Rai 3 trasmette la sera dell’8 marzo in prima visione tv Saint Judy. Con la regia di Sean Hanish e con protagonista una straordinaria Michelle Monaghan, il film di Rai 3 Saint Judy racconta la vera storia di Judy Wood, avvocata il cui lavoro ha provveduto a cambiare le leggi degli USA in tema di asilo per salvare le vite di molte donne.
In un caso storico, il suo primo come avvocata dell’immigrazione, Judy Wood rappresenta Asefa Ashwari, una donna afghana fuggita dal suo paese natale dopo aver subito la persecuzione dai talebani per aver aperto una scuola per ragazze. Mentre si destreggia tra la vita da madre single e combatte contro i suoi demoni personali, Judy affronta battaglie tenaci dentro e fuori dal tribunale insieme ad Asefa, superando insieme perdite devastanti e ostacoli.
I loro sforzi culminano in un dibattito davanti alla Corte d'Appello degli USA da cui dipenderà non solo la vita di Asefa, ma anche quelle di migliaia di donne di tutto il mondo.
La trama del film
Nel nostro mondo, coloro che si sacrificano silenziosamente e vivono per il miglioramento degli altri sono raramente celebrati. Questo potrebbe essere attribuito al fatto che queste persone non hanno tempo per il riconoscimento, preferendo servire gli altri. La storia della vita dell'avvocata dell'immigrazione Judy Wood, al centro del film di Rai 3 Saint Judy, sembra confermare ciò.
Come madre single e avvocato di successo, Judy (Michelle Monaghan) fa tutto il possibile per provvedere al figlio e servire i suoi clienti. La coppia deve trasferirsi a Los Angeles su richiesta dell'ex marito, che desidera passare più tempo con suo figlio. Così, dopo essersi affermata nel New Mexico come una delle avvocate difensive più importanti, Judy deve ricominciare da capo presso lo studio legale sull'immigrazione di Ray Hernandez (Alfred Molina). Deve sviluppare la sua base clienti e contribuire a portare più entrate allo studio, ma il suo cuore compassionevole non le rende il compito semplice.
La signora Wood si fa una reputazione per i casi di immigrazione più difficili, il che significa che pochi dei suoi clienti possono pagare per i suoi servizi. Mentre accumula centinaia di clienti, è una di essi a determinare il destino della sua carriera e la vita delle donne in tutto il mondo. È infatti la sorte di una giovane donna afghana di nome Asefa (Leem Lubany) che cattura l'attenzione dell'avvocato. Era una insegnante di ragazze in Afghanistan che è stata arrestata e abusata per i suoi atti “contro dio”. Dopo essere tornata libera, Asefa era scappata in Pakistan prima di giungere negli USA, dove è finita in una prigione della California per essere un'immigrata illegale.
La vera storia di Jody Wood
È un viaggio emotivo quello a cui assistiamo mentre nel film di Rai 3 Saint Judy vediamo Judy Wood combattere per i diritti di Asefa e di coloro come lei. Il film ci offre una prospettiva unica sull'immigrazione e sulle leggi che riguardano la questione, particolarmente importante oggi a qualsiasi latitudine.
Saint Judy ha il merito di bilanciare delicatamente la storia di Judy, permettendoci di vederla non solo come avvocato, ma anche come madre, determinata a essere un modello per il suo giovane figlio ma non perfetta. La sua fiducia e la sua disponibilità a sacrificarsi per il bene degli altri sono al centro della storia, che finisce di essere d’ispirazione grazie alla performance di Michelle Monaghan e la sua sincera interpretazione di un'avvocata giovane ma esperta che lotta per ciò che sa essere giusto.
“Mai e poi mai avrei immaginato che la mia vita sarebbe stata alla base di un film”, ha commentato la vera Judy Wood. “Pensavo che si potessero raccontare alcuni dei casi che ho affrontato ma mai mi sarei aspettata un lungometraggio su di me come avvocata”. Oramai prossima agli ottant’anni, Judy Wood per oltre trent’anni si è occupata di immigrazione ma ha sempre rifiutato l’appellativo di “santa” che le è stato attribuito dai media. “Capitava che qualche cliente arrivasse in cerca di aiuto, chiedendolo di salvarlo: gli rispondevo che non era mio compito farlo… non ero Dio ma solo un’avvocata”.
Eppure, nella sua lunga carriera ha affrontato oltre 6 mila casi di immigrati, vincendone più del 75%. Secondo alcuni, a favorirla è stato il fatto di essere stata un’ex attrice in grado di usare sapientemente le tecniche imparate per raggiungere il cuore dei giudici. Ma il caso di Asefa da lei affrontato è stato molto più che un ‘dramma teatrale’, dal momento che ha acceso un faro su una questione che è servita anche ad appianare le differenze di genere: quasi mai prima le donne erano considerate categoria protetta.
Le cronache dei tempi testimoniano di come la stessa Wood fosse a conoscenza dell’importanza non solo nazionale del caso e ne sentiva il peso sulle spalle: era consapevole di come, perdendo, avrebbero contribuito indirettamente alla condanna a morte di Asefa. Il suo rimpatrio equivaleva a una sentenza già scritta: “in certi contesti, le donne vengono perseguitate più degli uomini… la condanna non è solo per il loro corpo ma anche per la loro anima”.