Prodotto da Marco Durante, presidente di LaPresse, con Rai Documentari e Luce Cinecittà, il film proposto da Rai 1 Sophia! racconta Sophia Loren come mai prima, mettendo insieme con passione e cura archivi straordinari che mostrano un ritratto inedito dell’attrice nata a Roma. Il viaggio alla scoperta del mito di un’attrice unica e della sua vita è narrato da Sophia Loren in persona, attraverso materiali di repertorio, foto rarissime, filmati inediti e interviste radiofoniche e televisive italiane e internazionali.
Il tutto è corredato dal commento di sei attrici italiane che, oltre a essere cresciute nell’ammirazione di donna Sophia, ne raccontano e analizzano l’eredità artistica e, in un certo senso, spirituale: Claudia Gerini, Matilde Gioli, Margareth Madè, Ludovica Nasti, Lina Sastri, Valeria Solarino.
Sophia Loren, il mito
Impreziosito dall’archivio fotografico e video de LaPresse, che solo dell’attrice vincitrice di due Oscar possiede 19.000 scatti, il film di Rai 1 Sophia! è la narrazione intima ed epica della nascita e dell’affermazione di una grande attrice. Si ripercorre così l’amore per Carlo Ponti, il flirt con Cary Grant, la devozione per Vittorio De Sica, l’amicizia e la complicità professionale con Marcello Mastroianni, la caparbietà con cui ha voluto a tutti costi diventare madre e la vittoria di molti premi internazionali.
Il giorno scelto per la programmazione su Rai 1 del film Sophia! non è casuale. Il 20 settembre la Loren compie 88 anni, di cui più di 70 passati sotto i riflettori. Aveva infatti solo quindici anni quando vinse il primo concorso di bellezza e appena diciannove quando ottenne uno dei suoi primi ruoli importanti nel film Due notti con Cleopatra al fianco di Alberto Sordi. A spingerla verso il mondo dello spettacolo fu la caparbietà della madre Romilda, una donna che aveva rinunciato alla possibilità di andare a Hollywood dopo aver vinto un concorso come sosia di Greta Garbo.
La mancanza della figura paterna segnò profondamente la vita della giovane Loren. O, meglio, della giovane Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone, che conobbe la miseria e la povertà (tanto per parafrasare uno dei titoli memorabili che da giovane ha interpretato a fianco di Totò). Ma la determinazione, l’impegno, la bellezza fisica ma soprattutto l’intelligenza non fermarono mai Sophia, in un’escalation di tappe e incontri importanti.
Primo di tutti, quello con il futuro e unico marito Carlo Ponti, un produttore molto più grande di lei già sposato. Nel lottare per il suo amore, Sophia si dimostrò avanti con i tempi: il suo desiderio di famiglia “normale”, quella che era mancata a lei, la spinsero a vincere le critiche dei perbenisti, di cui soffrì non poco, e a ricorrere a un matrimonio per procura che fece la storia. Ed è sempre il desiderio di famiglia che la portò a un lungo percorso di sacrifici anche per diventare madre: non una volta ma ben due.
Sophia Loren ha saputo ridisegnare la figura dell’attrice italiana. Ha coltivato un talento unico con studio e impegno. Film dopo film, è riuscita con le sue interpretazioni a soppiantare persino la sua bellezza. E di bellezza ne aveva da vendere, a cominciare da uno sguardo magnetico e ammaliatore, profondo e malinconico al tempo stesso. Nel panorama italiano, nessun attore senza distinzione di sesso ha raggiunto i suoi traguardi. Ha recitato al fianco di miti immortali come Marlon Brando, è stata diretta dai maestri del cinema mondiale (da Chaplin a De Sica), ha ricevuto due Oscar e incarna tuttora un mito trasversale, che vince il tempo e le generazioni.
Di tutto ciò abbiamo parlato con Marco Spagnoli, il regista del film documentario in onda su Rai 1, Sophia!, già candidato tre volte al David di Donatello per il miglior documentario e vincitore di un nastro d’Argento.
