Studio Battaglia è la nuova serie tv in quattro serate in onda su Rai 1 a partire dal 15 marzo. Diretta da Simone Spada e sceneggiata da Lisa Nur Sultan, Studio Battaglia propone le storie delle quattro donne appartenenti alla famiglia Battaglia, tre avvocate divorziste e una babysitter.
Le tre avvocato Battaglia sono chiamate a confrontarsi con casi giudiziari spinosi diversi da puntata in puntata. Ma anche con un divorzio che fa da collante fino all’ultimo momento e con vicende private non semplici facili da gestire.
Protagoniste della serie sono le attrici Barbora Bobulova, Miriam Dalmazio e Marina Occhionero, nei panni delle tre figlie Battaglia, e la straordinaria Lunetta Savino in quelli della madre Marina, una donna cinica e disillusa dalla vita che in tribunale è disposta a divorare anche se stessa pur di avere la meglio.
Ciò rende Studio Battaglia “una serie tv al femminile che parla di donne, madri, figlie, mogli o compagne, di sogni e desideri, di occasioni, di rapporti finiti o da cominciare ma parla anche di diritti e doveri. Perché le protagoniste sono avvocate divorziste, in “Battaglia” appunto, ma piene di empatia e ricche di ironia”, per dirla con le parole del regista.
Cosa racconta Studio Battaglia
Studio Battaglia, la serie tv di Rai 1 prodotta da Palomar, racconta le vicende delle quattro donne che compongono la famiglia Battaglia. Quattro donne legate da rapporti familiari ma anche diversificate dalla vita che hanno vissuto.
- Marina
A capo della famiglia c’è Marina Battaglia, avvocato che non ha rivali nelle aule di tribunale o nelle transazioni che si svolgono all’interno del suo studio.
Con il volto di Lunetta Savino, Marina è colei che ha dovuto prendere le redini dello studio legale di famiglia. Lo ha fatto dopo che il marito Giorgio ha scelto 25 anni prima di abbandonare moglie e figlie... per scappare in Francia con Fanny, la ragazza alla pari.
Generale dalla lingua tagliente e dalla battuta, anche poco corretta, sempre pronta, Marina è tanto elegante quanto temibile ma anche irresistibilmente tragicomica. Cosa celi dietro i suoi occhiali è sempre un enigma ma non deve essere stato facile per lei crescere da sola le figlie Anna, Nina e Viola.
A loro vuole fortemente bene, anche se non è mai stata in grado di dimostrarlo apertamente come avrebbe voluto e come loro avrebbero avuto di bisogno.
- Anna
Anna è la maggiore delle figlie. Interpretata da Barbora Bobulova, ha scelto di lasciare lo studio della madre per entrare a far parte di uno studio legale all’avanguardia. Ha voluto tagliare il cordone ombelicale ma, forse, non c’è riuscita del tutto. Il nuovo studio è competitivo e rigorosamente voltato al profitto. Ma è anche quello che più la rimetterà in discussione come donna.
Il suo passato è irrisolto. E lo si deduce da due ritorni nella sua esistenza. Da un lato, quello di Massimo, ex coinquilino ai tempi dell’università ora suo collega. E, dall'altro lato, quello del padre, ricomparso per caso con motivazioni che (forse) esulano dal bene familiare.
La più determinata delle sorelle Battaglia ha anche una vita privata all’apparenza intaccabile. Un marito, professore di bioetica all’università, con cui sta da quindici anni. E due figli, di cui una adolescente. Compongono il ritratto quasi perfetto di un’esistenza, insospettabilmente sul punto di sgretolarsi. Perché, come tutti i Battaglia, anche Anna ha conti lasciati in sospeso con il passato.
- Nina
Nina, impersonata da Miriam Dalmazio, è la sorella Battaglia più irrisolta. Bella e in carriera, è rimasta a lavorare nello studio della madre Marina non senza qualche malumore. Lavorare fianco a fianco con Marina non è facile, soprattutto quando si hanno fragilità che non si vogliono mostrare e che si desidera nascondere. L’assenza del padre Giorgio ha finito con il segnare la sua personalità e i suoi atteggiamenti da donna libera.
