Solo per me di Lucie Borleteau, trasmesso da Cielo in prima visione tv l'8 novembre, è un film audace che sfida le convenzioni, invitando a una riflessione profonda sul significato della libertà, del desiderio e della rappresentazione del femminile. Con una regia attenta ai dettagli e alle emozioni, il film si distingue per la sua capacità di mescolare realtà e narrazione, offrendo uno sguardo complesso e poliedrico sul mondo dello striptease e sulla vita delle donne che ne fanno parte.
Il film Cielo Solo per me segue la storia di Aurore, una giovane studentessa che fatica a pagare il proprio affitto a Parigi e, per curiosità e necessità, entra in un club di striptease. Affascinata da questo mondo, Aurore inizia a lavorare nel club, dove incontra Mia, una delle ballerine principali. Tra le due nasce un’amicizia profonda, intrecciata con sentimenti ambigui e complessi, mentre entrambe esplorano i confini del desiderio, della libertà e della femminilità. Il percorso di Aurore, che evolve da studentessa timida a donna sicura e determinata, è arricchito dal supporto e dalla solidarietà delle altre donne del club. La sua esperienza con il pubblico e con sé stessa le permette di riscoprire il proprio potenziale e di affrontare temi complessi legati alla sensualità e alla società.
Solo per me si distingue come una rappresentazione unica e audace della femminilità e dell’emancipazione attraverso il corpo. Lucie Borleteau sfida i pregiudizi associati al mondo del cabaret e dello striptease, proponendo un’immagine alternativa e positiva, in cui le donne esercitano la propria libertà senza remore. Il film invita il pubblico a riflettere sulla complessità delle scelte individuali e sulle varie forme di emancipazione, creando un racconto moderno e sfaccettato di donne che trovano la loro forza e bellezza anche nei luoghi più inaspettati.
I personaggi principali
Nel film Cielo Solo per me, i personaggi principali, Aurore e Mia, sono figure complesse che portano avanti un percorso di scoperta e trasformazione.
Aurore, interpretata da Louise Chevillotte, è una giovane studentessa alle prese con le difficoltà economiche tipiche della vita parigina. La sua intraprendenza e curiosità la portano a entrare in un club di striptease quasi per caso, spinta dal desiderio di esplorare un ambiente che non conosce. Nonostante l’insicurezza iniziale, Aurore scopre presto che lavorare nel club le offre una nuova dimensione di sé: è un luogo dove può esprimere la propria sensualità e femminilità, sentendosi finalmente libera e indipendente.
Attraverso la danza e il contatto diretto con il pubblico, riesce a vincere le proprie riserve e a scoprire una forza interiore che non sospettava di possedere. In questo contesto, il suo rapporto con il corpo e con il desiderio evolve, e lei diventa progressivamente più consapevole e sicura delle proprie scelte e dei propri desideri.
Mia, il personaggio interpretato da Zita Hanrot, è una ballerina esperta e anche attrice, una donna che ha fatto dello sguardo altrui e della sensualità un’arte e un lavoro. Inizialmente, Mia appare come una figura magnetica e sicura di sé, capace di gestire la propria immagine e il proprio corpo per catturare l’attenzione del pubblico. Tuttavia, dietro questa apparente sicurezza, Mia nasconde vulnerabilità e insicurezze. Anche lei si scontra con i suoi limiti, soprattutto rispetto alla nudità e al desiderio di affermazione.
Durante il film, Mia affronta questi temi grazie all’aiuto delle sue colleghe e all’ambiente protettivo creato dalla regista Lucie Borleteau, che permette a lei e alle altre donne del club di esprimersi senza sentirsi giudicate. Mia diventa così una sorta di mentore e guida per Aurore, condividendo con lei i dubbi e le gioie di una femminilità consapevole e complessa. Questo rapporto di sostegno reciproco diventa il fulcro emotivo della storia, con le due protagoniste che si rispecchiano e si completano a vicenda, creando un legame profondo e delicato.
Aurore e Mia, insieme, incarnano due volti della femminilità contemporanea, fatta di scelte, sfide e liberazione personale. Il loro rapporto non è solo quello di due donne che si incontrano e si influenzano, ma diventa una vera e propria riflessione sulla libertà e sul potere di autodeterminazione.
Vediamo subito una clip in anteprima esclusiva del film Solo per me.
Temi e scelte
Solo per me, il film Cielo diretto da Lucie Borleteau, è un'opera cinematografica che naviga tra il realismo e l'incantesimo, offrendo una narrazione che alterna momenti di racconto diretto e di pura realtà. Attraverso la storia di Aurore, una giovane donna che si avventura nello striptease, il film invita gli spettatori a esplorare la complessità del desiderio, della libertà e dell'autonomia femminile.
Il tutto si apre con Élody, altra spogliarellista interpretata da Laure Giappiconi, che si rivolge direttamente alla camera, un espediente che crea un'intima connessione con lo spettatore, quasi come se fosse invitato in una sessione di ipnosi. Questa scelta registica sottolinea l'intenzione di Borleteau di rendere la narrazione non solo un racconto ma un'esperienza vissuta, oscillando costantemente tra realtà e finzione per esplorare il tema del desiderio.
Solo per me si addentra infatti nella rappresentazione del corpo femminile nel cinema e nell'arte, temi centrali nel lavoro di Borleteau. Lontano dagli stereotipi, vuole mostrare la realtà di una donna che scopre il mondo dello striptease, cercando di distaccarsi dalle consuete narrazioni che vedono la spogliarellista come vittima o seduttrice, per offrire una prospettiva più autentica e riflessiva.
Il film non solo esplora il tema del desiderio e della rappresentazione del corpo femminile ma si addentra anche nella realtà del lavoro delle spogliarelliste. La sorellanza tra le donne nel club diventa un pilastro della narrazione, mostrando un'immagine di solidarietà e supporto reciproco che contraddice l'immagine di rivalità spesso perpetuata nella letteratura e nei media. La scelta di ambientare lo strip club in una cantina non è casuale ma carica di significati simbolici. Lo spazio sotterraneo diventa il luogo dell'esplorazione della sessualità, lontano dalla realtà virtuale di internet, ricreando un'atmosfera intima e reale che celebra la gioia e la creatività degli spettacoli di striptease.
Il film Cielo Solo per me affronta apertamente il tema del denaro e la decisione delle donne di lavorare come spogliarelliste o prostitute per necessità economica, inserendosi nel dibattito sul femminismo e sulla libertà di scelta. Borleteau si posiziona a favore di un femminismo polifonico che rispetti le decisioni individuali senza giudizio. Anche i personaggi maschili sono trattati con sfumature, riflettendo la varietà di relazioni e interazioni che si instaurano all'interno del club. La regista gioca con la dinamica degli sguardi, alternando la prospettiva delle spogliarelliste a quella dei clienti, per esplorare le complessità delle relazioni umane in tale contesto.
Borleteau punta a catturare la sensualità e la forza del corpo femminile, utilizzando il cinema come mezzo per provocare riflessioni e emozioni profonde. La regista vuole che il film Solo per me sia un'esperienza sensoriale che inviti gli spettatori a riflettere sulla propria percezione della realtà, del desiderio e della libertà.