Intervista esclusiva al regista Marco Spagnoli
Perché a differenza di tante altre attrici italiane che hanno tentato la carriera internazionale, alcune anche sue contemporanee, Sophia Loren è riuscita nell’intento di diventare una diva, ancora oggi amata e osannata?
Partiamo dal presupposto che nessuna attrice italiana, nemmeno la Loren a essere sinceri, è riuscita a integrarsi perfettamente nel sistema americano. Ma è un po’ la caratteristica di tutte le attrici europee: dopo un po’ che stanno negli Stati Uniti tornano nella natia Europa, penso un po’ anche a nomi più attuali come Penelope Cruz o Marion Cotillard. Le attrici italiane non sono mai riuscite a integrarsi per una semplice ragione: il sistema americano dà tanto ma toglie anche tanto in termini di libertà e di scelta. Oggi forse qualcosa è cambiata ma all’epoca dell’affermazione della Loren si doveva sottostare a obblighi e condizioni imposti dagli studios, anche sulla loro vita privata.
A differenza delle altre attrici, la Loren è arrivata negli Stati Uniti con un marito molto potente, Carlo Ponti, un produttore che aveva già realizzato diversi film con gli americani. In più, Sophia aveva dalla sua il fatto di essere anche una brava attrice, una donna di una bellezza straordinaria e una persona dotata di una volontà quasi militare. Lei andava a letto presto la sera, studiava tantissimo e nel giro di pochi mesi aveva imparato perfettamente l’inglese. Parlava anche diverse lingue, la sua preparazione così come la sua bellezza erano fuori dal comune e, oltretutto, aveva una tale intelligenza e un tale senso dell’umorismo che la rendeva superiore alle altre.
Le sei attrici che intervengono nel tuo film documentario su Rai 1, Sophia!, sottolineano tutte come lo sguardo di Sophia Loren non avesse paragoni. Così come esistono “gli occhi di Bette Davis”, se possiamo azzardare un paragone, esistono gli “occhi di Sophia Loren”.
Possiamo anche citare un altro paragone letterario prendendo ad esempio il libro Memorie di una geisha di Arthur Golden, con al centro una ragazza dotata di occhi e sguardo molto particolari. C’erano anche altre attrici con occhi straordinari, come quelli viola di Liz Taylor, ma a fare la differenza era lo sguardo. Quello di Sophia era molto profondo e il trucco contribuiva a sottolinearlo: era come se restituisse tutta la sua bellezza non solo esteriore ma anche interiore.
Nel raccontare la figura di Sophia Loren scegli di concentrarti su dei punti cardine della sua biografia, cominciando il racconto dalla sua infanzia a Pozzuoli, dagli anni segnati dall’assenza della figura paterna. Una figura che Sophia ricercherà fondamentalmente in tre uomini importanti del suo cammino: il marito Carlo Ponti, il regista Vittorio De Sica e l’attore Cary Grant. Mentre con Marcello Mastroianni, Sophia si rivela quasi “madre”.
Nella prima parte del documentario è forte anche la figura della madre di Sophia Loren, Romilda, una donna che con tutta se stessa volle che la figlia avesse un futuro migliore del suo. La obbligava fare determinate scelte, come quella di spostarsi da Napoli a Roma, la iscriveva ai concorsi di bellezza e l’accompagnava ai primi provini. Romilda era una donna molto determinata e, se ci pensiamo, anche molto emancipata. A differenza del padre, fu molto presente nella vita di Sophia. Del padre, di questo marito strano che non riconobbe nemmeno la seconda figlia, non c’è quasi traccia, ad esempio, nelle fotografie che abbiamo visionato (oltre 8 mila) per il documentario.
Vittorio De Sica ebbe un ruolo fondamentale per Sophia. È stato lui che la scelse per molti film, cambiandone la carriera. Due sono i titoli fondamentali. Il primo è L’oro di Napoli, in cui mise in mostra il talento di quella che all’epoca era solo una semplice attrice che ha colto al volo l’occasione. E il secondo è La Ciociara. Vittorio scelse Sophia per il ruolo della madre dopo il grande rifiuto di Anna Magnani: fu una scelta che solo un grande autore, un grande regista come lui, poteva portare avanti e sostenere.