Passa da un’avventura all’altra, preferibilmente con “uomini ancora con la moglie al fianco”, probabilmente per sopperire alle sue carenze di affetto. Come Anna, sembra essere rimasta ferma al momento in cui il padre è andato via. Questo è il punto di rottura con cui prima o poi dovrà confrontarsi.
- Viola
Viola, la più piccola delle Battaglia, sta invece per sposarsi. Supportata da Marina Occhionero, ha scelto una professione lontanissima da quella della madre e delle sorelle. Non ha seguito le orme della giurisprudenza per inseguire la sua indole di bambina forse mai cresciuta. Piccola di casa, è una babysitter per scelta, sta a contatto con i bambini e niente sembra renderla più felice.
Spontanea e sorridente, ha 25 anni e nessun ricordo del padre, motivo per cui ha finito per idealizzarne la figura. È infatti quella che accoglie più serenamente e a braccia aperte il ritorno del padre. Ma la serenità, dopotutto, è la sua chiave vincente. È la rivoluzione che ha portato avanti senza astio e rancore e che l’ha differenziata dalle donne da cui è circondata.
Analogie e differenze con The Split
Studio Battaglia, la serie tv di Rai 1 tutta al femminile in onda dal 15 marzo, è l’adattamento italiano del legal drama inglese The Split.
Ideata da Abi Morgan, The Split ha al centro le vicende della famiglia londinese dei Defoe. O, meglio, delle Defoe, composta da una madre e tre figlie, tutte caratterizzate dalla stessa scelta professionale.
Le Defoe, a differenza di quanto avviene in Studio Battaglia, fanno tutte parte dello stesso studio legale. Affrontano tutti i giorni casi spinosi e nel privato devono confrontarsi con il ritorno del padre Nathan. Come Giorgio, è andato via di casa anni prima e intenzionato a riallacciare i rapporti almeno con le figlie.
Studio Battaglia è, dunque, stata ripensata per avvicinarsi al pubblico italiano. Presenta modifiche nella storia che la rendono più vicina a noi sia per quanto concerne la caratterizzazione dei personaggi femminili sia per quanto concerne gli argomenti trattati dai casi affrontati inerenti al diritto di famiglia.
Unioni civili, accordi di riservatezza, tutela dell’immagine, famiglie omogenitoriali, congelamento degli embrioni, uso dei social media, diffamazione ed eredità digitale sono tutti temi che accompagnano le vicende personali delle protagoniste.
- La visione della sceneggiatrice e del regista
“In quest’epoca di ripensamento dell’istituzione “famiglia tradizionale”, a sei anni dalla legge sulle unioni civili e a sette da quella sul divorzio breve, sembrava il momento giusto per ragionare su chi siamo e chi stiamo diventando - e soprattutto chi vorremmo diventare”, ha sottolineato la sceneggiatrice Lisa Nur Sultan.
“E nessuna prospettiva pareva interessante per raccontare l’educazione sentimentale degli italiani quanto partire dal punto di vista dei diritti e dei doveri. Non è un caso che scegliamo di farlo da un punto di vista così fortemente femminile, perché le donne – adesso – sono il lato da cui è più interessante guardare il mondo (e gli uomini). Le donne come sono veramente, con le loro complessità e contraddizioni. Donne che passano più tempo al lavoro che a casa, che provano a tenere tutto insieme ma inevitabilmente perdono dei pezzi. Donne che inseguono la loro felicità, qualunque essa sia. Perché anche l’idea della felicità cambia, come cambiamo noi”.
Ma il vero collante delle vicende di Studio Battaglia, la serie tv in partenza su Rai 1 il 15 marzo, è l’amore, quella forza che secondo Dante muove il mondo e le altre stelle.
