosa fai riferimento?
Mi riferisco a quei momenti in cui mi sembra di essere arrivata nell’iperspazio, lì per lì per avere una soddisfazione enorme, e poi qualcosa fa crollare tutto. Ma anche ai treni che passano e non ho preso. Come quella volta che stavo per entrare ad Amici di Maria De Filippi o quell’altra in cui per prendere parte a un programma musicale di Canale 5 non ho potuto prender parte come corista a Diari aperti, il tour di Elisa. Tra l’altro, il marito di Elisa ha “messo” le chitarre nel mio primo singolo.
Ho accanto a me persone fidate e professioniste. Ma quella volta nessuno di noi poteva immaginare che poi la mia partecipazione a All Together Now non sarebbe più andata in onda per motivi che ancora devo capire. In pratica, di due occasioni non ne ho avuta mezza. Quando è arrivata la possibilità del tour, avevo già firmato il contratto per il programma e tornare indietro comportava una penale da pagare.
Però, dai. Ho avuto anche le mie belle soddisfazioni. Ho ricevuto premi, ho vinto dei concorsi, sono arrivata finalista a importanti competizioni. Non è stato tutto negativo finora!
Le esperienze negative aiutano, come recita un luogo comune, a crescere. L’importante è però affidarsi sempre alle persone giuste e non ai tanti “gatto e volpe” che circolano nell’ambiente.
Esatto. Non è importante trovare persone che hanno tanti follower o conoscenze. È importante trovare gente affidabile: in giro ci sono tanti fannulloni. Due anni fa ha vissuto un periodo di buio totale. È stato uno dei momenti più difficili della mia carriera perché volevo mollare. Ed è stato in quel periodo che ho trovato il mio produttore, una persona umanamente bellissima. Mi ha aiutata a trovare un nuovo sound per il mio progetto. Trovare la persona giusta è fondamentale: ne va del tuo percorso e del risultato finale.
Questo spiega anche perché il tuo percorso di cantante è stato segnato da due anni di ricerca, musicale e spirituale.
Per scrivere un album occorrono anche anni e anni di lavoro. Ma sono contenta di ciò che è venuto fuori: è esattamente quello che volevo io. Preferisco aspettare piuttosto che fare subito e male.
Cosa ci dobbiamo aspettare adesso?
Tra qualche mese uscirà un terzo singolo. Ne abbiamo in programma cinque o sei prima di presentare un EP. Ma, nel frattempo, punto anche sulla musica dal vivo con una mia band per farmi conoscere con tanti piccoli show: anche se ho pochi inediti, proporrò cover. Mi aiuteranno ad allenare fisicamente e musicalmente la voce.
Come hai coinvolto Pilar Fogliati nel video di Sa di te?
Tre anni fa, Matteo Oleotto ha girato in Friuli la serie tv Colpa delle stelle. Sono stata presa come comparsa e in quell’occasione ho conosciuto Pilar. È stato una specie di colpo di fulmine: ci siamo piaciute subito ed è nato un bel rapporto. Nel tempo, l’ho sentita spesso e, quando abbiamo pensato al video, ho trovato il coraggio di chiederle se volesse partecipare, se volesse essere parte della mia vita musicale. Pilar mi ha sempre sostenuta ma non era scontato che un’attrice del suo calibro mi dicesse di sì. E invece è venuta a girare il video.
Quindi, ti affascina anche il mondo della recitazione?
Mi sono diplomata a un’accademia di teatro e cinema. Ho fatto un po’ di pubblicità, la comparsa in un video di Venditti e preso parte anche a un’altra serie tv di Oleotto, Volevo fare la rockstar.