Canale 5 propone la sera del 21 agosto in prima visione tv il film Sogno Olimpico. Diretto da Álex Murrull e Dani de la Orden, il film di Canale 5 Sogno Olimpico si ispira a una storia vera e con protagonisti gli attori Álvaro Cervantes e Jaime Lorente ci porta a pochi mesi dalle Olimpiadi di Barcellona del 1992.
La squadra spagnola di pallanuoto ha tutte le carte in regola per passare inosservata. Gli atleti non sono preparati e hanno bisogno di un colpo di scena se non vogliono fare una figuraccia giocando in casa. Quel colpo di scena arriva rapidamente sotto forma di un nuovo allenatore, noto per essere duro e con tecniche di lavoro più che discutibili.
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Come se non bastasse, la squadra ha due leader in conflitto per il loro modo di intendere questo sport: Manel Estiarte e Pedro García Aguado. Ma, grazie a uno sforzo sovrumano, al lavoro di squadra e al sostegno di un'intera nazione, dimostreranno al mondo intero che è possibile arrivare oltre ciò che mai avrebbero immaginato.
Un’impresa impossibile
Sport, dramma, epica ed emozione si fondono in maniera eccellente nel film di Canale 5 Sogno Olimpico, che racconta la gloriosa avventura della squadra spagnola di pallanuoto alle Olimpiadi di Barcellona '92 contando sulle interpretazioni di Cervantes e Lorente.
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"La sensibilità di Álvaro e Jaime è stata cruciale per portare i personaggi dove volevamo. Due uomini di apparenza dura, capaci di sopportare il dolore e guidare la squadra, ma al contempo fragili e incapaci di gestire le proprie emozioni", spiegano i registi. Álvaro Cervantes dà vita a Manel Estiarte, il capitano della squadra mentre Jaime Lorente veste i panni del rivale Pedro García Aguado, l’altro grande leader del team. "Entrambi si sono immersi nelle vite dei loro alter ego reali e hanno conversato a lungo con loro per costruire la propria versione", raccontano Murrull e De la Orden.
Il resto dei pallanuotisti è interpretato da Cristian Valencia (nel ruolo del giocatore Jesús Rollán), Germán Alcarazu (Javi Franco), Pep Ambròs (Arnau Agut), Alfons Nieto (Pau Bosch), Julen Alba (Miguel Poves) e Santos Adrián (Maties Guardiola). Nel cast troviamo anche il bosniaco Tarik Filipović nel ruolo dell’allenatore della squadra. Il suo assistente, Joan, è interpretato da Artur Busquets. Júlia Lara interpreta invece Sara, una nuotatrice.
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"Realizzare drammi sportivi in Spagna è qualcosa di molto raro. Per questo è stato quasi impossibile trovare dei riferimenti. Tuttavia, le sfide ci motivano moltissimo. Per poter sviluppare questa storia, abbiamo avuto un grande supporto”, hanno aggiunto i registi. “Sogno Olimpico ha la pallanuoto come sfondo, ma è fondamentalmente una storia di personaggi, e per questo avevamo bisogno di attori molto brillanti: disposti ad allenarsi duramente sul piano fisico, ma anche a trasmettere tutte le emozioni di quella squadra”.
I registi sono rimasti sorpresi dalla risposta delle persone che si avvicinavano al set, interessate a un film sul brillante percorso della squadra spagnola a Barcellona. “Molti ci raccontavano aneddoti sulla finale contro l’Italia perché erano lì; altri ricordavano perfettamente dove l’avevano vista, e alcuni sentivano ancora l'emozione di quella finale. Tutti o quasi tutti avevano una cosa in comune: nessuno si considerava un appassionato di pallanuoto”.
Tra verità e finzione
La scena iniziale del film di Canale 5 Sogno Olimpico si svolge nel 1991, appena un anno prima dei Giochi Olimpici. Viene presentata una squadra composta principalmente da giocatori catalani, con il catalano come lingua dominante nello spogliatoio, e un senso di autocompiacimento che sembra condannare la Spagna a un futuro lontano dalle medaglie. "Non vogliamo fare una figuraccia a Barcellona '92", afferma con decisione il direttore tecnico della squadra Quim Pujol. Così, decide di licenziare l'allenatore e di assumere Dragan Matutinovic, un tecnico croato noto per i suoi metodi militari.
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Il film prende spunto da eventi reali, ma li estremizza e modifica la cronologia per aggiungere un tocco epico alla storia. L'arrivo di Matutinovic avviene in realtà nel settembre del 1990, dopo le dimissioni del precedente allenatore, Toni Esteller, che non vedeva un supporto sufficiente per vincere una medaglia a Barcellona. La Spagna che eredita Matutinovic non era una squadra destinata al fallimento: si era già avvicinata alle semifinali a Seul '88 e contava su una giovane generazione che aveva vinto il Mondiale juniores nel 1987, oltre ad avere come capitano Manel Estiarte, il miglior giocatore del mondo dell'epoca.