Si è spesso detto che Sophia Loren ha recitato in tantissimi film perché era la moglie di Carlo Ponti, il produttore di quei film. Da un lato, è vero ma bisogna ricordare che non tutte le mogli dei produttori funzionavano sullo schermo. Basti pensare a Marion Davis, la moglie di Hearst, o a Linda Harrison, compagna di Zanuck: entrambe attrici con un qualche talento ma poste in ruoli che non adatti a loro. Vittorio si prese la responsabilità di assegnare a Sophia quella parte sapendo che, se non avesse funzionato, la responsabilità sarebbe rimbalzata in faccia a lui. Sophia, invece, si rivelò per quello che era: un’attrice portentosa, premiata da un Oscar per un’interpretazione straordinaria diretta da uno dei più grandi registi della storia del cinema mondiale.
Prendere il posto della Magnani non era cosa semplice per un romanzo di grande successo come quello di Moravia: a De Sica va riconosciuto il merito di aver saputo dirigere Sophia in quel ruolo con la modestia e la simpatia che lo contraddistingueva. Quando Sophia vinse l’Oscar, De Sica in un’intervista, che si vede nel mio documentario, si dichiarò contento, dal momento che era un “collaboratore di Sophia”. Vorrei vedere chi oggi direbbe una frase del genere. Come Vittorio, anche Sophia aveva quella marcia in più che proveniva dal loro background in comune: la povertà, la miseria. E questo fa somigliare la storia di Sophia a quella di Cenerentola: l’orfana che diventa la più brava di tutte.
Quello di Sophia e Cary Grant è invece un rapporto molto strano. Un’infatuazione, ammesso che sia vera quello che in alcune interviste Sophia dichiarava. Di sicuro, alla base c’era una grande amicizia. Noi oggi conosciamo quale fosse l’orientamento sessuale di Grant e, quindi, mi viene il dubbio che la loro “relazione” fosse solo di origine promozionale. Una cosa è certa: non era una lucherinata. Ne ho chiesto a Enrico Lucherini, storico ufficio stampa di Sophia, e mi ha raccontato che non era farina del suo sacco! Sarà stato di certo un innamoramento platonico. C’è qualcun altro che invece aveva perso la testa per Sophia e di cui lei nelle interviste non parla quasi mai: Peter Sellers.
Diverso ancora è il rapporto di Sophia Loren con Marcello Mastroianni. L’alchimia perfetta dei due è qualcosa di irripetibile nel cinema italiano e non solo. Insieme, avevano la capacità anche di ridere e di essere ironici, sebbene avessero personalità molto diverse e definite. Marcello era ad esempio un viveur mentre Sophia conduceva una vita molto più ritirata. La loro intesa non è spiegabile in maniera razionale e particolare era anche il modo di giocare che avevano. C’è nel mio film un estratto da un’intervista americana in cui Sophia dice: “Marcello è per come un fratello”. “Come un figlio”, ribatte lui, giocando sulla loro differenza di età. Insieme erano super cool: divertenti, brillanti, unici, ironici ma soprattutto umili, cosa che non si può dire di molti attori di oggi.
Le interviste che la Loren ha rilasciato negli anni sono parte centrale del tuo film per Rai 1, Sophia!.
Si. Nel documentario, ho inserito una quantità enorme di materiali, spesso inediti, fotografie e interviste. Rispetto ad altre attrici dell’epoca, la Loren ha concesso centinaia e centinaia di interviste. Dalla televisione italiana a quella americana, dalla francese alla spagnola, tutti volevano intervistarla. L’intervista è un genere che, soprattutto in Italia, si pratica poco e, quando si pratica, l’intervista si prende troppo sul serio. Sophia non era così: aveva uno stile molto americano, non sbagliava mai risposta, sempre ironica, piena di battute e perfetta. Anche quando si commuoveva, riusciva a riprendersi con una battuta. E questo è sinonimo di un talento innato ma al tempo stesso profondamente conquistato.