E a sancirlo sono le parole del regista Simone Spada. “L’amore, nell’accezione ampia del termine, è sempre stato il motore di tutte le più grandi storie mai raccontate dall’antichità a oggi. Quando Nicola Serra, Carlo Degli Esposti e Lisa Nur Sultan mi hanno fatto leggere Studio Battaglia, ho pensato che fosse una grande occasione di racconto semplice ma innovativa, contemporanea ma classica per parlare d’amore in generale: come lo viviamo, dove ci può portare, cosa significa e forse anche qual è il suo valore”.
La recensione della prima puntata
In una Milano, moderna e caotica, che ha superato la pandemia, le Battaglia sono pronte, come suggerisce facilmente il loro cognome, a vincere battaglie pubbliche e private per imporsi in un mondo lavorativo prettamente maschile e in un contesto familiare segnato dall’allontanamento del padre, fuggito via con la ragazza alla pari venticinque anni prima.
L’impressione, sin dalla prima puntata, è che Studio Battaglia, la nuova serie tv di Rai 1, segua un percorso simile a quello di altri due adattamenti proposti dalla rete in queste settimane, Vostro onore e Noi.
Rispetto all’originale, acquista un fascino cinematografico e localizzato che appassiona minuto dopo minuto e lega alla sedia fino all’inevitabile colpo di scena che decide le sorti dei vari casi affrontati.
La sintonia con la serie è dovuta alla scelta di affrontare situazioni universali in cui chiunque può rispecchiarsi, rivelandosi un’ottima cartina tornasole di una società che fatichiamo a interiorizzare fino in fondo e che molto spesso non ci spieghiamo.
- Il caso orizzontale
La decisione di proporre anche un caso giudiziario orizzontale, che si articola e sviluppa di puntata in puntata, si rivela azzeccata ai fini del racconto. Nel caso specifico si tratta del divorzio tra due ricchi coniugi milanesi, i Parmegiani. Insieme da una vita, i Parmegiani arrivano a farsi la guerra dopo che il marito manifesta alla moglie la decisione di separarsi, senza alcun preavviso, nello studio dell’avvocato Anna Battaglia.
La fine del matrimonio dei Parmegiani permette di indagare un universo finora poco esplorato: come reagisce una donna non più giovane, co il carisma di Carla Signoris, al rompersi dello specchio della sua vita? È interessante la scelta autoriale di proporre la terza incomoda non come ci si aspetta. Solitamente, in casi simili, l’altra è una giovane avvenente che abbindola il “nonnetto” di turno. Studio Battaglia opta, invece, per un’amante che ha la stessa età della moglie tradita e che di quest’ultima era amica.
- Eva contro Eva
Inoltre, il divorzio dei Parmegiani è quello che preannuncia l’epico scontro tra Marina Battaglia e Anna Battaglia, madre e figlia ma anche maestra e allieva. Come in un western al femminile, atto dopo atto, le due donne si avviano a un momento che deciderà le sorti del loro rapporto e che ci permetterà di capire fino in fondo le ragioni per cui Anna ha scelto di lasciare lo studio di famiglia.
Si vive in attesa di quel momento, accompagnando madre e figlia verso la risoluzione finale dei loro conflitti interiori, ben celati da una maschera che entrambe hanno indossato per tutta la vita.
Pian piano, impariamo a conoscerle e a capire cosa celano dietro alla loro durezza o stronzaggine. Comprendiamo le ragioni per cui hanno dovuto fare certe scelte e intuire quali difficoltà da donna abbiano cavalcato. Parteggiando ora per l’una ora per l’altra, non cerchiamo giustificazioni alle loro decisioni ma le sposiamo perché ne intuiamo le ragioni.
E il merito dell’empatia che suscitano i due personaggi va sì alla scrittura ma non può esulare dall’interpretazioni di due grandi attrici, Lunetta Savino e Barbora Bobulova.
Come in un’Eva contro Eva riveduto e aggiornato, si tengono testa con due modi diversi di intendere e di restituire le varie sfaccettature femminili. Non deve essere stato facile per il regista Simone Spada gestire la “gara” tra due attrici che meriterebbero molto più ciò che il cinema ha offerto loro, dimostrandosi cieco nel non accorgersi quali mostri sacri aveva davanti.