Uno degli elementi più emblematici di quella squadra è l'introduzione, nel film, di quattro giocatori madrileni all'inizio della preparazione, pochi mesi prima dei Giochi di Barcellona '92. Questi giocatori portano fisicità e carattere alla squadra, ma sono poco disciplinati, specialmente Pedro García Aguado, il cui comportamento causa tensioni all'interno del gruppo.
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Nella realtà, l'arrivo dei madrileni ha segnato un cambiamento di paradigma e una vera e propria catarsi, soprattutto all'inizio. Erano più indisciplinati e senza paura, il che ha creato alcune tensioni. "Questo è intollerabile", commentavano alcuni membri della squadra riguardo al comportamento di Rollán, García Aguado, Miki Oca e Chava Gómez. Tuttavia, la cronologia è diversa: furono Toni Esteller e Mariano García, i tecnici precedenti, a includere questi giocatori tra il 1987 e il 1988, costruendo le basi per la futura grande squadra.
- L'estenuante preparazione in Andorra
Nel film di Canale 5 Sogno Olimpico, l’allenamento in Andorra è descritto come una maratona di esercizi duri, con nuotate interminabili, corse in montagna e un livello di competizione feroce per trasformare i pallanuotisti in gladiatori. Matutinovic, severo e quasi sempre privo di sorrisi, si mostra più umano solo poco prima della finale contro l’Italia, quando elogia i suoi giocatori.
La preparazione intensiva guidata da Matutinovic, il personaggio più fedele alla realtà in tutto il film, rispecchia molti degli episodi vissuti dai giocatori, ancora oggi traumatizzati da quell'esperienza. Il tecnico croato voleva "annullare la loro volontà per poterli plasmare a suo piacimento", come disse in una occasione a Mariano García, direttore tecnico della Federazione madrilena.
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Gli allenamenti prevedevano chilometri di nuoto con pesi, corse in montagna con Matutinovic che li seguiva in macchina e lunghe sessioni in palestra. Andorra fu il quartier generale dove i giocatori potevano uscire solo un giorno a settimana, con l’incubo di un’eventuale esclusione dalla squadra appena pochi giorni prima dei Giochi.
- La dipendenza dalla cocaina di Pedro García Aguado
Nel film, il personaggio di Toto García viene presentato come un festaiolo che cerca rifugio nella cocaina per sfuggire ai problemi familiari e all'ansia che lo tormenta. Durante la preparazione in Andorra, Manel Estiarte lo scopre e avvisa l'allenatore, che decide di farli condividere la stanza.
Nella realtà, Pedro García Aguado ha dovuto affrontare una lunga dipendenza dall'alcol e dalla cocaina, come raccontato nel suo libro Mañana lo dejo. Già durante la preparazione per Barcellona '92, Aguado consumava sostanze, e fu lui stesso a confessarlo alla squadra quando si rese conto che un test antidoping positivo avrebbe potuto squalificare l'intero team. La soluzione di Matutinovic fu di mandarlo a vivere con il vice-allenatore, Rafa Aguilar, e sottoporlo a controlli quotidiani per assicurarsi che fosse pulito per i Giochi.
- La finale contro l'Italia e la guerra nei Balcani
Il film di Canale 5 Sogno Olimpico sottolinea il conflitto tra il selezionatore spagnolo, che è croato, e quello italiano, che è invece serbo, nel contesto della guerra dei Balcani. Le conferenze stampa dei due allenatori sono eloquenti, così come la ricostruzione della finale epica tra Spagna e Italia, decisa ai rigori. Quei famosi 42 secondi che mancavano alla Spagna per conquistare l’oro olimpico, con un punteggio di 7-6 a favore, vengono ricreati fedelmente.
Il finale del film è piuttosto fedele alla realtà. La rappresentazione della partita, il momento nel tunnel degli spogliatoi, il ritmo, il punteggio e le frasi dei cronisti ("la migliore partita nella storia della pallanuoto" e "la finale più lunga") riflettono fedelmente gli eventi reali.
- L’addio di Matutinovic e l’oro ad Atlanta
Il film si conclude con il tunnel degli spogliatoi di Atlanta, nel 1996, prima della finale olimpica tra Croazia e Spagna, che vede la squadra spagnola, allora allenata da Joan Jané, conquistare finalmente il titolo di campione olimpico.
Il passaggio di Matutinovic in Spagna durò appena tre anni, dal 1990 al 1993, un periodo in cui la squadra ottenne le sue prime medaglie: argento mondiale, argento olimpico e argento e bronzo europei. La sua figura ha sempre suscitato dibattito.
Nel film, Matutinovic viene rappresentato come l’artefice e il costruttore della Generazione d’Oro. Per molti giocatori, è stato lui a cambiare la mentalità della squadra, e il suo processo, per quanto duro, era necessario. Per altri, invece, con Matutinovic si sono perse delle occasioni d’oro, dato che la squadra, costruita da Toni Esteller e Mariano García, era già destinata alla gloria, come dimostrato dai tre ori ottenuti dal 1996 al 2001.