In più, era difficile trovarla impreparata, aveva una cultura internazionale molto ampia. Non era mai autoreferenziale e, soprattutto, legata all’italianità nel senso più deteriore del termine. Raramente, quasi mai, ho visto materiali in cui perdeva le staffe. E forse questo, unito alla sua intelligenza, è un altro di quegli aspetti che hanno contribuito a renderla una diva ma una diva popolare se non popolana. Sophia riusciva a essere tante cose insieme: alta e bassa, sofisticata e popolare, diretta e altera. Le sue qualità fisiche uniche sono state educate e costruite per forgiare una personalità altrettanto unica che le ha permesso di cavalcare, finora, sette decadi come attrice. Ha documentato ogni epoca in maniera perfetta.
Nel raccontare Sophia Loren ti sei avvalso di sei valide attrici: Ludovica Nasti, Matilde Gioli, Margaret Madè, Valeria Solarino, Claudia Gerini e Lina Sastri. Perché hai scelto loro sei?
Volevo sei attrici che rappresentassero idealmente l’arco temporale di cui avrei raccontato. Ognuna corrisponde, più o meno, a un’epoca della vita della Loren. Ci interessava avere sei punti di vista differenti sulla vita della Loren con attrici che avevano età diverse e, in modi differenti, un legame di qualche genere con lei, pratico o solidale che fosse. E il legame di ognuna delle sei emerge chiaramente nel finale: parlano di Sophia con cognizione di causa. Le attrici puntualizzano il racconto, spiegano delle cose e rendono comprensibili alcuni snodi narrativi. Non sono loro a raccontare la storia di Sophia ma le immagini e le parole di Sophia stessa negli anni.
Nel documentario si parla anche dei 17 giorni che Sophia Loren ha trascorso in carcere per evasione fiscale.
In quei giorni, come ha sottolineato l’avvocata Giovanna Cau in un mio precedente documentario, Sophia era bellissima, forse come non mai. Lungi da me l’idea di dire che il carcere faccia bene ma la sua bellezza era un dato di fatto. Non volevo realizzare un documentario agiografico: nella vita di Sophia non sempre tutto è andato bene o è stato perfetto, altrimenti non sarebbe stata Cenerentola.
Ho dunque inserito i problemi legati al suo matrimonio con Carlo Ponti, le accuse perbeniste di cui ha sofferto e le difficoltà legate alla nascita dei figli. Tutti aspetti che hanno contribuito a renderla un emblema della femminilità. Ed era importante ricordare anche l’esperienza del carcere per un’accusa da cui, è importante ricordarlo, Sophia è stata negli anni assolta. A differenza di quanto farebbero moltissimi altri, Sophia è rientrata appositamente in Italia per affrontare la giustizia e farsi arrestare. Lo ha fatto per senso etico, mossa anche dalla certezza di essere innocente.
Ancora una volta, si sottolinea come Sophia fosse una donna avanti con i tempi in grado di fare scelte poco convenzionali. Sophia nelle sue interviste, ad esempio, non parla mai di politica, si tiene fuori da argomenti che potrebbero metterla in difficoltà. Eppure, in termini di diritti civili, ha fatto più Sophia Loren con il suo impegno e i suoi film che tanti altri.
Nel film di Rai 1, Sophia!, assente dal racconto è, tuttavia, la grande rivalità con Gina Lollobrigida.
Era sicuramente significativa anche perché all’epoca la rivalità tra la Loren e la Lollo divertiva. Possiamo dire che in qualche modo è finita. La Loren in qualche maniera ha vinto: Sophia è andata oltre il suo tempo, Gina non ne è stata capace. E, comunque, la rivalità è qualcosa che ha lasciato pochissima traccia: la Loren non ne parla in quasi nessuna delle interviste viste per la costruzione del documentario.